Giannuli: sindacalisti da 300.000 euro, fate davvero schifo
Nella
calura ferragostana rischia di perdersi una notizia che invece merita
molta attenzione: nella Cisl ci sono dirigenti nazionali che
percepiscono stipendi o pensioni
per 300.000 euro all’anno, il dirigente locale che lo ha denunciato
verrà espulso dall’organizzazione. E’ moralmente accettabile che un
dirigente sindacale riceva una retribuzione dieci o dodici volte
superiore a quella della media dei suoi iscritti? Il colmo è che la
direzione della Cisl (nella quale saranno tutti più o meno
super-retribuiti) caccia il reprobo che ha fatto sapere la notizia: come
dire che non sappiamo più cosa sia il pudore. Anzi uno degli
interessati (240.000 euro di pensione) ha dichiarato di esserne
orgoglioso, perché il suo era un posto di alta responsabilità ed un
altro ha precisato che per mansioni come la sua, nelle banche
i manager sono molto più pagati. Va bene, ma perché non sono andati a
far carriera in banca? Quale medico gli ha ordinato di lavorare nel
sindacato? Forse era più facile far carriera qui?
Il
fatto è che questi personaggi sono dirigenti sindacali che hanno come
loro parametro di raffronto e meta da raggiungere il livello di vita del
management e dei padroni. Fanno i sindacalisti perché non avevano la
stoffa per fare i manager e l’eredità familiare per fare i padroni. La
loro non è lotta di classe, ma invidia. Come volete che un individuo del
genere faccia gli interessi dei lavoratori?
Nello stesso tempo, dalle fessure di una grande (anzi grandissima)
Camera del Lavoro filtra la notizia di qualche milione di euro sparito
fra sindacato dei pensionati e patronato (ce ne occuperemo dopo le ferie
per non disperdere l’affare nella sonnacchiosa aria d’agosto), pare ci
sia stato un intervento del nazionale che ha rimosso qualche dirigente
ma, naturalmente, di recuperare il malloppo neanche se ne parla. Vi pare
una cosa sopportabile?
E non parliamo dell’allegra gestione dei patronati da circa 30 anni, dell’uso del denaro pubblico, dei casi di corruzione
personale di sindacalisti in vertenze e via proseguendo. Ah, quanto
sarebbe auspicabile una “Mani Pulite” del sindacato! E non sarebbe
nemmeno difficile per il più sprovveduto dei sostituti procuratori
avviare l’inchiesta: basterebbe dare un’occhiata ai bilanci dei
patronati, alle loro linee telefoniche. Insomma, il sindacato in questo
paese è diventato un lerciume che non si può guardare, ma la funzione
del sindacato è troppo importante per essere così malridotto: senza
sindacato i lavoratori sono condannati al super sfruttamento (che è esattamente quello che sta accadendo con questi sindacati finti). I sindacati sono troppo importanti per la democrazia e si impone una energica opera di ripulitura a costo di radere al suolo anche le sedi di questa pagliacciata di sindacato.
Da
questo autunno dovrà partire una campagna durissima contro queste
burocrazie sindacali. Gramsci a suo tempo li chiamava “bonzi”, e pensare
che quelli non si sarebbero mai sognati di darsi retribuzioni cosi
scandalose o rubare al sindacato. Ma cari amici sindacalisti, non
sentite prepotente la spinta di andare allo specchio e sputarvi in
faccia? Non vi sentire dei vermi? Ma, qualcuno mi dirà, solo pochi
guadagnano quelle cifre e la maggioranza non sono ladri: non fa niente,
ladro è chi ruba e chi regge il sacco. Chiunque taccia omertosamente su
questo malcostume, chiunque accetti una retribuzione più che doppia
della media dei suoi iscritti, chiunque non si dissoci da un
provvedimento vergognoso come l’espulsione di quello che ha rotto
l’omertà mafiosa dell’organizzazione, è complice e risponde delle colpe
di tutti, in solido.
In
autunno occorrerà sviluppare una campagna di risanamento del sindacato:
non sarebbe bene che tutti i dirigenti sindacali, dal livello di
responsabilità provinciale in su, pubblicassero on line la propria
dichiarazione dei redditi e che altrettanto si facesse per i bilanci di
ogni struttura sindacale? Si potrebbe anche fare una proposta di legge
di iniziativa popolare in questo senso. Non sarebbe bello che la
magistratura avviasse qualche inchiesta a tutela del denaro
pubblico che affluisce in quelle casse? E che partisse una campagna di
controinformazione sul web? E che bella boccata d’ossigeno sarebbe
tornare alle giornate dell’estate 1993, quando i dirigenti di Cgil,
Cisl e Uil non potevano aprire bocca in piazza perché erano coperti di
fischi e monetine (qualche volta bulloni)! Chissà che non succeda. Forse
la ripresa della conflittualità sociale potrebbe partire proprio da una
tempesta sul sindacato.
(Aldo Giannuli, “Ma che schifo è diventato il sindacato!”, dal blog di Giannuli del 15 agosto 2015).
Nella calura ferragostana rischia di perdersi una notizia che invece
merita molta attenzione: nella Cisl ci sono dirigenti nazionali che
percepiscono stipendi o pensioni
per 300.000 euro all’anno, il dirigente locale che lo ha denunciato
verrà espulso dall’organizzazione. E’ moralmente accettabile che un
dirigente sindacale riceva una retribuzione dieci o dodici volte
superiore a quella della media dei suoi iscritti? Il colmo è che la
direzione della Cisl (nella quale saranno tutti più o meno
super-retribuiti) caccia il reprobo che ha fatto sapere la notizia: come
dire che non sappiamo più cosa sia il pudore. Anzi uno degli
interessati (240.000 euro di pensione) ha dichiarato di esserne
orgoglioso, perché il suo era un posto di alta responsabilità ed un
altro ha precisato che per mansioni come la sua, nelle banche
i manager sono molto più pagati. Va bene, ma perché non sono andati a
far carriera in banca? Quale medico gli ha ordinato di lavorare nel
sindacato? Forse era più facile far carriera qui?Il fatto è che questi personaggi sono dirigenti sindacali che hanno come loro parametro di raffronto e meta da raggiungere il livello di vita del management e dei padroni. Fanno i sindacalisti perché non avevano la stoffa per fare i manager e l’eredità familiare per fare i padroni. La loro non è lotta di classe, ma invidia. Come volete che un individuo del genere faccia gli interessi dei lavoratori? Nello stesso tempo, dalle fessure di una grande (anzi grandissima) Camera del Lavoro filtra la notizia di qualche milione di euro sparito fra sindacato dei pensionati e patronato (ce ne occuperemo dopo le ferie per non disperdere l’affare nella sonnacchiosa aria d’agosto), pare ci sia stato un intervento del nazionale che ha rimosso qualche dirigente ma, naturalmente, di recuperare il malloppo neanche se ne parla. Vi pare una cosa sopportabile?
E non parliamo dell’allegra gestione dei patronati da circa 30 anni, dell’uso del denaro pubblico, dei casi di corruzione personale di sindacalisti in vertenze e via proseguendo. Ah, quanto sarebbe auspicabile una “Mani Pulite” del sindacato! E non sarebbe nemmeno difficile per il più sprovveduto dei sostituti procuratori avviare l’inchiesta: basterebbe dare un’occhiata ai bilanci dei patronati, alle loro linee telefoniche. Insomma, il sindacato in questo paese è diventato un lerciume che non si può guardare, ma la funzione del sindacato è troppo importante per essere così malridotto: senza sindacato i lavoratori sono condannati al super sfruttamento (che è esattamente quello che sta accadendo con questi sindacati finti). I sindacati sono troppo importanti per la democrazia e si impone una energica opera di ripulitura a costo di radere al suolo anche le sedi di questa pagliacciata di sindacato.
Da questo autunno dovrà partire una campagna durissima contro queste burocrazie sindacali. Gramsci a suo tempo li chiamava “bonzi”, e pensare che quelli non si sarebbero mai sognati di darsi retribuzioni cosi scandalose o rubare al sindacato. Ma cari amici sindacalisti, non sentite prepotente la spinta di andare allo specchio e sputarvi in faccia? Non vi sentire dei vermi? Ma, qualcuno mi dirà, solo pochi guadagnano quelle cifre e la maggioranza non sono ladri: non fa niente, ladro è chi ruba e chi regge il sacco. Chiunque taccia omertosamente su questo malcostume, chiunque accetti una retribuzione più che doppia della media dei suoi iscritti, chiunque non si dissoci da un provvedimento vergognoso come l’espulsione di quello che ha rotto l’omertà mafiosa dell’organizzazione, è complice e risponde delle colpe di tutti, in solido.
In autunno occorrerà sviluppare una campagna di risanamento del sindacato: non sarebbe bene che tutti i dirigenti sindacali, dal livello di responsabilità provinciale in su, pubblicassero on line la propria dichiarazione dei redditi e che altrettanto si facesse per i bilanci di ogni struttura sindacale? Si potrebbe anche fare una proposta di legge di iniziativa popolare in questo senso. Non sarebbe bello che la magistratura avviasse qualche inchiesta a tutela del denaro pubblico che affluisce in quelle casse? E che partisse una campagna di controinformazione sul web? E che bella boccata d’ossigeno sarebbe tornare alle giornate dell’estate 1993, quando i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil non potevano aprire bocca in piazza perché erano coperti di fischi e monetine (qualche volta bulloni)! Chissà che non succeda. Forse la ripresa della conflittualità sociale potrebbe partire proprio da una tempesta sul sindacato.
(Aldo Giannuli, “Ma che schifo è diventato il sindacato!”, dal blog di Giannuli del 15 agosto 2015).
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