lunedì 10 agosto 2015

Francia, Calais rimane sotto assedio


Migranti a Ventimiglia

Francia, Calais rimane sotto assedio

© AFP 2015/ JEAN-CHRISTOPHE MAGNENET
Mondo
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Da un po’ di settimane la città di Calais, nel Nord della Francia, rimane sotto assedio a causa degli immigrati che in tutti i modi cercano di raggiungere la Gran Bretagna. Da qui devono fare soltanto 34 chilometri.

Gran Bretagna attira i profughi, perché qui i tempi di esame delle domande di asilo sono molto più brevi che in altri paesi. Finché dura la procedura, gli immigrati possono restare nel paese, ricevono casa e sussidio. Un altro motivo è il mercato del lavoro inlgese, dove trovare un lavoro, anche in nero, è molto più facile.
In Francia, anche dopo anni di attesa, il risultato può essere negativo. Eppure gli immigrati continuano a sbarcare a Calais. C'è ormai un'intera città di 14 ettari, dove vivono profughi provenienti dal Sudan, Eritrea, Afghanistan, Pakistan, Iran, Iraq, Nigeria, Somalia e da molti altri paesi.
"I poveri qui non ci sono. Si tratta di persone appartenenti alla classe media o forse anche a ceti più agiati. Di soldi ne hanno, perché per arrivare fin qui devono pagare", — ha spiegato François dell'associazione Auberge aux migrants, che aiuta gli immigrati. L'età media degli immigrati è compresa tra i 20 e i 30 anni, anche se non mancano persone più anziane e bambini. "Molti hanno studiato. Conosco un medico siriano, ci sono poi parecchi ingegneri, agronomi, insegnanti, psicologi, traduttori", — ha spiegato il volontario.
Col calar del buio i profughi lasciano il centro di accoglienza e percorrono a piedi alcuni chilometri, fino all'eurotunnel sotto la Manica. Si mettono in moto senza bagagli, prendendo solo uno zaino o una borsa. In due o a piccoli gruppi raggiungono le grate di sicurezza che proteggono gli accessi al tunnel. Poi tagliano il ferro e passano sotto o sopra, cercando di non toccare il filo spinato. Ora devono saltare su un TIR o un treno che sta entrando nel tunnel.
Certe notti vengono registrati più di 2000 tentativi di introdursi nel tunnel, quando la situazione è più tranquilla, soltanto alcune centinaia. Può succedere che nel tunnel entrino contemporaneamente 200 immigrati, ma il più delle volte soltanto alcune decine, talvolta nessuno. C'è chi cerca di farlo alcune volte nello stesso giorno e continua a tentare fino a quando la salute glielo consente: la polizia francese, che sta difendendo il tunnel, non si fa scrupoli a usare manganelli e gas lacrimogeni.
La città di Calais però è tranquilla.
Un migrante dorme in una tenda vicino a Calais, Francia.
Un migrante dorme in una tenda vicino a Calais, Francia.
"Mi dispiace tanto per queste persone, molte di loro periscono nel buio sotto le ruote delle macchine. I morti sono parecchi, ma non ne scrive nessuno. In realtà è un problema grosso che deve essere risolto. Tuttavia la Gran Bretagna non vuole far entrare queste persone, mentre l'Europa non se ne occupa"
ha detto una giovane abitante di Calais.
"A Calais siamo diventati ostaggi della politica europea, inglese, francese… Se ne sta parlando, ma vogliono scaricare su di noi tutta la responsablità per gli immigrati",
ha osservato il vice sindaco della città francese Philippe Mignonet.
Il vice sindaco, come anche parecchi altri in Europa, dice che il problema debba essere affrontato nel suo insieme. "In primo luogo, occorre eliminare le cause che spingono queste persone a venire da noi. Altrimenti i nostri sforzi non serviranno a nulla" — ha detto Mignonet.
Le recinzioni e gli sbarramenti, eretti a Calais, stanno scoraggiando gli investitori.
"Calais è la città più povera della Francia, il tasso di disoccupazione qui è mostruoso. Per migliorare la situazione servono investimenti, ma gli investitori hanno paura di investire in una città, dove succedono queste cose. Ci dicono: prima risolvete il problema, poi veniamo", — ha rilevato il vice sindaco.

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