PROGRESSO – UNA SORTA DI MALEDIZIONE GLOBALE
Quando dicono, “il progresso sta arrivando
anche qui”, in realtà intendono dire che la distruzione e la morte sono oramai
vicine!
Ho visto il culmine della modernità in un
aratro trainato da buoi. Un capolavoro di ingegneria meccanica, in una grande
ruota di legno spinta dalla forza dell’acqua che, a sua volta, tramite un
ingegnoso meccanismo di ruote dentate, riusciva a far girare una seconda ruota
di pietra su se stessa che, con la pressione del suo peso, polverizzava i
piccoli chicchi di grano trasformandoli in farina. In una canna di bambù, con
un sottile e resistente filo di seta ben legato alla sua estremità e un piccolo
ferro ricurvo al capo opposto del filo, ho visto un capolavoro di tecnica, di
logica e funzionalità.
Il progresso nel suo autentico significato
etimologico migliora la condizione dell’uomo e del suo habitat, e non contempla
alcuna controindicazione, effetto collaterale e pericolosa interazione. Tutto
questo è il risultato di un atteggiamento etico, connaturato nell’essere umano
fin dall’alba dei tempi e in ogni forma vivente grande o piccola, visibile o
eterea, condicio sine qua non, nulla potrebbe esistere.
Il progresso è l’estensione o il
conseguimento di risultati sempre più vicini alla perfezione, e la montagna di
merda che oggi sommerge le nostre società (per brevità chiamate civili), é
l’insindacabile prova del nove della contraffazione della realtà, della
profanazione, e di mistificazione della verità.
Definire l’attuale condizione umana, il
risultato del progresso, è una bestialità - una fottuta menzogna ripetuta cosi
tante volte da essere trasfigurata in verità. Una diabolica opera di
omologazione “culturale” che ha ingannato anche le menti più raffinate e
profonde, e i cuori più fedeli e puri. Una sorta di maledizione globale che ha
avuto inizio con quella cosa definita “rivoluzione industriale” ma che più
propriamente io definirei degenerazione, che nel nazi-fascismo ha espresso
tutta la sua potenzialità distruttiva, maligna, più evidente. Oggi, le sue metastasi, mascherate da progresso,
si stanno riproducendo all’infinito, seducenti, invitanti e silenziose, in
ragione di un progetto delirante, subdolo e inquietante, che prende il nome di
liberismo. Ma il liberismo non è ancora l’ultimo atto della tragedia
post-industriale! Il bello deve ancora venire quando, questo liberismo muterà
(come sta mutando) in relativismo. La catastrofe che innescherà farà apparire
acqua fresca l’opera di sterminio (la soluzione finale) del nazional
socialismo.
Gianni Tirelli
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