Francia: la guerra civile evocata da Valls, perfetto imbecille
13/12 •
Ci
sono affermazioni che non meritano commento alcuno, ma che debbono
essere censurate per sottolineare la profonda bestialità di chi le fa.
E’ il caso di Valls, degno primo ministro di quel genio di Hollande, che
ha dichiarato papale papale che, se vince il Fn c’è rischio di guerra
civile. In meno di dieci parole è riuscito a condensare il manuale del
perfetto cretino in politica.
Perché? Ve lo spiego. 1. Se non c’è un rischio reale di guerra civile, a
dirlo si fa la figura del cioccolataio che, pur di avere qualche
effetto elettorale, si inventa una balla del genere. Se il rischio è
reale, peggio ancora, perché un capo di governo, in quel caso, deve
mandare messaggi distensivi e tranquillizzanti, almeno sinché possibile,
non certo dichiarazioni incendiarie che chiamano lo scontro. 2. Certe
cose, alla vigilia di un voto, può dirle (e sarebbe cosa discutibile) un
capo partito, ma le autorità istituzionali (capo dello Stato, capo del
governo o ministro dell’interno) devono mantenere una posizione di
garanti di tutti e non cercare di delegittimare uno dei contendenti con
un argomento del genere.
3.
Con questo attacco, per certi versi, il favore è reso – e gratis – a
Sarkozy accreditato come unico contendente accettabile, con il risultato
di contribuire a mettere in pista un futuro antagonista più pericoloso
della Le Pen, proprio perché può più facilmente attirare elettori
moderati anche del Ps. 4. Anche dal punto di vista tattico è una
bestialità, perché questa indiretta attestazione di “legittimità” data a
Sarkozy contro il Fn, e la decisione di desistere a favore dei
sarkozysti ha l’unico risultato di confermare l’affinità fra socialisti e
centrodestra, confermando che l’unica vera alternativa di sistema è il
Fn: bella autorete! Il che non significa affatto che il Fn sia una
alternativa decente al sistema, ma alla fine, è un favoloso assist alla
Le Pen. 5. Perché quando un partito di governo ha un tracollo di quel
tipo nelle amministrative, ha tutto l’interesse a sdrammatizzare la
situazione, sminuendo l’importanza del voto (“Sono solo amministrative…
alle politiche sarà diverso… vediamo che sanno fare”, ecc.) mentre la
dichiarazione dell’imbecille moltiplica la rilevanza del voto, con il
risultato di ingigantire un eventuale successo del Fn e questo anche se
il Fn perdesse i ballottaggi ma con un risultato del 45-48%
6.
Perché se davvero ci fosse rischio di guerra civile ed il modo di
bloccarla fosse la vittoria del “centrodestra pulito”, vorrebbe dire che
già da ora i socialisti sono irrilevanti e possono al massimo fare da
portatori d’acqua di Sarkozy. E per ora fermiamoci qui: siamo all’Abc
della politica, questo Valls può fare politica
alla bocciofila per farsi eleggere presidente della medesima. Nella mia
città d’origine c’è un detto che vi traduco: “Quello è così scemo che a
una gara di scemi arriva secondo”. Tradotto: è più fesso di Hollande,
che ovviamente sarebbe il primo. E voi non volete che questi partiti
dell’Internazionale “socialista” non spariscano per sempre dalla faccia
della terra?!
(Aldo Giannuli, “Valls: ma si può essere più bestie di così?”, dal blog di Giannuli dell’11 dicembre 2015).
Ci sono affermazioni che non meritano commento alcuno, ma che debbono
essere censurate per sottolineare la profonda bestialità di chi le fa.
E’ il caso di Valls, degno primo ministro di quel genio di Hollande, che
ha dichiarato papale papale che, se vince il Fn c’è rischio di guerra
civile. In meno di dieci parole è riuscito a condensare il manuale del
perfetto cretino in politica.
Perché? Ve lo spiego. 1. Se non c’è un rischio reale di guerra civile, a
dirlo si fa la figura del cioccolataio che, pur di avere qualche
effetto elettorale, si inventa una balla del genere. Se il rischio è
reale, peggio ancora, perché un capo di governo, in quel caso, deve
mandare messaggi distensivi e tranquillizzanti, almeno sinché possibile,
non certo dichiarazioni incendiarie che chiamano lo scontro. 2. Certe
cose, alla vigilia di un voto, può dirle (e sarebbe cosa discutibile) un
capo partito, ma le autorità istituzionali (capo dello Stato, capo del
governo o ministro dell’interno) devono mantenere una posizione di
garanti di tutti e non cercare di delegittimare uno dei contendenti con
un argomento del genere.Articoli Recenti
Carne e cancro, ma in tavola ci sono tanti altri nemici
13/12 • segnalazioni •
In
realtà, che la carne faccia male e che abbia un’influenza sul tumore a
livello intestinale è una cosa nota già da tempo. Magari si può anche
decidere di continuare a usarla nella propria dieta. Ma senza dubbio, a
mio parere, bisognerebbe parlare di alimentazione in termini complessi e
approfonditi. Le persone che da adesso inizieranno ad evitare la carne
rossa sostituendola con quella bianca o pensando che tutto il resto dei
cibi che consumano vada bene, sbagliano comunque. Ma non è colpa loro se
non c’è informazione su questi argomenti. Un’informazione dal punto di
vista alimentare dovrebbe essere fatta a largo spettro: bisognerebbe
parlare di grassi animali in generale, di cereali raffinati, di
zuccheri. Anche lo zucchero, per esempio, è cancerogeno. Ci sono studi
che dimostrano come le cellule tumorali crescano alimentate dallo
zucchero. Quindi è inutile eliminare la carne per poi continuare a
mangiare tutti i giorni pane e cioccolato.
Bisognerebbe
essere consapevoli che tante sostanze possono agevolare l’insorgenza di
un tumore e che serve un’alimentazione sana per tutelare la propria
salute. Ciò significa un’alimentazione fatta di cereali, meglio se
integrali, con un uso moderato di zuccheri, di latticini e con un
aumento di legumi e verdure. Di certo l’alimentazione vegetariana fa
meglio in generale, tant’è che io sono vegetariana da anni. Anche in
questo caso però bisogna imparare a equilibrare le varie sostanze e
cercare di essere informati su ciò che si mangia e su ciò di cui abbiamo
bisogno. Mangiare carne tutti i giorni fa male, ma non pensate che la
carne bianca sia meno dannosa di quella rossa: tra l’altro è addirittura
più inquinata.
Secondo
la Fao, in Italia il consumo di carne è aumentato di oltre il 190% dal
1961 (31 kg pro capite l’anno) al 2011, con 90 kg pro capite l’anno. E
ai primi posti ci sono proprio le carni incriminate (lavorate o
insaccate) preferite da sempre più adulti e anche dai bambini. Si
prevede un cambio di rotta: tutto questo risalto alla notizia dell’Oms
in questo senso non può che far bene. Per esempio, può far riflettere
tutti coloro che fino all’altro giorno ritenevano impensabile non
mangiare carne quotidianamente. Oppure può incentivare una riflessione
sull’alimentazione dei bambini. I bambini sono i primi che dovrebbero
ridurre l’uso di carne. Ma, ribadisco, ridurre non significa sostituire
la carne rossa con quella bianca Se si può vivere senza carne? Certo! Ci
sono milioni di persone che vivono benissimo senza carne.
(Simona
Mezzera, dichiarazioni rilasciate a “Il Cambiamento” per l’intervista
“Carne rossa cancerogena, ma a tavola ci sono altri nemici”, pubblicata
il 28 ottobre 2015. Medico omeopata e nutrizionista, la dottoressa
Mezzera è autrice di svariati saggi in materia di salute alimentare).
In realtà, che la carne faccia male e che abbia un’influenza sul
tumore a livello intestinale è una cosa nota già da tempo. Magari si può
anche decidere di continuare a usarla nella propria dieta. Ma senza
dubbio, a mio parere, bisognerebbe parlare di alimentazione in termini
complessi e approfonditi. Le persone che da adesso inizieranno ad
evitare la carne rossa sostituendola con quella bianca o pensando che
tutto il resto dei cibi che consumano vada bene, sbagliano comunque. Ma
non è colpa loro se non c’è informazione su questi argomenti.
Un’informazione dal punto di vista alimentare dovrebbe essere fatta a
largo spettro: bisognerebbe parlare di grassi animali in generale, di
cereali raffinati, di zuccheri. Anche lo zucchero, per esempio, è
cancerogeno. Ci sono studi che dimostrano come le cellule tumorali
crescano alimentate dallo zucchero. Quindi è inutile eliminare la carne
per poi continuare a mangiare tutti i giorni pane e cioccolato.Tutti in guerra, contro l’Isis (anzi, no: contro la Russia)
12/12 • segnalazioni •
Fingono,
ancora una volta, di contrastare l’Isis. Ma l’unico vero obiettivo da
colpire è la Russia. Per questo, il gioco si sta facendo pericoloso. Ne è
convinto Maurizio Blondet, secondo cui l’improvviso attivismo militare
occidentale in Siria ha il solo scopo di proteggere “Daesh” e i suoi
sponsor, cominciando dalla Turchia, e ostacolare l’offensiva di Mosca
che ha costretto in ritirata le truppe del Califfo. Di fatto, stiamo
andando «alla guerra a passi da gigante», ma si tratta di un «gigante
demente», che dopo l’atto di pirateria di Ankara – l’abbattimento del
Sukhoi russo – ha deciso di schierare batterie di Patriot al confine tra
Turchia e Siria, «come voleva Erdogan (e non aveva finora ottenuto)».
Peggio: la Nato vuole inglobare «il microscopico Montenegro (630 mila
abitanti)» e lo coinvolge in esercitazioni militari in Ucraina col
regime di Kiev, a cui ha già fornito armi letali. Dal canto loro, gli
ucraini si offrono di “aiutare la Turchia” con invio di «mais, girasole e
petrolio», mentre la Francia si eclissa dietro gli Usa
e si prepara a schierarsi con Germania e Gran Bretagna, pronte a
effettuare, in Siria, bombardamenti non concertati con Mosca (contro cui
Bruxelles, intanto, decide di protrarre le sanzioni).
«Cameron
– scrive Blondet – ha ottenuto dal suo parlamento il via a “bombardare
le basi Isis” in Siria e lo fa senza coordinarsi con i russi. In
pratica, un atto di ostilità». E la Ue ha deciso («a porte chiuse, senza
consultare i parlamenti per volontà di Angela Merkel»), di prolungare
le sanzioni contro Mosca. «Che cosa precisamente la Ue rimproveri alla
Russia, non si sa più». Una cosa è evidente: «E’ la Nato a determinare
totalmente la politica
estera della Ue», commenta “Deutsche Wirtschaft Nachrichten”. Berlino
s’impegna per la prima volta a mandare i suoi Tornado a bombardare la
Siria, «ormai chiaramente una operazione occidentale per ostacolare la
vittoria russa contro l’Isis», anche se dei 93 Tornado che aveva in
origine acquistato ne restano operativi solo 29, «aerei vecchi anche di
34 anni, considerati obsoleti». Dei 68 Eurofighter più moderni, continua
Blondet, ne restano operativi appena 37. «Però anche Berlino ha
annunciato che bombarderà “senza coordinarsi con la Russia”».
Conclusione: «La miserabile debolezza con cui gli europei si prestano a
queste dementi provocazioni anti-Putin è dimostrata dal fatto che da
quando Mosca ha posizionato gli S-400 per contrastare gli aerei turchi,
la francese Charles De Gaulle ha smesso di “bombardare l’Isis”».
Sono
trascorsi almeno otto o nove giorni senza incursioni sulla Siria: senza
il permesso di Assad, lo stesso Hollande (che aveva promesso una
“risposta spietata” dopo gli attentati di Parigi) non osa rischiare la
sua unica portaerei, scrive Blondet. «Per giorni, anzi, la Charles De
Gaulle è stata introvabile. Poi si è scoperto che aveva lasciato il
Mediterraneo orientale per “rifugiarsi dietro i Patriots Usa
in Turchia”». Così Erdogan, «a cui non par vero di trovare ogni giorno
più membri della Nato coinvolti nella sua sporca guerra», ha subito
consentito ai caccia francesi di andare a “bombardare l’Isis” (e cioè
intralciare i russi) dalla base turca di Incirlik. «Insomma tutto
l’Occidente, in perfetta malafede, è schierato a dar ragione ad Erdogan e
a sostenere di fatto Daesh che cede sotto i colpi russi». Secondo
Blondet, il numero delle provocazioni è ormai troppo elevato, per non
vedere una volontà precisa. In più, «emerge che quando gli F-16 turchi
abbatterono il Sukhoi, erano appoggiati da F-16 americani come
deterrente per una rappresaglia russa». Se è vero, «significa che Obama
non ha alcuno scrupolo a cominciare un conflitto diretto con Mosca», ha
commentato Michael Jabara Carley, docente di politica internazionale alll’Università di Montreal.
L’ultima
provocazione, per il momento, è forse la più inquietante: «Due
sommergibili turchi (Dolunay e Burakreis), scortati dall’incrociatore
americano Uss Carney che porta missili balistici Aegis, stanno
tallonando la nave da guerra Moskva, armata di missili S-300, al largo
di Cipro, in acque internazionali». La cosa è allarmante, sostiene
Blondet, perché può essere il preludio alla ritorsione più temuta da
Mosca fin dai tempi degli Zar: che la Turchia chiuda alla navigazione
russa il Bosforo e i Dardanelli. Il premier turco Davutoglu ha
minacciato: «Anche la Russia ha da molto da perdere», da eventuali
contro-sanzioni. Se Erdogan chiudesse gli stretti, violerebbe la
convenzione internazionale di Montreux, sulla libertà di navigazione,
che risale al 1936. In quale sede potrebbe protestare, Mosca? L’Onu? L’Europa?
La chiusura degli Stretti renderebbe arduo l’impegno militare russo in
Siria. Una trappola pericolosa, secondo Blondet: ricorda le sanzioni con
cui Roosevelt lasciò il Giappone con riserve di petrolio per soli 8
mesi, spingendolo in guerra: «E fu l’attesa, auspicata, desideratissima
Pearl Harbor».
Fingono, ancora una volta, di contrastare l’Isis. Ma l’unico vero
obiettivo da colpire è la Russia. Per questo, il gioco si sta facendo
pericoloso. Ne è convinto Maurizio Blondet,
secondo cui l’improvviso attivismo militare occidentale in Siria ha il
solo scopo di proteggere “Daesh” e i suoi sponsor, cominciando dalla
Turchia, e ostacolare l’offensiva di Mosca che ha costretto in ritirata
le truppe del Califfo. Di fatto, stiamo andando «alla guerra a passi da
gigante», ma si tratta di un «gigante demente», che dopo l’atto di
pirateria di Ankara – l’abbattimento del Sukhoi russo – ha deciso di
schierare batterie di Patriot al confine tra Turchia e Siria, «come
voleva Erdogan (e non aveva finora ottenuto)». Peggio: la Nato vuole
inglobare «il microscopico Montenegro (630 mila abitanti)» e lo
coinvolge in esercitazioni militari in Ucraina col regime di Kiev, a cui
ha già fornito armi letali. Dal canto loro, gli ucraini si offrono di
“aiutare la Turchia” con invio di «mais, girasole e petrolio», mentre la
Francia si eclissa dietro gli Usa
e si prepara a schierarsi con Germania e Gran Bretagna, pronte a
effettuare, in Siria, bombardamenti non concertati con Mosca (contro cui
Bruxelles, intanto, decide di protrarre le sanzioni).
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