Parassitismo
e corruzione nei sindacati borghesi e riformisti
Alcuni giorni fa un ex dirigente
della CISL ha denunciato gli stipendi e le pensioni da nababbi dei capi del suo
sindacato, che sfiorano i 300.000 euro all’anno, mentre gli operai fanno la fame.
Furlan, la segretaria generale
CISL, ha gettato olio sulle onde promettendo ipocritamente un cambio di rotta,
nuove regole, ecc. Intanto all’ex dirigente è arrivato il provvedimento di
espulsione.
Diciamo subito che situazioni
simili coinvolgono anche dirigenti e burocrati di altri sindacati borghesi e
riformisti, come la CGIL e la UIL. Anche se l’ammontare dello stipendio è
minore – perché ripartito su più burocrati – la sostanza è la stessa.
Non siamo quindi di fronte a
semplici episodi di malaffare, che possono essere risolti tramite qualche
riforma interna o con controlli più rigidi. E non si tratta solo di un
ladrocinio nei confronti degli iscritti. Il fenomeno dei superstipendi dei boss
sindacali è più ampio ed ha una precisa causa economica.
Scrive Lenin: “Gli opportunisti rappresentano oggettivamente
una parte della piccola borghesia e di alcuni strati della classe operaia,
comprati con i mezzi del sovrapprofitto imperialistico, e trasformati in cani
di guardia del capitalismo, in corruttori del movimento operaio” (Lenin, L’imperialismo
e la scissione del socialismo).
E ancora: “In tutti i paesi avanzati vediamo la corruzione, la venalità, il
passaggio nel campo della borghesia dei capi della classe operaia e dei suoi
strati superiori, corrotti con le elemosine della borghesia che da a questi
capi “posticini redditizi” e a questi strati le briciole dei suoi profitti,
facendo ricadere il peso del lavoro più penoso e peggio retribuito sugli operai
immigrati e arretrati, e aumentando i privilegi dell’”aristocrazia della classe
operaia” in confronto alla massa”. (Lenin, Come la borghesia si serve dei
rinnegati).
La compravendita e la corruzione sistematica sono
praticate con ampiezza nei paesi imperialisti e trovano la loro manifestazione
più chiara nell’ideologia e nella pratica dei quadri dirigenti dei sindacati
borghesi e riformisti, veicoli diretti dell’influenza borghese sul proletariato
e migliori sostegni del regime capitalistico.
La classe dominante mantiene e pone al suo servizio i capi delle centrali
sindacali perché deve mantenere il controllo sulla classe operaia, dividere e
intralciare lo sviluppo della sua lotta (vedi la recente esperienza del Jobs
Act), impedire la formazione della sua coscienza rivoluzionaria. Ciò è
inevitabile in un paese imperialista come l’Italia.
Per questo motivo parole come
“moralità”, “trasparenza”, etc. sono solo le “normali” frottole con cui i vertici
sindacali opportunisti cercano di ingannare gli operai.
Come nei partiti borghesi e
riformisti, così nei sindacati borghesi e riformisti, non esiste uno strato
superiore che non sia alimentato con una parte del bottino imperialista. Questa
specie di sindacati, come dimostrano i fatti, si è integrata interamente
nell’organismo economico e statale capitalistico diventando una sua appendice,
sempre più simile ad un’azienda di servizi che a un sindacato dei lavoratori.
Perciò dobbiamo smascherare e combattere senza pietà i
privilegi e l’attività dei capi riformisti e collaborazionisti, senza lasciare
loro campo libero negli organismi di massa. Lo scopo non è certo quello di
correggere o ammansire questi “cani di
guardia dell’imperialismo”, ma di aprire la via a un vero sindacato
rivoluzionario e di classe.
Dall’inevitabilità della lotta del proletariato contro la
borghesia e i collaborazionisti deriva l’assoluta necessità che il proletariato
abbia un proprio Partito, indipendente, rivoluzionario e rigorosamente
classista. In questa impresa si devono impegnare i migliori elementi della
classe operaia. Uniamoci, organizziamoci, lottiamo per farla finita con un
sistema putrido, per l’alternativa di potere!
17 Agosto 2015
Piattaforma Comunista –
per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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