SIAMO IN GRADO DI ASSORBIRE MILIONI DI AFRICANI E DI MUSULMANI?
Redazione | 26-08-2015 Categoria: Società
Redazione | 26-08-2015 Categoria: Società
SIAMO IN GRADO DI ASSORBIRE MILIONI DI AFRICANI E DI MUSULMANI?
In un articolo del 15 giugno 2015, lo scrittore giornalista Maurizio Blondet, sul suo Blog “Blondet & Friends”, rivela che la massa migratoria verso l’Italia e l’Europa sarebbe organizzata dall’”Organization Internationale pour le migrations”, OIM, con sede a Ginevra, collegata forse alle Nazioni Unite. L’indirizzo è:
17, Route des Morillons, CH-1211 Geneva
19, Switzerland
Tel: +41.22.717.9111
17, Route des Morillons, CH-1211 Geneva
19, Switzerland
Tel: +41.22.717.9111
Direttore Generale dell’OIM è l’ex-ambasciatore USA in Africa William Lacy Swing. Egli gestisce un miliardo e 675 milioni di dollari USA ed ha 8400 impiegati in 100 Paesi del mondo.
Missione dell’OIM: “E’
impegnato al principio che una migrazione umana e ordinata fa bene ai
migranti e alla società… Le migrazioni internazionali, se gestite
correttamente, contribuiscono alla prosperità dei paesi d’origine e di
destinazione, e profittano agli immigrati stessi”.
L’OIM si occupa di:
° Assistere i paesi ad essere pari alle crescenti sfide della gestione delle migrazioni.
° Far progredire la comprensione delle questioni dell’immigrazione.
° Incoraggiare lo sviluppo economico e sociale attraverso l’immigrazione
° Sostenere la dignità umana e il benessere dei migranti.
Viene spontaneo chiedersi se è l’OIM
che paga ai migranti, perfino a ragazzi soli, i viaggi nei barconi
verso l’Italia, dato che le migliaia di dollari richiesti dagli scafisti
rappresentano cifre talmente alte che in Africa farebbero vivere più
che bene e per lungo tempo una famiglia.
Il 26 aprile 2015, FabioNewsha pubblicato un articolo di Thierry Meyssan sulla Teoria delcaos”, dal titolo “Caos, obiettivo strategico degli USA”. L’articolo rivela come questa teoria è stata applicata in Ucraina, in Siria e Medio Oriente, in Libia contro Gheddafi
e che gli USA non hanno alcuna intenzione di contribuire a risolvere
quelle situazioni estreme, onde mantenere sotto tensione sia quelle
aree, sia quelle confinanti, nonché quelle
che potrebbero in futuro
essere coinvolte (leggi “guerra in Ucraina”, terrorismo in Europa fatto
passare per “islamista”). Il tutto nella inconsapevolezza vera o
ragionata dei governi europei (e italiano).
Secondo
Meyssan, i rifugiati provenienti da Iraq, Siria, Libia, Corno d’Africa,
Nigeria, Mali non fuggono da dittature, ma dal caos che gli USA hanno
causato in quei paesi. Scrive Meyssan “Le
migrazioni nel Mediterraneo, che per il momento sono soltanto
umanitarie, continueranno a crescere fino a diventare un grave problema
economico. (per l’Italia e per l’Europa - ndr)”.
Ciò che mi lascia perplesso è come sia possibile che 5 o 7 scafisti
riescano con la violenza a rinchiudere nella stiva decine di persone
nella indifferenza delle altre centinaia di profughi presenti sul
barcone. Fossero pur armati di mitra, neutralizzare 5 o 7 scafisti sarebbe un gioco da ragazzi. C’è qualcosa che non quadra. I profughi sono d’accordo? I profughi sono forse drogati, come lo erano i Simba del Congo, che i Cinesi mandavano al massacro, imbottiti di “dawa”, di droga?
Oggi, siamo in una guerra occulta e gli scafisti dovrebbero essere trattati secondo le leggi di guerra. Giustiziare gli scafisti,omitragliare ibarconi“per fermarli”, non dovrebbe essere un problema per chi, pur di abbattere Gheddafi, ha ammazzato 160.000 libici, in maggior parte civili…
Qui di seguito riporto l’intervista al mio amico Tullio Moneta sui problemi che ci affliggono e che terrorizzeranno tra non molto la nostra vita. Scrissi, insieme a Ippolito Edmondo Ferrario, un libro dal titolo “Mercenario, dal Congo alle Seycelles. La vera storia di Chifambausiku Tullio Moneta”,
per rimettere nella giusta luce la verità sul mio amico. Corredo
l’intervista che segue con foto e documenti, a dimostrazione.
26 agosto 2015 Giorgio Rapanelli
Intervista al Maggiore Tullio Moneta su Immigrati, Libia, Siria, Isis, terrorismo, eccetera.
Premessa:
Tullio Moneta
venne in Italia da profugo istriano insieme alla famiglia per sfuggire
ai partigiani di Tito. Giunse da adolescente a Macerata, dove studiò
alle medie e a ragioneria, si distinse nell’atletica leggera, diventando
un campione nel lancio del disco a livello nazionale. Nel 1959 fece un
concorso e fu assunto, grazie alla conoscenza del francese e
dell’inglese, da una compagnia francese di import-export e inviato in
Sierra Leone. Appassionato di avventura, viaggiò in Africa e negli USA,
per approdare definitivamente in Sud Africa. Si ritrovò poi nel Congo
ex-belga mentre infuriava la rivolta dei Simba, foraggiati dai maoisti cinesi e dai paesi dell’Est, e divenne interprete col grado di sergente del colonnello Mike Hoare, comandante del 5Commando “anglosassone”, che combatteva i Simba, insieme a 6 Commando “latino” di Bob Denard.
In due anni di combattimenti fu promosso sul campo di grado in grado
fino a raggiungere il grado di maggiore. Fu ferito al ventre nella zona
del Tanganika da una mina cinese, e salvato con un ponte aereo di un
C130 statunitense da Albertville a Leopoldville e poi con un aereo della
Sabena verso Johannesburg, dove fu curato. Tornato a combattere, fu poi
arrestato dall’Armée Nationale Congolaise a Leopoldville, a seguito del
tentato golpe di Bob Denard e Jean Schramme.
Fu ancora salvato dai “servizi” USA. Sotto la “copertura” di attore e
imprenditore in Sudafrica, Tullio Moneta continuò a lavorare “fuori contratto e senza copertura” per l’intelligence
occidentale in tutto il continente africano, nei Balcani, in Europa e
nel Medio Oriente. Non è stato mai un reclutatore di mercenari, o di
“contractor”. Fu vicecomandante del colonnello Mike Hoare nel fallito
golpe alle Seychelles per rovesciare il regime
filosovietico del presidente René. Egli è cittadino sudafricano e
cittadino italiano. In passato venne in Italia solo tre volte. Si trova
momentaneamente in Italia per curarsi negli “efficienti e gratuiti ospedali italiani” – come li definisce – dei postumi di malattie tropicali e di una ferita d’arma da fuoco alla gamba.
MIGRANTI. Domanda - Tiene banco l’argomento dei migranti che giungono giornalmente a centinaia in Sicilia. Come vedi questo fenomeno così massiccio?
Risposta
– Questo esodo di centinaia di migliaia di africani fa sorgere
perplessità. Si dice genericamente che queste masse di Africani fuggono
da guerre e carestie, senza specificare da quali guerre e da quali
carestie. L’aspetto di fuggiaschi bene in carne dimostra che non fuggono
da guerre e carestie. Per di più con donne incinte, donne con neonati, e
bambini soli, che gli Africani mai sacrificherebbero. Ho visto spesso
come è l’aspetto di chi vive in territorio di guerra e non ha di che
mangiare. Andate a vedere nei campi profughi del Darfur di cosa sia la
fame. Ricordo l’aspetto degli Ibo cristiani che
volevano distaccarsi dalla Nigeria musulmana. Erano veramente denutriti.
Ero là perché trasportavo carichi di armi, munizioni, cibo e
medicinali, forniti dall’Occidente per le truppe secessioniste, fino a
quando la politica occidentale non si voltò verso la Nigeria,
abbandonando gli Ibo al loro triste destino. Laggiù, oltre ad alcuni
mercenari che avevano combattuto in Congo, come “Taffy” Williams e Rolf Steiner, conobbi il marò italiano Pier Giorgio Norbiato,
che si fece onore come ufficiale combattente. Pur ferito, continuò da
solo a coprire la ritirata dei suoi uomini fino alla morte. I marò
italiani sono molto bene addestrati, ma meriterebbero una maggiore
considerazione da parte della politica.
MARO’. D –Ti riferisci ai due marò della vicenda indiana?
R
– Sì, i due marò non sono stati trattati bene dalla politica. Fossero
stati americani, o inglesi, francesi, russi o israeliani, già sarebbero
stati liberati da un pezzo con un blitz.
Intano, non si sarebbero dovuti consegnare alle autorità indiane, che li
detengono illegalmente, in quanto ancora non hanno emesso un capo di
imputazione. Liberarli con un blitzsarebbe stato facile, utilizzando pochi uomini altamente addestrati.
D –Hai esperienze in proposito?
R
– Non mi sento autorizzato a portare esempi simili già avvenuti. Mi
piace, invece, raccontare di un rapimento che poi non abbiamo
effettuato. Ero stato incaricato di rapire l’ex-dittatore Menghistu, denominato “negus rosso”
per le centinaia di migliaia di oppositori fatti assassinare e
condannato a morte nel suo Paese, a cui il presidente dello Zimbabwe RobertMugabe
aveva dato ospitalità politica. All’epoca, Menghistu viveva in un
villino sul lago Kariba, con due guardie del corpo. Conoscevo bene la
zona in quanto c’ero stato in villeggiatura diverse volte. La cosa non
sarebbe stata difficile. Avevo fatto un sopralluogo e addirittura
fotografato Menghistu. Le due guardie del corpo sarebbero state
neutralizzate, senza neanche ucciderle. Menghistu sarebbe stato
trasportato verso un campo di atterraggio nella savana e portato con un
piccolo aereo da turismo in una località e poi verso la sua destinazione
finale in Etiopia. Non se ne fece nulla, in quanto pensarono che Mugabe
avrebbe perso le elezioni. Invece, non mollò il potere. Menghistu è ancora nello Zimbabwe, ma non so dove, né mi interessa saperlo.
MIGRANTI. D –Torniamo ai migranti che vengono in Italia. Cosa ne pensi?
R
- Penso che ci sia del mistero dietro. Ho letto articoli di stampa in
cui si fanno delle ipotesi di una organizzazione occulta che spinge e
organizza gli Africani a venire in Europa con il miraggio del lavoro. Di
sicuro, possiamo osservare che i fuggitivi dalle guerre e dalle
carestie non hanno l’aspetto denutrito che pure tu conosci, avendo
vissuto nelle zone di guerra del Sud Sudan. In effetti, è come se
venissero organizzati da agenzie “segrete” per poi raggiungere l’Italia,
in forma di invasione. Che costa l’ira di Dio, sia per farli arrivare,
sia poi per mantenerli qui. Invece, l’unica alternativa sarebbe quella
di farli rimanere in Africa, magari pagando per il loro mantenimento, o
creando posti di lavoro. Ma – e soprattutto – cambiando le condizioni
politiche dei loro governi, formati da politici tribali, inadeguati a
gestire in forma moderna i novelli Stati indipendenti. In effetti, è il
fallimento dell’Occidente per aver creduto che sarebbe bastata
l’indipendenza per risolvere positivamente i problemi dell’Africa. Solo
il Sudafrica fa eccezione, in quanto gli antichi colonialisti inglesi e i
boeri sono stati lasciati ai loro posti di comando dell’economia e
della finanza, e in parte nella burocrazia, pure con la nuova situazione
democratica del paese. Altrimenti il Sud Africa avrebbe fatto la fine
del poverissimo Zimbabwe, l’ex-ricchissima Rhodesia del Sud. Nessuno
parla dei 4 milioni di cittadini dello Zimbabwe che clandestinamente
sono entrati in Sud Africa e vengono sfruttati nelle miniere di
proprietà dei sudafricani di razza nera. Spesso avvengono eccidi di
clandestini neri da parte di neri sudafricani, che sono disoccupati, o
temono per il posto di lavoro. Perché non se ne parla? Perché con ciò
finirebbe il mito della “negritudine”, su cui vi mobilitaste nella vostra giovinezza per dare “l’Africa agli Africani e per metterli in condizione di fare da soli”?
LIBIA. D –Sì, è vero. Mi accorsi già in Congo
nel 1966 del crimine commesso di aver dato l’indipendenza a popolazioni
tribali, inadatte a governarsi da sole, senza una struttura
amministrativa e senza un minimo senso di democrazia, finite in mano ad
inetti, ladri e all’occorrenza assassini… E lo sto vedendo con il Sud Sudan indipendente… Ma, torniamo all’argomento: cosa potrebbe esserci dietro all’invasione dalla Libia?
R
– Questa invasione di Africani non si fermerà - e pure di musulmani,
che mai si integreranno con la civiltà italiana ed europea proprio
perché le popolazioni musulmane sono organizzate, diversamente da noi,
sia a livello religioso, che politico, sociale, economico e militare,
come la “shari,a” e la Storia insegnano.
Perché viene, allora, permessa l’invasione? Perché, mettendo in
confusione l’Italia e l’Europa, non si riuscirà a creare gli Stati Uniti d’Europa,
che non piacciono né ad Occidente, né ad Oriente. Essi considerano il
territorio europeo come loro zona di influenza. L’Europa unita è solo
una teoria astratta: manca una lingua in comune per comunicare, manca
una ideologia unificante. L’Illuminismo, il socialismo, il comunismo sono falliti in quanto utopie. Le radici giudaico-cristiane
sono state cancellate dal testo della Costituzione per l’Europa. Con
ciò, manca una identità forte dell’Europa. Pure l’Italia non ha più una
identità nazionale. L’Italia che lasciai nel 1959 era una Nazione, con
un esercito a difesa, divisa da ideologie politiche, che però davano una
identità ai cittadini. C’erano poi i cattolici che venivano
ideologizzati da papa Pio XII. Oggi, l’Europa è costruita solo
sull’interesse dell’alta finanza e del grande capitale, che intendono
sopravvivere, disinteressandosi della sopravvivenza della popolazione.
D –E’ una visione pessimista, la tua. Potremo riprenderci?
R
– No. Quel miracolo economico ormai fa parte della Storia. Finanza e
capitale hanno fisiologie diverse dagli interessi semplici delle
popolazioni. La Storia si è spostata verso Cina e India. La piccola e
media industria difficilmente decolleranno per avere un ruolo come in
passato. Alcuni sopravvivono solo se lavorano, da sfruttati, per le
grandi firme. Oggi, sta in cattive acque pure la piccola
proprietà contadina e il piccolo commercio. Forse l’artigianato avrà più
fortuna in futuro.
GHEDDAFI. D –Un passo indietro. Perché è stato abbattuto Gheddafi?
R – Gheddafi era un megalomane che voleva diventare ”imperatore dell’Africa”. Ricordo che come tale fu accolto in Sud Africa da Mandela e che gettava biglietti da 1 dollaro alla folla osannante… Era stato un terrorista ed aveva foraggiato il terrorismo antioccidentale. C’è chi non dimentica e prima o poi ti fa pagare il conto.
Inoltre, ci sono stati piccoli interessi di bottega di alcuni governi
per il petrolio. Che oggi, pur dopo aver aperto falle alla diga
Gheddafi, che fermava l’invasione degli Africani verso l’Europa, non
vogliono accoglierli. Ma, a mio parere, dietro alla teorica “primavera araba”
c’era il piano di creare confusione nel Mediterraneo e in Europa. E’
ciò che sta avvenendo, come detto prima. Hanno scelto la Libia come
anello debole, proprio perché molto tribale. Sarà difficile mettere le
varie fazioni d’accordo, in quanto le oligarchie tribali amano il potere
e i soldi del petrolio.
O.N.U. D –Quindi la mediazione dell’ONU fallirà?
R
– Spero di no. Solo che né ONU, né Europa, sanno che pesci pigliare in
tutta quella confusione. Soprattutto se non c’è una onesta volontà
politica di risolvere il problema nell’interesse di tutti, libici ed
europei.
MERCENARI. D –Posso fare una provocazione? Se ci fosse ancora il 5 Commando anglosassone, si potrebbero ottenere risultati?
R
– Intanto, i soldati del 5 Commando sono anziani, o sono morti. Gli
ultimi che vidi fu nel 1981. Erano stati ufficiali con me in Congo. Li
reclutai, in qualità di vicecomandante del colonnello Mike Hoare, insieme a civili volontari del Recce Commando
sudafricano, per il golpe contro il regime filo marxista delle
Seychelles, purtroppo fallito. Poi, i “mercenari” non possono più
combattere in terra d’Africa. Poi, occorrerebbe il consenso dell’ONU. In
Congo si trattava di domare la ribellione dei Simba, fomentata dai
maoisti cinesi e dall’Est comunista europeo, contro il governo
congolese, riconosciuto dall’ONU. I “mercenari” erano soldati volontari
incaricati e pagati dall’ONU, con tanto di contratto e obblighi di
catturare armi e prigionieri Simba. Il 5 Commando
combatteva pure per fermare l’avanzata marxista verso le ex-colonie
inglesi della Rhodesia e del Sudafrica. In Congo, le truppe dell’ONU
rimanevano nelle caserme, mentre tenevamo alla larga da noi l’Armée di
Mobutu, perché era più pericolosa per la nostra incolumità dei Simba
stessi. Abbiamo fatto tutto da soli: i 250 soldati del 5 Commando e i 250 del 6 Commando, contro 20 mila Simba. Sul lago Tanganica con i Simba ci fu pure il CheGuevara,
che dovette fuggire… Proprio per le atrocità dei Simba sulla
popolazione civile congolese noi avemmo l’appoggio della popolazione
stessa e vincemmo, prima in battaglie campali, quando i 250 soldati del 5 Commando subivano l’assalto di migliaia di Simba drogati dalla “dawa” e successivamente, una volta liberata Albertville
e tutta la sponda congolese del lago Tanganika, iniziammo la guerriglia
verso le colline ad ovest, supportati dai villaggi congolesi, contro
bande di Simba, che erano diventati più addestrati e pericolosi. In
effetti, i Simba avevano le retrovie in territorio tanzaniano e quindi
non li abbiamo mai sconfitti completamente. Se non ci fosse stata la
sciocchezza del golpe politico di Bob Denard e di Jean Schramme,
Mobutu ci avrebbe lasciato a controllare le zone di confine dei Grandi
Laghi e la storia congolese non avrebbe avuto le tragedie successive.
SOLUZIONE LIBIA. D –Sì, va bene per il passato. Ma per la Libia, dove tutti comandano e dove ci sono gruppi dell’Isis, cosa faresti? Prima ti dico cosa facemmo noi per il Sud Sudan. Laggiù le tribùcombattevano gli Arabi del Nord in ordine sparso, sparandosi pure tra di loro. Tutti i capi dei gruppi guerriglieri delle tribù più numerose (denka, nuer, shilliuk, lotuko, azande, acholi) vantavano di rappresentare il fronte di liberazione del Sud Sudan, chiedendo di inviare loro gli aiuti. Alla fine gli Israeliani scelsero il colonnello Joseph Lagu, che costituì il Southern SudanLiberation Front, e dettero tutti gli aiuti a lui: se gli altri gruppi volevano parte degli aiuti, dovevano riconoscere la leadership di Lagu. E così avvenne. Noi Italiani inviammo a Lagu tutti gli aiuti tramite il console onorario francese in Uganda René Dol.
Però, non ci fu mai un amalgama tra i guerriglieri delle diverse tribù
per combattere insieme, come potei constatare personalmente nella zona
del quartier generale di Owini-Ki-Bul.
Poi, ci fu la pace con il Nord ad Addis Abeba e nel 1972 finì la prima
guerra di indipendenza. E noi smettemmo di inviare aiuti. Della seconda
guerra di indipendenza con il comandante unico John Garang non so nulla. Tu lo conoscesti, invece.
R
– Sì, lo conobbi nel 1986 ai confini del Congo con l’Uganda nella zona
di Aba-Faradji, quando gli consegnai un grosso carico di armi russe, che
erano arrivate su piroghe dal lago Tanganika. Mentre alcuni miei uomini
addestravano i guerriglieri sud sudanesi alle armi, io parlai a lungo
con John Garang. Era un uomo molto curioso. Faceva
domande sul Sud Africa, sull’apartheid, sulla politica… Ragionava come
un occidentale. E’ stato uno dei pochi capi africani intelligenti,
insieme a Ciombé; per questo ingestibili e da eliminare. Gli Africani intelligenti non servono. Servono solo gli Africani astuti.
JOHN GARANG. D –E’ vero che John Garang è stato eliminato con un attentato al suo elicottero di ritorno dall’Uganda?
R –
E’ ciò che si dice. Egli voleva una confederazione del Sud con il Nord
Sudan per una collaborazione reciproca. E’ ciò che mi diceva.
Evidentemente non era ciò che altri volevano. Eliminato lui, adesso i
suoi ex-gregari vogliono il potere e fanno guerre tribali per il
petrolio scoperto nel Sud Sudan. E’ la storia di tutta l’Africa.
SOLUZIONE PER LA LIBIA. D –Sì, è vero, eliminano coloro che possono dare fastidio, come Joseph Oduho, ex-presidente dell’Azania Liberation Front, che rappresentavo in Italia, o come Funda Zebedeo Dominic…
Ma torniamo alla Libia: io farei un blocco navale e pagherei 10 euro
alle autorità libiche per ogni migrante a loro consegnato…
Risparmieremmo 25 euro. Però, non credo proprio che si voglia far
cessare l’esodo… Tu cosa faresti?
R – Intanto esiste un Governo di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale. Che ha il vantaggio di avere una retrovia sicura come l’Egitto, pacificato da un governo laico che ha avuto recentemente un grosso successo mediatico ed economico con il raddoppio del canale di Suez.
Quindi, ogni aiuto dovrebbe essere dato al governo di Tobruk, compreso
l’aiuto militare di addestratori, armi, elicotteri da combattimento,
eccetera. A questo punto nessuno vieterebbe colpi di mano da parte di
“commando” contro l’Isis e contro l’organizzazione degli scafisti.
Ripeto: attacchi commando in stile guerriglia. Ossia, attacco,
distruzione dell’obiettivo e ritirata immediata. Come facevamo contro i
Simba. Uomini delle SAS britanniche sarebbero più che sufficienti. Un mio comandante in Congo fu il colonnello John Peters delle SAS; dopo i parà belgi dei Dragon Rouge, mi addestrò alla guerriglia il Regimental Sergeant MajorAlan Murphy delle SAS. So chi sono i SAS e come combattono. Andrebbero bene pure i marò, i parà italiani e altre truppe specializzate. Però, per il fatto di essere Italiani ex-colonialisti in Libia, si avrebbero risvolti negativi. E poi, c’è di mezzo il petrolio e chi lo gestirà non dovrebbe essere l’Italia. Ma, domando: la soluzione del problema Libia è ciò che veramente vogliono i politici delle Potenze occidentali?
TERRORISTI MUSULMANI. D –Secondo te, arrivano con i barconi pure i terroristi?
R
– Sì, proprio perché manca ogni controllo e la maggior parte dei
profughi svanisce nel nulla. E’ la via io userei, se fossi un
terrorista.
ATTENTATI. D –Commetteranno attentati?
R
– Sì, al momento opportuno, quando il Terrorismo internazionale e i
suoi manovratori lo decideranno come necessario per destabilizzare
l’Italia, o l’Europa, colpendo obiettivi sensibili, o dove sarà
possibile fare strage. Attaccando dall’alto con elicotteri e aerei
monomotore; e dal basso, non necessariamente con kamikaze, in
località note alla pubblica opinione internazionale, come Piazza San
Pietro e le metropolitane di Roma e Milano, o i grandi magazzini di Roma
e Milano. Purtroppo, sulla politica dell’Immigrazione clandestina
l’Italia è spaccata ed ha un governo e una classe politica deboli, in
confusione ideologica e di identità. Come lo stesso popolo italiano. Il
terrorismo colpisce quando si deve convincere la pubblica opinione della
necessità di una cosa. In effetti, sono solo punture di spillo di
sicuro effetto, ma inutili per il cambiamento delle situazioni. Ad
esempio, il terrorismo del braccio armato dell’ANC sudafricano (Umkhonto we Sizwe, “lancia della nazione”), finanziato, armato e addestrato dai Paesi marxisti, non ha fatto finire l’apartheid,
o convinto il governo dei bianchi a dare il potere ai neri. Il
terrorismo faceva morti soprattutto tra i civili neri. Quando cadde l’Unione Sovietica, il terrorismo finì e i bianchi, dopo un referendum tra i bianchi, vinto a maggioranza, consegnarono il potere a Mandela.
Che lo passò quasi subito ad altri. Perché tutti – bianchi e neri -
avevano accettato la forma democratica per il Sudafrica. Tornando al
terrorismo in Italia, noi qui abbiamo forze dell’ordine efficienti, forse le migliori a livello mondiale, ma mancanti di mezzi adeguati e con un personale privo di riconoscimenti concreti. L’Isis, comunque, terminato il suo ruolo, prima o poi scomparirà, come è avvenuto con Al Qaeda.
In Siria basterebbe un battaglione, un migliaio di elementi di truppe
speciali, supportate logisticamente e con armamento adeguato per avere
la meglio sul campo di battaglia e in breve tempo sull’esercito del
Califfato. Che sa fare molte sceneggiate di tipo cinematografico, come
nei film, ma che non sa combattere. Ricordo che solo certi beduini di
uno sceiccato dell’Arabia, che addestrai, erano veri combattenti…
ISRAELE. D - Israele sembra oggi isolato dagli USA
R – il popolo americano democratico non abbandonerà mai Israele,
che è un elemento di stabilità democratica nello scacchiere
mediorientale, a cui guardano Stati musulmani che desiderano la
stabilità. Comunque, fino a che si combatteranno sunniti e sciiti
e con l’odio tra gli stessi Stati musulmani, l’Occidente può stare al
sicuro. Salvo i colpi di spillo terroristico di cui parlavo prima. Il vero problema primario in Italia è il LAVORO, onde creare occupazione, senza la quale la sanità e lo Stato sociale finirebbero. Magari, l’argomento “immigrazione fuori controllo” serve per distogliere l’attenzione della gente dai problemi primari.
PACIFISMO. D –C’è una parte del mondo cattolico che è per il pacifismo, per la non violenza, per il dialogo. Che ne dici?
R
– Se le parti dialogano è positivo. Ma, con i Simba non potevi
dialogare. Quindi, dovevi usare le armi per difenderti e per salvare
missionari, suore, coloni e civili congolesi. Ci fu il missionario
saveriano padre Angelo Pansa, che prese il mitragliatore e si unì al 5 Commando
per salvare la vita di confratelli e dei civili. Era veramente un
ottimo soldato e sapeva sparare molto bene, a detta dei miei
commilitoni. Stessa cosa si dovrebbe fare con l’Isis e con Boko Haram. I cristiani devono armarsi e combattere. Pur non credente, apprezzo quei cristiani che combattono per la loro fede, come lo erano i Templari.
L’unica dialettica che i terroristi capiscono è quella della violenza.
Devi quindi difenderti. E’ immorale essere pacifisti quando innocenti
vengono barbaramente uccisi. Si dice di dover amare i propri nemici. Ma,
è giusto discutere sull’amore verso i nemici, mentre i nemici uccidono
innocenti bambini, donne, vecchi e padri di famiglia? Quindi, l’unica
cosa che un cristiano dovrebbe fare è difendere la sua vita, la vita dei
propri figli, dei propri cari, degli amici e la vita degli altri
cittadini. Quindi, in questo caso, mettere in condizione il nemico di
non nuocere è una necessità, seppure dolorosa. Ma, nessuno vieta ai
pacifisti di andare dall’Isis e fare come San Francesco con i Saraceni che combattevano contro i Crociati. San Francesco andò in Terrasanta, pronto al martirio. Invece, pur apprezzato dai mistici Sufi, non fermò la guerra. Né convertì un solo musulmano al cristianesimo...
MONSIGNOR GALANTINO. D – Hai letto delle polemiche seguite alle dichiarazioni di Monsignor Nunzio Galantino?
R – L’aspetto elegante di Monsignor Galantino mi ricorda quello del vescovo missionario MonsignorAugusto Azzolini,
che risiedeva ad Accra e guidava una diocesi che andava dal Senegal al
Gabon. All’epoca, negli anni che vanno dal 1959 al 1962, lavoravo per la
Compagnia francese di import-export, la C.F.A.O. a Freetown, capitale
della Sierra Leone. Ottenevo spesso dei permessi dalla mia Compagnia per
poter aiutare il missionario saveriano padre Silvestro Volta nella conduzione dell’ospedale che aveva costruito a Makeni,
in mezzo ad una jungla che è la peggiore dell’Africa. Tra i miei
compiti c’era quello di prendere la temperatura tre volte al giorno ai
pazienti, riportando i risultati su di un grafico, che poi veniva
paragonato a ciò che era scritto in un librone di padre Volta sulle
febbri tropicali, che erano parecchie: febbre gialla, black water fever, tifo, malaria,
eccetera. Credendomi un dottore, i pazienti mi sorridevano, ripagandomi
così del poco che facevo per loro. Padre Volta era un missionario
medico chirurgo, scienziato e scrittore, fuggito fortunosamente dalla
Cina di Mao poco prima di venire catturato e imprigionato. Pur non
credente, ero legato a padre Volta da stima ed amicizia. Nella mia vita
ho incontrato famosi militari, come il generale Giap, vincitore di Dien Bien Phu,
politici importanti e capi di Stato. Ma, Padre Volta è stato per me la
persona più importante ed interessante che abbia mai incontrato. Era il
vero tipo di missionario in contatto con la gente comune, che riusciva
ad aiutare e a salvare come medico e scienziato. Incontrai monsignor
Azzolini a Freetown quando accompagnai da lui Padre Volta. Monsignor
Azzolini era un vescovo elegante, con mani fini e immacolate, che fece
un salto indietro quando Padre Volta gli si avvicinò, impolverato per il
viaggio da Makeni, con un camice coperto di sangue raggrumato, le mani
nodose e callose. Il vescovo gli fece delle domande sul numero dei
nativi che aveva convertito al cristianesimo. Padre Volta rispose: “Uno solo! Che poi mi ha rubato ilportafoglio”.
Ovviamente, scherzava. Notai che padre Volta non si inginocchiò davanti
al vescovo, né gli baciò l’anello. Dove sono oggi nella chiesa
cattolica uomini come un Silvestro Volta, che gridava all’indirizzo dei preti eleganti come gli Azzolini di ieri, e i Galantino di oggi: “Rimboccatevi le maniche e sporcatevi lemani”. In certe situazioni non ha senso dire “fermateli, ma non bombardateli”. Per l’Isis e per Boko Haram bisogna rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani.
Finché si è a Roma, con le mani pulite e ben curate, si hanno le
migliori pie intenzioni. Ma quando ti ritrovi, da innocente, sul punto
di essere sgozzato, o fatto lentamente a pezzi, come avveniva in Congo, e
poi mangiato, vorresti veramente che qualcuno si sporcasse le mani per
venirti a salvare. Quando liberai con la mia pattuglia le suore belghe
di suor Annunziata, violentate dai Simba e pronte al martirio, vidi
manifestarci la loro grande gioia per la loro liberazione... Tempo dopo,
fui ferito gravemente da una mina cinese, e fu Suor Annunziata che mi
fece avere le prime cure da un medico dell’ONU nella sua clinica di
Albertville, salvandomi la vita.
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