lunedì 24 agosto 2015

L’esercito russo ha cominciato a impegnarsi in Siria



L′ESERCITO RUSSO HA COMINCIATO AD IMPEGNARSI IN SIRIA
Redazione | 24-08-2015 Categoria: Guerra [Mondialismo] Stampa

L’esercito russo ha cominciato a impegnarsi in Siria

Si tratta di un cambiamento profondo e significativo che si è appena realizzato nel Levante: l’esercito russo comincia a impegnarsi contro il terrorismo in Siria. Benché sia assente dalla scena internazionale dal tempo della dissoluzione dell’Unione Sovietica e benché proceda con cautela, ha appena costituito una Commissione russo-siriana, fornito armi e intelligence, e inviato consulenti. Tutto questo, più o meno coordinato con la Casa Bianca.
| Damasco (Siria)

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Originario del Tatarstan, il generale Valery Gerasimov, Capo di Stato Maggiore delle forze armate della Federazione Russa e vice ministro della Difesa, conosce bene l’Islam. Inoltre, ha represso dei crimini commessi da altri militari russi in Cecenia e ha vittoriosamente combattuto gli jihadisti dell’Emirato islamico d’Ichkeria.
La Russia, che aveva negoziato un’alleanza regionale contro l’Emirato islamico che coinvolgesse l’Arabia Saudita, la Siria e la Turchia, ha dovuto cambiare strategia dopo la giravolta turca. Ankara ha deciso di rompere con Mosca, annullando senza motivo il contratto del gasdotto Turkish Stream, creando con l’Ucraina una Brigata islamica internazionale per destabilizzare la Crimea [1], e andando a dare rinforzi all’Emirato islamico contro i curdi del PKK e dell’YPG.
Allo stesso modo, la Casa Bianca ha dovuto cambiare strategia dopo le manovre del generale John Allen che si era adoperato presso il presidente Recep Tayyip Erdoğan per creare una "zona di sicurezza" per l’Emirato islamico nel nord della Siria [2].
In ultima analisi, Mosca e Washington hanno coordinato
- il ritiro dei missili Patriot di stanza in Turchia;
- la creazione di una Commissione militare russo-siriana.

La fine della Zona non sorvolabile

I missili Patriot erano stati installati a partire da gennaio 2013 dalla NATO in Turchia per impedire che l’aeronautica militare siriana si schierasse lungo la frontiera. In questo modo, gli jihadisti di al-Nusra (al-Qa’ida) avevano potuto impadronirsi del Nord del paese. A partire dall’estate del 2014, questa zona impossibile da sorvolare era stata occupata dall’Emirato Islamico (ISIS, ndt).
Così, durante la battaglia di Kobané, l’aeronautica militare siriana non aveva potuto bombardare l’Emirato islamico ed era stata costretta a tentare uno sfondamento via terra per salvare la città. Poiché non riusciva ad attraversare gli ultimi 30 chilometri, i media atlantisti presentarono le forze curde dell’YPG come indipendenti da Damasco, mentre la Repubblica araba siriana aveva loro fornito le sue armi e pagato i loro soldati.
I missili Patriot, originariamente schierati dalla Germania e dai Paesi Bassi,sono oggi tedeschi e spagnoli. Essi saranno prima revisionati e ammodernati, poi ridispiegati in Lituania, lungo la frontiera russa.

L’ingresso dell’esercito russo nella guerra contro la Siria

Ancorché dall’inizio del conflitto la Russia si sia astenuta dal partecipare alle operazioni militari, ha appena creato una Commissione militare russo-siriana. Eppure, la NATO ha organizzato l’insieme degli eventi della cosiddetta "Primavera araba", tra i quali la guerra contro la Siria, e ha coordinato i gruppi jihadisti stranieri nonché i loro collaboratori libici e siriani, definiti "ribelli", dalla base turca di Izmir [3], che da allora è diventata la sede del LancCom (comando delle forze di terra dei 28 Stati membri dell’Alleanza atlantica).
In poche settimane, numerosi consiglieri militari sono arrivati a Damasco.
Sei Mikoyan MiG-31 sono stati consegnati. Questi aerei sono i migliori intercettori del mondo. Erano stati acquistati nel 2007, ma il contratto era stato bloccato. La loro consegna non rientra nell’ambito di applicazione dell’embargo sulle armi, perché non possono essere utilizzati per le operazioni di mantenimento dell’ordine, ma solo per la Difesa nazionale, nello specifico per fronteggiare incursioni di Israele o della Turchia. Con svariati pretesti, questi due Stati sono intervenuti più volte durante la guerra per sostenere gli jihadisti quando erano in difficoltà.
Così, il 30 gennaio 2013, l’esercito israeliano ha bombardato Centro di Ricerca Militare di Jemraya con il pretesto di distruggere armi destinate a Hezbollah. In realtà si trattava di distruggere una valigetta di comunicazioni di dati satellitari della NATO, sequestrata dall’esercito arabo siriano, prima che questo potesse penetrare nel sistema di crittografia [4]. L’operazione era stata condotta dall’aeonautica militare israeliana in coordinamento con l’Esercito siriano libero, anch’esso inquadrato da ufficiali della Legione straniera francese, sotto la supervisione del LandCom della NATO.
Contemporaneamente, l’esercito russo ha appena fornito, per la prima volta, delle immagini satellitari alla Siria. Questa decisione, attesa da cinque anni, inverte la situazione militare. In effetti, sin qui gli jihadisti sono spesso sfuggiti all’esercito arabo siriano grazie alle immagini satellitari che la NATO forniva loro in tempo reale. Anche se da un semestre, pare che la NATO non condivida più le sue informazioni con l’Emirato Islamico, ma solo con il Fronte Al-Nusra (Al-Qa’ida).
Infine, i consiglieri militari russi raccolgono numerose informazioni in modo da studiare la possibilità di uno schieramento internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite. Dovrebbero presentare un rapporto al Cremlino che studierà altrettanto bene sia la possibilità di un’operazione russa sia di un’operazione congiunta dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Questa si riunirà a Dushanbe, in Tagikistan, il 15 settembre. Uno schieramento della CSTO era già stato proposto nel giugno 2012 in occasione della preparazione della "Conferenza di Ginevra 1" [5].
In effetti, questa alleanza militare comprende tre Stati con popolazione musulmana, il Kazakistan, il Kirghizistan e il Tagikistan, più adatti rispetto alla Russia nel combattere contro terroristi che si richiamano all’Islam. Tuttavia, all’epoca, la CSTO non era d’accordo con l’ONU per effettuare operazioni di pace. Tutto ciò è stato risolto il 28 settembre 2012 e potrebbe applicarsi tanto in Afghanistan quanto in Siria [6].

I limiti della cooperazione tra il Cremlino e la Casa Bianca

In ogni caso, la cooperazione tra il Cremlino e la Casa Bianca ha i suoi limiti: la Russia vuole sradicare gli jihadisti prima che si rivoltino contro di essa, mentre gli Stati Uniti sperano che alcuni dei essi possano essere attivati in altri conflitti, come fu in precedenza nel caso dell’Afghanistan, della Bosnia-Erzegovina, della Cecenia e del Kosovo.
Già ora, alcuni elementi di Daesh sono arrivati a Kherson (Ucraina), dove già si trova un presunto "governo della Crimea in esilio".
È evidente che, da parte statunitense, il ritiro dei Patriot sia una trappola. Washington sarebbe felice che la Russia riducesse il numero degli jihadisti, ma non sarebbe certo infelice se essa si impantanasse in Siria. Questo è il motivo per cui l’orso russo procede con cautela.

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