domenica 23 agosto 2015

MarketWatch: I Tedeschi Hanno Iniziato il Saccheggio della Grecia

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MarketWatch: I Tedeschi Hanno Iniziato il Saccheggio della Grecia

MarketWatch in un articolo riassume il senso del piano di privatizzazione-saccheggio dei creditori europei sul patrimonio pubblico greco. Anziché ammettere che la Grecia è già fallita, le si è elargito altro debito a condizione che inizi la svendita di tutti gli asset di valore (aeroporti, porti, ferrovie, rete elettrica…). Tsipras ha accettato, non essendo disposto all’unica alternativa: portare la Grecia fuori dall’euro. Come nota l’autore dell’articolo, è sconcertante che qualcuno possa far finta di vedere, in tutto questo, uno sviluppo positivo dell’integrazione europea. È solo lo squallido saccheggio di un paese sconfitto.

di Darrell Delamaide, 21 agosto 2015
L’inchiostro non era ancora asciutto sull’ultimo accordo per il salvataggio europeo alla Grecia, che le aziende tedesche hanno iniziato il saccheggio degli asset greci.
Come da disposizioni del cosiddetto “accordo” imposto alla Grecia, il governo di Atene ha conferito all’azienda tedesca che gestisce l’aeroporto di Francoforte, il Fraport, la concessione di gestire 14 aeroporti regionali, per lo più situati nelle isole preferite dai turisti, come Mykonos e Santorini, per un periodo fino a 50 anni, come parte della prima privatizzazione degli asset posseduti dallo Stato, su richiesta dei creditori.
L’accordo sugli aeroporti era già stato definito alla fine dello scorso anno dal precedente governo greco, ma poi sospeso dal governo del Primo Ministro Alexis Tsipras, eletto quest’anno, come parte dell’impegno a impedire la svendita a prezzi stracciati di preziosi beni pubblici.
L’accordo sugli aeroporti dà a Fraport il diritto di gestire le 14 strutture come se fossero proprie al prezzo di 1,2 miliardi di euro per 50 anni, più un affitto annuale di 23 milioni di euro. L’azienda tedesca si sta anche imppegnando a investire in modo significativo per il mantenimento degli aeroporti.
Secondo i termini del nuovo accordo di salvataggio, che prevede 86 miliardi di euro di nuovo debito per un governo già ampiamente sovraindebitato, il paese deve impegnare beni pubblici per un valore di 50 miliardi di euro da vendere a prezzi di saldo a offerenti per lo più stranieri — con le aziende tedesche in prima fila.
Alla fine Tsipras non ha avuto altra scelta che piegarsi alle richieste dei creditori, se voleva mantenere l’altro impegno preso, cioè quello di mantenere il paese nell’euro.
Ma il saccheggio che ha avuto ora inizio smaschera l’intera messinscena dell’euro per ciò che è — una guerra di conquista fatta con la moneta invece che con le armi.
La privatizzazione è uno standard della ricetta politica neoliberale, che punta a ridurre il ruolo del governo, ridurre l’intervento dello Stato, e favorire la competizione nel libero mercato.
(La privatizzazione, certo, porta con la stessa facilità ad un capitalismo clientelare, mentre alcuni servizi, come la rete elettrica e i treni, sono indiscutibilmente più efficienti quando gestiti dal monopolio pubblico.)
Ma la privatizzazione condotta nel contesto di un accordo di salvataggio è l’equivalente di una espropriazione, come costringere uno in bancarotta a vendere l’argenteria di famiglia per ripagare i debiti.
Dopo aver accumulato un debito sempre più insostenibile sul governo greco nei due precedenti salvataggi — la maggior parte della cui somma è tornata indietro alle banche francesi e tedesche — i vittoriosi governi dell’Europa del nord stanno ora invitando le aziende dei loro paesi a partecipare al saccheggio.
Fraport, che per ironia è per lo più gestito dallo Stato e dai governi locali tedeschi, ha selezionato tra tutta la rete di aeroporti greci solo quelli che gli avrebbero garantito maggiore profitto. È ora ben felice di lasciare altri 30 aeroporti in perdita nelle mani di uno Stato in bancarotta.
Il Ministro delle Infrastrutture greche, Christos Spirtzis, ha detto alla televisione tedesca che questo accordo per portarsi via gli aeroporti redditizi e lasciare gli altri, che richiedono solo sussidi, a un governo in difficoltà, “è un trattamento più adatto a una colonia che a uno Stato membro dell’UE”.
Il Memorandum d’Intesa ufficiale, approvato questa settimana, menziona specificamente l’accordo sugli aeroporti e il fatto che debba essere condotto con l’acquirente già concordato, anche se il grosso delle privatizzazioni che la Grecia dovrà condurre avrà luogo solo a marzo del prossimo anno.
Sven Giegold, membro tedesco del Parlamento Europeo e rappresentante del partito ambientalista, I Verdi, ha definito “bizzarro” questo provvedimento isolato.
Nonostante l’annuncio delle concessioni fatte dal governo greco, tuttavia, l’azienda tedesca ha indicato che potrebbe cercare condizioni migliori di quelle già concordate.
Questa stessa modalità di acquisizione degli asset redditizi a prezzi di saldo diventerà senza dubbio più evidente nelle prossime vendite previste dall’accordo.
Gli altri beni da vendere includono il porto del Pireo e quello di Tessalonica, e costose proprietà sul lungomare per la costruzione di hotel e casinò. La rete elettrica pubblica e le attività ferroviarie saranno altresì obiettivo delle privatizzazioni.
Come possa esserci qualcuno che in questo spudorato sciacallaggio ci vede un progresso dell’integrazione europea è un mistero. Come possa un qualsiasi europeo stare a guardare con equanimità questa nuda aggressione da parte della Germania è sconcertante.
L’irrefrenabile Yanis Varoufakis, indomito dopo che la sua resistenza alla resa ha messo fine alla sua breve esperienza come ministro delle finanze, ha annotato sul Memorandum d’Intesa che il governo greco, in maggio, aveva proposto un percorso alternativo di privatizzazioni che avrebbe sfruttato il patrimonio pubblico in modo da promuovere maggiormente investimenti e crescita.
Secondo i termini di quel piano, la Grecia avrebbe dovuto valorizzare il proprio patrimonio pubblico, utilizzando pienamente gli aiuti disponibili provenienti da fonti europee come la Banca Europea per gli Investimento, per favorire la crescita, e poi privatizzare con la propria tempistica e vendendo a prezzi più alti.
Come tutte le altre proposte venute dalla parte greca, anche questa è stata scartata dai negoziatori europei guidati dalla Germania.
La guerra è finita. Che l’occupazione abbia inizio.

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