sabato 14 novembre 2015

Stop alla trivelle nel mar di Sardegna: ecco il “no” del Ministero all’Air-gun


Stop alla trivelle nel mar di Sardegna: ecco il “no” del Ministero all’Air-gun

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Bocciato: o meglio, con le parole scritte nero su bianco dal ministero dell’Ambiente “giudizio negativo di sostenibilità ambientale”. Il destinatario del decreto è la società della Schlumberger Italiana Spa  e il suo progetto di indagine geosismica 2 D, il tanto contestato metodo Air-gun, nel mar di Sardegna, a caccia di “idrocarburi solidi e gassosi”.  Il no, come si legge anche ne La Nuova Sardegna oggi in edicola è stato dato in collaborazione con il ministero dei Beni culturali e arriva dopo una serie di pareri negativi arrivati da altre commissioni. Quasi un passaggio obbligato, dunque, le cui motivazioni risiedono nella tutela della zona interessata: 21mila chilometri quadrati tra la Sardegna e le Baleari, a 24 miglia marine dal punto più vicino all’Isola. Ecco, quest’area, è stata considerata troppo vicina al cosiddetto Santuario dei mammiferi. E a nulla è valso il cambio di perimetro presentato dalla Schlumberger Italiana con le prime controdeduzioni.
La soddisfazione degli ambientalisti. In una nota si legge la “soddisfazione” del Gruppo d’intervento giuridico (Grig) per la bocciatura. Il progetto era stato osteggiato via via sia dalle associazioni ambientaliste, sia dai comitati di cittadini, sia da alcuni comuni. Il Grig, in particolare, ricorda l’iter percorso dal 2014 e le osservazioni inviate anche con il coinvolgimento di “ben 377” tra soggetti vari che sono intervenuti appunto sul procedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via) che ha avuto il lasciapassare.
Gli altri progetti. Uno sguardo al passato prossimo e uno al futuro. Il Grig ricorda anche che il mar di Sardegna è al centro di un altro progetto simile: quello della società norvegese TGS-NOPEC Geophysical Company ASA. Il procedimento di Valutazione di impatto ambientale è in corso e anche per questo rimarca l’opposizione anche di alcune amministrazioni comunali, come quella di Bosa. Gli ambientalisti non hanno dubbi e ribadiscono le loro ragioni: “Gli speculatori dell’energia devono esser respinti una volta per tutte dal santuario naturalistico del Mediterraneo: lasciate in pace balene, delfini, tartarughe e ogni altro essere vivente del mare!”.
I due progetti sono infatti simili, l’area è la stessa considerata da tutelare. Ma il percorso nazionale è ancora tutto da affrontare. A livello locale, invece, la Regione ha già dato il suo “no” un mese fa. Pareri tecnici arricchiti da considerazioni di sistema: “rischi di impoverimento di tutto l’habitat marino, con conseguenze anche economiche di difficile quantificazione sull’ecosistema e su tutti gli stati mediterranei”.

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