mercoledì 26 marzo 2014

IL POPOLO DEGLI AMORFI SEMPRE ALLA RICERCA DI UN CAPO BRANCO


IL POPOLO DEGLI AMORFI SEMPRE ALLA RICERCA DI UN CAPO BRANCO

Fra le varie categorie umane di questo inizio di secolo, c’è n’è una in particolare degna di nota, che necessiterebbe, di un’analisi approfondita a sfondo psicologico e psichiatrico, in virtù dei suoi comportamenti bizzarri, e scelte alquanto discutibili. Questo movimento di persone in forte espansione, è caratterizzato da individui amorfi, totalmente privi di carattere e di personalità che, come un branco smarrito, si muove fra le pieghe della società alla ricerca costante di un capo guida che li rappresenti, e sul quale riversare ogni loro responsabilità, decisione e scelta.
Questi soggetti, benché accomunati fra loro da un intrinseco scopo, si disprezzano reciprocamente, ritrovando, l’uno negli occhi nell’altro, lo specchio della propria miseria morale e le spoglie della loro anima defunta.
I soggetti di questo singolare popolo di amorfi, sono distribuiti in maniera omogenea all’interno del mondo del lavoro, privilegiando tutte quelle attività e mansioni a incarico impiegatizio che esulano da ogni impegno concreto, motivo di una caratteriale riluttanza connaturata per tutto ciò che richieda immaginazione, manualità, creatività, capacità e responsabilità – sforzo fisico e mentale.
Molti di loro, sono occupati nel pubblico impiego, fra le fila dei bancari, tantissimi fra i vigili urbani, o come galoppini
di notai e avvocati, non che porta borse di politici malandrini. Questi ultimi, confidano nella possibilità di potere un giorno sedere fra gli scranni del parlamento, così da riversare sulla società civile tutta la frustrazione da impotenza accumulata nel tempo - una vera e propria vendetta per essere stati esclusi (a buon diritto), da ogni carica e posto di responsabilità.

Oggi però qualcosa è cambiato, e a questa sempre meno rara specie umanoide, non pare vero che uno della loro risma abbia raggiunto un tale potere. Questa circostanza li esalta, sentendosi finalmente sdoganati da quello stato di perenne emarginazione e di ignavia che, da sempre, li aveva relegati ai margini dell’umanità, dando così loro, una visibilità insperata. Per conservare un tale privilegio, combatteranno con le unghie e con i denti, disertando ogni concetto di giustizia, di equità, di bene comune, stato di diritto e di verità.
Un tempo, la feccia strisciante della politica italiana, era spalmata in maniera omogenea e trasversale, all’interno di un cospicuo numero di partiti, grandi e piccoli, e questo evitava forme di degenerazione. Oggi, con il bipolarismo, i confini che relegavano la feccia all’interno di piccole aree, depotenziate da un potere reale, non esistono più (sono stati superati) e tutte le varie correnti degli amorfi invisibili, sono convogliate in una sola casa (o solo popolo), dando origine al grande Partito della Feccia Unita.
Ed è proprio in momenti straordinari come questi, che gli amorfi cercano conforto fra le braccia del proprio carnefice, ma non solo; lo sostengono e lo acclamano al fine di esorcizzare la loro miserabile e miserevole condizione di reietti.
Il significato di acclamare e osannare le gesta del Padrone Cialtrone, sta nel condividere con lui lo sprezzo per le istituzioni, la pratica alla menzogna come regola relazionale, la volgarità, l’illegalità e la totale assenza dei concetti di vergogna, di etica e di morale; caratteri distintivi e peculiari degli amorfi invisibili al potere.
Il meccanismo che innesca un tale comportamento, è relativo a una ipotetica serie di vantaggi economici, psicologici e privilegi, che l’amorfo invisibile moderno, nella sua grezza primordiale logica opportunista, si prefigge di conseguire a fronte del suo becero servilismo e piaggeria.

Il fatto poi, che il Capo Branco non mantenga le sue promesse, non fa alcuna differenza per il moderno amorfo che, in maniera del tutto ovvia, giustifica come fattore ininfluente, pur di garantirsi quel privilegio assodato e da sempre agognato, che lo ha riscattato da una condizione di emarginazione coatta.
Le donne in carriera di questa singolare specie umana di amorfi invisibili, è possibile incontrarle ai comizi privati e monotematici del Grande Nano o fuori dai tribunali, riconoscibili dalle acconciature biondo platino o rosso Tiziano, ispirate al mito della dea forzista - cervelli obnubilati dalle infinite tinte e visi levigati dal botulino “fino alla soglia della cancellazione espressiva”. Vecchie befane ossigenate e cotonate, contraffate dal bisturi di un improbabile chirurgo di quart’ordine, inceronate come maschere di un perenne carnevale fuori stagione e addobbate come alberi di natale di luccicanti bigiotterie di cattivo gusto.
All’origine, l’amorfo invisibile è un giovane privo di charme, solitamente bassino – veste come un manichino di provincia, ha un linguaggio banale, e la sua introiezione proiettiva lo porta ad attribuire agli altri tutti i suoi difetti, a cominciare dalla menzogna.
Non è in grado di costruirsi una carriera, solo in rari casi, e grazie all’intervento di terzi in virtù di speciali raccomandazioni o attraverso il mercimonio della dignità.
Ama stare in società, chiacchierare, spettegolare, sempre ossequioso e riverenziale, e come una remora stare con fiato sul collo al soggetto più forte, più ricco e influente del gruppo, immaginando un giorno di essere ricambiato della cortigianeria e piaggeria.   
Ma in realtà nessuno lo vede, ne sa che esiste, e nel migliore dei casi viene automaticamente rimosso da ogni ipotetica possibilità di avere fatto breccia, colpo o indotto a stupore, nel cuore o nell’animo  di chicchessia. E’ quello che corre a comprarti le sigarette, che tifa per la tua squadra - ti ricorda un appuntamento, e conosce il giorno del tuo compleanno. E’ lui che ordina le consumazioni in discoteca, e a volte paga per tutti. Tutti bevono, escono dal locale chiedendosi chi mai abbia saldato il conto – sono gli inconcludenti individui senza volontà, i parassiti, non che fautori dei meccanismi che regolano le moderne società liberiste, sempre pronti ad accodarsi al primo mitomane di turno in ricerca di visibilità e consenso per placare i morsi di una forma repressiva lancinante, relativa a una incapacità di dare risposte secche e imparziali ai motivi del loro disagio esistenziale cronico e in fase degenerativa.
Sono gli amorfi, gli inetti, gli ignavi di questo ultimo decennio, partoriti dai fumi narcotizzanti di un’imbecillità umana assurta a status e modus vivendi. Sono i giovani e meno giovani, gli “yes man dell’ultima ora, facili da comprare, indottrinare, intimidire e corrompere – cultori del sensazionalismo sotto il quale celano ad arte un minimalismo di valori, miseria morale e una dignità in saldo - Individui apatici e indolenti, in attesa di quel miracolo divino che li esimi da ogni sforzo e personale scelta - increduli, di fronte all’eventualità che il mondo sia sul punto di deflagrare.


GJTirelli

Nessun commento: