giovedì 29 aprile 2010

DAL BLOG DI FULVIO GRIMALDI "MONDOCANE"

NON POSSIAMO PERMETTERCI DI PERDERE ANCHE QUESTA LIBERTA'.
PIAN PIANO IN SORDINA, A DESTRA E LA SINISTRA STRACCIONA, VOGLIONO
METTERE A TACERE LE POCHE VOCI LIBERE RIMASTE.
VOCI CHE NON HANNO RISPOSTO ALLE LUSINGHE MERCIFICANTI DEL POTERE.


La libera ricerca esige che si tolleri la diversità d'opinione e che si rispetti il diritto dell'individuo di esprimere le sue credenze per quanto impopolari possano essere, senza divieti sociali o legali, senza timore di successo.
(Paul Kurtz, "Sulle barricate")
In teoria questo è ancora un paese libero, ma i nostri tempi del politicamente corretto e della censura sono tali che molti di noi tremano all'idea di esprimere le loro giuste idee per timore di essere condannati. In questo modo la libertà di parola viene messa a repentaglio, grandi questioni non vengono dibattute e grandi menzogne vengono accettate come grandi verità.
(Simon Heffer, giornalista britannico)
Cari compagni e amici, invio l’annunciata petizione, che ora si trova collocata qui a destra, in cima al mio blog.
Vi sarei grato se vorrete firmarla. Mi sento abbastanza imbarazzato a chiedervi di impegnarvi in questa battaglia che vi sottrarrà un po’ di tempo. Mi incoraggiano a farlo le numerosissime attestazioni di solidarietà che mi sono pervenute da quando ho diffuso la notizia di questa vertenza legale – e morale ! – con Liberazione e il partito di cui è l’organo. Per questo partito ho militato per sette anni, impegnandovi tutte le mie energie e gran parte delle mie sostanze. Le posizioni politiche che esprimevo sulle grandi questioni internazionali erano anche quelle di una forte componente del PRC, fatto che rafforzava il mio diritto di manifestarle sul giornale, anche quando non fossero in linea con le valutazioni dell’ allora segretario nazionale. Il mio articolo su Cuba, che conoscete o che potete leggere nel mio blog (post “Il corpo del reato”), nel maggio 2003, ha determinato il mio licenziamento su due piedi. Di questa cacciata non mi è stata data mai alcuna comunicazione e spiegazione formale. Ne mi è stato riconosciuto il diritto di esprimermi sul giornale. Alle migliaia di proteste dei lettori, si è risposto con giustificazioni false o statutariamente improprie: non mi sarei attenuto al tema ambientale, avrei deviato dalla linea del partito. Affermazioni grottesche se si guarda alle centinaia di miei articoli e reportage che parlavano di Balcani, Medio Oriente, politica interna, cultura, costume, ogni immaginabile argomento, pubblicati tra il 1999 e il 2003.

Anche di fronte alla sentenza d’appello, che mi impone di restituire una cifra per me irraggiungibile a Liberazione, e di fronte alla pervicacia con cui il giornale persegue l’esecuzione di tale sentenza, nonostante mie offerte di transazione, vi sono state moltissime proteste a giornale e partito ed espressioni di solidarietà nei miei confronti. Mi incoraggia a questa iniziativa l’evidente volontà di molti, che da tanti anni seguono il mio lavoro, di non far scomparire dalla minuta scena dell’informazione “altra” la mia voce. E anche l’impegno che ho preso da sempre nei confronti delle verità dei popoli e delle classi oppressi.

Qui sotto troverete l’unica risposta data ai miei sostenitori da un alto esponente del PRC. Chiediamoci cosa ne direbbero, non solo un Santoro reintegrato dal giudice del lavoro contro l’editto bulgaro, ma i mille e mille lavoratori, che il PRC pretende di rappresentare, cacciati senza giusta causa da un padrone e rivoltisi alla magistratura del lavoro.
Una giustizia del popolo, per le mie ragioni e le loro ragioni, purtroppo non l’ho ancora trovata.




Rispondo a titolo del tutto personale. Nel Partito della Rifondazione Comunista sono stato ieri, lo sono oggi e mi auspico anche domani. Ritengo che sia stato sbagliato (in quanto eccessivo) allora privare Liberazione della collaborazione di Fulvio Grimaldi per dissenso politico, ritengo che ancora più grave sia stato il fatto che Fulvio Grimaldi abbia adito la giustizia borghese per tutelare i propri pretesi diritti economici, così facendo ponendosi fuori irreversibilmente dalla comunità politica di Rifondazione Comunista. Il seguito ne è la mera conseguenza: chi di giustizia borghese ferisce, di giustizia borghese mette in conto di perire.

Stefano Alberione (Vice Presidente del Collegio Nazionale di Garanzia)

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