Tutto
oggi è stato stressato, contraffatto, compresso, pompato e umiliato. E
questo non riguarda solo la sfera della nostra esistenza ma tutto ciò
con cui quotidianamente interagiamo e ci rapportiamo – sia che si tratti
di lavoro, comunicazione, affetti e alimentazione.
Ogni
cosa è stata piegata alla logica del “tutto e subito” per soddisfare
una perversa domanda globale di beni e bisogni effimeri nella maggiore
parte dei casi, trasfigurati in vere e proprie patologie, dipendenze e
pulsioni nevrotiche.
Per
tenere testa a una tale richiesta di massa, il Sistema Bestia è stato
in grado di coartare fino a cancellare quel processo temporale di
formazione, maturazione, evoluzione delle cose, ritenendolo una
imperdonabile perdita di tempo e quindi di profitto.
Per
tanto, tutti i danni prodotti alla qualità della nostra vita e
all’ambiente nel suo complesso, sono il risultato ultimo della
meccanizzazione e tecnicizzazione che sull’appagamento in Tempo Reale
della spropositata domanda di consumi in atto, attua il suo piano di
distruzione.
Tumori,
e infinite altre vergognose malattie e patologie, disturbi neurologici,
infarti, sclerosi, diabete, allergie e tanto altro, non sono che la
logica conseguenza di un’alimentazione alterata nei suoi processi vitali
ed evolutivi, risultato ultimo di un’alterazione dello stato di
coscienza, indotta da una massiccia opera di propaganda che si prefigge
di snaturare ogni regola e principio biologico, in nome del risultato
Immediato e dell’interesse particolare.
Verdure,
ortaggi e frutta fuori stagione che persistiamo a consumare durante
l’anno come le voglie irreprimibili di una donna in cinta, appartengono a
quella categoria di beni ai quali è stato sottratto il loro naturale
tempo di crescita, sovvertendone ogni regola e alterando le loro
funzionalità con l’aggiunta di principi chimici e interventi di
manipolazione genetica.
Di
fatto, questi prodotti conservano solo l’aspetto, la forma dei loro
fratelli originali, ma di tutte le caratteristiche organolettiche e
nutrizionali non vi è traccia alcuna.
L’estinzione
di migliaia di specie animali e vegetali nel mondo, non è soltanto
relativa all’inquinamento del territorio, dell’aria e delle acque, ma è
funzionale alla facilità e alla velocità di applicazione di tutte quelle
macchine tecno/infernali messe sul mercato, che alla fatica fisica
hanno sostituito l’azione necro/meccanica.
Quale
civiltà nella storia del mondo sarebbe mai stata in grado di mettere in
atto quel piano di deforestazione di cui si sono macchiate le nostre
moderne società?
Motoseghe
infernali di ultima generazione che sono in grado di abbattere alberi
secolari in pochi secondi, come fossero fuscelli. Questa abissale
sproporzione, si pone a paradigma di quella devianza e depravazione
morale, etica e spirituale messa in atto dell’uomo iper/tecnologico di
quest’epoca insensata.
Oceani,
mari, fiumi e laghi, sono ridotti a latrine a cielo aperto, mentre una
flotta di migliaia pescherecci armati fino ai denti, rastrella i fondali
marini sterminando ogni specie acquatica, animale e vegetale. Baleniere
come corazzate in assetto di guerra fanno strage di cetacei per saziare
la sete di sangue di individui asserviti alla volontà del maligno.
Cacciatori
per sport a bordo dei loro gipponi cromati, bardati di tutto punto,
anfibi, tuta mimetica, fucile automatico, cartucciera “Rambo” (che
sembra stiano per avere uno scontro a fuoco con dei terroristi),
scaricano la loro frustrazione sulle ultime specie viventi del pianeta,
causandone l’inesorabile estinzione. Vorrei vederli armati di arco e di
frecce e con cinque figli a casa da sfamare - morirebbero di fame nel
giro di qualche settimana.
Il
valore della vita dunque, non consiste nel raggiungimento di una meta,
ma nel percorso motivato (il durante) che ci spinge a dare un senso ad
ogni giorno della nostra permanenza su questa terra.
È
attraverso il cammino e in virtù di tutte di tutte le esperienze buone o
cattive che nel corso del viaggio incontriamo (ostacoli, emozioni,
momenti di gioia e di pace, di angoscia e dolore), che modelliamo la
nostra personalità e il carattere, e acquisiamo consapevolezza e
discernimento affinando la capacità di decisione. In questo modo, e solo
così, siamo in grado di conoscere e sublimare noi stessi per
comprendere i veri bisogni del nostro essere.
Pertanto
la meta non è che un’utopia, un grossolano errore di valutazione, un
falso culturale che ci allontana dal nocciolo della questione, dalla
verità.
Noi siamo la strada, mentre la meta non è che un miraggio.
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