lunedì 29 novembre 2010

I.... "ROSSO BRUNI"

E' SOLO UNA VISIONE DELLA CONTEMPORANEITA' DEL MARXISMO, DIVERSA ?
Gli intellettuali ci lascino liberi di pensare, noi comuni mortali, che tutto sommato se
vengono stravolti alcuni passaggi fondamentali di Marx, si sta fuori dal Marxismo.
Per esempio......

..(Scrive Costanzo Preve, leader dei comunitaristi e filosofo: “dichiaro solennemente che il mio interesse primario va alla riclassificazione strutturale delle culture politiche ereditate dal Novecento”, infatti “sia il veterocomunismo sia il veterofascismo sono fenomeni storicamente conclusi, almeno a mio parere”. Ne deriva che l’unità deve avvenire in una “rinascita” che recuperi il buono che c’è nel comunismo e nel fascismo.)....
il ROSSO E il BRUNO !.... Dico io!.... Allora perche' prendersela tanto.....Gianluca ???
Prego a te la parola......

PUNTO DI VISTA DI GIANLUCA FREDA

AND THE WINNER IS...
DI GIANLUCA FREDA
blogghete.blog.dada.net

E’ con cospicuo dolore che mi presento al vostro cospetto per assegnare la palma di articolo più cretino dell’anno ad un testo redatto da una persona per cui in passato ho nutrito una certa, avventata ammirazione. Ultimamente la vita mi fa spesso di questi scherzi. Bruciavo dal desiderio di premiare con l’ambito riconoscimento qualche autentico pezzo da novanta dell’ebetudine giornalistica nazionale. Già assaporavo la dolcezza del momento in cui avrei potuto cingere dell’agognato alloro il capo avìto di un Gian Antonio Stella, di un Pigì Battista, di un Feltri, di un D’Avanzo, di un Giannini… tutta gente che ha letteralmente costruito dal nulla la patria biascicheria informativa, rimpiazzando con ettolitri d’ubriacante blàtera stereotipa l’inopportuna attitudine del fruitor d’opinioni alla riflessione e al ragionamento. Mostri sacri della vanvera editoriale, monumenti opìmi all’omologazione zotica del pensiero che ben meritavano il tributo alla carriera di cui mi sarei pregiato di poterli insignire da questa autorevole sede telematica.
Invece, per l’anno 2010, l’ambito riconoscimento spetta di diritto (rullo di tamburi) al signor Valerio Evangelisti da Bologna (Texas), già prolifico autore di godibili saghe romanzesche, di racconti, di saggi ed opere di alto valore controinformativo (si veda l’importante Il caso Battisti. L'emergenza infinita e i fantasmi del passato, scritto in collaborazione con Giuseppe Genna e la Wu Ming Foundation). Il sito da lui diretto, Carmillaonline, spicca da tempo nella colonnina laterale che contiene l’elenco dei miei siti preferiti. Un vero peccato dover sprecare un oscar dell’idiozia per un autore che è idiota solo a tempo parziale e che ci aveva abituato, nei bei tempi che furono, a lampi intermittenti di lucida perspicacia, con occasionali cadute di raziocinio che non gli offrivano tuttavia la minima chance di ottenere neppure un posto in sala nell’ambita kermesse della consegna delle statuette.
Eppure l’ultimo articolo pubblicato da Evangelisti sulla rivista rifondarola Su la testa è un capolavoro di farneticazione e sproloquio, degno di competere con le opere migliori di Stella o di Scalfari. Ne trovate qui un ampio estratto (http://img27.imageshack.us/img27/9271/img013sv.jpg) . Di fronte ad un agglomerato di baggianate redatto con così sapiente abilità registica, non ci si può esimere dal dovere, pur penoso, di assegnare per quest’anno il Golden Donkey ad un parvenu del rincoglionimento di massa come l’autore felsineo. Premiare gli allocchi è un lavoro serio, che va condotto con severo piglio critico e obiettività ineccepibile, anche quando il cuore vorrebbe condurci altrove.
Per tutti coloro che non avessero il tempo o la pazienza di cimentarsi con la lettura dell’opera integrale, ne riassumo brevemente la trama qui di seguito.

Durante un rodeo organizzato dalla pro loco di Castel Maggiore (Texas), il cowboy Evangelisti Valerio viene aggredito da un rivale, che gli spara una rivoltellata al cervello, spappolandoglielo completamente. I danni fisici sono dunque molto lievi. Purtroppo il ragazzo-mucca perde nell’incidente il cappello Stetson in pelle di bisonte, nel quale era solito conservare le proprie capacità razionali. Da qui ha origine un’allucinante discesa negli abissi della follia, nel corso della quale il cowboy giura solennemente sul teschio di Wilhelm Reich di cancellare dall’esistenza tutti coloro che possiedano ancora delle capacità di pensiero indipendente o un cappello da rodeo. Inizia così a scovarli uno per uno e a rinchiuderli in un sozzo barattolo di salamoia con sopra stampigliata l’etichetta “ROSSO-BRUNO”. Lo scopo di cotanta ferocia è quello di isolare in apposito contenitore tutti coloro che minacciano la supremazia dell’analisi marxista e classista delle dinamiche sociali - di cui il folle individuo ancora si serve per aprire le confezioni di stufato di manzo - per poi dar fuoco all’intero consesso degli eretici in un eymerichiano fuoco purificatore. Nessuno si salva dalla sua furia: lo sbavante psicotico infierisce con atroce accanimento sul mite Massimo Mazzucco, sull’ombroso Gianfranco La Grassa, sul prolisso Fulvio Grimaldi, sul poliedrico Comedonchisciotte, sull’allegra e procace Eurasia, sullo sfortunato Webster G. Tarpley, reo, quest’ultimo, di non essersi tolto il cappello al passaggio di Papa Toninegri I. Sul luogo di ogni delitto, il pazzo lascia un delirante messaggio ciclostilato in cui riafferma le apodittiche verità della sua religione: “L’Olocausto c’è stato davvero!”; “Gli ebrei sono buoni!”; “Osama bin Laden esiste, l’ho visto io!”. Particolarmente agghiacciante la sequenza in cui il dissennato vaquero, dopo aver straziato con 86 colpi di winchester un pangolino da lui accusato di cospirazionismo, nazional-bolscevismo e antisemitismo viscerale, urla furiosamente al cielo vermiglio della sagra del tortellone di Ozzano: “I rosso-bruni stanno crescendo! Ci uccideranno tutti! Tornate a sventolare le vostre bandiere rosse, o fedeli devoti!”, mentre sullo sfondo compare in sovrimpressione il volto demoniaco e ghignante di Giulietto Chiesa.
Arrestato dallo sceriffo di Crevalcore, il folle viene estradato in un carcere brasiliano, dove l’amico Cesare Battisti cercherà di farlo rinsavire leggendogli alcuni brani degli articoli che l’Evangelisti gli dedicava quando possedeva ancora il cappello. Tutto inutile. Alla fine sarà un altro alienato, tale Paolo Attivissimo, detenuto nello stesso carcere, a porre fine a questa orribile spirale di violenza, rompendo con disprezzo il barattolo “rosso-bruno” sulla cervice del malcapitato cowboy e commentando: “Io almeno cercavo di argomentare mentre sparavo cazzate”.
Giudizio critico: l’articolo è splendidamente ispirato alle suggestioni del cinema di frontiera di John Ford, in particolare a “Ombre rosse”. Il protagonista, infatti, dialoga continuamente con le ombre, che gli appaiono in infinite tonalità di colore, anziché nel bicromatismo rossonero a cui egli vorrebbe ridurre l’intera realtà. Questo lo fa imbestialire. I tentativi di ridipingere le ombre nei colori appropriati utilizzando una scatola di pennarelli Carioca non sortiscono gli effetti sperati, scatenando il raptus di blaterante follia. Potremmo azzardare un’interpretazione politica: Evangelisti è egli stesso un’ombra rossa, residuato di un’epoca in cui il mondo era più giovane e più semplice e la riduzione a categorie binomiali un atto d’interpretazione fideistica universalmente accettato e fonte di riconoscimento intellettuale. In breve, si tratta di un mirabile apologo sull’incapacità di crescita e di adattamento della preistorica intellighenzia sessantottarda alla proteicità caleidoscopica dello scenario sociale e internazionale. Un problema, quello dell’obsolescenza delle categorie di pensiero, che rappresenta oggi una vera piaga delle società occidentali, per contrastare il quale i governi dell’ovest non dovrebbero esitare a predisporre ammortizzatori economici e centri di recupero adeguati.
Gianluca Freda
A VOI LE RIFLESSIONI.....

Nessun commento: