mercoledì 11 novembre 2015

notizie bds:.....Francia: Per la Corte di Cassazione la libertà di espressione non consente l'appello a boicottare prodotti israeliani

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di Ghislain Poissonnier, magistrato
[Questo articolo è stato rivisto dall'autore il 7 novembre 2015]
La sezione penale della Corte di Cassazione il 20 ottobre 2015 ha emesso due sentenze, secondo le quali la libertà di espressione non permette si faccia appello al boicottaggio dei prodotti israeliani, il che costituisce pertanto un reato punibile in Francia.
Dodici attivisti della campagna Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni (BDS) avevano presentato ricorso in Cassazione contro le due sentenze della Corte d'appello di Colmar il 27 novembre 2013 (CA Colmar Arrêt N12/00304 et Arrêt N12/00305). Nel respingere il ricorso degli attivisti condannati, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'appello fatto dagli attivisti ai consumatori a non comprare prodotti israeliani costituisca reato - quello di chiamare alla discriminazione nazionale - e che le condanne della Corte d'appello di Colmar sono quindi coerenti con la legge.
Ricordiamo che gli attivisti avevano partecipato a due azioni del BDS nel 2009 e 2010 in un supermercato nella zona di Mulhouse. Avevano pronunciato slogan, distribuito opuscoli e indossato abiti che chiedevano il boicottaggio dei prodotti israeliani. Perseguiti dal procuratore, erano stati assolti in primo grado dal Tribunale penale di Mulhouse il 15 dicembre 2011. Le due sentenze della Corte d'appello di Colmar, tuttavia, li avevano riconosciuti colpevoli per il reato di incitamento alla discriminazione nazionale. L'infrazione accertata era quella prevista ai sensi dell'articolo 24, comma 8 della legge del 1881 sulla stampa, che punisce con un anno di reclusione e una multa € 45.000 chiunque abbia "provocato alla discriminazione, all'odio o alla violenza contro una persona o un gruppo di persone a causa della loro origine o della loro appartenenza o non appartenenza a un gruppo etnico, nazione, razza o religione." Qui si è trattato specificatamente di provocazione (con qualsiasi mezzo, scritti, slogan, abiti, ecc.) alla discriminazione nei confronti dei produttori e dei fornitori di beni (considerati come un "gruppo di persone") in ragione della loro appartenenza alla nazione israeliana.

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