mercoledì 20 gennaio 2010

VIDEO DA VEDERE, VALE PER OGNI SARDO,IMPORTANTISSIMO: SARDEGNA E TEST MILITARI (50 MILA euro l'ora)Morti accertate castelsardo tempio pausania arzachena cuglieri macomer ollastra simaxis siamanna...

ARMI DEL FUTURO by Vanguard.......current

Perdas de fogu, in lingua sarda significa pietre di fuoco. E’ un piccolo comune della Sardegna, 1900 abitanti circa.
A Perdasdefogu c’è qualcosa di molto più piccolo e che fa molto più male di una pietra. Nanoparticelle radioattive, capaci di penetrare nei polmoni e in altri organi vitali dell’uomo e restarvi in stato dormiente per un tempo più o meno variabile. Quando entrano in azione hanno effetti devastanti.

A Salto di Quirra l’aumento dei tumori linfoematopoietici è pari al 28% negli uomini e al 12% nelle donne.
Escalaplano, 2.600 abitanti, tasso di natalità medio di 19-21 nascite all’anno. Nel 1988 ben sei nascite anomale, tra cui un caso di ermafroditismo. Sono 11 i casi in pochi anni (a cui se ne aggiungono altri 2 senza documentazione certa).
Siamo nella provincia dell’Ogliastra. Qui si trova il Poligono Sperimentale di Addestramento Interforze del Salto di Quirra. E’ il poligono più grande d’Europa, per milioni di euro viene affittato a varie multinazionali per sperimentazioni belliche, coperte dal segreto di Stato, e da quello industriale. Sperimentazioni che hanno fatto sorgere sospetti sulle cause di molte morti e malattie. Parliamo di leucemie e tumori del sistema emofiliaco che hanno toccato gli abitanti del luogo in percentuali nettamente superiori alla media. Sindromi del tutto simili a quelle che hanno colpito alcuni soldati reduci dalle guerre del Golfo e dei Balcani dopo l’esposizione all’uranio impoverito.
E’ la Sindrome di Quirra. Ma sotto questo termine trovano rifugio non solo le malattie ma soprattutto la coltre di reticenze, silenzi, camuffamenti. Non dare un nome preciso alle cose vuol dire relegarle nel limbo del “difficile da definire” dunque “difficile da imputare”. Questo crea delle disattenzioni da parte delle istituzioni. Lo Stato che dovrebbe proteggere si trasforma nello Stato che si autoprotegge per nascondere le proprie responsabilità. E quando le affronta resta il dubbio che operi principalmente per mettere a tacere, monetizzando il danno, facendo dell’indennizzo una soluzione a posteriori senza realmente mettere in discussione le cause del problema.

Il 7 novembre 2009 è scaduto il termine di presentazione delle domande di risarcimento per i tumori provocati dall’esposizione all’uranio impoverito e a nanoparticelle di metalli pesanti. Negli uffici del Ministero della Difesa sono pervenute 328 richieste. Tra militari e civili si tratta di:
173 militari in missioni NATO, 60 in servizio nei poligoni, 23 dipendenti civili al seguito del contingente militare, 12 familiari di militari deceduti, 60 civili

In Sardegna l’impatto di questo provvedimento ha dei numeri ben precisi che l’Unione Sarda riporta così: “sessanta cittadini civili residenti nelle zone nei pressi dei poligoni hanno chiesto di essere risarciti dallo Stato per i tumori causati dall’esposizione alle sostanze radioattive cancerogene contenute in certi armamenti utilizzati per le esercitazioni e le sperimentazioni belliche. Tutti questi sessanta casi di tumore registrati dal Ministero della Difesa riguardano cittadini sardi che abitano a ridosso di Quirra o Teulada.
In nessuna altra parte d’Italia che pure ospita poligoni militari di una certa estensione (Ravesio in Friuli, Carpegna nelle Marche, Monte Rotondo Viterbo e Civitavecchia) ci sono ammalati di tumore che hanno presentato una domanda di risarcimento al Ministero.”

Il legame tra i tumori e il fumo è probabilistico e così il legame tra i tumori e l’amianto, e così pure i tumori e l’avaria alla Centrale Cernobyl. Lo stesso vale per il legame tra i tumori e l’uranio impoverito. Non si può dire con certezza né che l’uranio impoverito sia la causa dei tumori né che non sia la causa. L’unica certezza è che vale il principio di precauzione.
Principio che può essere adottato per militari e operatori civili che operano in zone contaminate, ma non per gli abitanti di tali zone.

Armi del futuro

domenica, 20 dicembre 2009 | scritto da Vanguard Team | Categorie: Featured, Le storie di Vanguard

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