giovedì 25 giugno 2015

E ALLORA I POVERI SAREMMO NOI?

 

E ALLORA I POVERI SAREMMO NOI?

E ALLORA I POVERI SAREMMO NOI?
Io non ho mai visto dalle mie parti (vivo da ‘20 anni in Calabria) qualcuno che entri in un negozio e ordini ‘5 fettine di prosciutto, o due zucchine, o tre panini, ecc… !!!  Da noi, diversamente dal Nord Italia, la gente si vergognerebbe. Qui si compra a cassette.. qui il mangiare è sacro, segno di abbondanza e di prosperità!  Tutti qui hanno una o più case di proprietà, un orto da coltivare, un uliveto, un agrumeto… qui i matrimoni sono fastosi, gioiosi e partecipati, e le varie ricorrenze che si alternano durante l’anno, momento di vera gioia e solidarietà, dove vino e cibo la fanno da padroni. Qui non esistono “barboni”, mendicanti, o organismi pastorali per la promozione della carità (Caritas). E allora i poveri saremmo noi? Ma quando? I veri poveri sono su… al Nord, dove ‘100 super ricchi sfondati, inquinano la media relativa al tenore di vita di milioni di individui in miseria.
E poi abbiamo il sole, il mare, foreste primordiali, acqua di fonte incontaminata, spiagge libere spaventosamente belle e una qualità dell’aria ritenuta la più salubre del continente europeo. E allora i poveri saremmo noi?
Vorrei ricordare ai signori della Padania che in soli cinquant’anni hanno trasformato il loro territorio in un deserto. Pesticidi, diserbanti, antiparassitari e intrugli chimici di ogni genere, hanno, per sempre, resa sterile la terra un tempo più fertile e produttiva del nostro paese. L’uso e l’abuso, poi, di tonnellate di fertilizzanti, di concimi chimici, e alimenti dopati per uso animale, fanno dei prodotti di questa terra, quanto di più inquietante potremmo trovare sulle nostre tavole.
Nell’acqua usata per irrigare campi e prati, sono disperse percentuali inimmaginabili di diossina, metalli pesanti, arsenico, pcb, clorurati, e un’infinita varietà di veleni industriali che una moltitudine di fabbriche fumanti riversano nei fiumi, trasformandoli in cloache a cielo aperto. La loro flatulenza e miasmi, si mescola con l’aria circostante già pregna di CO2 e fumi tossici di ogni natura.
L’Adriatico, a partire dal golfo di Trieste in giù, fino a Bari, è uno fra i mari più inquinati del pianeta. Come non potrebbe essere diversamente, quando la più grande industria chimica d’Europa, vanto dei padani, ha sede nel caotico Nord?
In questa enorme vasca da bagno, si riversano alcuni dei fiumi più tossici d’Europa e del globo terraqueo. Il Po’, fiore all’occhiello della Lega e meta di riti pagano-comici,  accoglie nel suo percorso verso l’Adriatico, affluenti come il Lambro, l’Olona, il Ticino, l’Adda ecc, e infiniti rigagnoli e torrentelli che con il loro carico di bombe chimiche vanno ad aggiungersi alle flatulenze e miasmi del “Grande fiume” padano.
Se a tutto questo, aggiungiamo gli infiniti scarichi delle stazioni balneari e le tonnellate di abbronzanti, creme rassodanti, snellenti, tonificanti e rivitalizzanti (trionfo della chimica) che milioni di bagnanti senza speranza, cospargono sui loro corpi deformati da anni di sedentarietà invalidante al chiuso di asfittici e mortificanti uffici e di malsane fabbriche fumanti,  allora, ogni speranza a trascorrere una vacanza salutare e rigenerante, viene miseramente disattesa.
Ergo, i territori industrializzati che hanno fatto del progresso tecnologico la loro bandiera (noncuranti delle conseguenze e controindicazioni di una tale scelta insensata) pagheranno il prezzo della loro ignoranza e stupidità.

A breve la disoccupazione nel settore dell’industria raggiungerà livelli tali da spazzare via ogni dubbio sulla gravità della situazione attuale.  La pianura Padana, presto, presenterà il “conto” ai suoi abitanti che, ahimé, non sapranno onorare.

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gianni tirelli





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