Muhamad Afzal Ludin
Il
fascino presso il presidente afgano Ashraf Ghani per i generali
dell'esercito del regime comunista è intrigante. Nessuno assocerebbe un
brillante funzionario della Banca Mondiale a una cosa del genere.
All'inizio di aprile, Ghani nominò il Generale Muhamad Afzal Ludin a
ministro della Difesa nel suo gabinetto. Ludin era un uomo di fiducia di
fiducia del Presidente Najibullah durante il regime del PDPA. Il
Generale Ludin ebbe il ruolo chiave di comandante del presidio di Kabul
sotto Najib quando il ritiro delle truppe sovietiche si concluse nel
febbraio 1989. Cinque giorni dopo che l'ultimo soldato sovietico aveva
lasciato il suolo afghano, il 5 febbraio, quando Najib dichiarò
l'emergenza nazionale e ricostituì il Consiglio militar supremo
("Consiglio supremo militare per la difesa della Patria") sotto lo
stretto controllo del partito comunista al governo, il Generale Ludin fu
uno dei tre alti ufficiali scelto per guidare il potente ente. Non
sorprende che i vecchi "muj" di Kabul (compreso il primo ministro
Abdullah Abdullah) trovando la nomina di Ludin troppo da accettare
s'infuriarono. Probabilmente la questione fu l'alibi per bloccare Ghani.
Quando Ludin lo capì, annunciò la decisione di mollare, sostenendo che "alcuni sfruttano la mia candidatura quale scusa per creare problemi al Paese".
Allora Ghani, rimuginando con attenzione nelle successive sei
settimane, annunciava la nuova candidatura alla sfortunata carica di
ministro della Difesa. Anche in questo caso si tratta di un generale
ex-comunista, Masum Stanikzai, che prestò servizio per il regime del
PDPA. Infatti, Stanikzai apparteneva alla linea dura della fazione Khalq del Partito comunista afghano. I Khalqi
erano strana gente, simili al Partito Comunista dell'India (Marxista)
quando i comunisti indiani si scissero nel 1964, rustici, provinciali e
congenitamente militanti (confusi). I Khalqi erano soprattutto pashtun nazionalisti. I sovietici non si sentirono mai a loro con i Khalqi. A differenza della rivale fazione filo-sovietica Parqam, cosmopolita, i Khalqi
erano dei "desi" provenienti dagli strati più bassi della società che
usarono metodi duri e decisi per imporre il loro marxismo agli afgani
riluttanti. Ad un certo punto, inevitabilmente, i servizi segreti
pakistani (e la CIA) considerarono i Khalqi potenziale terreno per
infastidire Mosca. Si ricordi il tentato golpe del Khalq contro Najib, nel 1990, guidato dal ministro della Difesa Shahnawaz Tanai (che poi sarebbe fuggito in Pakistan).
Il parlamento afgano e i "muj" appoggeranno la candidatura di Stanikzai?
Le probabilità sono buone, e vi spiegherò il perché. In poche parole,
Stanikzai ha avuto un profondo cambiamento da quando era un generale
comunista. Attraversò le porte del famoso centro di conversione
statunitense noto come US Institute of Peace, ed oggi è un
politico. Era consigliere per la sicurezza dell'ex- presidente Hamid
Karzai e aveva la fiducia di quest'ultimo come interlocutore chiave con i
"taliban buoni". Era nel gabinetto di Karzai. A dire il vero, Karzai ha
iniziato la gloriosa tradizione di riassumere i luminari del PDPA. Come
è successo? La risposta è semplice: i comunisti afgani erano
l'avanguardia di una società profondamente conservatrice, per
istruzione, professionalità e spirito moderno. Ecco cosa attira Ghani.
Vuole gestire un governo efficiente che dia una buona governance. In
poche parole, anche se fuori dal potere, i comunisti afghani non
potranno mai svanire e certi vengono riassunti. Gli Stati Uniti,
inoltre, non sembrano badare al loro reimpiego da parte dei governi di
Kabul finanziati dal contribuente statunitense. Ironia della sorte, i
militari pakistani trovarono un buon impiego degli ufficiali Khalqi
fuggiti in Pakistan dopo la grande epurazione nel Partito comunista
afghano. L'ISI li ha re-impiegati, mascherandoli da taliban, facendogli
guidare carri armati, volare aeromobili o dirigere l'artiglieria nella
campagna per conquistare l'Afghanistan negli anni novanta. Naturalmente,
non sapremo mai se Stanikzai abbia guidato un carro armato per i
taliban. E se davvero l'ha fatto, conta agli occhi di Ghani solo come
"risorsa strategica".
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