giovedì 15 gennaio 2015

Scisto: lo scoppio della bolla by sitoaurora

Scisto: lo scoppio della bolla

by sitoaurora
Jacques Sapir Russeurope 13 gennaio 2015Shale gas EROILa riduzione del numero di impianti di perforazione di petrolio di scisto è accelerata dall'inizio anno. Gli impianti di perforazione orizzontale rappresentano più della metà della riduzione nella prima settimana del 2015. In realtà, ci si può aspettare una riduzione di oltre il 30% degli impianti di perforazione negli Stati Uniti Uniti nelle prossime 10 settimane. Tale calo riguarda tutti i giacimenti. Nel Texas e New Mexico, dove si trova un terzo delle strutture (502 su 1482 al 31 dicembre 2014), la caduta nella prima settimana del 2015 riguardava 28 impianti o il 5,6% del totale. Il fenomeno è diffuso in tutti i giacimenti.
Le conseguenze per la produzione negli Stati Uniti e i prezzi
Attualmente la produzione continua ad aumentare negli Stati Uniti. Si prevede raggiunga i 9,5 milioni di barili/giorno, probabilmente tra fine di marzo e primi di aprile. Ma è noto che il ciclo di produzione è di 3 - 6 mesi. Ciò implica che la diminuzione degli impianti e gli effetti dei primi fallimenti si moltiplicheranno nelle prossime settimane, affliggendo la produzione tra giugno e agosto 2015, per crescere nella 2° metà del 2015. La riduzione nella produzione giornaliera di almeno il 10% e forse più, dovrebbe avvenire entro la fine dell'anno. Non possiamo escludere che alla fine del 3° trimestre e inizio del 4 ° trimestre si torni a una produzione (negli Stati Uniti) di 8,2-8,6 milioni di barili al giorno. Gli effetti sul prezzo del petrolio, chiaramente spettacolari, amplificheranno anche la sostanziale speculazione attuata da banche e varie società finanziarie. Quindi, dovremmo aspettarci un forte calo, il prezzo del Brent a meno 40 dollari e il WTI a meno di 35 dollari, mentre la produzione non diminuirà. Ma quando la produzione scenderà e, ovviamente, tanto più se tale calo sarà deciso e veloce, le aspettative muteranno. Tale passo sarà più brusco di quanto il precedente calo sia stato netto. Tuttavia, è probabile che i principali operatori del mercato petrolifero non permetteranno che i prezzi aumentino troppo oltre i 70 dollari al barile. A quel prezzo, gran parte della produzione non è più vantaggiosa o lo è solo assai marginalmente. In sintesi, il calo dei prezzi è destinato a continuare fino a marzo o aprile. Il "rimbalzo" dovuto al mutamento delle aspettative dovrebbe avvenire tra maggio e luglio 2015 e dovrebbe comportare un prezzo "normale" pari a 70-80 dollari, nel novembre 2015. Va notato ciò che si aspettano le dirigenze delle maggiori compagnie petrolifere russe. Uno scenario già in gran parte scritto. L'unica incertezza è il momento (inizio giugno - fine luglio) e l'entità del balzo (lenta ascesa verso i 70 dollari al barile o rapido aumento, successico a un più netto ribasso).
Vincitori e vinti
Tali movimenti influenzeranno le economie di Stati Uniti e altrove. E' già chiaro che due Paesi beneficiano massicciamente dal calo dei prezzi del petrolio, Giappone e Germania, che non hanno petrolio e ne sono grandi importatori. Nel caso degli Stati Uniti, il quadro è molto più complesso. Bisogna fare attenzione agli effetti contraddittori e soprattutto vedere che tali effetti non si verificano contemporaneamente.
1. Un effetto benefico, data l'importanza dei prezzi del carburante per la popolazione e il basso livello delle imposte su tale prezzo. Il calo dei prezzi alla produzione si traduce rapidamente nella riduzione dei prezzi "alla pompa". Ciò riguarda le industrie ad alta intensità energetica (come quelle chimiche). Tale impatto è già evidente.
2. Ma dobbiamo considerare gli effetti diretti e indiretti della crisi sull'industria del petrolio di scisto. Dal punto di vista diretto, ciò si tradurrà in molti fallimenti (da aprile ai primi di novembre) di società impegnate nella produzione e nel subappaltato. Già l'US Steel ha annunciato la chiusura della produzione per il repentino calo della domanda di acciaio per fabbricare attrezzature per perforazioni. Tuttavia, l'economia del petrolio (e gas) di scisto rappresenta, direttamente o indirettamente, per via dell'influenza su consumi e redditi delle famiglie che vi lavorano, circa la metà dei posti di lavoro creati negli ultimi tre anni. Se ci sarà, come previsto, un'ondata di fallimenti, si tradurrà in licenziamenti in massa. Tali licenziamenti avranno un effetto moltiplicatore sui servizi (moltiplicatore che può essere stimato pari a 2,3-2,7 posti di lavoro per ognuno diretto perduto). Data la grande flessibilità del mercato del lavoro negli Stati Uniti, una parte dei lavoratori licenziati troverebbe lavoro 6-9 mesi dopo il licenziamento, ma non con lo stesso stipendio. Infatti, i salari nell'industria dello scisto petrolifero sono superiori, a pari qualifica, del 15 - 25% dal resto dell'economia. Tra disoccupati "netti" e personale costretto ad accettare un posto di lavoro dalla retribuzione più bassa, ci potrebbe essere un calo dell'1% - 2% della massa salariale totale negli Stati Uniti, e un più basso (2-3%) consumo delle famiglie, perché si avrà un cambio nel risparmio, come accade sempre in presenza di significative difficoltà economiche. Tale fenomeno durerà da fine estate 2015 all'estate 2016. Tuttavia, tale impatto si combinerà con l'aumento dei prezzi del petrolio. Il risultato sarebbe una contrazione dei consumi nel Q4 2015 o Q1 2016 che potrebbe essere superiore al previsto.
3. Gli effetti indiretti della crisi, in particolare nel settore bancario, saranno ampi. L'indebitamento netto stimato delle aziende specializzate nella produzione di petrolio di scisto è pari a 200 miliardi. Se aggiungiamo i subappaltatori, ma anche il debito societario di aziende in cui il petrolio di scisto non è l'attività principale, ma un'attività importante, il debito arriverebbe a 310-330 miliardi. Se si aggiungono, infine, derivati e attività finanziate connesse ai ricavi dell'industria dello scisto bituminoso (come la costruzione di alloggi per affrontare il boom immobiliare verificatosi nei giacimenti operativi) si arriverebbe a 420-450 miliardi di dollari. Di tale importo, circa 300-350 miliardi diverranno nei prossimi mesi "cattivi debiti". L'impatto sui bilanci delle banche, in quanto i debiti sono cartolarizzati, sarà molto sensibile. E' chiaro che ciò peserà sulle azioni della FED, che dovrà essere estremamente cauta nella gestione dei tassi di interesse.
4. A lungo termine, dobbiamo aspettarci un calo del dollaro e quindi un ritorno del tasso di cambio Dollaro/Euro pari a 1,25 - 1,30 entro l'inizio del prossimo anno. La tendenza al ribasso dell'euro potrebbe annullarsi al Q4 2015, minando ulteriormente il timido (e fragile) "recupero" che si pretende di vedere nella zona euro.
Tali fattori suggeriscono quindi una continuazione della crescita negli Stati Uniti nel Q1 2015, seguita da flessione e deterioramento sempre più netto nel 3° e 4° trimestre.
La situazione in Russia
Prendendo in considerazione, in tale contesto, la situazione economica e finanziaria in Russia, in primo luogo è necessario sapere che la soglia di pareggio delle attività petrolifere (e affini) è di 3000 rubli al barile. Ciò significa che se il prezzo del barile del Brent scendesse sotto i 50 dollari al barile, il tasso di cambio del rublo non sarà superiore ai 60 rubli per dollaro. Infatti, si prevede un tasso di cambio tra 65 e 70 rubli per dollaro, se i prezzi del petrolio continuano a scendere. Tuttavia, le prospettive non sono negative nel medio termine. Da un lato, se il prezzo del petrolio salisse a 70 dollari, il tasso di cambio del rublo dovrebbe passare a 45 rubli per dollaro entro la fine dell'anno. D'altra parte, declineranno i rimborsi delle società russe alle istituzioni finanziarie estere, alleggerendo notevolmente la situazione sul mercato valutario.
Rimborsi da parte di società russe verso l'estero (Miliardi di dollari)
Q3-2014  Q4-2014   Q1-2015   Q2-2015   Q3-2015    Q4-2015   Q1-2016   Q2-2016
Interessi        7,438       7,121          6,650        5,911          5,678           5,420       5,475          4,828
Primario      59,165     47,105        31,833     23,545       18,256         27,983     15,893         21,276
Totali           66,603     54,226       38,483     29,456      23,934         33,403    21,368         26,104
Fonte: Banca Centrale della Russia
Tuttavia, l'avanzo commerciale trimestrale della Russia è di almeno 40 miliardi di dollari. Vediamo che il surplus commerciale (esportazioni - importazioni) copre ampiamente le esigenze di finanziamento delle società russe. Da questo punto di vista, è chiaro che la situazione finanziaria in Russia migliorerà nel corso dell'anno, soprattutto nella 2.nda metà, con un assai probabile aumento dei prezzi del petrolio. La Russia in realtà appare un po' vulnerabile alla temporanea riduzione del prezzo del petrolio. Per contro, lo scoppio della "bolla del petrolio di scisto", ormai incombente, potrebbe avere ben più gravi conseguenze per l'economia degli Stati Uniti.
USA_Alaska_DutchHarbor_CaptainsBay_ShellOil_KullukOilRig_MakushinRange_ReflectionTraduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora

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