sabato 28 novembre 2015

6. LE FAVOLE DI BARNARD PER I BIMBI DEI LETTORI.

[Alcune considerazioni su...]


6. LE FAVOLE DI BARNARD PER I BIMBI DEI LETTORI.
Cari bambini, ma ci credete? L’altra notte camminavo per un campo, volevo prendere aria buona. Bè, c’ero solo io, tutt’intorno neppure un’anima, silenzio assoluto. E allora mentre guardavo le stelle mi sono seduto sull’erba tranquillo. Ma ad un certo punto!... Ad un certo punto sento un fruscio di ali. Mi giro ma non vedevo nulla, però un attimo dopo ecco che un gufetto mi si posa ai miei piedi. Ops!!!!!! Dico io.
Il gufetto era buffissimo, un po’ cicciotto (si vede che mangiava bene in quel campo), e coi suoi occhioni spalancati che mi guardavano come se avesse visto una balena e non un uomo. Ma sappiamo, gli occhi dei gufi sembrano sempre pieni di meraviglia. Ebbene il gufetto zampettò un po’ storto verso di me e mi disse: “Mi chiamo gufetto Faretto. Ho un messaggio per te”. E io: “Dimmi gufetto Faretto”. Lui: “La luna vorrebbe parlarti”. Io esclamai: “Ehhh????!!!!”, non ci potevo credere. Il gufetto mi chiese solo: “Posso dirgli di sì?”. “Bè…bè… certo” balbettai io incredulo. Il gufetto Faretto aprì le ali per volare via, ma ricadde a terra come un sacchetto di patate. Uffa! Esclamò, e si guardò la pancina a palla che aveva, scocciatissimo. Ripartì, e sta volta gufetto Faretto per miracolo volò via, nonostante la pancetta!
Io intanto aspettavo, aspettavo, ma non succedeva nulla, e proprio mentre
stavo per andare via, sento un vocione che mi chiama: “Ciao, sono la Luna, stanotte soffro di nostalgia, posso raccontarti una storia?”. Io guardai subito su nel cielo verso la luna, e bambini!!, ma davvero, la luna mi parlava! Oddio che emozione. E le dissi subito di sì. La Luna mi si avvicinò un poco, e infatti la vedevo più grande ora. Ecco il suo racconto:
Sai, uomo, io sono la Luna e guardo la Terra da tempi immemorabili, da mille e mille e mille anni, e ho visto tante cose accadere sulla Terra. Tante purtroppo furono tristi e brutte, ma alcune belle, e ho nostalgia di quelle! Lo sai, caro uomo, che tanto tempo fa gli alberi… camminavano! Lo sai, caro uomo, che tanto tempo fa i fiumi… andavano in salita! Lo sai, caro uomo, che tanto tempo fa… le donne andavano a caccia e gli uomini stavano in cucina e a pulir casa!
Bè, ti posso raccontare quanto era bello quando gli alberi camminavano. Oh! che spettacolo che era. Mi ricordo che per esempio ogni anno i pini partivano dalle montagne e andavano al mare, e sulla strada incontravano i tigli che dalla pianura andavano a portare il loro profumo alle montagne. Mi ricordo quella volta che un piccolo scoiattolino di nome Pillo, s’addormentò sulla quercia Torriona, che però stava partendo per una terra lontana. Quando il piccolo scoiattolino Pillo si svegliò non sapeva più dov’era, perché Torriona era arrivata in quelle terre lontane, e si mise a piangere e a chiamare la mamma. La sua mamma, che non lo trovava più, corse dalle querce a chiedere dov’era andata Torriona, e un cipresso le disse che anche lui stava andando là. Bè, il cipresso camminò a grandi passi e in un battibaleno raggiunse Torriona la quercia assieme alla mamma di Pillo lo scoiattolino. Così fu che mamma scoiattola e Pillo lo scoiattolino si abbracciarono felici. E per tornare a casa? Nessun problema. C’erano dei castani che stavano andando a trovare degli amici alberi proprio nel posto dove Pillo e mamma abitavano, e così diedero loro un passaggio!
Poi mi ricordo quando un Baobab africano, che è un immenso albero grande come dieci nostri alberi messi insieme, arrivò a passi lenti nella foresta degli ulivi qui in Italia. Sai, uomo, gli ulivi vivono cento anni ma sono piccoli e magrini, e quel gigante gli fece un po’ paura. Sui grandissimi rami del Baobab vivevano le scimmie africane, che scesero giù ridendo e si misero a mangiare le olive. Che buone! gridarono le scimmiette, e così gli ulivi furono felici, si sentivano importanti! Eh, gli stranieri apprezzano le nostre olive, si dissero!
Sai, uomo, io dall’alto vedevo tutto questo e mi divertivo, dall’alto era stupendo vedere questi fiumi di verde e tronchi che andavano da tutte le parti, erano immensi ed emozionanti. Poi arrivò la gente sulla Terra, e la gente si sparse dappertutto, occupò ogni spazio, e soprattutto correvano ovunque, a piedi, coi cavalli, con le carrozze, coi treni, con le auto. Così fu che gli alberi decisero di fermarsi, per sempre, non c’era più spazio per i loro cammini, e misero le radici in terra che oggi li tengono immobili. Peccato, era tutto così bello prima!
Ma sai, uomo, mi ricordo anche di quando, mille e mille anni fa, i fiumi andavano in salita! Oggi tutti i fiumi vanno dalla montagna, che sta in alto, verso il mare che sta in basso, quindi vanno in discesa. Ma no! Prima, tanto tempo fa, i fiumi uscivano dal mare e andavano in salita verso le montagne. Eh sì! L’acqua dei fiumi andava in salita. E infatti era normale che le balene si facessero un giro che andava dal mare, poi dentro un grande fiume, e poi su in cima alle montagne, dove gli piaceva osservare il panorama. E poi siccome le balene fanno grandi spruzzi di acqua dal loro naso, quegli spruzzi innaffiavano le piante delle montagne. T’immagini? Ma anche le conchiglie viaggiavano in salita verso i monti, dove coi loro gusci che si aprono come una bocca, mangiavano le fragoline e i mirtilli, mmmmm…. Buoni! E infatti oggi gli uomini trovano le conchiglie o lo scheletro delle balene proprio fra le rocce delle montagne, sai uomo?
Poi, bè, arrivarono sempre gli uomini sulla Terra, e per loro i fiumi e i pesci che andavano su in montagna era un grande problema. Eh sì! I montanari, gli uomini che vivevano fra le montagne sapevano allevare le mucche e tagliare la legna, ma non sapevano… pescare! Invece gli uomini che vivevano in riva ai mari, sapevano pescare ma i pesci se ne andavano sempre in salita sui monti, e quindi non li trovavano mai. Fu così che gli uomini pregarono il Dio delle acque, gli offrirono grandi regali preziosi, ma in cambio gli chiesero di far andare l’acqua dalla montagna al mare, in discesa. E così fu, e così è ancora oggi. Niente più balene che prendono il sole fra le nevi, niente pìù delfini fra i pini.
Ma sai, uomo, mi ricordo anche di quando, mille e mille anni fa, erano le donne dei villaggi che andavano a caccia, che sapevano usare le lance e le frecce e le spade. Mentre gli uomini… facevano i lavori di casa e cucinavano. Ma mamma mia! che pasticci che succedevano! Io li guardavo, e ogni santo giorno ridevo a crepapelle. Immagina: le donne tornavano dalla caccia sporche e coi rametti degli alberi impigliati nei capelli. Le unghie delle mani diventavano brutte, e così la sera era tutto uno strillare “Ma guarda come sono ridotta! Sembro un cespuglio con le gambe!”. E poi catturavano solo poche prede e solo piccole. E sai perché? Perché le donne hanno meno forza degli uomini, e quando lanciavano una freccia per catturare un grosso bufalo, la freccia arrivava così debole che il bufalo sentiva solo solletico e rideva.
Alla fine nei villaggi si finiva a mangiare solo piccioni e fagiani tutto l’anno, e quando gli uomini protestavano con degli UFFA!! lunghi centro metri, le donne rispondevano che nella foresta non esistevano altri animali. Che balla, hahahah!
Bè gli uomini in cucina e a casa poi, erano peggio. Mamma che disastri facevano. Con le loro mani grezze e i muscoli forti stracciavano tutti i panni e i vestiti quando andavano al fiume a fare il bucato. E infatti, uomo, sai perché il bucato si chiama bucato anche oggi? Perché quando quegli uomini finivano di lavare la biancheria e la mettevano ad asciugare, essa era tutta piena di strappi e di… BUCHI. Il bucato! Quando davano il biberon ai bebè, stringevano il biberon sempre con troppi muscoli ed esso scoppiava con tutto il latte che finiva in faccia a bimbi… e giù pianti e mani nei capelli.
Poi in cucina non ti dico! Mescolavano le zuppe di verdure e fagioli con una tale forza che mille schizzi finivano sui muri o in faccia ad altri uomini di casa, che s’arrabbiavano come pazzi e finiva sempre a botte fra di loro, mentre intanto la zuppa si bruciava, assieme ai piccioni e ai fagiani. Quando le donne rincasavano dalla caccia, spesso trovavano gli uomini in terra pieni di bernoccoli e occhi neri… con le loro buffe cuffiette in testa a roselline e pallini e il grembiule con i disegni dei Sette Nani. No, le cose così non potevano continuare.
E infatti non continuarono. Le donne tornarono nelle case, per essere belle e per renderle accoglienti, e per crescere bene i bambini. Mentre gli uomini andarono alla caccia, con ottimi risultati. Ma per me Luna, tutto era molto più da ridere quando le donne cacciavano e gli uomini erano casalinghi, quando i fiumi andavano in salita e quando gli alberi camminavano. Mi divertivo tanto, e ho tanta nostalgia di quei tempi sereni”.
Bè, caro uomo, ho finito. Grazie di avermi ascoltata stanotte. Ti saluto”.
E così la Luna tornò zitta. Io ero stupefatto, ma chi s’immaginava storie così? Mentre mi stavo alzando, sentii uno strano rumore che veniva verso di me. Ma cos’è? Vidi nel buio una specie di palla scura rotolare verso di me rimbalzando. Si fermò ai miei piedi, e io sentii solo una vocina scocciata dire “Uffa! Ri-uffa ripuffa d’un’uffa fuffa!” Ma che era? Poi vidi due enormi occhi spalancati che sbucavano da quella palla e piano piano Faretto il gufetto prese forma. Era atterrato troppo veloce a distanza da me, e sempre a causa della super pancina che ha, era scivolato ed era rotolato rovinosamente verso di me. Mamma mia, che disastro anche lui! Bè, mi guardò e dandosi un contegno mi disse: “Mi racconti cosa ti ha detto la Luna?
Era molto tardi di notte e volevo andare a letto, ma come potevo dire di no a sto povero Faretto il gufetto? Questa volta Uffa! Ri-uffa ripuffa di un’uffa fuffa! lo pensai io. Ok, rimasi lì con lui a raccontargli. Divenimmo amici, sapete bimbi? E ogni tanto la notte mi viene a trovare. Ma io ho messo un morbido materasso in giardino… eh, sapete, gli atterraggi di Faretto il gufetto non sono proprio perfetti, e non si può svegliare i vicini coi suoi seccati “Uffa! Ri-uffa ripuffa d’un’uffa fuffa!
(NOTA: tutte le favole di Barnard sono di sua invenzione esclusiva e coperte da Copyright)

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