Francia, Calais rimane sotto assedio
Da un po’ di settimane la città di Calais, nel Nord della Francia, rimane sotto assedio a causa degli immigrati che in tutti i modi cercano di raggiungere la Gran Bretagna. Da qui devono fare soltanto 34 chilometri.
Gran
Bretagna attira i profughi, perché qui i tempi di esame delle domande
di asilo sono molto più brevi che in altri paesi. Finché dura la
procedura, gli immigrati possono restare nel paese, ricevono casa e
sussidio. Un altro motivo è il mercato del lavoro inlgese, dove trovare
un lavoro, anche in nero, è molto più facile.
In Francia, anche dopo anni di attesa, il risultato può essere negativo. Eppure gli immigrati continuano a sbarcare a Calais. C'è ormai un'intera città di 14 ettari, dove vivono profughi provenienti dal Sudan, Eritrea, Afghanistan, Pakistan, Iran, Iraq, Nigeria, Somalia e da molti altri paesi.
Certe notti vengono registrati più di 2000 tentativi di introdursi nel tunnel, quando la situazione è più tranquilla, soltanto alcune centinaia. Può succedere che nel tunnel entrino contemporaneamente 200 immigrati, ma il più delle volte soltanto alcune decine, talvolta nessuno. C'è chi cerca di farlo alcune volte nello stesso giorno e continua a tentare fino a quando la salute glielo consente: la polizia francese, che sta difendendo il tunnel, non si fa scrupoli a usare manganelli e gas lacrimogeni.
La città di Calais però è tranquilla.
Il vice sindaco, come anche parecchi altri in Europa, dice che il problema debba essere affrontato nel suo insieme. "In primo luogo, occorre eliminare le cause che spingono queste persone a venire da noi. Altrimenti i nostri sforzi non serviranno a nulla" — ha detto Mignonet.
Le recinzioni e gli sbarramenti, eretti a Calais, stanno scoraggiando gli investitori.
In Francia, anche dopo anni di attesa, il risultato può essere negativo. Eppure gli immigrati continuano a sbarcare a Calais. C'è ormai un'intera città di 14 ettari, dove vivono profughi provenienti dal Sudan, Eritrea, Afghanistan, Pakistan, Iran, Iraq, Nigeria, Somalia e da molti altri paesi.
"I poveri qui non ci sono. Si tratta di persone
appartenenti alla classe media o forse anche a ceti più agiati. Di
soldi ne hanno, perché per arrivare fin qui devono pagare", — ha
spiegato François dell'associazione Auberge aux migrants, che aiuta gli
immigrati. L'età media degli immigrati è compresa tra i 20 e i 30 anni,
anche se non mancano persone più anziane e bambini. "Molti hanno
studiato. Conosco un medico siriano, ci sono poi parecchi ingegneri,
agronomi, insegnanti, psicologi, traduttori", — ha spiegato il
volontario.
Col calar del buio i profughi lasciano il centro di accoglienza e
percorrono a piedi alcuni chilometri, fino all'eurotunnel sotto la
Manica. Si mettono in moto senza bagagli, prendendo solo uno zaino o una
borsa. In due o a piccoli gruppi raggiungono le grate di sicurezza che
proteggono gli accessi al tunnel. Poi tagliano il ferro e passano sotto o
sopra, cercando di non toccare il filo spinato. Ora devono saltare su
un TIR o un treno che sta entrando nel tunnel.Certe notti vengono registrati più di 2000 tentativi di introdursi nel tunnel, quando la situazione è più tranquilla, soltanto alcune centinaia. Può succedere che nel tunnel entrino contemporaneamente 200 immigrati, ma il più delle volte soltanto alcune decine, talvolta nessuno. C'è chi cerca di farlo alcune volte nello stesso giorno e continua a tentare fino a quando la salute glielo consente: la polizia francese, che sta difendendo il tunnel, non si fa scrupoli a usare manganelli e gas lacrimogeni.
La città di Calais però è tranquilla.
"Mi dispiace tanto per queste persone, molte di
loro periscono nel buio sotto le ruote delle macchine. I morti sono
parecchi, ma non ne scrive nessuno. In realtà è un problema grosso che
deve essere risolto. Tuttavia la Gran Bretagna non vuole far entrare
queste persone, mentre l'Europa non se ne occupa"
ha detto una giovane abitante di Calais.
"A Calais siamo diventati ostaggi della
politica europea, inglese, francese… Se ne sta parlando, ma vogliono
scaricare su di noi tutta la responsablità per gli immigrati",
ha osservato il vice sindaco della città francese Philippe Mignonet.Il vice sindaco, come anche parecchi altri in Europa, dice che il problema debba essere affrontato nel suo insieme. "In primo luogo, occorre eliminare le cause che spingono queste persone a venire da noi. Altrimenti i nostri sforzi non serviranno a nulla" — ha detto Mignonet.
Le recinzioni e gli sbarramenti, eretti a Calais, stanno scoraggiando gli investitori.
"Calais è la città più povera della Francia, il
tasso di disoccupazione qui è mostruoso. Per migliorare la situazione
servono investimenti, ma gli investitori hanno paura di investire in una
città, dove succedono queste cose. Ci dicono: prima risolvete il
problema, poi veniamo", — ha rilevato il vice sindaco.
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