Interrogativi sulle guerre in corso
Chi segue gli eventi del Vicino Oriente sulla stampa ufficiale, difficilmente riesce a farsi un'idea delle vere cause delle lotte. Primavera araba, repressioni del regime, attentati e bombardamenti, uso delle armi chimiche, linea rossa di Obama... E le suddivisioni religiose del Levante: solo in Libano, lo stato riconosce ufficialmente 18 confessioni: fra i cristiani, quelle maronita, greco-ortodossa, greco-cattolica (melchita), armeno apostolica, armeno-cattolica, siriaco-ortodossa, siriaco-cattolica, protestante, copta, assira, caldea, e la cattolica di rito latino; fra i musulmani, le comunità sunnita, sciita, ismailita e, in aggiunta, le comunità alauita e drusa. E non dimentichiamo la comunità ebraica.
In Siria circa il 10% della popolazione è cristiana, aderenti in buona parte alla chiesa greco-ortodossa di Antiochia e per il resto cattolici di varie comunità (melchiti, maroniti, siri, armeno-cattolici, caldei, ecc.). 500.000 appartengono alla Chiesa ortodossa siriaca. ci sono pure la chiesa apostolica armena, la chiesa assira d'Oriente, piccole minoranze protestanti. La maggioranza della popolazione è sunnita (74%), il 13% si divide tra drusi e alauiti. E' bene mettere in rilievo queste divisioni, perché i media insistono sul fattore religioso come una delle cause determinanti della guerra, accanto al dispotismo, il che renderebbe indispensabile una lotta per la democrazia e per i diritti umani. Ma sono queste le vere cause delle guerre in corso? Per cercare di capirlo, occorre mettere assieme una serie di fatti di solito esaminati isolatamente, perché solo riunendo i vari pezzi di un puzzle si può cogliere il disegno.
Le motivazioni sono religiose? Allora perché le linee divisorie non corrispondono affatto a quelle di fede? Tra i cristiani, abbiamo posizioni diversissime: Padre Dall'Oglio, schierato con i ribelli, scrive: " ... Ma guardiamo alla cosa dal punto di vista etico della rivoluzione siriana. Ammettiamo per un istante che ci fossimo appropriati di armi chimiche sottratte agli arsenali di regime conquistati eroicamente. Immaginiamo di avere la capacità di usarle contro le forze armate del regime per risolvere il conflitto a nostro favore e salvare il nostro popolo da morte certa. Cosa ci sarebbe d'immorale? Tutte le armi possibili sono usate contro di noi. È ampiamente dimostrato che il regime fa esperimenti micidiali d'uso delle armi chimiche contro i partigiani rivoluzionari e la popolazione civile, proprio per vedere di superare quella maledetta linea rossa impunemente."(1) Se è vero -ma al momento non v'è nulla di certo - che padre Dall'Oglio è stato rapito proprio dai ribelli, il minimo che si possa dire è che la sua fiducia era mal riposta. Bisogna tener sempre conto, però, che il Vaticano ha la sua diplomazia e i suoi servizi segreti, che sanno bene cosa si propone il sacerdote. Tra l’altro, Dall’Olio è un gesuita, tenuto ad un’osservanza assoluta degli ordini del papa. Come si conciliano le sue posizioni con le affermazioni pacifiste di papa Francesco? Su quanti tavoli gioca il Vaticano?
Completamente diverso l'atteggiamento di padre Gheddo: alla domanda su come giudica la situazione dei cristiani in Siria, risponde: "La giudico con le stesse parole che ha espresso la chiesa ortodossa. Ha definito la persecuzione contro i cristiani in Siria una pulizia etnica in corso. Una pulizia etnica da parte dei militanti musulmani legati ad Al Qaeda. Il problema della rivolta in Siria, esattamente come successo in Libia, è che in essa sussistono due componenti. Una laica, indipendente e tollerante, e una corrente estremista musulmana tenuta a freno da Assad padre e Assad figlio fino a oggi.
I cristiani infatti hanno sempre goduto di libertà religiosa in Siria.
I dittatori che si sono succeduti in Siria appartengono alla setta dei musulmani alauiti, che è una setta islamica considerata non ortodossa ma che ha sempre difeso i cristiani perché erano anche loro perseguitati e non ben visti dalla maggioranza dei musulmani. Si pensi che i cristiani fuggivano dal Libano, dall'Iraq, a volte anche dalla Turchia per trovare rifugio proprio in Siria."(2)
"Haytham Manna, portavoce del National Coordination Committee (NCC)dichiara che la Francia aiuta i fondamentalisti contro i cristiani.
"Il ministro Juppé ha minacciato un intervento militare in Siria. Lei è favorevole?
"Alain Juppé è malato di quella che chiamo “sindrome libica”. E’ convinto che la
Francia abbia liberato il popolo da Gheddafi, e vorrebbe riproporre lo stesso meccanismo anche in Siria. E’ una soluzione davvero stupida, non riesco a trovare altre parole, se non altro perché la Siria e la Libia sono completamente diverse. La “liberazione” della Libia inoltre ha provocato oltre 50mila vittime. Spero quindi che Juppè eviti delle soluzioni semplicistiche per il mio Paese, la cui situazione è molto complicata.""(3)
Perché il governo francese, che si proclama campione di laicismo, appoggia le correnti jihadiste in Siria, mentre le combatte in Mali? E l'Arabia Saudita, fortezza dei wahhabiti, in Egitto appoggia il golpe dei militari laici contro i Fratelli musulmani? Si risponderà che si tratta di ragion di stato, di machiavellismo, ma con ciò la religione è ridotta a mero strumento di potere, e si scarta implicitamente l'ipotesi dell'origine religiosa di queste guerre.
Le stesse monarchie assolute d'Arabia, che negano, con pretesti religiosi, le più elementari libertà alle donne, ( non possono neppure guidare l’auto se non accompagnate), perché acquistano grandi alberghi in località turistiche occidentali dove la borghesia si diverte in modo spesso non irreprensibile? Dove va a finire l'intransigenza religiosa, quando si tratta di affari?
Sono guerre per la democrazia contro la tirannide? Perché, allora, dalla parte della "democrazia" ci sono le monarchie assolute d'Arabia, Al Qaida, e persino lo sceicco Youssouf al-Qaradawi, leader dei Fratelli musulmani, che ha emesso, tramite Al-Jazeera, una fatwa in cui si dichiara lecita l'esecuzione di coloro che si ribellano contro "il solo potere legittimo in Egitto, quello di Mohamed Morsi"? Un chiaro appello a far fuori i membri del Consiglio militare.
Ancora più deboli le tesi sull'origine umanitaria di queste guerre, viste le stragi di bambini e donne operate dai droni, le uccisioni di cristiani e frati, le efferate carneficine compiute dai "combattenti della libertà" in Libia e Siria; il linciaggio di Gheddafi, che ha scatenato l'entusiasmo "umanitario" della Clinton, la persecuzione degli immigrati africani in Libia e dei libici di pelle scura, e così via. Nella guerra in Afghanistan, inoltre, secondo le dichiarazioni ufficiali, si doveva lottare contro Al Qaeda e i talebani. Rimosso l'ingombrante fantasma di Bin Laden, oggi Al Qaeda è divenuta alleata della Nato in Libia e Siria. Il Capo dei taliban, mullah Omar, nel gennaio 2002 fuggì, passando indisturbato in motocicletta tra le truppe americane. Francesca Marino scriveva di lui: “... deve certamente essere dotato di notevoli doti illusionistiche per riuscire nel 2001 a fuggire a bordo di un sidecar attraverso il meglio delle truppe americane ... da allora risiede felicemente a Quetta, capitale della regione, da dove organizza e pianifica attacchi alle truppe Usa e Nato in Afghanistan, amorosamente assistito dagli uomini dell’Inter-Service Intelligence (ISI) che provvedono all’addestramento e all’equipaggiamento dei suoi uomini.” (Francesca Marino, “Dizionario delle bufale Pakistane”, Limes n.4, 2009.)
La lotta ai taliban è il vero motivo dell'invasione USA dell'Afghanistan? Allora perché, dopo 12 anni, la più grande potenza di tutti i tempi non è ancora riuscita a sconfiggerli? E perché il traffico della droga, dopo l'occupazione americana, è cresciuto a dismisura? "Dodici anni dopo la caduta dei talebani, il paese verso una produzione record dell'oppio. Secondo un rapporto dell'Onu l'Afghanistan è il primo produttore al mondo."(Mar Apr 16, 2013 "In Afghanistan si produce sempre più oppio". Globalist
E la liberazione della donna? Nella stessa polizia, addestrata dagli occidentali in missione, la situazione delle donne è insostenibile:"Molte poliziotte afghane subiscono violenze sessuali da parte dei loro colleghi maschi, spesso all'interno anche delle stesse stazioni di polizia, dove spogliatoi e servizi igienici come le toilette sono comuni, rendendo più frequente stupri e abusi di ogni genere. Lo denuncia l'organizzazione umanitaria Human Rights Watch, puntando il dito contro una ''violenza dilagante'' nei confronti delle donne che oramai coinvolge l'intera societa' civile afghana. "(http://www.contropiano.org/archivio-news/archivio-news/in-breve/esteri/item/16161-afghanistan-poliziotte-violentate-dai-colleghi-maschi.
Questo è sufficiente a dimostrare che tutte le idealistiche motivazioni con cui si è giustificata la guerra afgana sono solo un cumulo di menzogne, e che, dietro la facciata che i "liberatori"hanno costruito, c'è oppressione, traffico di droga con la connivenza del regime, oppressione sociale e stragi di civili.
Non tutte le visioni distorte della realtà derivano dalla propaganda bellica, che per sua natura deve creare disinformazione. La visione immediata dei fatti sociali e politici ci porta a cogliere dapprima le motivazioni ideologiche, religiose, giuridiche. A migliaia di anni di distanza, se si pensa alla guerra di Troia, viene subito alla mente il ratto di Elena, pochissimi pensano all'importanza economica, politica e militare del controllo dei Dardanelli, del Bosforo e del Mar di Marmara.
In una lettera a Conrad Schmidt del 17 ottobre 1890, Engels scrive: "Con i riflessi economici, politici e di altro tipo succede esattamente come con quelli dell'occhio umano, passano per una lente convergente e si mostrano perciò nel cervello rovesciati. Manca però il sistema nervoso, grazie al quale a chi se li rappresenta essi risultano di nuovo messi in piedi"
Per rimettere nella giusta posizione i riflessi economici, politici, sociali, occorre la critica materialistica. Nell'immediato, le guerre ci appaiono nella loro mascheratura ideologica, come conflitti tra democrazie e totalitarismo, tra cristianesimo e islamismo, tra diverse frazione dell'islamismo, e le fratture sembrano derivare da motivi ideali, da intolleranze o fanatismi. Il vicino oriente si presta a presentare i problemi sociali e politici come contrasti religiosi , perché in zone relativamente piccole troviamo confessioni diverse alle quali i media, per confondere ancor più il lettore, mescolando arbitrariamente fedi ed etnie, aggiungono i curdi e i turkmeni.
Le guerre, in ultima istanza, hanno radici economiche, e sarà opportuno ricordare che per Marx ed Engels economia non è un mero rapporto tra cose, ma un rapporto tra esseri umani, un rapporto sociale. Engels scrive a Joseph Bloch (21 -9 -1890):"...secondo la concezione materialistica della storia la produzione e riproduzione della vita reale è nella storia in ultima istanza determinante. Di più né io né Marx abbiamo mai affermato. Se ora qualcuno distorce questa affermazione in modo che il momento economico risulti essere l'unico determinante, trasforma quel principio in una frase fatta insignificante, astratta e assurda."
Se l'economia, intesa nel senso appena indicato, costituisce la struttura, ciò non significa che la sovrastruttura politica, giuridica, ideologica sia irrilevante, perché a sua volta reagisce sulla struttura. I fondatori del marxismo hanno spesso riso del tentativo di loro seguaci di ricavare ogni fatto insignificante dalla struttura economica, che è decisiva, ma solo "in ultima istanza". Nella stessa lettera a Bloch si afferma : " Lo stato prussiano è sorto e si è sviluppato per l'azione di cause storiche, e in ultima istanza di cause economiche. Sarebbe però difficile affermare senza pedanteria che tra i molti staterelli della Germania settentrionale precisamente il Brandeburgo fosse destinato per necessità economica, e non anche per altri fattori (soprattutto per il fatto di avere a che fare, per il possesso della Prussia, con la Polonia e quindi con le relazioni politiche internazionali...), a diventare la grande potenza in cui si è incarnata la differenza economica, linguistica e, dopo la Riforma, anche la differenza religiosa tra il Nord e il Sud".
Perciò, se si mettono i rilievo i grandi problemi economici che determinano, in ultima istanza, la politica degli stati, non s'intende negare l'importanza dei fattori politici, ideologici e religiosi, l'influenza della capacità o dell'incapacità dei dirigenti politici, e persino della stupidità. Quando il senatore John McCain si fece fotografare con i rapitori di pellegrini libanesi e poi disse che non sapeva chi erano, contribuì suo malgrado, a smascherare l'ipocrita politica di Washington.
Oggi non c'è governo occidentale che non si attenga ufficialmente alle tesi idealistiche sull'origine religiosa e umanitaria delle guerre, per mascherare il loro comportamento spietatamente imperialistico. Sembra che il materialismo sia emigrato a oriente, e non è casuale che la dichiarazione venga da un militare, che non ha un elettorato da circuire. In un'intervista, il Maggiore Agha H. Amin dice: "Non molto tempo fa abbiamo discusso della situazione in Siria, e del fatto che la causa principale della sovversione in Siria sia il progetto del gasdotto PARS da 10 miliardi di dollari, che porterà gas dall’Iran, attraverso l’Iraq e la Siria al Mediterraneo orientale, tra i più importanti fattori vi è l’influenza politica che l’Iran acquisirebbe se, insieme alla Russia, fornisse più del 40% del gas consumato dall’UE nei prossimi 100-120 anni, e un tentativo degli Stati Uniti e del Regno Unito per sabotare l’ulteriore integrazione delle economie e dell’energia nazionali dell’Europa continentale e della Russia."(4)
Margherita Paolini, su "Limes", prende in esame i più importanti giacimenti di gas della regione. Particolare rilievo ha il giacimento di Akkas, a trenta chilometri dalla frontiera siriana, che da solo equivale a più di metà di tutti i campi irakeni: "Il governo di Bagdad e quello di Damasco si accordano per collegare Akkas alla rete siriana con un gasdotto bretella di 45 km. In effetti, la Siria dispone di una rete di condotte funzionali al raccordo tra lraq centrale e il suo centro petrolifero di Hims, che è anche il perno Nord-Sud della condotta panaraba Arab Gas".(5) Le proteste delle tribù si oppongono all'esportazione del gas di Akkas e chiedono l'utilizzo per lo sviluppo locale. Shell e Total si ritirano, sostituite dalla coreana Kogas. Teheran allora propone un rifornimento dal giacimento offshore Pars 2, e a marzo 2011 c'è l'accordo Iran, Iraq e Siria, per la costruzione di un gasdotto da 10 miliardi di dollari entro il 2016, che porti il gas al Mediterraneo, in funzione dei mercati europei. La Turchia è tagliata fuori,nonostante gli impegni presi precedentemente da Damasco. Nell'estate 2011, con lo sviluppo della rivolta, la Siria viene messa al bando dalla Clinton e le compagnie petrolifere si ritirano.
oltre alla Turchia, il Qatar subisce gravi danni: il mercato statunitense è divenuto autosufficiente col gas da scisti, sui mercati asiatici è vincente la concorrenza australiana, per via dei minori costi di trasporto. Giungere al Mediterraneo attraverso il Golfo Persico, l'Iraq e la Siria diventa essenziale per il Qatar, per cui una Siria soggiogata dovrebbe diventare un semplice punto di passaggio degli oleodotti. Questo basterebbe già a spiegare l'accanimento di Turchia e Qatar contro la Siria, e il sostegno a suon di milioni di dollari alla guerriglia contro Asad.
Il vice direttore della DIA - Defense Intelligence Agency, David Shedd,ha dichiarato che la guerra in Siria potrà andare avanti per "diversi anni".(6) Gli USA hanno più motivi per tirare a lungo la guerra: esaurire le forze degli alleati della Siria Iran e Hezbollah, ostacolare il ritorno in forze della Russia nel Mediterraneo, impedire la concorrenza alla propria produzione di gas, e lo stop alle ambizioni del Qatar potrebbe avere la stessa motivazione. Ma c'è anche un'altra questione. Nel Mediterraneo orientale ci sono giganteschi giacimenti di gas.
Un articolo riporta le posizioni di Agostino Chiesa Alciator, già console italiano in Francia: la Siria ha il diritto di sfruttamento sulla piattaforma continentale sottomarina fino a 250 chilometri dalla costa, in base a norme internazionale. Tra Cipro e la costa nord della Siria ci sono meno di 250 chilometri, basterebbe un accordo tra i due paesi: «Invece: vogliono espellere la Siria, e anche il Libano, dalla possibilità di accesso allo sfruttamento dei giacimenti». Sempre per il monopolio dollaro-petrolio, «la Siria dev’essere messa da parte e i giacimenti devono finire esclusivamente nelle mani delle società petrolifere multinazionali: questo è il motivo dell’accanimento contro la Siria». Cipro è stata resa innocua con la crisi bancaria e il Libano continuamente reso instabile:"proprio il gas dell’Egeo contribuisce a spiegare anche il martirio a cui è sottoposta la Grecia. Le grandi società petrolifere, spiega Alciator, hanno già approfittato della crisi greca per accaparrarsi le concessioni a prezzi stracciati: «Se avessero dovuto comprarle a prezzi reali, concorrenziali, la Grecia avrebbe avuto modo di pagare non una, ma dieci volte il debito che le hanno creato le multinazionali finanziarie».(7)
Con la Grecia e Cipro, si usano strumenti finanziari, con la Siria, strumenti militari, ma lo scopo resta lo stesso. Per portare avanti questa guerra, era il caso di utilizzare i tagliagole di Al Qaeda, sgombrato il campo del fantasma di Bin Laden. In questi giorni ci sono state fughe di qaedisti da carceri pachistane, afgane, libiche. Abbiamo la fondata convinzione che non siano pure coincidenze, ma che siano state preparate ad arte, col consenso dei carcerieri, e che ritroveremo quei personaggi in Siria, a portare avanti una "guerra democratica", secondo le fonti occidentali, la jihad, secondo loro. Ciò non significa che ci siano tra i combattenti quelli che effettivamente credono di combattere per Allah, ma i vecchi filibustieri, e non solo di Al Qaeda, sanno bene qual è la posta.
Tagliata fuori la Siria dallo sfruttamento dei giacimenti sottomarini, Israele impedisce a Gaza e al Libano lo sfruttamento dei giacimenti off-shore nelle loro acque territoriali. Nel gennaio 2012 Netanyahu si recò a Cipro, e propose l'utilizzo della base cipriota "Andreas Papandreou" per poter pattugliare con gli F16 i giacimenti. Israele inviò pure navi da guerra per pattugliare le zone delle trivellazioni, e la stessa cosa fece la Turchia.(8) I contrasti tra i due paesi non sono sorti solo dall’episodio Della Mavi Marmara, come i media hanno lasciato credere.
In questa situazione va inquadrata la vicenda della nave italiana Odin Finder, che doveva piazzare cavi sottomarini per conto della Cyprus Telecommunications Authority. Un missile di superficie, lanciato da una nave militare turca, le avrebbe impedito di continuare, costringendola a riparare nel porto cipriota di Paphos. La zona nord dell’isola, la Repubblica turco cipriota del nord, ma non è riconosciuta né dall’Onu né dalla Ue. Nicosia ha subito avvertito il governo italiano e quello statunitense.(9) Ma la politica italiana è basata sul "troncare, sopire" del conte zio di manzoniana memoria, e nonostante un'interrogazione parlamentare, non si è giunti a nessuna chiara presa di posizione.
Intanto continuano le stragi e le mistificazioni : I mercenari del Fronte al Nusra hanno attaccato il villaggio isolato di Dair Az Zor nell'est della Siria e assassinato una sessantina di abitanti, giovani, adulti e vecchi. I media occidentali hanno presentato il massacro come uno "scontro tra i ribelli". Le donne sono state prese come bottino di guerra, le case incendiate.(10)
In un messaggio diffuso su Internet,
Abou Mohammad al-Golani, capo del Fronte islamista Al-Nosra,affiliato Al Qaeda, ha dichiarato: «… Rifiutiamo ogni soluzione politica e pressione esterna, il nostro scopo è l’imposizione dell’islam e della sharia. Noi, in quanto musulmani non crediamo alle elezioni né ai partiti politici, crediamo in un sistema islamico con la sharia che regge la giustizia".(11)
E' chiaro il disegno di imporre a una popolazione moderna e civile un regime dittatoriale con una mascheratura religiosa.
Ma la situazione peggiore è ad Aleppo, che ha più di 2 milioni di abitanti, e soffre di un blocco generale imposto dai ribelli islamisti, in maggioranza stranieri, mercenari pagati dalle monarchie del golfo. Gli abitanti rischiano di morire di fame o di malattie per mancanza di medicine. L'accerchiamento è stato possibile anche per l'aiuto di Erdogan, che ha permesso un continuo passaggio di jihadisti e di armi.
"Un cartello posto in un quartiere sotto il controllo degli islamisti precisa la natura e i particolari del blocco contro Aleppo parte ovest, compreso "tutto ciò che è necessario per i bambini". Volantini che esigono il rispetto di questo blocco sono stati distribuiti nelle vie. Ogni persona che si rifiuti di sottomettersi a questo blocco sarà punita... Del resto, le milizie islamiste non hanno esitato a sparare su manifestanti pacifici a Karaj al-Hajz e Bustan al-Qasr (parte sud d’Aleppo) - due zone che si trovano sotto il loro controllo e dove si trova anche il passaggio tra le due parti della città - che chiedevano di togliere il blocco sui loro compatrioti dall'altra parte della città.(12)
Questi filibustieri possono agire perché sovvenzionati e riforniti di armi da Qatar, emirati, Arabia Saudita, Turchia, Israele, Francia, Inghilterra, Usa e Italia.Il nostro paese non ha interrotto le forniture di armi all'Egitto, ben sapendo che non era un problema farle passare, via Turchia o via Giordania, ai jihadisti.
Le responsabilità dell'occidente sono enormi. L'appoggio ad Al Qaeda è criminale, e mette in pericolo, non solo quella parte di popolazione che sta con Assad, ma anche tutte le minoranze religiose, etniche o politiche. L'ideologia dei jihadisti non cade dal cielo, ma è funzionale al dominio saudita su tutto il mondo arabo. L'Europa, attenta solo ai vantaggi immediati, non vede che sta facendo crescere un avversario terribile, un impero fondato sulla rendita petrolifera. Si parla di califfato, ma sotto l'apparenza della restaurazione dell'Islam dei primordi si celano gli interessi imperialistici dell'Arabia Saudita. Nessuno s'illuda che Riad porti avanti l'unificazione nazionale degli Arabi della penisola e della mezzaluna fertile, con una rivoluzione dall'alto di tipo bismarckiano. Il regime dell'Arabia Saudita è sempre stato nemico di ogni forza nazionalista, e anche un'unificazione tardiva, non avrebbe niente di rivoluzionario; essendo guidata da una monarchia assoluta, aggiungerebbe catene su catene alle disgraziate popolazioni della regione.
Ne subirebbero il primo contraccolpo i paesi dell'Europa mediterranea e l'Inghilterra. Ma anche La Turchia vedrebbe le proprie ambizioni infrante.
Gli Stati Uniti, se l'autosufficienza col gas degli scisti è reale e non un fuoco di paglia ( l'estrazione può avere costi crescenti), non avrebbero una grande perdita a breve termine. Se, inoltre, direttamente o tramite i loro alleati israeliani e accordandosi con i sauditi, ottenessero il controllo di gran parte dei flussi di gas e petrolio verso l'Europa, il loro dominio si rinsalderebbe, alla faccia dei geni Hollande e Cameron, che giocano alle grandi potenze (Il genio nostrano, Berlusconi, al momento ha altre gatte da pelare). Obama, a differenza di Bush, preferisce farsi togliere le castagne dal fuoco dagli alleati, Francia e Inghilterra anzitutto, ma anche Turchia, Qatar e persino Italia (ad es. in Libia). Ma nessuno di questi paesi è abbastanza forte, e l'intervento USA è quasi sempre necessario.
Il rafforzamento dell'imperialismo dominante è come una cappa di piombo che impedisce la ripresa del movimento operaio. Nonostante tutto ciò, la dominazione statunitense non è invincibile. Un tempo avevano l'appoggio interno di settori privilegiati della classe operaia, sedotti dai salari alti e dalle condizioni quasi borghesi di vita. oggi tutto questo non esiste più, e il fallimento della città di Detroit è il simbolo di questa decadenza. Il fronte interno può diventare il punto debole dell'imperialismo americano. Se l'indebolimento USA si tradurrà in una serie di sconfitte politiche, militari, economiche, i lavoratori americani potranno forse annunciare ai loro compagni europei, asiatici, africani, sudamericani l'avvio di una nuova stagione di lotte.
Michele Basso
11 agosto 2013
NOTE
1) Lettera aperta a Lucia Annunziata sulla esaltazione dell’uso di armi chimiche in Siria, 29 luglio 2013
http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1766
2 ) SIRIA/ Padre Gheddo: e' in corso la pulizia etnica dei cristiani, ilsussidiario.net 24 maggio 2012
3) SIRIA/ Haytham Manna: la Francia "aiuta" i fondamentalisti contro i cristiani 2 maggio 2012 ilsussidiario 2 maggio 2012
4)Intervista con il Maggiore Agha H. Amin, (La volatilità di Gas, Geopolitica e Grande Medio Oriente, marzo 15, 2013 Christof Lehmann Nsnbc 30 gennaio 2013 Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora
5) Margherita Paolini, "Mezzaluna calante", Limes, 2-2013.
6) PEPE ESCOBAR, "GUERRA CONTRO IRAN, IRAQ E SIRIA ?" atimes.com
Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-04-230713.html
23.07.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
7)http://www.libreidee.org/2013/07/grecia-cipro-e-siria-messe-ko-per-rubargli-il-gas-dellegeo/[/b]
vedi anche:
Sapevate che il Mediterraneo orientale ha più gas dell’Arabia Saudita? Melina Monjour on mar 28, 2013 Youth United Press.
"Sotto il Mediterraneo un mare di gas e petrolio che può salvare l'Europa
In profondità ci sono enormi giacimenti di idrocarburi. L'Ue ha solo una strada: attuare politiche che permettano di sfruttarli",Roudi Baroudi - Gio, 20/06/2013
8)Michele Giorgio:"CIPRO: f-16 israeliani a protezione giacimenti gas"
Nena News, 19 Febbraio 2012.
9) Il Fatto Quotidiano > Stampa greca: “Missile turco contro nave italiana che lavorava per conto di Cipro”
L'imbarcazione stava piazzando cavi sottomarini. La notizia, se confermata, sarebbe l'attuazione della minaccia turca fatta lo scorso novembre contro quegli stati che avessero avuto intenzione di prestare la propria collaborazione a Nicosia nelle operazioni di sfruttamento dei giacimenti di gas
di Francesco De Palo | 31 luglio 2013
Atto Camera,Interrogazione a risposta in commissione 5-00824 presentato da
SCOTTO Arturo,Giovedì 1 agosto 2013, seduta n. 63.
10)Génocide en Syrie et manipulations médiatiques,Bahar Kimyongur ,Investig'action,MichelCollon.info.l'infodécodé
11)Syrie : Le front al-Nosra déclare que son objectif est l’imposition de l’islam et de la charia.
Ce texte paru le 22 juillet sur Syrianow et sur al-MayadeenTV (*) a été traduit pour le site silviacattori.net par Roula Kalaf.
29 juillet 2013 | Thèmes (S.Cattori) : Syrie Ingérence
12)"A Alep, blocus et génocide pour établir un califat islamique"
Cécilia Fany Fandi,Investig'action cit. All'articolo è allegato un video messo in rete il 9 luglio.
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