The Independent: La Grecia sta per essere fatta a pezzi e data in pasto alle corporation affamate di profitto
Sull’Independent
un articolo che rappresenta il vero volto delle “riforme” imposte alla
Grecia: poiché è scontato e risaputo che il “salvataggio” non servirà,
quello a cui ci troviamo di fronte è un laboratorio di capitalismo
estremo, un modello che – se passa – sarà imposto anche agli altri
paesi. E probabilmente noi siamo i prossimi.
di Nick Dearden, 132 agosto 2015
L’ultimo piano di salvataggio non ha nulla a
che fare con il debito. Si tratta di un esperimento di capitalismo così
estremo che nessun altro Stato Ue sinora ha osato tentarlo
La Grecia è al suo terzo “salvataggio”. Questa volta sul
tavolo ci sono 86 miliardi di €, inviati in Grecia dai creditori in
cambio di un pacchetto di misure di austerità, solo per poi tornare
indietro agli stessi creditori nel prossimo futuro.
Sappiamo tutti che il debito non può essere rimborsato e
non lo sarà. Sappiamo tutti che l’austerità non farà che peggiorare la
depressione della Grecia. Eppure continua.
Se guardiamo più a fondo, però, scopriamo che l’Europa non
è guidata da dei personaggi mentalmente confusi in fase terminale.
Prendendo quei leader in parola, ci perdiamo quello che sta realmente
accadendo in Europa. In breve, la Grecia è in vendita, e i suoi
lavoratori, gli agricoltori e le piccole imprese saranno spazzati via.
Nell’ambito del programma di privatizzazioni da lacrime e
sangue, la Grecia deve consegnare 50 miliardi di € dei suoi “beni
patrimoniali dello Stato” ad un organismo indipendente sotto il
controllo delle istituzioni europee, che procederà alla vendita.
Aeroporti, porti, infrastrutture energetiche, terreni e proprietà –
tutto deve essere dismesso. Vendi i tuoi beni, sostengono, e sarai in
grado di ripagare il debito.
Ma, anche in quest’ottica ristretta, svendere delle
attività redditizie o potenzialmente tali rende un paese meno capace di
ripagare i suoi debiti. Non sorprende che le attività più redditizie
siano messe all’asta per prime. La lotteria nazionale del paese è stata
già acquistata. Gli aeroporti che servono le isole delle vacanze greche
con tutta probabilità saranno vendute con un leasing a lungo termine ad
una società aeroportuale tedesca.
Il porto del Pireo sembra che sarà venduto ad una
compagnia di navigazione cinese. Nel frattempo, 490.000 metri quadrati
di spiaggia a Corfù sono stati arraffati da un fondo di private equity
statunitense. Ha ottenuto un contratto di locazione della durata di 99
anni al prezzo speciale di € 23 milioni. Secondo i giornalisti, il fondo
delle privatizzazioni sta prendendo in esame 40 isole disabitate, oltre
ad un importante progetto a Rodi che comprende un campo da golf.
Parallelamente alle privatizzazioni, vi è un ampio
programma di deregolamentazione che dichiara guerra ai lavoratori, agli
agricoltori e alle piccole imprese. Le diverse leggi greche che
proteggono le piccole imprese, come le farmacie, i panifici e le
librerie, dalla concorrenza con i supermercati e le grandi imprese,
devono essere spazzate via. Queste riforme sono così dettagliate che la
UE sta scrivendo leggi in materia di misurazione del pane e date di
scadenza del latte. Incredibilmente, alla Grecia viene perfino detto di
fare delle leggi più liberali della Germania sull’apertura domenicale
dei negozi. E’ in atto un vero e proprio esperimento di libero mercato.
In materia di lavoro, le pensioni dovranno subire dei
tagli rapidi e decisi, i salari minimi devono essere ridotti e la
contrattazione collettiva deve essere drasticamente limitata, mentre
licenziare personale deve diventare più facile. Sono misure molto più
estreme di quanto non abbiano implementato molti degli stessi
paesi”creditori” della Grecia. Le modifiche tributarie prevedono
un’impennata dell’ IVA, la più regressiva delle imposte, su un’ampia
gamma di prodotti.
Certo, fare delle riforme in alcuni settori dell’economia
greca potrebbe essere una buona idea, e infatti Syriza è arrivata al
potere promettendo di fare riforme serie, ad esempio, sulla tassazione e
le pensioni. Ma quello che viene imposto dai creditori non è una serie
di “riforme” sensibili, ma l’instaurazione e la gestione dettagliata di
un’economia radicale di ‘libero mercato’.
La bonanza di deregolamentazione e privatizzazione apre al
grande business nuovi e vasti settori della società greca su cui non
aveva mai potuto metter piede prima. La speranza è che questo possa
generare lauti profitti e far crescere il grande business, oltre a
fornire un modello estremo di quello che potrebbe essere fatto in tutta
Europa. Anche se quel che è ancora più sgradevole dell’ipocrisia dei
leader europei, che costringono la Grecia ad adottare delle politiche
che essi stessi non hanno osato mai proporre in casa propria, è il
cinismo con cui gli stessi leader impongono delle politiche che andranno
a vantaggio delle grandi società del loro stesso paese.
L’intensità del programma di ristrutturazione concordato
per la Grecia dovrebbe dissipare anche l’ombra dell’idea che questo sia
un tentativo ben intenzionato, ma maldestro, di affrontare una crisi del
debito. Si tratta di un tentativo cinico di creare nel Mediterraneo un
paradiso per le grandi corporation, a cui si deve resistere a tutti i
costi.
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