Orso: rabbia e odio esploderanno, al rogo servi e traditori
Più passa il tempo, più le osservazioni della realtà socio-politica
italiana ed europea mediterranea mi spingono a trarre una sola
conclusione: ci sarà una Rivoluzione, forse un dì ma non ora, e sarà
inevitabilmente sanguinosa, con un tasso altissimo di violenza per
regolare conti, sociali e politici, rimasti troppo a lungo in sospeso.
Non so come e non so chi la farà, quella benedetta Rivoluzione, ma ci
saranno grandi e catartici spargimenti di sangue, perché le abbiette
falangi del collaborazionismo neoliberista avranno imperversato per
interi lustri incontrastate, vessando e addirittura torturando le
popolazioni. Rabbia e odio da troppo covano sotto le ceneri, senza
trovare uno sfogo, mescolate a un senso diffuso di abbandono a se
stessi, di concreta impotenza politica,
d’impossibilità di determinare il proprio futuro. C’è la schizofrenia,
suscitata ad arte dal sistema, di una realtà “reale” completamente
divergente da quella virtuale dipinta dai media.
Ci sono prigioni dai muri altissimi, conseguenza del ricatto economico,
della paura di “fallire” individualmente e degli stili di vita
truffaldini imposti in un habitat neocapitalistico.
Il darwinismo sociale più feroce fa da contraltare ai risibili e vuoti diritti
liberaldemocratici, mantenuti in vita propagandisticamente. La
competizione pleistocenica fra dominati, per la pagnotta, che il dominio
del mercato ha scatenato non porta alla civiltà, ma al suo esatto
contrario. Darwinismo sociale senza welfare
e competizione esasperata per una “pagnotta” sempre più misera sono il
destino delle classi dominate, come in tanti, pur confusamente,
dovrebbero aver intuito. Le “aspettative decrescenti” si sostituiscono
prepotentemente, se permane in chi giudica un po’ di senso della realtà,
a quelle crescenti di fine novecento, mentre procede il grande travaso
di risorse dal lavoro (e dal piccolo capitale produttivo) al grande
capitale finanziario. Nel nostro lembo d’Occidente, l’euro ha proprio
questa specifica funzione di esproprio e impoverimento massivo. Grecia,
Portogallo e persino Italia non dovrebbero più esistere, secondo la
classe globale dominante che manovra la Troika, perché inutili alla
creazione del valore finanziaria, azionaria e borsistica.
Lo
smottamento sociale continua, “ma il Re del Mondo ci tiene prigioniero
il cuore” [“Il Re del Mondo”, Franco Battiato]. I mendicanti di
Baudelaire, nel ventre della Parigi ottocentesca, avevano migliori
prospettive dei nostri precari alla canna del gas. Distrutto il futuro e
ottenebrate le menti, il neocapitalismo finanziario gestisce attraverso
il mercato la politica,
l’alimentazione, la biologia, la chimica, le nanotecnologie, la
balistica, la teologia. Una superfetazione finanziaria, che esplode
periodicamente in bolle e travolge i confini e le resistenze, rischia di
annichilire il pianeta. La trasformazione dell’uomo è in pieno corso,
ed è una diminuzione senza scampo. Magari fosse soltanto il passaggio da
consumatore/produttore a precario/escluso, o la discesa in una nuova
classe inferiore, nella parte più bassa della piramide sociale. “Sotto
il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più
uguale ai pesci. I miei capelli diventano alghe” [“Plancton”, Franco
Battiato].
E’
L’Italia che sconta la peggior manipolazione culturale-antropologica
delle neoplebi precarie, sorta di futuri “schiavi autosussistenti” (che
dovranno badare da soli alla propria sopravvivenza, pur essendo schiavi,
senza alcun intervento del padrone) costretti a lavorare o
semplicemente a campare con 400 euro il mese, o anche di meno. I segnali
sono evidenti, perché è qui che si afferma senza contrasti la sinistra
neoliberista più forte d’Europa
(piddì), al soldo di Goldman Sachs e di Soros, non ci sono sommosse
sociali, disordini di piazza, movimenti extraparlamentari apertamente
contro, attivi e inquieti. C’è soltanto il nulla della dominazione
neocapitalistica, condito con uno dei più alti tassi di corruzione del
mondo (e le due cose sono collegate). Sarà l’Italia il banco di prova
importante, in Occidente, del trionfo neocapitalista, perché non basterà
la trasformazione in semi-Stato, espropriato di qualsivoglia sovranità e
retto da infami collaborazionisti subpolitici (piddì). Si arriverà allo
stadio finale, attraverso il commissariamento definitivo a cura della
Troika e un esecutivo “ponte”, nominato ed esplicitamente straniero.
Preludio alla dissoluzione finale delle istituzioni e al dominio dei
“mercati & investitori”, esercitato in loro nome e per loro conto
dagli organi sopranazionali della mondializzazione.
I
collaborazionisti subpolitici serviranno ancora all’inizio dello stadio
finale, per ratificare in Parlamento le decisioni prese dalle élite.
Questo sarà il misero ruolo, prima della sua scomparsa, della “sinistra
più forte d’Europa”
(piddì). Non “Romperemo l’asfalto con dei giardini colorati”
[“Paranoia”, Franco Battiato], perché il riscatto sarà duro e difficile,
soprattutto se il “risveglio” avverrà fuori tempo massimo. Dopo lustri
d’inerzia della popolazione, torturata dai servi del grande capitale
finanziario (sinistra neoliberista, piddì) e ingannata da gruppi
parlamentari d’opposizione politicamente corretta (cinque stelle), dopo
la latitanza di nuove élite rivoluzionarie disposte a rischiare per
scardinare il sistema, la Rivoluzione in extremis (in punto di morte,
letteralmente) se ci sarà non potrà che essere violentissima, costellata
di roghi e di stragi di collaborazionisti, catartica come non mai, ma
sommamente incerta negli esiti. Le masse straccione mosse dalla rabbia
non saranno i mugik di Lenin, ma ci assomiglieranno un po’, complice la
fame (quella vera) che farà capolino fra un po’, nell’Italia che si
avvicinerà alla Grecia.
Saranno,
costoro, più feroci dei contadini poveri dell’Ottobre Rosso, nel remoto
1917, perché in una sola generazione avranno perso troppo – lavoro,
reddito, futuro, dignità e diritti,
cose che i contadini russi del ’17 non avevano e non si sognavano
neppure. Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora
(forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi. Non
so quali gruppi e quali forze politico-sociali guideranno le masse
inferocite, e con quali programmi alternativi (keynesiano
dirigista-assistenziale, neocomunista?). Di certo non saranno quelli che
vediamo oggi, alla guida di opposizioni finte e vigliacche – Landini,
Civati, Vendola, Fassina, Cuperlo, in una la “sinistra radicale” –
semplicemente inutili – il cinque stelle, Di Maio, Di Battista – o
deboli perché prigioniere della liberaldemocrazia – nel nostro caso
Salvini. Forse stanno aspettando, nell’ombra, ancora inconsapevoli del
ruolo che affiderà loro la storia,
o forse lasceranno l’opposizione debole, ingabbiata dal sistema, per
seguire altre strade, più radicali e cruente. Dalle opposizioni finte e
vigliacche e da quelle inutili, invece, non dovremo aspettarci niente di
buono. Andranno rapidamente verso l’estinzione.
(Eugenio Orso, “Una rivoluzione sanguinosa”, da “Pauper Class” del 7 giugno 2015).
Più passa il tempo, più le osservazioni della realtà socio-politica
italiana ed europea mediterranea mi spingono a trarre una sola
conclusione: ci sarà una Rivoluzione, forse un dì ma non ora, e sarà
inevitabilmente sanguinosa, con un tasso altissimo di violenza per
regolare conti, sociali e politici, rimasti troppo a lungo in sospeso.
Non so come e non so chi la farà, quella benedetta Rivoluzione, ma ci
saranno grandi e catartici spargimenti di sangue, perché le abbiette
falangi del collaborazionismo neoliberista avranno imperversato per
interi lustri incontrastate, vessando e addirittura torturando le
popolazioni. Rabbia e odio da troppo covano sotto le ceneri, senza
trovare uno sfogo, mescolate a un senso diffuso di abbandono a se
stessi, di concreta impotenza politica,
d’impossibilità di determinare il proprio futuro. C’è la schizofrenia,
suscitata ad arte dal sistema, di una realtà “reale” completamente
divergente da quella virtuale dipinta dai media.
Ci sono prigioni dai muri altissimi, conseguenza del ricatto economico,
della paura di “fallire” individualmente e degli stili di vita
truffaldini imposti in un habitat neocapitalistico.Il darwinismo sociale più feroce fa da contraltare ai risibili e vuoti diritti liberaldemocratici, mantenuti in vita propagandisticamente. La competizione pleistocenica fra dominati, per la pagnotta, che il dominio del mercato ha scatenato non porta alla civiltà, ma al suo esatto contrario. Darwinismo sociale senza welfare e competizione esasperata per una “pagnotta” sempre più misera sono il destino delle classi dominate, come in tanti, pur confusamente, dovrebbero aver intuito. Le “aspettative decrescenti” si sostituiscono prepotentemente, se permane in chi giudica un po’ di senso della realtà, a quelle crescenti di fine novecento, mentre procede il grande travaso di risorse dal lavoro (e dal piccolo capitale produttivo) al grande capitale finanziario. Nel nostro lembo d’Occidente, l’euro ha proprio questa specifica funzione di esproprio e impoverimento massivo. Grecia, Portogallo e persino Italia non dovrebbero più esistere, secondo la classe globale dominante che manovra la Troika, perché inutili alla creazione del valore finanziaria, azionaria e borsistica.
Lo smottamento sociale continua, “ma il Re del Mondo ci tiene prigioniero il cuore” [“Il Re del Mondo”, Franco Battiato]. I mendicanti di Baudelaire, nel ventre della Parigi ottocentesca, avevano migliori prospettive dei nostri precari alla canna del gas. Distrutto il futuro e ottenebrate le menti, il neocapitalismo finanziario gestisce attraverso il mercato la politica, l’alimentazione, la biologia, la chimica, le nanotecnologie, la balistica, la teologia. Una superfetazione finanziaria, che esplode periodicamente in bolle e travolge i confini e le resistenze, rischia di annichilire il pianeta. La trasformazione dell’uomo è in pieno corso, ed è una diminuzione senza scampo. Magari fosse soltanto il passaggio da consumatore/produttore a precario/escluso, o la discesa in una nuova classe inferiore, nella parte più bassa della piramide sociale. “Sotto il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci. I miei capelli diventano alghe” [“Plancton”, Franco Battiato].
E’ L’Italia che sconta la peggior manipolazione culturale-antropologica delle neoplebi precarie, sorta di futuri “schiavi autosussistenti” (che dovranno badare da soli alla propria sopravvivenza, pur essendo schiavi, senza alcun intervento del padrone) costretti a lavorare o semplicemente a campare con 400 euro il mese, o anche di meno. I segnali sono evidenti, perché è qui che si afferma senza contrasti la sinistra neoliberista più forte d’Europa (piddì), al soldo di Goldman Sachs e di Soros, non ci sono sommosse sociali, disordini di piazza, movimenti extraparlamentari apertamente contro, attivi e inquieti. C’è soltanto il nulla della dominazione neocapitalistica, condito con uno dei più alti tassi di corruzione del mondo (e le due cose sono collegate). Sarà l’Italia il banco di prova importante, in Occidente, del trionfo neocapitalista, perché non basterà la trasformazione in semi-Stato, espropriato di qualsivoglia sovranità e retto da infami collaborazionisti subpolitici (piddì). Si arriverà allo stadio finale, attraverso il commissariamento definitivo a cura della Troika e un esecutivo “ponte”, nominato ed esplicitamente straniero. Preludio alla dissoluzione finale delle istituzioni e al dominio dei “mercati & investitori”, esercitato in loro nome e per loro conto dagli organi sopranazionali della mondializzazione.
I collaborazionisti subpolitici serviranno ancora all’inizio dello stadio finale, per ratificare in Parlamento le decisioni prese dalle élite. Questo sarà il misero ruolo, prima della sua scomparsa, della “sinistra più forte d’Europa” (piddì). Non “Romperemo l’asfalto con dei giardini colorati” [“Paranoia”, Franco Battiato], perché il riscatto sarà duro e difficile, soprattutto se il “risveglio” avverrà fuori tempo massimo. Dopo lustri d’inerzia della popolazione, torturata dai servi del grande capitale finanziario (sinistra neoliberista, piddì) e ingannata da gruppi parlamentari d’opposizione politicamente corretta (cinque stelle), dopo la latitanza di nuove élite rivoluzionarie disposte a rischiare per scardinare il sistema, la Rivoluzione in extremis (in punto di morte, letteralmente) se ci sarà non potrà che essere violentissima, costellata di roghi e di stragi di collaborazionisti, catartica come non mai, ma sommamente incerta negli esiti. Le masse straccione mosse dalla rabbia non saranno i mugik di Lenin, ma ci assomiglieranno un po’, complice la fame (quella vera) che farà capolino fra un po’, nell’Italia che si avvicinerà alla Grecia.
Saranno, costoro, più feroci dei contadini poveri dell’Ottobre Rosso, nel remoto 1917, perché in una sola generazione avranno perso troppo – lavoro, reddito, futuro, dignità e diritti, cose che i contadini russi del ’17 non avevano e non si sognavano neppure. Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora (forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi. Non so quali gruppi e quali forze politico-sociali guideranno le masse inferocite, e con quali programmi alternativi (keynesiano dirigista-assistenziale, neocomunista?). Di certo non saranno quelli che vediamo oggi, alla guida di opposizioni finte e vigliacche – Landini, Civati, Vendola, Fassina, Cuperlo, in una la “sinistra radicale” – semplicemente inutili – il cinque stelle, Di Maio, Di Battista – o deboli perché prigioniere della liberaldemocrazia – nel nostro caso Salvini. Forse stanno aspettando, nell’ombra, ancora inconsapevoli del ruolo che affiderà loro la storia, o forse lasceranno l’opposizione debole, ingabbiata dal sistema, per seguire altre strade, più radicali e cruente. Dalle opposizioni finte e vigliacche e da quelle inutili, invece, non dovremo aspettarci niente di buono. Andranno rapidamente verso l’estinzione.
(Eugenio Orso, “Una rivoluzione sanguinosa”, da “Pauper Class” del 7 giugno 2015).
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