UN ATTO DI CODARDIA DI MASSA
Ciò che oggi accomuna e aggrega i soggetti
sociali, è la condivisione della solitudine e dell’apatia. Un atto di codardia
di massa, una condizione di dipendenza psicologica che nel “male comune mezzo
gaudio” trova la risposta a un disagio esistenziale patologico. In verità tali
soggetti, si detestano, si odiano e si disprezzano reciprocamente, non
sopportandosi per definizione e proiettando sugli altri tutti quelli che sono
in realtà i loro difetti.
Tutto ciò è molto singolare se partiamo dal
fatto che si tratta di individui omologati appiattiti sull’idea dominante e
condivisa, imposta dal Sistema Potere. Ci si aspetterebbe diversamente,
comportamenti e atteggiamenti volti alla solidarietà, alla comune comprensione,
ad una cristiana accettazione delle circostanze, contrariamente da quello stato
di astio e livore che li caratterizza.
Solitamente, in tempi “normali”, la
condizione di schiavitù, di
subalternità sociale e di emarginazione, compattava gli individui dentro una sorta di patto non scritto, sancito dalle comuni intenzioni di riscatto che si esprimevano in una lotta di classe (armata o civile che fosse) al fine di ripristinare i diritti violati o elusi, l’equità sociale e il valore della dignità.
subalternità sociale e di emarginazione, compattava gli individui dentro una sorta di patto non scritto, sancito dalle comuni intenzioni di riscatto che si esprimevano in una lotta di classe (armata o civile che fosse) al fine di ripristinare i diritti violati o elusi, l’equità sociale e il valore della dignità.
Ma di questi tempi (tempi bui), dove tutto
è ribaltato e relativizzato, ogni concetto di logica, raziocinio e di capacità
critica, tradiscono ogni loro autentico e più profondo significato. E per
tanto, i nuovi e moderni soggetti sociali, ben lungi dall’idea di vivere
un’esistenza solitaria e autonoma, si adeguano a coabitare spalla a spalla in
caotiche, velenose e assordanti metropoli, allo scopo di condividere la loro
frustrazione e repressione, le fobie, le angosce, e quel pungente tormento
depressivo che scandisce ogni attimo della loro triste vita.
Siamo uomini incompiuti, perché privi della
forza di volontà, costantemente riversi su noi stessi, relegati dentro un
labirinto di parole in virtù delle quali immaginiamo (attraverso un’analisi
introspettiva di natura opportunistica), di trovare una motivazione logica alla
nostra condizione di parassiti della società. L’uomo senza volontà, ha
sostituito all’azione e ai fatti, le attenuanti e l’auto-commiserazione, al
fine di prescrivere ed assolvere la sua indolenza fisica e morale e rendere
legittime ogni debolezza, dipendenza e paura.
Questo soggetto (privo di volontà), è
incline al servilismo, alla diffamazione e al tradimento, tratti caratteriali
di un’indole epurata da ogni oggettivo parametro di riferimento, scale di
valori e buon senso.
Per questo tipo di individui, in stato di
dissociazione perenne, il confine fra la finzione e la realtà (con il tempo e
la pratica costante) viene azzerato, incorrendo, così, nel serio rischio di non
sapere più distinguere l’una dall’altra.
Del resto, anche la qualità e la forza
delle emozioni sono il risultato di impegno, di consapevolezza e discernimento,
e tutte, fanno capo a quell’impulso rigeneratore e rivoluzionario che trasforma
l’uomo in credente: la volontà.
Gianni J.
Tirelli
Nessun commento:
Posta un commento