domenica 11 gennaio 2015

gianni tirelli IL GIOCO DI GUERRA DEL CHARLIE HEBDO

gianni tirelli

23:55 (4 minuti fa)

IL GIOCO DI GUERRA DEL CHARLIE HEBDO

Esiste il principio di responsabilità in base al quale ognuno deve prevedere e farsi carico degli effetti, conseguenze e controindicazioni prodotti dalle sue azioni.
Ho voluto visionare le vignette pubblicate nel tempo sul Charlie Hebdo, e ce ne sono alcune (non poche) dove della satira e dell’iperbole non vi è traccia alcuna, ma sconfinano nell’aggressione, nell’istigazione – in una volontà di ferire sapendo di ferire; una sorta di provocazione spinta ai massimi livelli allo scopo di ottenerne una reazione. Ma poi, ahimè, arriva la risposta… e ti sparano addosso proprio quando, soddisfatto, stavi mostrando la tua vignetta “satirica” ai colleghi divertiti della redazione.
Il falso stupore, la retorica indignazione, e la condanna senza sconti dei media occidentali sui fatti di Parigi che titolano, “L’Europa colpita al cuore”, rasenta la comica, il grottesco e un’allarmante stupidità.
In verità al cuore sono stati colpiti dei giornalisti francesi che hanno giocato con il fuoco sapendo di potersi bruciare ma ritenendola una possibilità remota. Un gioco di guerra!
Del resto oggi nella civile Europa la gente ammazza altra gente per molto meno: per una parola di troppo, per una lite fra condomini, per un’ingiuria, per gelosia e tradimento, per un posteggio, un sorpasso, una qualsiasi cosa che nulla ha a che vedere con la religione, la politica o la diversa cultura.
Che cosa immaginavano i “giornalisti” del Charlie Hebdo…? Che gliele avrebbero mandate a dire, magari tramite un team avvocati… una querela per vilipendio e diffamazione all’onorabilità del profeta Maometto e di tutto il popolo islamico?
No, non sono degli eroi, dei martiri della libertà di informazione! Sono semplicemente degli imbecilli - degli irresponsabili che hanno tirato troppo la corda fino a spezzarla - e senza mettere nel conto le possibili ripercussioni del caso, sulla propria persona e la nazione tutta.
Esiste una sorta di codice non scritto che va ben oltre il significato che noi occidentali diamo della “libertà”, e che accampa le sue ragioni nel senso del limite, nel praticare la ragionevolezza, l’intelligenza, senza per forza volere imporre agli altri le nostre supposte convinzioni pseudo culturali, ritenendole in assoluto il frutto della verità.
Noi occidentali moderni figli del consumismo ad oltranza, troppo spesso facciamo uso della parola libertà solo per sciacquarcisi la bocca, senza conoscerne il suo reale valore e le regole che la determinano.
Pertanto finiamola di commettere crimini accampando diritti di “libertà relativa" per soddisfare la nostra ansia di protagonismo, privilegi e sete di potere!
La strage di Parigi è una brutta storia che si poteva evitare, se solo si fosse rispettato il confine del proprio “fanatismo intellettuale” oltre il quale la libertà si fa licenza, abuso e atto terroristico.
Dobbiamo dunque recuperare le ragioni per un mondo giusto, ritenendo quelle che oggi sono impropriamente definite conquiste di civiltà e di libertà, le sirene subdole e seducenti di una società che ha corrotto e corroso ogni autentico valore, ribaltandone il suo significato originario; tale da avere trasfigurato la menzogna in regola relazionale, la furbizia in intelligenza, la catastrofe ambientale, in un necessario effetto collaterale del progresso, e la libertà in un gioco al massacro dove tutto è lecito, soggettivo e relativo.
“Quella che oggi chiamate libertà è la più forte di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino, scintillando al sole” – Gibran

Gianni Tirelli

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