SE VUOI CAMBIARE IL TUO DESTINO CAMBIA TE STESSO
SE VUOI CAMBIARE IL TUO
DESTINO CAMBIA TE STESSO
“Siate voi stessi!”;
un’invocazione inquietante che induce l’individuo a declinare ogni possibilità
di cambiamento, di migliorare la sua condizione, o emulare un qualsiasi modello
positivo.
“Essere se stessi”,
è un insulso luogo comune che ci solleva da ogni responsabilità individuale e
adduce ai nostri comportamenti attenuanti generiche volte a giustificarli.
L’umanità è piena di
questi “se stessi”, come Hitler o Jack lo squartatore, e altri, all’opposto,
come Sant’Agostino e San Francesco che hanno raggiunto il proprio Io più
profondo, rinunciando, amando, e messo in pratica gli insegnamenti trascendenti
del Nazareno.
“Essere se stessi”,
in realtà non significa nulla, ma è solo uno degli Slogan di punta più
gettonati, che il Sistema Liberista Relativista ha messo in campo per meglio
commercializzare senza intralci di sorta (etici e morali) la sua insanguinata
mercanzia.
“Se stessi”, si
diventa in virtù dell’azione e di quella forza di volontà capace di innescare
il cambiamento, riportando così alla luce la parte migliore di noi, da tempo
sepolta sotto le scorie del nostro egoismo, prodotte dall’incapacità volontaria
e coltivata di dare risposte ai nostri perché, causa di un’inettitudine fisica
e morale che porta ha trasferire sugli altri, le colpe relative alla nostra
condizione umana.
“Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace” è
un altro degli slogan di punta (fra i più efficaci) che la “modernità ci ha
spacciato per buoni trasfigurando (attraverso questo subdolo strattagemma), la
libertà in licenza, la verità in mistificazione e la realtà in contraffazione.
Ci siamo persi nel “Tutto è Relativo” adottato in massa
ad attenuante quotidiana , disertando ogni responsabilità individuale e
personalismo, e omologandoci alle logiche perverse di un sistema nel quale
abbiamo riposto ogni intraprendenza, capacità critica e speranza di futuro.
Lo
sviluppo dell’Io cosciente si propone di liberare l’individuo dai
condizionamenti e dalle memorie del passato che tende a difendere
istintivamente – l’esperienza del disagio esistenziale nell’adolescenza (fase
critica per eccellenza), favorisce la ricerca, dei valori e del senso della
vita e si traduce in una spiritualità libera dai legami e dai dogmi di modelli
prestabiliti”.
“Oltre alla lotta con se stessi, gli ostacoli che ogni uomo
incontra in un cammino di sviluppo di sé, sono dovuti agli attacchi di chi
difende opinioni personali, privilegi di potere, danaro e possesso. Non che
l’invidia di chi non conosce bene la fatica del percorso e vede solo qualche
aspetto positivo già raggiunto dagli altri, svalutandolo (per coprire il suo
disagio o enfatizzandolo eccessivamente), invece che trarne spunto di
riflessione ed esempio.
Il disagio esistenziale e’ quindi spesso dovuto (oltre
che alle memorie e ai condizionamenti da superare), all’ ignoranza ben difesa
da molti e alla difficoltà a vivere in un mondo governato da chi cerca più il
potere che il servizio al prossimo.
Nel dialogo platonico Alcibiade I, Socrate, conversando
con lo stesso Alcibiade, gli fa notare che per essere un buon politico, cioè
per fare il bene della città, occorre essere innanzitutto un uomo di valore,
cioè fare il bene di se stessi, rendersi migliori, avere per fine la propria
realizzazione in quanto uomo.
Per rendere migliori se stessi, dice Socrate, bisogna
conoscere se stessi, come recita l'iscrizione posta sul tempio di Delfi.
Pertanto bisogna conoscere in primo luogo la propria
anima, cioè il principio stesso della vita.
Il senso del pensiero di Socrate è chiaro. Averi, onori e
potere, in una parola: la ricchezza esteriore, non sono la felicità.
Il bene dell'anima, da intendersi come vita e come psiche
inserita in un corpo vivente, è dunque virtù.
Per Socrate, dunque, il bene della psiche è la virtù,
tanto quanto il bene del corpo è la salute.
In altre parole: il bene dell'uomo è la salute fisica e
psichica.
In altri dialoghi, Socrate afferma che non bisogna
gettare via la propria vita, che "bisogna salvarla" per impiegarla
nella realizzazione di sè.
Egli insiste sulla necessità di prendersi cura di se
stessi.
Infatti, come il corpo, anche la psiche ha una salute e
una malattia.
La salute della psiche, è il conseguimento
dell'eccellenza, in particolare della giustizia; mentre il suo contrario, cioè
la malattia della psiche (la malattia psichica in senso moderno, la nevrosi o
persino la psicosi), è causa del peggiore dei vizi, cioè l'ingiustizia. Nella sua essenza, la
vita, così com'è concepita dalla cultura “moderna”, è standardizzata, svuotata
di ogni vero significato - causa di tutto ciò è l'indottrinamento liberista.
Essere se stessi,
significa recuperare le ragioni sull’autentico significato della nostra
esistenza - tornare all’origine dell’uomo restaurandone regole e principi - avere uno scopo ben preciso, essere tutt'uno
con la natura, coltivare i propri talenti, liberarci finalmente dal superfluo,
seguire l’istinto e l'intuizione creativa. Questa è la chiave, se volgiamo
tornare ad essere liberi.
Spesso,
quel tormento esistenziale che si esprime nelle più varie forme e patologie, è
il risultato della frustrazione derivante dall’incapacità di individuare noi
stessi; il proprio Io e le nostre autentiche necessità.
Il condizionamento
delle società moderne sugli individui, che si attua dentro quell’opera di
appiattimento dei bisogni, e sulla mercificazione dell’effimero, è
schiacciante, e altera la nostra capacità di un giudizio critico e volontà
decisionale.
Come potremo dunque essere “noi stessi”, quando tutto ciò
che ci circonda è lo stesso per tutti? Cosa c’è di veramente nostro in questa
società, in questo mondo? Come possiamo definirci liberi, autentici, quando
ogni nostra scelta è sistematicamente filtrata dal tarlo del dubbio e della
paura? E come sapremo vedere, quando l’oscurità avvolge il nostro cuore?
“La vera guarigione può
essere ottenuta dal bene che prende il posto del male, dalla luce che prende il
posto del buio. La malattia compare quando c’è disarmonia in noi stessi, tra il
nostro essere mortale e la divinità che è in noi”
(Edward Bach da “Libera te
stesso”)
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