UN PROCESSO
SOGGETTO A COPYRIGHT UNIVERSALE
Ma dall’albero
della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché,
quando tu ne
mangiassi, certamente moriresti. Genesi 2,17
Abbiamo
scoperchiato il vaso di Pandora, e di nuovo, la metafora profetica ritorna,
come uno spettro ad oscurare l’orizzonte del nostro futuro. Abbiamo profanato
il mistero della vita per scopiazzarne le sue logiche e i suoi imperscrutabili
meccanismi, e in seguito riprodurli in forma sintetica a scopo di
mercificazione e di profitto! Il risultato finale, è quell’orrore sotto i
nostri occhi.
Possiamo si
comprendere il funzionamento elementare di alcuni meccanismi biologici e
tentare infantilmente di duplicarli, ma in assenza di spirito, anima e
coscienza – che sono i cardini di ogni autentica scoperta – il risultato non
sarà che una fotocopia sbiadita dell’originale, che per quanto riguarda gli
elementi della vita, è un processo inimitabile soggetto a Copyright universale.
I motivi per
cui la scienza moderna non ha prodotto nulla di buono, sta in questa mia
considerazione!!
La moderna
scienza, miope e cialtrona, ha voluto ridurre e tradurre ogni cosa animata e
non, a mera formula chimica, equazione algebrica e principio fisico, perché di
fatto incapace di compenetrare i misteri dell’anima, della
coscienza e dello
spirito, che ritiene “fattori” inconciliabili e incompatibili con il suo
progetto necrofilo di omologazione di massa. Queste tre entità del resto, sono
sconosciute ai cervelloni della ricerca, che hanno investito ogni loro risorsa,
umana e materiale, nel sondare l’infinitesimale – infinitesimale a sua volta.
E così ci si
occupa di geni, di strutture genetiche, di codici genetici, anfratti genetici,
manipolazioni genetiche, microscopiche entità visibili soltanto con l’ausilio
di diabolici marchingegni dai costi inimmaginabili, ma che “fino in fondo”, non
potranno mai vedere ne scorgere il più remoto barlume di verità.
La vita, ogni
forma di vita, non è la risultante della combinazione di geni, cromosomi e
affini, ne l’effetto ultimo di un fattore tecnico, ma si esprime dall’incontro
di due anime, di due spiriti, di due coscienze, in assenza delle quali nulla
potrebbe mai esistere.
Per tanto,
tutto l’investimento riversato sulla bio/tecnologia si è rivelato un vero e
colossale fallimento. Avremmo dovuto occuparci dell’anima e dello spirito –
delle autentiche ragioni dell’uomo e dei motivi dell’esistenza: la sola scienza
che avrebbe potuto e saputo guarirci da ogni male e tormento psicologico
aprendo le porte a quel mondo che porta all’armonia, alla felicità e alla
comprensione del Mistero.
Abbiamo
guardato il dito evitando che il nostro sguardo incrociasse il chiarore della
luna, e così imboccato la via più breve e più facile; quella strada a senso
unico che porta dritti all’inferno.
Credere dunque
che l’individuo umano sia la logica conseguenza prodotta dall’incontro di due
fattori meramente organici, è una bestialità – un’idea malsana, talmente
minimalista e approssimativa, che ci da uno spaccato esaustivo del livello di
ignoranza e di incoscienza in cui versa oggi, il moderno sapere occidentale.
L’Incontro, non è che un tecnicismo (se pur necessario), ma se la vita non
incrocia una seconda vita che ne condivida il destino, nessuna scintilla potrà
mai esplodere.
Potremmo seminare
buoni semi di grano fra le sabbie del deserto o fra le nevi perenni della
catena himalayana, ma nulla potrà mai germogliare e crescere in una condizione
inanimata. Potremmo seminare aghi di pino fra le fertili pianure del Rajasthan
alle pendici dei monti Aravalli bagnate dalle acque pure e fresche del Chambal,
che niente che assomigli alla vita potrà mai generarsi, da un elemento di
sterilità.
Lo spettacolo
desolante di questo mondo alla fine, le montagne di rifiuti e scorie tossiche
che stanno seppellendo le nostre esistenze, l’inquinamento dell’aria e la
contaminazione delle acque, ci danno un quadro chiaro ed esaustivo di quanto la
scienza moderna sia stata nefasta per l’umanità tutta, e del cammino
intrapreso. La sua imminente fine, è per tanto un atto dovuto, perché ogni cosa
rientri nel suo alveo naturale e tutto si ricomponga come all’origine.
Gianni Tirelli
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