mercoledì 1 luglio 2015

NASCE A BARI UNA SEZIONE DEL PCL


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NASCE A BARI UNA SEZIONE DEL PCL

28 Giugno 2015
bari
Uno spettro si aggira per la Puglia: lo spettro del Partito Comunista dei Lavoratori.

A seguito di un processo di progressivo radicamento in Puglia, con la nascita di due nuove sedi nella provincia di Taranto, nasce anche a Bari una sezione del Partito Comunista dei Lavoratori, nella quale sono confluiti diversi compagni provenienti dalle fallimentari esperienze dei partiti socialdemocratici italiani, in particolare Rifondazione Comunista e SEL.

A Bari la nascita di un partito marxista rivoluzionario assume un significato molto particolare, essendo questa la terra dove, dieci anni fa, Nichi Vendola, leader di uno dei partiti della “sinistra radicale”, si imponeva come governatore delle Puglie e veniva acclamato da masse di lavoratori festanti che, invano, riponevano in lui la speranza di un futuro meno incerto. A bilancio di questa decennale e fallimentare esperienza riformista, il totale asservimento al modo di produzione capitalistico del sistema di potere politico della sinistra radicale, da SEL a PRC-Federazione della Sinistra, ha drammaticamente contribuito all'abbassamento del livello di coscienza della classe operaia e contadina pugliese, gran parte della quale, peraltro, pesantemente devastata dalla crisi economica europea e ormai per lo più sottoproletarizzata. Il recente successo elettorale, in terra di Puglia, del leghista Salvini e la scarsa affluenza elettorale sono, in gran parte, ascrivibili al tradimento delle speranze suscitate nella classe operaia dall'affermazione di una sinistra che era radicale solo nei simboli e negli intenti, non certo nei fatti.
Le grandi capacità oratorie di Vendola avevano infatti destato speranze e illusioni nell'immaginario sia della classe operaia pugliese che di tanti compagni e compagne che, in buona fede, militavano in SEL e Rifondazione Comunista. Tuttavia, con l'attuazione delle politiche regionali, il vero contenuto della proposta politica del centrosinistra pugliese, totalmente subalterno rispetto agli interessi delle classi dominanti, si è ben presto svelato in tutta la sua tragica inconsistenza. La continua concertazione delle sorti e della salute degli operai dell'ILVA attraverso relazioni amicali tra Vendola e i padroni della fabbrica è il paradigma della sudditanza della cosiddetta sinistra radicale ai voleri della classe padronale.
Nell'ambito di questa parabola discendente, negli ultimi anni si è addirittura osservato uno spostamento ulteriore verso destra di SEL, culminato con la firma, a ridosso delle elezioni politiche del 2013, del programma PD di Bersani che imponeva il mantenimento dei patti di stabilità lacrime e sangue dettati dal capitalismo finanziario europeo.
Esattamente in modo antitetico rispetto alla narrazione poetica del leader di SEL, tutta la cosiddetta sinistra radicale pugliese, da SEL a PRC, si è dunque completamente accodata alle richieste del capitalismo italiano di imponenti tagli alla spesa pubblica, con l'unico vero obiettivo, ovviamente non dichiarato, di mantenere le poltrone nei vari governi locali e nazionali. Persino alle ultime elezioni regionali pugliesi sia SEL che PCDI hanno sostenuto il candidato del PD Emiliano alla guida della regione, mentre, contemporaneamente, criticavano le politiche di Renzi a livello nazionale.
In Puglia, a pagare il salatissimo conto della narrazione vendoliana sono state principalmente le classi meno abbienti, con la sottoproletarizzazione di consistenti pezzi di classe operaia e un generale impoverimento del ceto medio. In questi anni i cittadini pugliesi hanno assistito impotenti alla chiusura di decine di ospedali pubblici, al costo esorbitante dei servizi sanitari e all'incremento dei tempi di attesa (mesi o addirittura anni) per le visite specialistiche nei rimasugli di sanità pubblica sopravvissuta. Tutto questo mentre i soldi pubblici venivano utilizzati per continuare a finanziare la sanità privata.
Le politiche delle giunte comunali baresi di centro sinistra, guidate prima da Emiliano e poi da Decaro non sono state in grado, peraltro, di attutire l'impatto della crisi economica, sicché i livelli di disoccupazione nella città di Bari hanno toccato punte record del 18%, con livelli di disoccupazione di oltre il 40% nella popolazione giovanile, in un quadro di progressiva deindustrializzazione.
Nel contempo le condizioni di vita nelle campagne della provincia barese sono rimaste inalterate nella loro struttura feudale, con un sistema di bracciantato agricolo sottopagato e vessato dal più bieco caporalato.
Persino sul versante dei diritti umani, li' dove la narrazione vendoliana aveva raggiunto vette inarrivabili, il fallimento delle politiche solidaristiche della buona e bella borghesia barese è sotto gli occhi di tutti. A chiunque capitasse di fare un giro in città, salterebbe subito agli occhi il contrasto tra i bellissimi e lussuosi palazzi antichi del centro murattiano barese e la ghettizzazione di oltre 200 migranti in una lercia tendopoli, fredda di inverno e maleodorante d'estate, nel limitrofo “quartiere libertà”. Per non parlare deL CIE posto alla periferia della città, vero e proprio lager dove vengono segregati in condizioni disumane centinaia di diseredati, scappati dalle guerre e dalle carestie africane.

Chi conosce le tristi vicende dei partiti socialdemocratici europei del 900, tuttavia, non rimane affatto sorpreso dalla totale incapacità della “sinistra radicale” pugliese di avviare un progetto di trasformazione della società a favore delle classi meno abbienti. Al contrario, la parabola discendente della “sinistra radicale” pugliese è l'ulteriore conferma, se ve ne fosse bisogno, che l'unica sinistra in grado di trasformare in senso socialista la società deve necessariamente opporsi ad ogni accordo di potere con i partiti della borghesia. L'unica sinistra che può operare una positiva trasformazione delle condizioni di vita dei lavoratori non può cioè pensare di conciliare gli interessi dei lavoratori con quelli dei padroni. I fatti pugliesi dimostrano, per l'ennesima volta, che l'indipendenza politica del movimento operaio è l'unica strada per un cambiamento positivo nelle condizioni di vita dei lavoratori. Solo l'abbattimento del sistema dei profitti e la nascita di un governo dei lavoratori può consentire una trasformazione verso migliori condizioni di vita dell'umanità.
Ed è esattamente questa la ragione per la quale nasce, si costruisce e si va a radicare a Bari, come precedentemente in tutta Italia, una significativa e combattiva presenza del PCL, l'unico partito che non ha mai accettato logiche di subalternità rispetto ai partiti della borghesia e si è sempre speso in difesa degli interessi degli sfruttati. Ed è particolarmente significativo che tanti compagni delusi, provenienti dalle esperienze di SEL e Rifondazione Comunista, abbiano abbandonato le illusioni riformiste e contribuito alla formazione del PCL a Bari.
La nascita di una sezione del PCL a Bari costituisce dunque una straordinaria occasione di ricomposizione di una identità comunista per tanti compagni, giovani e meno giovani, che in buona fede avevano invano riposto in SEL o in quel che resta di Rifondazione Comunista le loro speranze di trasformazione radicale della società.
A partire da un programma di inequivocabile rottura con il sistema capitalistico e di indipendenza di classe nasce quindi anche a Bari, finalmente, una casa comune dei comunisti, democratica e non settaria, che vuole rappresentare il punto di incontro e di confronto di migliaia di operai, contadini, studenti, lavoratori, disoccupati, migranti e diseredati, con il fine di sviluppare un progetto di rottura con le classi dominanti e una trasformazione socialista della società italiana.
L'invito a partecipare, controcorrente, all'elaborazione di un progetto comunista nel PCL di Bari, nell'ambito dei principi del marxismo rivoluzionario, è rivolto in particolare sia a quei compagni baresi profondamente delusi dalle politiche trasformiste delle dirigenze nazionali e locali di PRC e di SEL, che a tutta la galassia giovanile delle organizzazioni studentesche e dei gruppi autonomi della sinistra, con lo scopo di formare avanguardie che sappiano operare nelle laceranti contraddizioni del capitalismo e contribuire al suo abbattimento.
Salvatore de Lorenzo- PCL Bari

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