Mobilitiamoci
uniti contro la politica di austerità e di guerra
Viva la
solidarietà internazionalista!
Da anni, l'UE ed i governi dei suoi differenti paesi impongono ai
lavoratori ed alle masse popolari politiche di austerità. Come risultato della
crisi del sistema capitalista, aggravata da queste politiche di austerità, sono
ormai più di 25 milioni i disoccupati nell'UE; una disoccupazione di massa che
colpisce soprattutto i giovani, condannati alla precarietà, ma anche lavoratori
più anziani, minacciati di sprofondare nella miseria. Una miseria che si
diffonde ovunque, nelle città e nelle campagne. Con queste politiche di
austerità, la "crescita" distrugge sempre più l’occupazione e
arricchisce sempre più i ricchi e i grandi azionisti. Essa è sinonimo di
maggiore precarietà, di riduzione dei salari, di tagli drastici dei bilanci
sociali: la salute, l'educazione, i trasporti pubblici…
Queste politiche neoliberiste sono
attuate dai governi che applicano la "tabella di marcia" del grande
capitale, dell'oligarchia finanziaria che vuole liquidare le conquiste sociali e politiche che la classe operaia, i
lavoratori e i popoli hanno strappato con
decenni di lotte, e che oggi resistono e lottano per mantenerle. I
numerosi trattati e direttive europee, particolarmente il trattato di
Maastricht (e i suoi "criteri di convergenza" che hanno dato vita
all'euro), hanno perseguito ed approfondito questa politica antioperaia e
antipopolare, in nome del dogma della “concorrenza libera e non falsata",
sinonimo di concorrenza organizzata di tutti contro tutti, di dumping sociale,
di "liberalizzazione del mercato del lavoro", sinonimo di libertà di
licenziare per i padroni, di supesfruttamento dei lavoratori e di
precarizzazione.
Che si chiamino "Legge di
mobilità" di Rajoy, "Jobs act " di Renzi, "Legge
Hartz " in Germania, "Legge Macron" in Francia… queste
controriforme mirano tutte ad abbassare il prezzo della forza-lavoro, a
facilitare i licenziamenti, a sviluppare ancor più la flessibilità, a rimettere
in discussione i diritti collettivi dei lavoratori.
Negli ultimi anni, è stata la
"crisi del debito" ad essere usata come pretesto per le politiche di
privatizzazione, per tagli consistenti delle spese sociali, per la liquidazione
dei meccanismi di protezione sociale, che sono invece più che mai necessari per
le grandi masse impoverite. Sono anzitutto le donne degli strati popolari, le
donne lavoratrici, ad essere le prime vittime della liquidazione dei servizi
pubblici.
Non sono le masse popolari a essere
responsabili di questi debiti. I debiti sono la conseguenza dei miliardi di
denaro pubblico utilizzato per salvare le banche e aiutare i grandi monopoli a
diventare sempre più potenti, per finanziare la corsa al riarmo, i "grandi
progetti” inutili per le popolazioni, ma assai profittevoli per i monopoli che
li realizzano e li gestiscono.
Il rifiuto di queste politiche
nazionali e europee di austerità è generale. Si esprime nelle resistenze
operaie e popolari, nelle mobilitazioni, negli scioperi… che hanno per
obiettivo le conseguenze di tali politiche. Si traducono anche a livello
elettorale, particolarmente attraverso l'astensione assai elevata negli strati
popolari che rinnegano i partiti di governo, siano essi di destra o
socialdemocratici.
Alcuni partiti populisti di destra, e
di estrema destra, capitalizzano elettoralmente una parte di questa
contestazione, per deviarla in "soluzioni" che evitano di prendere di
mira il sistema capitalista e che sviluppano il nazionalismo, la divisione e la
xenofobia. Se alcuni di questi partiti non nascondono i loro riferimenti
parafascisti, o addirittura apertamente fascisti, altri si mascherano dietro
discorsi che sembrano più "sociali".
Ma questo rifiuto si esprime anche in modo progressista, specialmente
attraverso il sostegno dato alle forze che prendono posizione contro le
politiche di austerità, contro il pagamento a vita del debito, contro i diktat
del FMI, del BCE, dell'UE e dei poteri imperialisti in Europa.
Siamo
solidali con la lotta del popolo greco e denunciamo il ricatto dei dirigenti dell'UE
È quello che è successo in Grecia, con
la vittoria di Syriza al momento delle elezioni dello scorso gennaio.
Il semplice fatto di aver manifestato
la volontà di "rinegoziare" il debito, di aver annunciato la fine
della politica di mega-austerità imposta dalla Troika, ha scatenato un'intensa
campagna di intromissioni, di ricatti… da parte di tutti i capi dei paesi
dell'UE, dei responsabili del FMI e delle istituzioni europee per imporre i
proseguimento della politica di austerità.
L'odio di questi dirigenti si spiega
con il fatto che non vogliono in nessun caso che un popolo si rifiuti di
continuare a subire quella politica di austerità che impongono ai “loro” stessi
popoli. Non vogliono che la lotta dei lavoratori, del popolo e della gioventù
di Grecia possa servire da esempio per gli altri popoli. Devono evitare a tutti
i costi l'effetto del "contagio" che questa resistenza può
determinare. Questo è il motivo per cui vogliono piegare il governo greco.
Non è possibile resistere a questa
torchiatura senza la mobilitazione dei lavoratori e del popolo greco. E’
indispensabile svilupparla!
Ma occorre anche che la solidarietà dei
lavoratori e dei popoli, particolarmente in Europa, cresca. A tal fine
lavoriamo, assieme a tutte le forze politiche, sindacali, sociali che
condividono questo obiettivo.
Dobbiamo denunciare e dobbiamo
aumentare la pressione sui governi dei paesi dell'UE, particolarmente quelli
delle potenze imperialiste, come la Germania e la Francia, per far cessare
questa politica di ricatto nei confronti della Grecia.
Dobbiamo esigere l'annullamento dei
debiti della Grecia.
Dobbiamo sviluppare la lotta contro le
stesse politiche di austerità in tutti i paesi.
Abbasso
"l'Europa fortezza"!
Ogni giorno, barconi carichi di
migranti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente si rovesciano, provocando
decine di morti. Se riescono ad entrare in una UE che non smette di erigere
muri, barriere poliziesche e militari… si ritrovano perseguitati e assediati da
tutte le polizie dei paesi dell'UE. Sono obbligati a nascondersi e a vivere in
condizioni disumane. Sono anche il bersaglio dei partiti e delle organizzazioni
di estrema destra e fascisti che organizzano campagne razziste e xenofobe, sul
tema del pericolo dell’ “invasione" dei rifugiati.
Questi rifugiati, uomini, donne,
bambini, fuggono dalla miseria e dalle guerre. Vengono dalla Siria, dal Corno
d’Africa, dai paesi del Sahel… in breve, dai paesi dove le grandi potenze
imperialiste conducono le guerre. Dietro il pretesto della "lotta contro
il terrorismo", c'è la guerra per il controllo delle risorse minerarie e
petrolifere, il controllo di zone strategiche, ci sono le rivalità tra le
grandi potenze e i loro alleati locali.
In altre parole, i guerrafondai sono i
principali responsabili di questa immigrazione.
Mentre le popolazioni danno prova di
solidarietà, come in Italia, accogliendo i migranti, i governi mettono in atto
politiche sempre più reazionarie, mirando a "prevenire
l'immigrazione" e a criminalizzare tutti coloro che sono solidali con i
migranti.
No alla politica di tensione e di guerra!
Numerosi Stati dell'UE partecipano alle
guerre imperialiste in Africa e in Medio Oriente.
La volontà dei dirigenti delle potenze
imperialiste europee di integrare l'Ucraina nella sfera di influenza economica
e politica dell'UE, l'ingerenza diretta dell'imperialismo USA attraverso
l’aumento della forza della NATO alle frontiere della Russia, e il sostegno
dato al governo reazionario di Kiev e alle forze reazionarie e fasciste in
Ucraina, hanno portato a una situazione di grande tensione alle frontiere
stesse dell'UE.
Attualmente si assiste a un
"reimpegno" della NATO in Europa, sostenuto con forza dai capi di
molti paesi dell'est europeo, particolarmente la Polonia e i paesi baltici. Ciò
si accompagna all'incremento dei loro bilanci militari.
Da diversi anni l'imperialismo USA fa
pressione sui suoi alleati affinché essi "condividano il peso della
difesa".
Il pericolo di guerra in Europa è
reale.
Esigiamo l'annullamento del trattato
che lega l'Ucraina all'UE, un trattato che sottomette i lavoratori ed i popoli
dell'Ucraina ai diktat economici e politici dell'UE.
Denunciamo la politica di confronto
militare con la Russia ed esigiamo il ritiro dei mezzi dispiegati dalla NATO in
questa regione.
Chiamiamo a sviluppare la mobilitazione
per l'uscita dalla NATO, braccio armato dell'imperialismo USA e dei suoi
alleati, un passo importante versa la sua
dissoluzione.
Chiamiamo ovunque a sviluppare la
mobilitazione contro l’aumento delle spese di guerra.
Denunciamo
la realizzazione di Stati sempre più polizieschi
L'implicazione di numerose potenze
imperialiste d'Europa nelle "guerre contro il terrorismo", dal Medio
Oriente al Sahel, si accompagna alla messa a punto di meccanismi di
sorveglianza e controllo di massa, al coordinamento sempre più stretto tra i
servizi di polizia, i servizi di spionaggio civili e militari, in legame coi
servizi USA, particolarmente attraverso la NATO.
In tutti i paesi, si assiste al
rafforzamento della criminalizzazione della "contestazione sociale",
alla rimessa in discussione delle libertà democratiche, soprattutto nel campo
del diritto di sciopero, del diritto di organizzazione e di manifestazione. Gli
attacchi si concentrano contro le organizzazioni e i sindacalisti combattivi
che denunciano la collaborazione di classe dei dirigenti che
"negoziano" col padronato ed il governo l’applicazione delle
politiche di austerità.
Facciamo appello a denunciare ed a
combattere la fascistizzazione degli Stati, che si sta sviluppando.
Crolla il mito dell'Europa della pace e della prosperità condivisa
La crisi in Europa acutizza le
contraddizioni al suo interno: tra gli Stati, all’interno di ogni paese, e più
in generale, tra le classi sociali. Le disuguaglianze crescono, le tensioni si
esasperano.
I meccanismi economici messi in atto
dall'UE e l’eurozona, amplificano lo sviluppo ineguale e pongono sempre più, in
maniera aperta, la questione del mantenimento dell’eurozona esistente.
Nei paesi dove i popoli si sono
espressi contro l'entrata nell’eurozona, o contro l'entrata nell'UE, questa
opposizione non smette di crescere.
Paesi che avevano intenzione di
integrarsi nella UE, rinunciano, come nel caso dell’Islanda.
Dovunque si sviluppa l'opposizione
all'UE, alla sua politica, al suo funzionamento antidemocratico, e, in settori
sempre più importanti, questa contestazione investe anche la sua volontà di
porsi come blocco imperialista, in concorrenza sempre più acuta con altre
grandi potenze, sempre più aggressivo sul piano economico e politico nei
confronti dei paesi dominati dell’Africa, dell'Asia, dell'America Latina…
Cresce ovunque anche la coscienza che
non è possibile cambiare l'UE dall'interno per farne una cosiddetta istituzione
progressista, al servizio dei popoli.
Questo è il motivo per cui difendiamo,
senza riserve né condizioni, il diritto dei popoli a rompere con l'UE, l'euro e
tutti i suoi meccanismi politici ed economici.
Parigi, giugno 2015.
Organizzazione per
la Costruzione del Partito Comunista degli Operai di Germania
Partito Comunista
degli Operai di Danimarca - APK
Partito Comunista
di Spagna (marxista-leninista) – PCE (m-l)
Partito Comunista
degli Operai di Francia - PCOF
Movimento per la
riorganizzazione del Partito Comunista di Grecia (1918-1955)
Piattaforma
Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia
Organizzazione
Marxista-Leninista Revolusjon di
Norvegia
Partito del Lavoro
(EMEP) di Turchia
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