Uno statista del secolo scorso diceva che i parlamentari pensavano solo ad essere eletti, dopodiché per quattro anni si facevano i loro affari. Aggiungerei quello che diceva un partigiano, che il parlamento cioè non rappresentava proprio gli italiani a causa del fatto che non c’erano contadini eletti… mentre tra gli italiani ce n’erano parecchi…. Una volta capito che chi dice di rappresentarci fa solo i suoi interessi, diventa facile capire che il sistema non va. Manca solo capire di che interessi si tratta.
Quello che la maggior parte della gente non sa è che oltre ai tre tradizionali poteri fondamentali dello stato, legislativo, esecutivo e giudiziario, esiste un super-potere che è quello della finanza e del sistema bancario. Un potere che da sempre vive nell’ombra delle sue pratiche poco trasparenti, che sceglie e qualifica i propri massimi aderenti attraverso un’opera di selezione effettuata da organizzazioni anodine e talvolta segrete (se non nell’elenco dei suoi membri, nell’elenco delle gesta). Questo sistema del credito e dell’accreditamento perdura da circa 6.000 anni ed ha decretato fortune e sventure di imperi, spesso crollati sull’onda della loro stessa infinita arroganza. La stessa arroganza che leggi oggi negli occhi del funzionario di banca che ti nega un affidamento, o te lo revoca, sapendo che non hai nessuna autorità superiore cui rivolgerti per invocare un giudizio equo o semplicemente “altro”. Perché poi scopri che alla magistratura basta solo la parola del funzionario bancario, sicuramente uomo d’onore, per emettere una condanna o per pignorarti tutto. Un ex concessionario della Ford mi disse ad un certo punto che, esasperato per una situazione simile durante una riunione in banca in cui si decideva della sua situazione creditoria, ebbe a dire a battuta: Ma come si fa per difendersi da voi? Occorre rivolgersi alla mafia? Allorché il direttore generale della banca gli si avvicinò e, sorridendo, gli sussurrò all’orecchio: “Siamo noi la Mafia!”.
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