L′ITALIA HA VOLONTA′ POLITICA DI AFFRONTARE L′EMERGENZA IMMIGRAZIONE?
Redazione | 02-09-2015 Categoria: Mondialismo
Redazione | 02-09-2015 Categoria: Mondialismo
Intanto è panico in Ungheria ( Budapest è sotto assedio) e in Serbia. Le due nazioni no euro sono letteralmente invase. Vi è la percezione diffusa di un attacco premeditato e ben congegnato per minare alle fondamenta gli stati europei e quelli indipendenti per primi.
L’Italia ha la volontà politica di affrontare l’emergenza immigrazione?
Gli sbarchi degli immigrati continuano, come anche le morti in mare. Nonostante tutto Renzi, la presidente della Camera Boldrini e compagnia continuano a ripetere il solito ritornello delle fatidiche soluzioni comuni europee, che non si raggiungeranno probabilmente neanche al vertice straordinario del 14 settembre prossimo.
Forse non saranno dei muri col filo spinato la ricetta ideale per
risolvere il problema in questione, ma stupisce la mancanza totale di
posizione in un'emergenza simile da parte del governo italiano. Nel
frattempo in Italia la tensione sale, aumenta il malcontento tra la
popolazione in difficoltà economica per il sostegno che lo Stato dà ai
clandestini che soggiornano nel Paese.
L'Italia ha la volontà di affrontare l'emergenza immigrazione e
difendere i propri interessi nazionali? Sputnik Italia ha raggiunto per
una riflessione in merito Germano Dottori, docente di studi strategici
alla Luiss e membro della redazione Limes.
— Che passi andrebbero intrapresi dall'Italia per uscire da questa emergenza?
— Il governo e l'opinione pubblica italiani devono accettare che esiste una differenza tra profughi, i quali possono essere accolti e ridistribuiti su scala europea, e immigrati economici. Il grosso è rappresentato proprio da questi ultimi, che occorre in qualche modo rimpatriare.
È tutto da vedere se l'Italia abbia la volontà e la forza politica di operare i rimpatri o i respingimenti accompagnati alla frontiera.
— L'arrivo in tempi rapidi di una consistente massa di stranieri in qualche modo suscita delle reazioni di rigetto nel corpo sociale che li ospita. Il fatto che l'Italia sia un Paese demograficamente anziano complica ancora di più l'equazione. La gente più anziana ha maggiore preoccupazione e maggiori timori rispetto ai giovani. C'è un risentimento inevitabile, che abbiamo visto anche in Francia: quando lo Stato deve sborsare dei soldi per provvedere alle esigenze elementari di persone che arrivano senza niente, si crea scontento nelle fasce di popolazione italiana più povere che non ricevono sostegno da parte dello Stato. La gente vede che lo Stato provvede ai bisogni delle persone che non appartengono alla nostra comunità nazionale.
-Perché il governo non assume posizioni forti in merito a questa situazione d'emergenza?
-Mi sono sempre chiesto come mai la sinistra italiana non lo comprenda: un aumento della presenza di stranieri sul territorio nazionale corrisponde inevitabilmente allo scivolamento dell'equilibrio politico verso destra. In qualche modo favorendo l'immigrazione, anche solo tollerandone l'aumento, le forze politiche del centrosinistra preparano la propria sconfitta. Questa cosa è stata capita molto bene già nello scorso decennio dalle forze progressiste in Danimarca, Olanda e Gran Bretagna. Gordon Brown quando perse contro Cameron si presentò con un manifesto elettorale in cui era scritto molto chiaramente che non esisteva un diritto di immigrare nel Regno Unito.
Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss e membro della redazione Limes.
— Che passi andrebbero intrapresi dall'Italia per uscire da questa emergenza?
— Il governo e l'opinione pubblica italiani devono accettare che esiste una differenza tra profughi, i quali possono essere accolti e ridistribuiti su scala europea, e immigrati economici. Il grosso è rappresentato proprio da questi ultimi, che occorre in qualche modo rimpatriare.
È tutto da vedere se l'Italia abbia la volontà e la forza politica di operare i rimpatri o i respingimenti accompagnati alla frontiera.
Io sono persuaso che l'Italia questa forza
non ce l'abbia in questo momento, anche perché al suo interno c'è la
Santa Sede, che preme in una direzione totalmente diversa. Ciò premesso,
non è da escludere che l'Italia venga sospesa dagli accordi di Schengen
e questo è un grave rischio che incombe sul nostro Paese.
— Nelle città italiane cresce la tensione e il malcontento
per via di una situazione sempre più insostenibile. Non c'è il rischio
che esploda un vero scontro tra italiani e immigrati?— L'arrivo in tempi rapidi di una consistente massa di stranieri in qualche modo suscita delle reazioni di rigetto nel corpo sociale che li ospita. Il fatto che l'Italia sia un Paese demograficamente anziano complica ancora di più l'equazione. La gente più anziana ha maggiore preoccupazione e maggiori timori rispetto ai giovani. C'è un risentimento inevitabile, che abbiamo visto anche in Francia: quando lo Stato deve sborsare dei soldi per provvedere alle esigenze elementari di persone che arrivano senza niente, si crea scontento nelle fasce di popolazione italiana più povere che non ricevono sostegno da parte dello Stato. La gente vede che lo Stato provvede ai bisogni delle persone che non appartengono alla nostra comunità nazionale.
-Perché il governo non assume posizioni forti in merito a questa situazione d'emergenza?
-Mi sono sempre chiesto come mai la sinistra italiana non lo comprenda: un aumento della presenza di stranieri sul territorio nazionale corrisponde inevitabilmente allo scivolamento dell'equilibrio politico verso destra. In qualche modo favorendo l'immigrazione, anche solo tollerandone l'aumento, le forze politiche del centrosinistra preparano la propria sconfitta. Questa cosa è stata capita molto bene già nello scorso decennio dalle forze progressiste in Danimarca, Olanda e Gran Bretagna. Gordon Brown quando perse contro Cameron si presentò con un manifesto elettorale in cui era scritto molto chiaramente che non esisteva un diritto di immigrare nel Regno Unito.
Il centrosinistra italiano è arretrato su
questo o forse semplicemente non può permettersi di assumere una
posizione forte, perché a Roma c'è un Papa popolare, che il suo peso ce
l'ha. Bisognerebbe ricordare d'altra parte però che la Chiesa Cattolica
persegue degli interessi di carattere universale, mentre i politici del
nostro Paese, come di qualsiasi altro, dovrebbero perseguire
essenzialmente gli interessi del proprio Paese. Quindi ovviamente
dovrebbero essere disponibili ad accettare la logica di un confronto
scontro con chi sostiene dei principi universali, che possono però
danneggiare noi tutti.
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