sabato 30 maggio 2015








PECHINO MINACCIA GLI USA: "GUERRA INEVITABILE"
 (WSI)- A meno che Washington smetta di pretendere che Pechino fermi i suoi progetti di costruzione nel Mar cinese meridionale, "una guerra tra gli Stati Uniti e la Cina sarà inevitabile". Lo ha scritto un editoriale del Global Times, di proprietà del People's Daily, quotidiano ufficiale del Partito Comunista del paese.

"Non desideriamo un conflitto militare con gli Stati Uniti, ma se dovesse presentarsi, dobbiamo accettarlo", ha continuato l'articolo del giornale, noto per essere tra i più nazionalisti della Cina.

 PECHINO INFIAMMA I GIOCHI DI GUERRA NEL MAR CINESE MERIDIONALE
Gianluca Di Donfrancesco per "Il Sole 24 Ore"
JOHNSON SOUTH REEF MAR CINESE MERIDIONALE PRIMA

Le sue rotte sono solcate ogni anno da navi che trasportano merci per 5.300 miliardi di dollari. I suoi fondali nascondono petrolio e gas naturale. Sulla sua superficie, il risiko delle potenze si fa sempre più teso, tra aerei spia, isole artificiali, manovre militari e accuse incrociate. Quella per il controllo del Mar cinese meridionale è una partita sempre più calda, accesa dalla progressiva assertività di Pechino, che, nel suo nuovo ruolo di potenza regionale e mondiale, rivendica l’80% di queste acque a scapito dei suoi vicini: Filippine, Vietnam, Malesia, Taiwan e Brunei, per citare solo quelli direttamente coinvolti in dispute territoriali.
JOHNSON SOUTH REEF MAR CINESE MERIDIONALE DOPO

Ma la sfida è globale, chiama in causa gli Stati Uniti e si estende a Giappone e Corea del Sud attraverso le rivendicazioni di Pechino sul teatro regionale attiguo, quello del Mar cinese orientale. Il gioco delle alleanze e la strategia del contenimento non lascia fuori nemmeno India e Australia. Già lo scorso anno Pechino era arrivata ai ferri corti con il Vietnam per le isole Paracelso (e con il Giappone per le Senkaku). Adesso ha preso di mira le Isole Spratly, rivendicate anche dalle Filippine. Le tensioni mai sopite hanno subito un’escalation negli ultimi mesi.
JOHNSON SOUTH REEF MAR CINESE MERIDIONALE OGGI

Prima Pechino ha intensificato la costruzione di isolotti artificiali e strutture sulle coste dell’arcipelago conteso, tanto che, secondo gli Stati Uniti, in 5 mesi ha quadruplicato la superficie artificiale nell’area. Poi, martedì, ha adottato una nuova e più aggressiva dottrina militare, dalla quale traspare la netta convinzione di Pechino di essere accerchiata da forze ostili, guidate proprio dagli Stati Uniti, accusati di alzare la tensione con le loro rafforzate attività di pattugliamento aereo.
GAVEN NEL MAR CINESE MERIDIONALE COME ERA

Il documento appena redatto dall’Esercito cinese ordina alla Marina di modificare i propri obiettivi e incrementare «protezione dei mari aperti», mentre le forze aeree dovranno passare dalla «difesa» alla «difesa e offesa».
 La Cina, sottolinea il documento, non sferrerà mai il primo colpo, ma reagirà se attaccata e deve difendersi da «nuove minacce generate dall’egemonismo, dalla politica di potenza e dal neo-interventismo», così come dal terrorismo e dal separatismo. «Le forze anti-cinesi - sottolinea il documento - non hanno mai smesso di cercare di istigare una rivoluzione colorata nel Paese». Il paradosso è che la Cina vede come aggressive contromisure che i Paesi dell’area e gli Stati Uniti hanno adottato (almeno in parte) per rispondere alla sua stessa assertività.

GAVEN NEL MAR CINESE MERIDIONALE COME E DIVENTATO
In un circolo vizioso, la posizione assunta da Pechino finirà per alimentare i timori dei Paesi della regione - che pure dipendono fortemente dall’economia cinese - e pertanto sarà al centro della conferenza annuale sulla sicurezza che si terrà a Singapore (Shangri-la Dialogue) questa settimana e alla quale parteciperanno il segretario alla Difesa statunitense Ash Carter e l’ammiraglio cinese Sun Jianguo, oltre ai vertici militari dei Paesi asiatici.

Già alla fine di aprile, i leader Asean avevano sottoscritto una dichiarazione congiunta dai toni insolitamente allarmati e decisi, nella quale, senza mai citare espressamente Pechino, manifestavano «seria preoccupazione» per le rivendicazioni territoriali nel Mar cinese meridionale, che «potrebbero compromettere la sicurezza e la pace nella regione». Solo tre anni fa, di fronte a una situazione simile, le dieci nazioni del Sudest asiatico non erano invece riuscite a trovare una posizione condivisa. Anche Washington ha alzato i toni e moltiplicato le rassicurazioni ai propri alleati, anche se il rischio di essere trascinata in uno scontro suggerisce cautela.
SENKAKU DIAOYU TIAOYU ISOLE CONTESTATE

Negli ultimi 27 anni, la Cina ha aumentato le spese per la difesa di circa il 10% l’anno. Dal 2003, l’incremento è pari al 175%. Come diretta conseguenza, il Giappone ha messo in discussione il pacifismo della sua Costituzione postbellica e i Paesi della regione hanno gonfiato i propri budget militari. La spesa annua per la difesa sostenuta dai 10 Stati dell’Asean salirà a 52 miliardi di dollari in 5 anni, dai 42 attuali. Gran parte delle risorse andrà alla Marina. La Malesia, per esempio, ha ordinato sei corvette (2,5 miliardi di dollari). Il Vietnam ha acquistato tre sottomarini di fabbricazione russa e ne ha commissionati altrettanti.
ISOLE SENKAKU

Singapore, che ha già quattro sottomarini, ne comprerà due dalla Germania, mentre l’Indonesia ne ha ordinati tre dalla Corea del Sud. Nella lista della spesa compaiono anche mezzi anfibi in grado di trasportare carri armati, elicotteri e truppe. Le Filippine contano di ricevere 10 guardiacoste dal Giappone entro l’anno. Se i costruttori come ThyssenKrupp o Daewoo possono brindare per le commesse in arrivo, il potenziamento delle flotte navali rende imprevedibili le conseguenze di eventuali incidenti in acque sempre più affollate.
ABE JINPING

Nel frattempo si moltiplicano le dimostrazioni di forza e le esercitazioni militari: questo mese Manila e Tokyo hanno tenuto le loro prime manovre congiunte. Più o meno negli stessi giorni, vascelli malesi e statunitensi hanno incrociato le rotte e nelle prossime settimane Giappone, Australia e Stati Uniti si preparano a inscenare nuovi “giochi di guerra”.

Nessun commento: