Abbiamo criminalizzato lo Stato-nazione, ed ecco i risultati
Temo
che negli ultimi anni sia stato sottovalutato da molti, me per primo,
il forte legame sussistente fra il concetto stesso di Stato e quello di Democrazia.
Abbiamo depotenziato il ruolo dello Stato per favorire la nascita e il
rafforzamento di organismi sovranazionali presuntivamente illuminati;
abbiamo destrutturato un equilibrio rispettabile, basato per l’appunto
sul rispetto della sovranità dei singoli Stati, nella speranza di
favorire così facendo la nascita dei mitologici “Stati Uniti d’Europa”;
e abbiamo infine affidato le speranze e la vita di intere generazioni
nelle mani di burocrati da strapazzo, emissari e difensori degli
interessi di quello che una volta sarebbe stato chiamato “denaro
organizzato”. Abbiamo fatto bene? No, abbiamo fatto male. Malissimo.
Prima di avventurarci in questioni di contorno, è giusto ribadire un
assioma cardine: nel buio del potere pubblico detta legge la forza economica del privato. Solo la politica, legittimata dal voto, ha il potere
di intervenire sui reali rapporti di forza che una qualsiasi società
esprime, per il tramite di leggi e regolamenti pensati per aggredire le
disuguaglianze materiali.
La
nostra Costituzione, non a caso invisa a colossi bancari come Jp
Morgan, relativizza la natura della proprietà, prevedendo esplicitamente
la possibilità di esproprio per ragioni di pubblico interesse (art. 42,
comma 3). Morto lo Stato, inteso quale forza capace di esercitare un potere
esclusivo all’interno di un definito contesto territoriale e
geografico, chi potrà mai intervenire per garantire il cristallizzarsi
di un sistema conformato secondo i dettami della giustizia sociale?
Nessuno. I soloni che paventano il ritorno del “nazionalismo”, padre di
ogni guerra
e disgrazia, lavorano in realtà per perpetuare all’infinito la
supremazia degli oligarchi privati. Lo Stato è vissuto come un ostacolo
dai plutocrati, perché potenzialmente in grado di porre un freno alla
bramosia isterica di un manipolo di avari apolidi cementati da occulte e
perverse appartenenze. In sintesi: senza una cornice pubblica di
riferimento, la politica scade a teatrino, stanco e inutile rituale.
La
massoneria contemporanea (come provato da diverse e coincidenti fonti
da approfondire in seguito), non a caso, ha individuato nello Stato il
suo principale nemico. La strategia volta a creare nuovi equilibri
attraverso la creazione artificiale di continui shock è evidentemente
impregnata di esoterismo (“solve et coagula”). Questo tipo di approccio
assume caratteristiche diverse per luoghi geograficamente diversi, ma la
filosofia unitaria che sottende certe scelte rimane comunque leggibile
in filigrana. Quelli che in Europa scelgono la strada del terrorismo economico per uccidere gli Stati, impoverire le masse e consegnare il potere
nelle mani dei banchieri centrali, sono gli stessi che in Medio Oriente
puntano sul terrorismo sanguinario dell’Isis per ottenere risultati
altrettanto destabilizzanti. In questa ottica le cosiddette “primavere
arabe” sono simili alle cosiddette “crisi
del debito” dei paesi occidentali, fenomeni eterodiretti da menti
raffinatissime che sul caos edificano nuovi quanto meschini sistemi di potere
(“ordo ab chao”). Questo schema ha prosperato fino ad oggi al sicuro
grazie soprattutto ad una provvidenziale coltre di impermeabilità ora
fortunatamente declinante. Alcuni flussi informativi, per quanto
tacitati, alla lunga produrranno effetti dirompenti, indispensabili per
promuovere un radicale e globale cambio di paradigma. Per quel giorno
sarà bene che ognuno di noi si faccia trovare dalla parte giusta della Storia.
(Francesco
Maria Toscano, “Abbiamo criminalizzato il concetto di Stato-nazione, e
abbiamo fatto male”, dal blog “Il Moralista” del 14 agosto 2014).
Temo che negli ultimi anni sia stato sottovalutato da molti, me per
primo, il forte legame sussistente fra il concetto stesso di Stato e
quello di Democrazia.
Abbiamo depotenziato il ruolo dello Stato per favorire la nascita e il
rafforzamento di organismi sovranazionali presuntivamente illuminati;
abbiamo destrutturato un equilibrio rispettabile, basato per l’appunto
sul rispetto della sovranità dei singoli Stati, nella speranza di
favorire così facendo la nascita dei mitologici “Stati Uniti d’Europa”;
e abbiamo infine affidato le speranze e la vita di intere generazioni
nelle mani di burocrati da strapazzo, emissari e difensori degli
interessi di quello che una volta sarebbe stato chiamato “denaro
organizzato”. Abbiamo fatto bene? No, abbiamo fatto male. Malissimo.
Prima di avventurarci in questioni di contorno, è giusto ribadire un
assioma cardine: nel buio del potere pubblico detta legge la forza economica del privato. Solo la politica, legittimata dal voto, ha il potere
di intervenire sui reali rapporti di forza che una qualsiasi società
esprime, per il tramite di leggi e regolamenti pensati per aggredire le
disuguaglianze materiali.La nostra Costituzione, non a caso invisa a colossi bancari come Jp Morgan, relativizza la natura della proprietà, prevedendo esplicitamente la possibilità di esproprio per ragioni di pubblico interesse (art. 42, comma 3). Morto lo Stato, inteso quale forza capace di esercitare un potere esclusivo all’interno di un definito contesto territoriale e geografico, chi potrà mai intervenire per garantire il cristallizzarsi di un sistema conformato secondo i dettami della giustizia sociale? Nessuno. I soloni che paventano il ritorno del “nazionalismo”, padre di ogni guerra e disgrazia, lavorano in realtà per perpetuare all’infinito la supremazia degli oligarchi privati. Lo Stato è vissuto come un ostacolo dai plutocrati, perché potenzialmente in grado di porre un freno alla bramosia isterica di un manipolo di avari apolidi cementati da occulte e perverse appartenenze. In sintesi: senza una cornice pubblica di riferimento, la politica scade a teatrino, stanco e inutile rituale.
La massoneria contemporanea (come provato da diverse e coincidenti fonti da approfondire in seguito), non a caso, ha individuato nello Stato il suo principale nemico. La strategia volta a creare nuovi equilibri attraverso la creazione artificiale di continui shock è evidentemente impregnata di esoterismo (“solve et coagula”). Questo tipo di approccio assume caratteristiche diverse per luoghi geograficamente diversi, ma la filosofia unitaria che sottende certe scelte rimane comunque leggibile in filigrana. Quelli che in Europa scelgono la strada del terrorismo economico per uccidere gli Stati, impoverire le masse e consegnare il potere nelle mani dei banchieri centrali, sono gli stessi che in Medio Oriente puntano sul terrorismo sanguinario dell’Isis per ottenere risultati altrettanto destabilizzanti. In questa ottica le cosiddette “primavere arabe” sono simili alle cosiddette “crisi del debito” dei paesi occidentali, fenomeni eterodiretti da menti raffinatissime che sul caos edificano nuovi quanto meschini sistemi di potere (“ordo ab chao”). Questo schema ha prosperato fino ad oggi al sicuro grazie soprattutto ad una provvidenziale coltre di impermeabilità ora fortunatamente declinante. Alcuni flussi informativi, per quanto tacitati, alla lunga produrranno effetti dirompenti, indispensabili per promuovere un radicale e globale cambio di paradigma. Per quel giorno sarà bene che ognuno di noi si faccia trovare dalla parte giusta della Storia.
(Francesco Maria Toscano, “Abbiamo criminalizzato il concetto di Stato-nazione, e abbiamo fatto male”, dal blog “Il Moralista” del 14 agosto 2014).
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