IL VERO POTERE
VINCE PERCHE’ I SUOI MAESTRI SONO GANDHI, MALCOM X O M. L. KING.
Alle
3 del mattino in un pub un ragazzino mi ferma e mi chiede, intelligentemente: “Scusi Barnard, ma lei è proprio sicuro che
il suo RADICALISMO feroce sia la via giusta?”. Gli ho risposto: “Osserva il nostro nemico, cioè il Vero
Potere delle megabanche, delle megacorporations, della megafinanza. Sono
spietati nel radicalismo delle loro IDEE, AZIONI, DETERMINAZIONE. Hanno
ri-vinto dopo 250 anni di sconfitte proprio per questo. Non ti dice nulla?”.
Lavori
per HSBC? A 25 anni prendi un aereo da Londra per Seul. Arrivi, dormi 27
minuti, ti squilla il cell e il tuo boss ti chiede uno spread sulla chiusura di
tutte le borse asiatiche in 60 minuti. Ne impieghi 70 di minuti, sei licenziato.
Gandhi proibiva ai cuochi delle cucine nel suo Ashram di parlare e di portare
mutande durante la preparazione del cibo. Una parola? Eri fuori.
La
Commissione UE decide di portare in povertà 100 milioni di europei? E sia, non
si fa un singolo passo indietro, neppure se i premi Nobel dell’economia più
famosi del mondo gridano allo scandalo. Neppure se l’Organizzazione Mondiale
della Sanità protesta per le stragi di ammalati, feti e anziani. Martin Luther
King decise l’occupazione da parte dei neri americani delle mense scolastiche
riservate ai bianchi nel sud degli Stati Uniti. Si fece, e non si registrò un
singolo studente nero che si mosse dai tavoli Solo Per Bianchi.
Chi
venne prima nella Storia? Il radicalismo della megabanca HSBC, della Commissione
UE, cioè del Vero Potere, o Gandhi e King? I secondi, ovvio.
Il
Vero Potere, come da me scritto e riscritto, capì negli anni ’70 che il
RADICALISMO feroce di idee azioni e determinazione, tipico dei maggiori
campioni delle rivoluzioni sociali della fine ‘800-inizio ‘900 e anni ’60, era
l’arma vincente, e andava ADOTTATA.
Duecentocinquant’anni di sconfitte del Potere, dall’Illuminismo agli anni ’70 del XX secolo, erano state
causate dall’incredibile radicalismo dei pensatori sociali. Leggetevi Benjamin
Franklin, o ancor prima John Locke (scioccanti le sue idee persino oggi). Ai
tempi di Abraham Lincoln, il grande uomo e i suoi collaboratori pensavano che
il fatto di lavorare a stipendio per qualcuno fosse del tutto assurdo. La
chiamavano SCHIAVITU’. Nel loro pensiero il lavoro a stipendio era tollerato
SOLO se inteso come un passaggio verso una condizione dove il lavoratore
ovviamente lavorava per se stesso e si godeva i frutti del proprio lavoro,
senza avere un titolare o una classe di proprietari in mezzo alle balle.
Possiamo chiamarli RADICALI fino all’estremo? Sì.
Il radicalismo nella
propria morale, nelle posizioni politiche, terrorizza gli avversari, e se ne può
solo dedurre che è infatti l’unica arma per vincere contro un nemico
altrettanto radicale, il Vero Potere. Malcom X
fu ucciso per questo. Il suo radicalismo morale non solo spaventò il governo
degli Stati Uniti - che con l’FBI infiltrò l’organizzazione religiosa in cui
Malcom X militava, la Nazione dell’Islam, addirittura piazzando un agente come
guardia del corpo di Malcom - ma ancor più terrorizzò la stessa Nazione
dell’Islam e il suo corrottissimo leader, Elijah Muhammad. Come noto, furono i sicari di Elijah Muhammad ad assassinare Malcom X nel febbraio del 1965. Chi
sarebbe oggi nella Storia Malcom X se avesse abbracciato l’opposto del
radicalismo, cioè il COMPROMESSO nella morale, nelle azioni, nella
determinazione?
Il radicalismo delle idee, azioni, determinazione è
bastato a una singola donna, la birmana premio Nobel per la Pace Aung San Suu
Kyi, per mettere in croce uno dei regimi più incoercibili del mondo oggi,
quello birmano. La Suu Kyi è prigioniera politica in Birmania dal 1989, avendo
fondato nel pieno della dittatura militare un movimento pacifista per la
democrazia. Al di là delle controversie che la circondano, è indiscutibile che
la radicalità incredibilmente tenace di Aung San Suu Kyi, ripeto, confinata all’isolamento,
è stata l’unica arma che fino ad oggi ha portato uno spiraglio di speranza a
quel Paese. Pochi sanno che Aung San Suu Kyi era felicemente sposata con un
accademico di nome Michael Aris, da cui ebbe due figli. Dopo l’arresto, il
regime le offrì ripetutamente di rinnegare la sua lotta per avere il permesso
di rivedere la sua famiglia. Lei: no. Quando Aris si ammalò e fu in punto di
morte, l’offerta le venne ripetuta. Lei: no. Oggi la dittatura birmana è di
fatto incapace di mantenere il Paese sotto la griglia di ferro che usava in
passato. Ci sono voluti 26 anni di radicalità di Aung San Suu Kyi e dei suoi seguaci
per arrivare a questo. Dove sarebbe arrivato il compromesso in Birmania? Da
nessuna parte.
Gli esempi sono infiniti, Mandela dopo quasi 30 anni
di prigionia fu liberato, e le prime parole che pronunciò furono le stesse
dette il giorno in cui varcò la soglia della cella 30 anni prima: “La nostra lotta continua, e se necessario
sarà armata”. La sua radicalità non si era mossa di un millimetro e aveva
abbattuto un altro nemico crudelmente radicale (purtroppo Mandela cedette quando fu al
potere). No compromessi per Nelson a spaccar pietre in un carcere sudafricano
per tre decadi.
Non v’è dubbio, come obiettano in molti, che la
radicalità è però un’arma a doppio taglio. La faccio breve e semplice: in mano a
un mostro come Pol Pot produsse uno degli orrori più agghiaccianti della
Storia. Ma l’obiezione non regge. Il rigore della ricerca medica salva milioni
di vite al giorno, oggi, certo che nelle mani di Josef Mengele… Suvvia, non
perdiamo tempo.
Riprendendo per un attimo le idee di Abraham Lincoln -
“il lavoro stipendiato è una schiavitù
che necessariamente deve essere superata” - e guardando cosa IL COMPROMESSO ha fatto a quelle organizzazioni ormai putrescenti e buffonesche che sono i
sindacati occidentali oggi, bè, la distanza fra l’americano e queste ultime è
di proporzioni cosmiche, come di proporzioni cosmiche è l’umiliazione del
lavoro oggi e la vittoria del Vero Potere sui diritti dei lavoratori.
Io sono ferocemente radicale nelle mie idee e azioni, perché,
ripeto, ferocemente radicale è il Vero Potere contro cui lotto. Se punto i
piedi su un principio non mi smuove neppure un dinosauro, e certo, pago i
prezzi, la mia biografia parla chiaro: sono scomparso dalla scena, abbandonato
dal pubblico, sepolto vivo dai media. Persino i miei ex collaboratori nella
lotta economica che ho pionierizzato qui in Italia, la Mosler Economics-MMT, trasudano
invece di compromessi e non mi hanno affatto compreso. Ok. Ma quanto scritto
sopra rimane in me e da lì non mi muovo. Sono praticamente da solo qui in
Italia in questa dottrina del radicalismo, e il Vero Potere canta e balla e
brinda. Fossimo un esercito, lo avremmo prima terrorizzato, e poi sbranato.
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