giovedì 26 novembre 2015

Prima pagina .....PCL.....Portogallo: la nuova illusione La sinistra riformista nell'area di governo. Dopo aver rassicurato UE e NATO.

Prima pagina

Portogallo: la nuova illusione

La sinistra riformista nell'area di governo. Dopo aver rassicurato UE e NATO.

26 Novembre 2015
portugal
Nasce un governo “di sinistra” in Portogallo. Il Manifesto saluta entusiasta l'evento, assieme ai Fassina, ai Vendola, ai Ferrero. Tutta la sinistra riformista italiana annuncia festosa “la sconfitta del neoliberismo”, la “fine dell'isolamento greco”, l'immancabile “svolta sociale”.
Le stesse parole spese a suo tempo per Tsipras tornano in auge immutate, come se nulla fosse successo, a nutrire l'ennesima illusione di “un riformismo possibile”.
La realtà ha già cominciato a smentirla.


LE ELEZIONI DI OTTOBRE E LA CRISI PARLAMENTARE

Contrariamente alle rappresentazioni giornalistiche circolate in Italia, le elezioni del 4 ottobre in Portogallo hanno rappresentato una battuta d'arresto per il governo conservatore uscente di Pedro Passos Coelho. Il partito conservatore (PSD) si è confermato come partito di maggioranza relativa. Ma la sua coalizione di governo (PSD/CDC) ha perso la maggioranza dei seggi in Parlamento passando da 132 seggi a meno di 100. Il fatto nuovo si è invece prodotto a sinistra, anche come riflesso di una stagione prolungata di lotte di massa contro l'austerità. La socialdemocrazia (Partito Socialista) guidata da Antonio Costa ha sostanzialmente conservato i suoi seggi col 32% dei voti. Il Partito Comunista Portoghese, stalinista, in coalizione coi Verdi ha visto una piccola riduzione dei propri consensi (8,2%). Ma il Bloco de Esquerda, sezione portoghese della Sinistra Europea, ha quasi raddoppiato i propri voti, raggiungendo il 10,2% e compiendo un sorpasso storico sul PCP. Complessivamente la nuova composizione del Parlamento portoghese - che richiede 116 seggi per la maggioranza assoluta - rendeva dunque impraticabile il ritorno del governo Coelho. Tre le possibili vie d'uscita: o un governo di unità nazionale tra PSD e PS; o un governo espressione di una nuova “coalizione di sinistra”; o il ritorno alle urne.


IL PCP E IL BLOCO AI PIEDI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA

L'inedita apertura del PCP stalinista e del Bloco de Esquerda verso la socialdemocrazia di Costa ha spianato la strada alla seconda soluzione.
Dopo un breve tentativo fallito di riesumare il governo uscente, il Presidente della Repubblica portoghese Anibal Cavaco Silva, espressione storica della destra, ha incaricato Costa di formare il nuovo governo, sulla base dell'annunciata “maggioranza di sinistra”. Ma solo dopo aver ottenuto solide garanzie da Costa circa la “continuità dell'indirizzo di fondo del Paese, nei suoi indirizzi economici, nelle sue relazioni con la UE, nella sua collocazione di campo internazionale”. In questo impegno solenne formalizzato da Costa presso la presidenza della Repubblica sta la chiave di lettura dell'operazione in corso.

L'intera operazione si fonda sulla subalternità del PCP stalinista e del Bloco alla socialdemocrazia portoghese, a sua volta subalterna al mandato istituzionale ricevuto dal Presidente della Repubblica.
La socialdemocrazia portoghese ha una lunga storia. Fu la restauratrice dell'”ordine” in Portogallo dopo la Rivoluzione dei garofani del 1974/'75. Nei quaranta anni successivi, sotto la direzione di Mario Soares, ha guidato il governo capitalista per molti anni, in alternanza con la destra, o assieme alla destra. Detiene relazioni profonde con la borghesia lusitana e il suo apparato
dello Stato. È a tutti gli effetti un'espressione organica del regime borghese, al pari di ogni socialdemocrazia europea. Come tale si è comportata nella recente crisi.
Di fronte alla disponibilità di PCP e Bloco di formare una coalizione di governo - disponibilità manifestata nel caso del Bloco già durante la campagna elettorale - il PS ha posto alle sinistre una condizione programmatica invalicabile: la loro rinuncia preventiva a tutti gli aspetti del proprio programma che fossero in contraddizione con il principio della “continuità” della politica portoghese. Questo Costa ha chiesto, e questo Costa ha ottenuto.
PCP e Bloco hanno assicurato la socialdemocrazia su tutto l'essenziale: rispetto del Fiscal Compact nell'ambito dei patti UE, a partire dal pagamento dell'enorme debito pubblico; rinuncia a rivedere le privatizzazioni fondamentali realizzate negli ultimi decenni; permanenza del Portogallo nella NATO. In cambio Costa ha fornito alle sinistre la foglia di fico di qualche concessione d'immagine da esibire ai militanti per giustificare la propria capitolazione, come l'innalzamento del salario minimo. Ma non senza il ricorso al manovrismo più fantasioso e spregiudicato. Il PS ha fatto accordi separati coi propri alleati, uno col PCP, l'altro col Bloco, promettendo aumenti diversi del salario minimo, a seconda dell'interlocutore (da 505 attuali a 600 euro nell'accordo col PCP, e a 535 nell'accordo col Bloco). Ha insomma fornito ad ogni alleato l'abito su misura da questi richiesto per motivare la propria subordinazione, senza prendere per sé impegni inequivoci, e subordinando in ogni caso i tempi di realizzazione delle misure sociali alle “compatibilità del bilancio” e agli “impegni europei”. Un gioco degli specchi. Una truffa indecente.
Naturalmente il governo è guidato dal PS (Costa) e interamente composto da ministri del PS e da grandi tecnocrati. Il ministro chiave è Mario Centeno, ministro del Tesoro, già più volte ministro e garanzia vivente per la borghesia portoghese e i suoi affari. Le sinistre cosiddette radicali (PCP e Bloco) appoggiano il governo dall'esterno, col ruolo classico della sua copertura a sinistra. Il ruolo che giocò Rifondazione Comunista nella maggioranza del primo governo Prodi (1996/'98), sotto la direzione di Bertinotti, Cossutta, Ferrero, Diliberto, Rizzo. Con esiti catastrofici per i lavoratori e per il partito.


UNA LEZIONE DI FONDO

Ecco allora la vera novità che si produce a sinistra in Portogallo. Non la svolta “antiliberista”, ma la cancellazione dell'opposizione a sinistra contro un governo borghese e politiche borghesi. Un fatto gravido di conseguenze per la classe operaia e la sua dinamica di lotta. Un fatto che come la storia insegna può spianare la via a contraccolpi reazionari.

Da marxisti rivoluzionari non siamo certo sorpresi della capitolazione alla socialdemocrazia da parte dello stalinismo portoghese e del Bloco. Ma per altri compagni, di altre sinistre, qualche interrogativo s'impone, anche in Italia.
Il PCP torna nell'area di governo dopo quarant'anni: nel '74/'75 tradì la rivoluzione portoghese nel nome del compromesso istituzionale col Movimento delle Forze Armate (MFA); oggi vi ritorna come vivandiere del PS. Cosa ne pensano i compagni del PCdI di Fausto Sorini, cresciuto nel falso mito dell'”intransigenza inflessibile” del PC lusitano e suo referente italiano?
Il Bloco votò nel 2010 gli “aiuti alla Grecia”, in realtà gli aiuti alle banche francesi e tedesche per continuare a saccheggiare il popolo greco. Oggi completa una parabola da tempo intrapresa. Cosa ne pensano i compagni del PRC e anche di Sinistra Anticapitalista, che ha a lungo assunto il Bloco come proprio riferimento in Portogallo?

La verità è che l'esperienza portoghese conferma, una volta di più, una lezione storica di portata internazionale: solo un partito che si batte per il governo dei lavoratori sa tenere la barra strategica dell'opposizione di classe, rifiutando di svendersi nei governi borghesi. Solo il marxismo rivoluzionario può essere fondamento di un vero partito comunista.
Partito Comunista dei Lavorator

Nessun commento: