sabato 31 ottobre 2009

SCISMA O NON SCISMA........LA STORIA SI RIPETE?

Don Santoro. Azioni dirette e messe disobbedienti a Firenze
Gianluca Carmosino
[30 Ottobre 2009]
Firenze si prepara alle diverse azioni di protesta contro la decisione del vescovo di rimuovere don Santoro della comunità delle Piagge per aver «celebrato» il matrimonio di una donna nata uomo.

Firenze, venerdì 30 ottobre, ore 17,45. Domenica 1 novembre, ore 11. Doppio appuntamento per protestare contro la decisione del vescovo Giuseppe Betori di allontanare don Alessandro Santoro dalla comunità delle Piagge per aver «celebrato» il matrimonio di una donna nata uomo, ma anche contro il silenzio di una parte dei «democratici» di Firenze.
Il primo appuntamento è un’azione diretta nonviolenta, il cosiddetto «frozen», congelamento. In un posto comunicato via email all’ultimo momento centinaia di persone di troveranno insieme [a ognuno tra i partecipanti è chiesto di indossare come segno di riconoscimento un indumento dalle tinte accese]. Alle ore 17,45 un suono forte e distinguibile sarà il segnale di avvio dell’azione: per tre minuti esatti dal suono ognuno si «congelerà» nella posizione assunta in quell’istante, rimanendo in silenzio e immobile fino al secondo suono chiaro e distinguibile. L’azione si concluderà con questo secondo segnale. Ai partecipanti viene suggerito di pensare all’allontanamento di don Santoro e dunque di mettersi, ad esenmpio, le mani tra i capelli, di abbracciarsi, di mimare il vescovo Betori, di darsi un bacio… L’azione sarà fotografata e ripresa da fotografi delle redazioni giornalistiche/radio presenti, i quali riceveranno la comunicazione dell’evento solo alcune ore prima.
Il secondo appuntamento è quello di domenica con l’ultima messa di don Alessandro Santoro presso la comunità delle Piagge [via Lombardia 1]. In queste ore stanno arrivando da ogni parte al centro sociale Il Pozzo, che da quindici anni ospita le celebrazione della comunità di don Alessandro, decine di messaggi di solidarietà. Privati cittadini, gruppi laici, cattolici e di altre religioni, associazioni, esponenti politici, intellettuali: tutti, per motivi diversi, han voluto far sentire il proprio sostegno non solo ad Alessandro ma all’esperienza umana, spirituale, sociale e politica che anche grazie a lui è nata e cresciuta alle Piagge, in quartiere difficile che ha saputo sollevarsi e diventare il luogo dell’utopia che si realizza.
Numerosi altri sacerdoti hanno intanto annunciato che celebreranno la messa nelle prossime settimane al posto del sacerdote che il vescovo vorrebbe inviare: tra loro, Paolo Tofani [8 novembre], don Vitaliano Della Sala [15 novembre], don Raffaele Palmisano [22 novembre], don Andrea Gallo [29 novembre], don Andrea Bigalli [6 dicembre], don Armando Zappolini [13 dicembre], don Diego Fognini [20 dicembre]. Intanto, una lettera collettiva è stata consegnata stamani dalla Comunità delle Piagge al vescovo Betori, che ieri in tarda serata ha fatto sapere di non poter concedere loro un incontro, proponendo in sua vece un delegato. La lettera rinnova l’indignazione e la delusione per questo «atteggiamento freddo e superficiale che riduce a mera pratica burocratica una storia di quindici anni, senza tenere minimamente conto delle persone che l’hanno vissuta e resa possibile».
Inolte si ribadisce il profondo dissenso per la decisione di sollevare don Alessandro Santoro dal suo incarico pastorale. La Comunità, che ieri criticava Betori per non aver mai visto di persona la realtà delle Piagge, riassume nello scritto le numerose attività portate avanti in campo spirituale, educativo, lavorativo, sociale ed economico, invitando nuovamente il vescovo a rivedere la propria decisione.
Anche a Carta arrivano decine di email di solidarietà per Alessandro Santoro, da anni compagno di strada del giornale. Tra gli altri, scrive Andrea Bagni di Firenze: «Quando penso a qualcosa di bello in questa città, qualcosa che dia il senso di un legame profondo, la speranza e la pratica di un cambiamento collettivo, qualcosa di cui andare orgogliosi a Firenze, finisco spesso per
pensare alle Piagge. Non è una questione di Politica o di Religione, con le iniziali maiuscole. Su certe cose non so nemmeno quanto mi ritrovo. Io penso di essere abbastanza ateo, anche se non è che ci pensi più di tanto. Solo mi sembra che senza padri onnipotenti non scompaia per nulla il tema della
fratellanza. Anzi. … Alle Piagge ho visto persone che fanno un dono grandioso del loro vivere. E’ questione di impegno, di vita e relazioni umane, di senso e felicità delle cose che si fanno, che si vivono. Io penso che se non siamo capaci di partire da questa intensità dell’esperienza personale e politica, che tiene insieme l’esistenza e la liberazione da questa esistenza, i bisogni e i sogni, non saremo capaci di ricostruire nulla di nuovo e di decente politicamente. Non si pone il problema della rappresentanza se non esiste qualcosa da rappresentare. Diventa il circo squallido dello spettacolo che abbiamo sotto gli occhi. Penso a qualcosa che esiste altrove, autonomamente: una comunità politica (non etnica o religiosa), non una base muta del consenso o una somma di interessi. Una rete di donne e uomini che costruiscono relazioni mentre costruiscono se stessi, e s’inventano anche un po’, di tutti i generi».

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