lunedì 25 maggio 2015

PRONTA UNA RIVOLUZIONE COLORATA IN RUSSIA
Redazione | 23-05-2015 Categoria: Esteri Stampa

Di che colore è la rivoluzione che gli Usa hanno preparato per la Russia?

L'ambasciatore americano in Russia John Tefft sarà invischiato in un colpo di stato dalle sembianze di una protesta pubblica, ne è convinto il membro del Club Zinoviev Pavel Rodkin.

Pavel Rodkin, esperto di branding e comunicazione visiva, dottore in Storia dell'Arte e membro del Club Zinoviev dell'agenzia  russa di stampa internazionale "Rossiya Segodnya". La nomina di John Tefft ad ambasciatore degli Stati Uniti in Russia è stata percepita come un possibile passo verso la destabilizzazione della situazione in Russia e in Eurasia nel suo complesso. A differenza di Michael McFaul, Tefft è considerato pragmatico e regista delle rivoluzioni colorate nell'ex Unione Sovietica. Sarà a tal proposito effettuato un nuovo tentativo di rivoluzione colorata in Russia e in che forma? Rispondere a questa domanda è impossibile senza analizzare e comprendere l'evoluzione della stessa tecnologia delle rivoluzioni colorate, che hanno cessato di essere non violente, così come degli strumenti mediatici della moderna guerra umanitaria e d'informazione. Per la Russia il fenomeno delle rivoluzioni colorate è iniziato ed è entrato nell'agenda politica e sociale con la "rivoluzione arancione" a Kiev nel 2004. Proprio la rivoluzione "arancione" ha formato per la società russa l'immagine di una rivoluzione colorata e per molto
tempo ha determinato la relazione verso questo fenomeno.  Nonostante le rivoluzioni colorate si fossero verificate prima (la "rivoluzione delle rose" in Georgia nel 2003) e dopo la "rivoluzione arancione" (due rivoluzioni in Kirghizistan: "dei tulipani" (o "dei limoni" e "dei meloni") nel 2005 mentre nel 2010 la "seconda rivoluzione dei meloni"(o "popolare"), proprio Kiev è diventato per la Russia il punto di partenza per l'utilizzo di nuove tecnologie politiche, sociali ed umanitarie. Proprio allora si è costituita l'idea dell'universalità e dell'onnipotenza delle rivoluzioni colorate. L'immagine non violenta e "di velluto" delle rivoluzioni colorate già da molto tempo non corrisponde più alla realtà. Le stesse denominazioni simboliche, che si formano sulla base del marchio di fabbrica (simboli e colori) delle proteste sono diventate una formalità. Molto spesso le rivoluzioni non hanno una sola identità. Molti nomi hanno le rivoluzioni del 2010 e 2011 in Tunisia: "dei gelsomini", "dei datteri", "della fame", "della baguette", mentre in Egitto "dei meloni", "di Twitter", "dei giovani", "della senape", "dei resort" "delle piramidi", "dei datteri". I media si perdono nei nomi, a dimostrazione dell'atteggiamento cinico verso questi marcatori da parte dei loro committenti. Se si guarda alla storia delle rivoluzioni colorate, diventa evidente la loro natura radicale (ad esempio i tentativi di rivoluzione colorata in Bielorussia nel 2006 e in Moldavia nel 2009). L'ultimo tassello "cronologico" sul mito della pacifica rivoluzione civile non lo ha messo nemmeno l'Ucraina durante Euromaidan tra il 2013 e 2014, ma la Thailandia. In Thailandia le proteste si sono sviluppate con il classico scenario delle rivoluzioni colorate. Le immagini delle proteste a Bangkok nel 2009 hanno riprodotto e fatto ricordare la rivoluzione "arancione" di Kiev nel 2004. Tuttavia, a partire dal 2013, a Bangkok sono iniziati nuovi scontri di piazza e l'escalation del conflitto civile è terminata solo dopo il colpo di stato militare. Gli eventi del 2014 di "Euromaidan" non sono stati una deviazione dallo scenario pacifico, ma l'attuazione tecnica di un piano per un colpo di stato. La rivoluzione colorata è finita come tecnologia non violenta del rovesciamento del potere, tuttavia il suo "appeal" positivo funziona ancora. L'imballaggio simbolico ed informativo rimane un elemento importante del supporto dei media e permette di attribuire ad un banale colpo di stato una forma attraente e nobile di protesta civile. Soprattutto la forma esterna, in assenza di comprensione del reale contenuto, ha così appassionato l'attiva società russa: la classe creativa, gli intellettuali, l'imprenditoria e le elite. Le rivoluzioni colorate sono precedute da una seria preparazione, causata della necessità di formare la percezione di un'immagine negativa delle autorità al potere. Nei riguardi della Russia la fase preparatoria è già iniziata ed è legata con il contesto globale e con i processi nei quali la Russia emerge come centro alternativo di potere. Un esempio di fase aperta della guerra d'informazione è lo schianto del "Boeing" malese in Ucraina. I media occidentali sono usciti con accuse perentorie contro la Russia e personali contro Vladimir Putin, molto prima dei risultati dell'inchiesta ufficiale. È stata creata e lanciata l'immagine inquietante di "assassino" e "nemico". Lo scopo delle tecnologie moderne dei media è la demonizzazione del nemico e la sua disumanizzazione. Infatti la guerra con il "male" giustifica la guerra stessa e le sue vittime. Un altro obiettivo altrettanto importante della guerra d'informazione sono la distruzione e l'isolamento della percezione critica dell'informazione da parte dell'opinione pubblica. I media costruiscono una coscienza acritica e frammentata. Per questo sono costruite le cosiddette reti di contraffazione che sostituiscono le notizie. Così sono fabbricate le notizie dei media occidentali, ad esempio sono ricordate da tutti le "immagini" della guerra dell'8 agosto 2008, quando il bombardamento di Tskhinvali da parte dei lanciarazzi georgiani "Grad" era stato venduto come un attacco dell'esercito russo. Durante la guerra in Libia, i media hanno dovuto inscenare servizi speciali dal Qatar. Quasi tutte le notizie ucraine si basano su falsi e messe in scena. Nonostante la primitività di queste tecniche, l'opinione pubblica ci crede, le foto o i video accompagnati dalla firma appropriata hanno per la società moderna il valore di prove documentali. Ma la cosa che fa più paura è che l'immagine mediatica può servire da vero motivo per l'invasione e la guerra. Le tecnologie colorate nella loro parte di comunicazione saranno efficaci fino a quando la società degli Stati-vittima avrà cognizione della realtà politica, sociale ed economica attraverso categorie mentali unidimensionali introdotte attraverso un complesso sistema di moderno modellizzazione sociale. Lo smarrimento dell'opinione pubblica si crea grazie ad un basso livello di pensiero critico, così come all'ingiustizia sociale e alla disuguaglianza, che vengono utilizzate come motivo fondante delle proteste. La destabilizzazione della situazione in Russia è di natura globale, l'impatto si sentirà nell'Unione Economica Eurasiatica (Bielorussia e Kazakistan), nonché creerà turbolenze nei Paesi BRICS. I media e la parte affaristica dell'élite saranno solo una delle sue guide, così la comprensione delle tecnologie descritte sopra è estremamente importante per l'analisi degli eventi futuri. Le tecnologie di distruzione, che saranno attuate dopo il 2014, possono essere suddivise in due tipi, o meglio "fasi", che non sono necessariamente conseguenti ma si completano perfettamente a vicenda.
1) Gli Stati Uniti amano agire come modello, fino a quando lo scenario favorevole non scomparirà completamente. Ricordiamo che Tefft dal 2005 al 2009 è stato ambasciatore in Georgia e poi in Ucraina dal 2009 al 2013. A questo proposito prenderanno di nuovo vita la "rivoluzione dei nastri bianchi" e lo scenario di Piazza Bolotnaya del 2011-2012. Riprenderanno con rinnovato vigore le proteste "di carnevale", ci sarà una seconda ondata di "separatismo creativo", manifestazioni di protesta, folcloristiche, ecc... 
2) Come mostra la prassi delle rivoluzioni colorate sopra riportate, il carnevale e la protesta simbolica hanno cessato di avere significato. Se gli scontri con la polizia a Mosca nel 2012 erano stati solo un episodio di manifestazioni di protesta, ora diventeranno un fine, verranno alla ribalta non con un nuova simbolica, ma con forme più selvagge di un'identità negativa.Oggi la scommessa dei tecnocrati e dei registi dei colpi di stato è stata fatta sui nazionalisti, radicali, estremisti e terroristi. La protesta contro le politiche liberiste dell'élite sociale possono ripercuotersi contro lo stesso Stato. Sebbene l'esempio molto realistico dell'Ucraina mostri cosa succede quando lo Stato collassa (non siamo lontani dalla Jugoslavia o Libia), il nocciolo della questione sta nel fatto che i fattori esterni assicurano la stabilità sociale e politica. Il "fattore di comprensione" interno, come lo chiama Alexander Zinoviev, che fornisce la reale resistenza della società alle sfide esterne e alle tecnologie di manipolazione, rimane nel suo stato embrionale e casuale. (Cortesia Sputnik)

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