IL FARO DELLA CONSAPEVOLEZZA
La consapevolezza è un grande faro che mette
in luce tutto ciò che di noi, prima era in penombra. La si può raggiungere
gradualmente, sviluppando l’attenzione, il discernimento, e dando fondo a
quell’insostenibile desiderio di conoscenza del Se, al quale non dobbiamo mai
tarpare le ali. Ma alla base, ci deve essere sempre un grande senso e bisogno
di giustizia.
La si può raggiungere a causa di un forte
trauma, una perdita, una separazione – una violenta paura.
Così, tutto ciò che per noi prima era ovvio e
scontato e funzionava per automatismi riflessi e condizionati, all’improvviso
si fa problema, interrogativo, domanda e analisi: una lacerante introspezione
fin dentro la carne viva del nostro Io più profondo, al fine
di ricercare le
ragioni, le logiche e i motivi dei nostri comportamenti, atteggiamenti e
pensieri, per poi pesarli sulla bilancia della nuova e inaspettata condizione,
e immaginando così di potere separare il giusto dall’errore, e la libertà dalla
dipendenza.
In questo processo, lo stato di dissociazione
della personalità è quasi inevitabile: un atto dovuto. L’intervento dello
psicologo, che solitamente peggiora la condizione, acuendone il disagio e lo
smarrimento, è sconsigliato! O meglio, io lo sconsiglio vivamente.
Meglio un buon amico o un conoscente, che
avendo personalmente attraversato una tale vicissitudine, ne conosca le
dinamiche psicologiche e le logiche, così da essere in grado di tranquillizzare
e sdrammatizzare le ricorrenti paure e i perché, relativi a questo, speciale
stato di mutazione/trasformazione evolutiva della coscienza.
Alla base della “guarigione”, c’è il tempo,
oltre ad una buona dose di volontà, e l’amore per la vita in tutte le sue
espressioni - e la convinzione di avere intrapreso un cammino, benchè arduo,
verso ciò che di più meraviglioso esista nell’universo: la conquista della
consapevolezza.
GJTirelli
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