mercoledì 25 novembre 2015

Prima pagina Una pagina di stalinismo su Libero.....Marco Rizzo


Prima pagina

Una pagina di stalinismo su Libero

25 Novembre 2015
rizz
Il segretario del PC Marco Rizzo - già sostenitore nel '99 dei bombardamenti di D'Alema in Serbia - ha rilasciato un'ampia intervista al giornale Libero. La cosa non è scandalosa in sé, ma per il taglio generale delle dichiarazioni rilasciate. Che il tentativo successivo di rettifica, parziale e impacciata, non solo non smentisce ma conferma.

Il punto centrale dell'intervista riguarda il tema dell'immigrazione, dell'islamismo, della sicurezza. Rizzo dichiara la propria opposizione alla costruzione di moschee e al diritto a portare il velo, denunciandoli come “diritti borghesi”. Annuncia che “un ladro che entrasse in casa sua uscirebbe "in barella”, rivendicando la “triplicazione delle pene”. Denuncia gli attivisti dei centri sociali come “contestatori di professione”. Ai margini dichiara che Berlusconi fu silurato nel 2011 da un complotto della UE che “volle punirlo per l'amicizia con Gheddafi”. Ci si può meravigliare se Libero, e successivamente il Giornale, abbiano applaudito entusiasti alle dichiarazioni di Rizzo?
Sarebbe facile constatare la volontà dell'intervistato di compiacere gli ambienti reazionari con ammiccamenti strumentali in cambio di un trattamento di riguardo (sicuramente incassato). Come sarebbe facile rilevare che compiacere la reazione nel momento stesso della peggiore canea securitaria ed islamofoba contro i migranti e le masse arabe - del tutto funzionale alle politiche di guerra dell'imperialismo - conferma la spregiudicatezza estrema del personaggio. Ma questo è solo un aspetto della verità, per quanto imbarazzante. L'essenziale è che l'intervista rivela il pensiero autentico di Rizzo e dello stalinismo sulle materie affrontate.
Non è un caso che Rizzo rivendichi nell'intervista come proprio modello "l'URSS di Stalin sino al 1953”. È quella la cultura da cui l'intervista attinge. La stessa che spiega la vicinanza di Rizzo a... Razzi nell'elogio della Corea del Nord, dell'”ordine” e della “moralità” che vi regna.
La rivoluzione bolscevica, che pur combatteva l'oppio religioso con tutte le proprie forze, riconosceva i diritti democratici di ogni confessione religiosa, nella Costituzione (1918) e nei fatti. Lo stalinismo, nel distruggere la democrazia dei lavoratori, dei loro soviet, del loro partito, distrusse anche la libertà religiosa. Col risultato di alimentare l'idolatria delle fedi.
La rivoluzione bolscevica riconosceva “la piena uguaglianza dei diritti” ad ogni lavoratore straniero, chiudendo la lunga pagina della xenofobia grande-russa di tradizione zarista. Lo stalinismo riprese su larga scala proprio la tradizione sciovinista grande-russa contro le minoranze nazionali. E i partiti “comunisti” stalinizzati, dalla metà degli anni '30, furono chiamati a sventolare le bandiere nazionali dei propri imperialismi e le loro tradizioni patriottiche, contro i popoli da questi colonizzati. Come dimostra il sostegno del PCF alla guerra di Indocina e poi d'Algeria.
È un caso che il KKE greco - casa madre del rizzismo - sia imbevuto di nazionalismo patriottico?
È un caso che Rizzo abbia recentemente rivendicato “il ritorno a casa dei marò italiani” in omaggio al peggior sciovinismo?
Il rizzismo è in fondo solo la versione ultima e povera di uno stalinismo fallito. Dell'ideologia di una burocrazia parassitaria che non solo distrusse la rivoluzione d'Ottobre sino a farsi alla fine restauratrice del capitalismo, ma distrusse il programma stesso e i principi più elementari del comunismo.
Libero e il Giornale hanno certo interesse a pubblicizzare un “comunismo nazionalpopolare”, “legge e ordine”, di matrice staliniana e a misura di reazione. Per la stessa ragione il PCL ha l'interesse opposto a ricostruire verità e dignità della tradizione leninista tra i lavoratori e i giovani, contro tutti i suoi affossatori, grandi e piccoli. Anche i più grotteschi.
Partito Comunista dei Lavoratori

Nessun commento: