Articolo di Giacomo Gabellini, tratto dal blogConflitti e Strategie
In un suo breve saggio lasciato colpevolmente cadere nel dimenticatoio, George Orwell ha lasciato alcune lucidissime riflessioni in merito alla corruzione dilagante nel panorama intellettuale e giornalistico. Tale saggio fu scritto agli inizi degli anni Quaranta e inserito in appendice all’edizione del capolavoro “La fattoria degli animali“, in cui il grande scrittore inglese fece di Stalin e del regime che stava tenendo in pugno l’Unione Sovietica l’oggetto di una figurata e sarcastica critica. Nel saggio, Orwell esprime la propria meraviglia di fronte alla tolleranza riservata dalla censura inglese nei confronti di quei giornalisti “eretici“, che anziché propagandare l’eroismo delle milizie di sua maestà durante la Seconda Guerra Mondiale, auspicavano talvolta una pace di compromesso con Hitler. Malgrado sull’Inghilterra aleggiasse lo spettro dell’annientamento, il governo britannico non passò infatti la scure sulle opinioni di costoro, a differenza, ad esempio, da quanto fece il regime nazionalsocialista tedesco, che mise in atto una gigantesca e rigidissima campagna propagandistica volta a galvanizzare la popolazione. Dopo queste (ovvie) premesse, l’analisi di Orwell inizia a scendere più in profondità, andando a toccare la radice del problema. Lasciamo a lui la parola:
La stampa britannica è estremamente centralizzata, ed è, per la maggior parte, in mano a uomini potenti che hanno tutti i motivi per essere disonesti, quando si tratta di questioni importanti. Per ogni dato momento c’é un’ortodossia, un corpo di idee che, presumibilmente, tutti i benpensanti accetteranno senza batter ciglio. Leggi il resto di questo articolo »
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VENDUTI PORCI RUFFIANI VOI E LA VOSTRA CULTURA, SIETE TRA I PRIMI RESPONSABILI DELLA DISTRUZIONE CULTURALE DEL NOSTRO PAESE,
(E LA SOVRASTRUTTURA RINGRAZIA), VOI SIETE LA VERA PROSTITUZIONE.