6. LE FAVOLE DI BARNARD PER I BIMBI DEI LETTORI.
Cari bambini, ma ci credete? L’altra notte camminavo per un
campo, volevo prendere aria buona. Bè, c’ero solo io, tutt’intorno neppure
un’anima, silenzio assoluto. E allora mentre guardavo le stelle mi sono seduto
sull’erba tranquillo. Ma ad un certo punto!... Ad un certo punto sento un
fruscio di ali. Mi giro ma non vedevo nulla, però un attimo dopo ecco che un
gufetto mi si posa ai miei piedi. Ops!!!!!! Dico io.
Il gufetto era buffissimo, un po’ cicciotto (si vede che
mangiava bene in quel campo), e coi suoi occhioni spalancati che mi guardavano
come se avesse visto una balena e non un uomo. Ma sappiamo, gli occhi dei gufi
sembrano sempre pieni di meraviglia. Ebbene il gufetto zampettò un po’ storto
verso di me e mi disse: “Mi chiamo
gufetto Faretto. Ho un messaggio per te”. E io: “Dimmi gufetto Faretto”. Lui: “La
luna vorrebbe parlarti”. Io esclamai: “Ehhh????!!!!”,
non ci potevo credere. Il gufetto mi chiese solo: “Posso dirgli di sì?”. “Bè…bè…
certo” balbettai io incredulo. Il gufetto Faretto aprì le ali per volare via,
ma ricadde a terra come un sacchetto di patate. Uffa! Esclamò, e si guardò la
pancina a palla che aveva, scocciatissimo. Ripartì, e sta volta gufetto Faretto
per miracolo volò via, nonostante la pancetta!
Io intanto aspettavo, aspettavo, ma non succedeva nulla, e
proprio mentre
stavo per andare via, sento un vocione che mi chiama: “Ciao, sono la Luna, stanotte soffro di
nostalgia, posso raccontarti una storia?”. Io guardai subito su nel cielo
verso la luna, e bambini!!, ma davvero, la luna mi parlava! Oddio che emozione.
E le dissi subito di sì. La Luna mi si avvicinò un poco, e infatti la vedevo
più grande ora. Ecco il suo racconto:
“Sai, uomo, io sono la
Luna e guardo la Terra da tempi immemorabili, da mille e mille e mille anni, e
ho visto tante cose accadere sulla Terra. Tante purtroppo furono tristi e
brutte, ma alcune belle, e ho nostalgia di quelle! Lo sai, caro uomo, che tanto
tempo fa gli alberi… camminavano! Lo sai, caro uomo, che tanto tempo fa i fiumi…
andavano in salita! Lo sai, caro uomo, che tanto tempo fa… le donne andavano a
caccia e gli uomini stavano in cucina e a pulir casa!
Bè, ti posso
raccontare quanto era bello quando gli alberi camminavano. Oh! che spettacolo
che era. Mi ricordo che per esempio ogni anno i pini partivano dalle montagne e
andavano al mare, e sulla strada incontravano i tigli che dalla pianura
andavano a portare il loro profumo alle montagne. Mi ricordo quella volta che
un piccolo scoiattolino di nome Pillo, s’addormentò sulla quercia Torriona, che
però stava partendo per una terra lontana. Quando il piccolo scoiattolino Pillo
si svegliò non sapeva più dov’era, perché Torriona era arrivata in quelle terre
lontane, e si mise a piangere e a chiamare la mamma. La sua mamma, che non lo
trovava più, corse dalle querce a chiedere dov’era andata Torriona, e un
cipresso le disse che anche lui stava andando là. Bè, il cipresso camminò a
grandi passi e in un battibaleno raggiunse Torriona la quercia assieme alla
mamma di Pillo lo scoiattolino. Così fu che mamma scoiattola e Pillo lo
scoiattolino si abbracciarono felici. E per tornare a casa? Nessun problema.
C’erano dei castani che stavano andando a trovare degli amici alberi proprio
nel posto dove Pillo e mamma abitavano, e così diedero loro un passaggio!
Poi mi ricordo quando
un Baobab africano, che è un immenso albero grande come dieci nostri alberi
messi insieme, arrivò a passi lenti nella foresta degli ulivi qui in Italia.
Sai, uomo, gli ulivi vivono cento anni ma sono piccoli e magrini, e quel
gigante gli fece un po’ paura. Sui grandissimi rami del Baobab vivevano le
scimmie africane, che scesero giù ridendo e si misero a mangiare le olive. Che
buone! gridarono le scimmiette, e così gli ulivi furono felici, si sentivano
importanti! Eh, gli stranieri apprezzano le nostre olive, si dissero!
Sai, uomo, io
dall’alto vedevo tutto questo e mi divertivo, dall’alto era stupendo vedere
questi fiumi di verde e tronchi che andavano da tutte le parti, erano immensi
ed emozionanti. Poi arrivò la gente sulla Terra, e la gente si sparse
dappertutto, occupò ogni spazio, e soprattutto correvano ovunque, a piedi, coi
cavalli, con le carrozze, coi treni, con le auto. Così fu che gli alberi
decisero di fermarsi, per sempre, non c’era più spazio per i loro cammini, e
misero le radici in terra che oggi li tengono immobili. Peccato, era tutto così
bello prima!
Ma sai, uomo, mi
ricordo anche di quando, mille e mille anni fa, i fiumi andavano in salita!
Oggi tutti i fiumi vanno dalla montagna, che sta in alto, verso il mare che sta
in basso, quindi vanno in discesa. Ma no! Prima, tanto tempo fa, i fiumi
uscivano dal mare e andavano in salita verso le montagne. Eh sì! L’acqua dei
fiumi andava in salita. E infatti era normale che le balene si facessero un
giro che andava dal mare, poi dentro un grande fiume, e poi su in cima alle
montagne, dove gli piaceva osservare il panorama. E poi siccome le balene fanno
grandi spruzzi di acqua dal loro naso, quegli spruzzi innaffiavano le piante
delle montagne. T’immagini? Ma anche le conchiglie viaggiavano in salita verso
i monti, dove coi loro gusci che si aprono come una bocca, mangiavano le
fragoline e i mirtilli, mmmmm…. Buoni! E infatti oggi gli uomini trovano le
conchiglie o lo scheletro delle balene proprio fra le rocce delle montagne, sai
uomo?
Poi, bè, arrivarono
sempre gli uomini sulla Terra, e per loro i fiumi e i pesci che andavano su in
montagna era un grande problema. Eh sì! I montanari, gli uomini che vivevano
fra le montagne sapevano allevare le mucche e tagliare la legna, ma non sapevano…
pescare! Invece gli uomini che vivevano in riva ai mari, sapevano pescare ma i
pesci se ne andavano sempre in salita sui monti, e quindi non li trovavano mai.
Fu così che gli uomini pregarono il Dio delle acque, gli offrirono grandi
regali preziosi, ma in cambio gli chiesero di far andare l’acqua dalla montagna
al mare, in discesa. E così fu, e così è ancora oggi. Niente più balene che
prendono il sole fra le nevi, niente pìù delfini fra i pini.
Ma sai, uomo, mi
ricordo anche di quando, mille e mille anni fa, erano le donne dei villaggi che
andavano a caccia, che sapevano usare le lance e le frecce e le spade. Mentre
gli uomini… facevano i lavori di casa e cucinavano. Ma mamma mia! che pasticci
che succedevano! Io li guardavo, e ogni santo giorno ridevo a crepapelle.
Immagina: le donne tornavano dalla caccia sporche e coi rametti degli alberi
impigliati nei capelli. Le unghie delle mani diventavano brutte, e così la sera
era tutto uno strillare “Ma guarda come sono ridotta! Sembro un cespuglio con
le gambe!”. E poi catturavano solo poche prede e solo piccole. E sai perché?
Perché le donne hanno meno forza degli uomini, e quando lanciavano una freccia
per catturare un grosso bufalo, la freccia arrivava così debole che il bufalo
sentiva solo solletico e rideva.
Alla fine nei villaggi
si finiva a mangiare solo piccioni e fagiani tutto l’anno, e quando gli uomini
protestavano con degli UFFA!! lunghi centro metri, le donne rispondevano che
nella foresta non esistevano altri animali. Che balla, hahahah!
Bè gli uomini in
cucina e a casa poi, erano peggio. Mamma che disastri facevano. Con le loro
mani grezze e i muscoli forti stracciavano tutti i panni e i vestiti quando
andavano al fiume a fare il bucato. E infatti, uomo, sai perché il bucato si
chiama bucato anche oggi? Perché quando quegli uomini finivano di lavare la
biancheria e la mettevano ad asciugare, essa era tutta piena di strappi e di…
BUCHI. Il bucato! Quando davano il biberon ai bebè, stringevano il biberon sempre
con troppi muscoli ed esso scoppiava con tutto il latte che finiva in faccia a
bimbi… e giù pianti e mani nei capelli.
Poi in cucina non ti
dico! Mescolavano le zuppe di verdure e fagioli con una tale forza che mille
schizzi finivano sui muri o in faccia ad altri uomini di casa, che s’arrabbiavano
come pazzi e finiva sempre a botte fra di loro, mentre intanto la zuppa si
bruciava, assieme ai piccioni e ai fagiani. Quando le donne rincasavano dalla
caccia, spesso trovavano gli uomini in terra pieni di bernoccoli e occhi neri…
con le loro buffe cuffiette in testa a roselline e pallini e il grembiule con i
disegni dei Sette Nani. No, le cose così non potevano continuare.
E infatti non
continuarono. Le donne tornarono nelle case, per essere belle e per renderle
accoglienti, e per crescere bene i bambini. Mentre gli uomini andarono alla
caccia, con ottimi risultati. Ma per me Luna, tutto era molto più da ridere
quando le donne cacciavano e gli uomini erano casalinghi, quando i fiumi
andavano in salita e quando gli alberi camminavano. Mi divertivo tanto, e ho
tanta nostalgia di quei tempi sereni”.
Bè, caro uomo, ho finito.
Grazie di avermi ascoltata stanotte. Ti saluto”.
E così la Luna tornò zitta. Io ero stupefatto, ma chi
s’immaginava storie così? Mentre mi stavo alzando, sentii uno strano rumore che
veniva verso di me. Ma cos’è? Vidi nel buio una specie di palla scura rotolare
verso di me rimbalzando. Si fermò ai miei piedi, e io sentii solo una vocina scocciata dire “Uffa! Ri-uffa ripuffa d’un’uffa fuffa!”
Ma che era? Poi vidi due enormi occhi spalancati che sbucavano da quella palla
e piano piano Faretto il gufetto prese forma. Era atterrato troppo veloce a
distanza da me, e sempre a causa della super pancina che ha, era scivolato ed
era rotolato rovinosamente verso di me. Mamma mia, che disastro anche lui! Bè,
mi guardò e dandosi un contegno mi disse: “Mi
racconti cosa ti ha detto la Luna?”
Era molto tardi di notte e volevo andare a letto, ma come
potevo dire di no a sto povero Faretto il gufetto? Questa volta Uffa! Ri-uffa
ripuffa di un’uffa fuffa! lo pensai io. Ok, rimasi lì con lui a raccontargli.
Divenimmo amici, sapete bimbi? E ogni tanto la notte mi viene a trovare. Ma io
ho messo un morbido materasso in giardino… eh, sapete, gli atterraggi di
Faretto il gufetto non sono proprio perfetti, e non si può svegliare i vicini
coi suoi seccati “Uffa! Ri-uffa ripuffa
d’un’uffa fuffa!”
(NOTA: tutte le favole di Barnard sono di sua invenzione esclusiva e coperte da Copyright)
Nessun commento:
Posta un commento