LETTERA APERTA AL
POPOLO DELLE LIBERTA’
Mi rivolgo a Voi,
banditi, sudditi e servi di corte del PDL, invaghiti del vostro incessante
ronzare, volgare e ossequioso, intorno al Nano Escremento, come mosche intorno
alla merda. Voi, inebriati dal fetore rancido e rivoltante del personaggio più
torbido, laido, e marcio, che mai abbia calpestato il parlamento italiano, e
che la natura abbia partorito - Voi, che non solo rappresentate la feccia della
politica, ma della società tutta – l’esempio più degradante e distorto di come
non essere padri, madri, nonni e amici, o più semplicemente persone civili.
Voi, privi di qualsiasi forma di personalità, di carattere e contenuto, esclusi
“per atto dovuto”, da ogni concetto di cultura, di bellezza e sobrietà – Voi,
un branco di analfabeti e di parassiti, da sempre relegati (a buon ragione), ai
margini estremi dell’umanità. Voi, che da 20 anni, in virtù di una visibilità insperata (eccezionale per la sua
tragicomica ed estemporanea natura) tenete sotto scacco un intero paese
riversando sulla comunità tutto il vostro luridume morale, l’astio, e la
frustrazione da vendetta, repressa fin dall’alba dei tempi - Voi, Individui
piccoli, goffi, inanimati, la cui bruttezza, trascende ogni simpatia, ogni
sentimento di fiducia e di rassicurazione; un sudiciume morale e spirituale
che, inevitabilmente, vuoi o non vuoi, ne ha modellato i tratti del viso in un
ghigno perverso, in una gestualità rozza e bovara, in un tono di voce senza
anima, senza passione, monocorde come una campana a lutto – Voi, esseri dai
visi perennemente unti dalla seborrea, sfigurati dall’inestetismo di un triplo
mento rugoso che straborda come lardo sugli improbabili colletti bianchi a
celare, come un cappio, l’ultimo lembo di un gozzo al culmine del suo prolasso
- E donne, befane di un perenne carnevale contraffatte dal bisturi di un
improbabile chirurgo di quart’ordine. Corpi ansiogeni e sudaticci, dai culi
flaccidi e dagli stomaci lardosi in perenne ruminazione. Gente che non sa
vivere, non sa vestire, non sa mangiare, lontana anni luce da ogni più remoto
concetto di dignità umana, e di bellezza ; persone tristi e sole, frustrate e
infelici, che non hanno mai assaporato la gioia profonda di un gesto di vera
consapevolezza, di autentico affetto e di una stretta di mano sincera e
disinteressata.
Voi, i fascisti di
sempre, sopravvissuti ad ogni intervento di derattizzazione, mai debellati, e
oggi riciclati nell’inedita e singolare veste di “moderati”, liberisti,
cattolici e paladini della famiglia
Voi, incapaci di analisi
psicologiche, che non arrivate mai a conoscere gli altri: né i vostri, né i
nemici, né gli alleati. Perché? Perché in Voi tutto viene relato alla erezione
perpetua e alla prurigine erubescente dell'Io-minchia, invaghito, affocato e
affogato di sé medesimo.
Voi, che
dell’ipocrisia e dell’impostura ne avete fatto baluardo e regola relazionale,
della licenza libertà, e della dignità, mercimonio.
Voi,
caravanserraglio di baldracche e di papponi, banali, privi di gusto estetico,
di charme – amorfi, verso ogni concetto di diritto, di bene comune e di
solidarietà: compattati da una comune ignoranza coltivata e, nel tempo,
attestatasi a tara genetica. Voi, che presto sarete costretti alla diaspora, a
nascondervi fra i tuguri e nelle fogne, che fin dall’origine, vi hanno ospitato
nella più consona e decorosa veste di ratti, scarafaggi e sanguisughe. Voi, sottospecie umana della peggiore
suburra, che avete depredato e spolpato il paese, lasciandone carcassa.
Mi rivolgo dunque a Voi, corte di servi e di ruffiani,
di ladri e traditori – A Voi, che oggi, nell’estenuante richiesta di grazia ,
pretesa a cancellare le responsabilità penali di un delinquente, vi apprestate a calare il sipario sull’ultimo atto di una commedia, tragica e
grottesca, nella spasmodica ricerca, di quell’ultimo e letale orgasmo che
sancirà per sempre, la vostra sconfitta umana e morale.
A Voi, che la storia si appresta a rimuovere
e occultare, cancellandone ogni traccia, perché i suoi figli non debbano mai
conoscere una tale vergogna.
Gianni Tirelli
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