martedì 30 novembre 2010

IL CUGINO PROSSIMO DI CERTE IDEE.

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C’era una volta il 1848.


martedì 30 novembre 2010 di Davide Cericola


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C’era una volta una società di morti di fame. Una società dove la maggioranza della popolazione non aveva assolutamente nulla di cui vivere, se non la loro stessa forza lavoro. Una società dove vivere in quindici in un monolocale senza luce nè gas, era la norma; dove se si usciva fuori di casa le vie erano luride, strette. La macchina era una cosa da ricchi, come lo è oggi una mini sala cinematografica in casa.>>>>> Nessuno aveva diritti sul luogo di lavoro, e i salari erano talmente minimi che anche i bambini dovevano iniziare a lavorare presto, se no la loro bocca non la sfamava nessuno. Non c’era assistenza sanitaria, e le malattie sul luogo di lavoro erano la norma, oltre alle morti. La natalità era molto maggiore che non adesso, come anche la mortalità. Infantile e non.C’era una volta una società dove essere proletario significava che non possedevi nulla se non la tua prole, e il tuo stanco braccio che ti portava quel nichelino dopo dodici ore di fatiche immani. C’era una volta una massa, un mare di lavoratori che aveva come unico problema il raggiungere ogni giorno quel minimo indispensabile per comprarsi un tozzo di paneNiente televisione, niente cellulare, niente automobile, niente appartamento di proprietà o affittato, niente cinema, aperitivo con gli amici, oppure cenone di natale.Solo il lavoratore denutrito, la catena di montaggio, il nichelino dopo dodici ore di lavoro, un padrone che viveva nel lusso, e una famiglia numerosa da sfamare.C’era una volta un mondo dove nessuno obbligava i bambini ad andare a scuola, anche perchè non avevano tempo per studiare, tra la galleria di una miniera, e il servizio in fabbrica; ma in quel mondo l’analfabetismo era una piaga, e con quella tutto ciò che l’ignoranza porta con sè.In quella società c’erano alcuni uomini, essenzialmente figli di ricchi, o benestanti, che avevano modo di studiare e discutere senza lavorare tutti i giorni, che guardavano l’enorme massa di lavoratori proletari, e si chiedevano se non c’era un modo per aiutarli e farli uscire dalla povertà, e dalla miseria sociale.Alcuni di questi signori avevano tendenze leggermente più violente, e pensavano che l’unica soluzione fosse prendere le armi e occupare il mondo; altri avevano mire più idealistiche, e pensavano che nel profondo l’uomo fosse buono, e tentavano di descrivere una società ideale, dove tutto funzionava per tutti.Alcuni erano più pragmatici, e pensavano che lottare tutti i giorni per i diritti era una cosa buona e giusta, e che avrebbe trasformato la società, altri pensavano che si potesse riuscire a fare qualcosa di buono alleandosi con coloro che possedevano le fabbriche, e trattando assieme più diritti per la marea di poveri che lavoravano.I morti di fame proletari erano solo persone che non avevano nulla da perdere.Nel 1848 un signore scrisse un documento, che chiamò il "manifesto del partito comunista", che era letteralmente il manifesto di un partito che si rifaceva alle idee del comunismo.

C’è adesso il 2010.

Ci sono ancora un sacco di persone che vivono in condizioni molto disagiate, ma, almeno in Italia, tendenzialmente hanno la pelle di colore scuro, e l’Italiano non l’hanno imparato alle elementari sui banchi di scuola.

Poi ci sono centinaia di persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese, ma possiedono una casa, magari in affitto, un cellulare, a volte anche due, un televisore, anche se piccolo, hanno studiato fino alla quinta superiore, anche se si sono lamentati della scuola per tutto il tempo. Molti di loro hanno fatto anche l’università, hanno una assistenza medica, e magari sono anche in cura, anche se poi se ne lamentano e pensano che faccia schifo il servizio.

Queste persone vivranno fino ad ottanta anni, e alcuni anche di più, e forse solo in tarda età si potranno lamentare di qualche affanno o acciacco serio.

Queste persone hanno diritto di voto, diritto allo studio, diritto ad andare in piazza e urlare qualche slogan ad effetto. Hanno diritto ad andare in una chiesa che non sia quella di stato, a professare un orientamento sessuale senza essere imprigionati, e diritto a criticare chi sta al governo, anche se magari quella critica serve solo a farli sentire meglio.

Loro hanno i soldi per andare a fare la spesa due volte a settimana, e magari hanno anche i soldi per comprare due vaschette di profitterol a settimana.

Hanno una figlia che passa più tempo attaccata al cellulare che non ai libri, ma non le hanno mai fatto notare che mangia denaro peggio della burocrazia statale. E se lo hanno fatto non hanno risposto alle male parole della figlia.

C’è adesso il 2010, e non c’è nessuno che stia veramente male. C’è adesso il 2010, e continuano ad esserci persone che si rifanno in toto agli scritti del 1848, senza se e senza ma, senza una critica, senza la possibilità di ammodernare quell’analisi potente, ma vetusta.

Ci sono ancora dei gruppi di persone che si fanno chiamare comunisti, alcuni che sostengono la lotta armata, che parlano di padroni, e di servi, e che pensano che il mondo potrebbe davvero migliorare se i proletari del mondo d’oggi facessero una rivoluzione contro il mondo borghese.

Ma oggi ci sono ancora proletari in occidente?

Ci sono ancora persone che hanno la prole come unica risorsa?

Se sì, sono gli immigrati, che come Rosarno insegna sono persone che vivono davvero in situazioni precarie e disastrate.

Vogliono i comunisti che i proletari occidentali del giorno d’oggi vengano qua con armi e con ira, ad occupare le istituzioni e lo stato di noi, che volenti o nolenti siamo i piccoli e medi borghesi del nuovo secolo?

Oppure preferiscono che i veri proletari del XXI° secolo, ovverosia gli abitanti del terzo mondo, operino la loro tanto amata rivoluzione, così da modificare profondamente gli assetti economici mondiali, e abbattere la posizione dell’occidente, ovverosia dei consumatori del mondo?

Non sarebbe forse più produttivo fare una bella analisi della situazione attuale, e verificare quali sono i veri problemi che attanagliano il mondo d’oggi?

Potrà mai essere vero che una analisi compiuta 160 anni fa sia ancora applicabile al mondo d’oggi?

Soprattutto in un’epoca come quella della rivoluzione industriale dove le cose cambiano decisamente in fretta!

Sarà poi così tanto vero che c’è una massa indistinta di persone poverissime che hanno bisogno di prendere le armi in mano e conquistare il potere pur di sopravvivere?

A me pare di no.

E non domandiamoci allora perchè nessuno segue più questi gruppi di comunisti romantici: Il vero motivo per cui gli operai, e la gente comune appoggia i rivoluzionari è perchè non ha nulla da perdere e spera di guadagnarci qualcosa, a pochi importa la visione utopica del mondo portata avanti dai filosofi e dai pensatori, e decisamente poche persone rivoluzionerebbero tutto solo per provare a vedere se "funziona" una visione utopica, oppure un’altra.

A molti basta che il mondo funzioni, e se non funziona basta provare a correggere quella piccola pecca.

Quando proposi alcune parti di questa analisi ad un ragazzo di lotta comunista lui non fu per nulla d’accordo col definire i proletari come coloro che hanno solo la prole come risorsa. Lui preferì porre l’accento sul fatto che i proletari non possiedono i mezzi di produzione che utilizzano.

Sciocco metodo: neanche gli alti manager d’azienda possiedono i mezzi che utilizzano, visto che sia la macchina che usano per andare a lavorare, sia il pc su cui lavorano sono dell’azienda stessa, e loro li usano fin tanto che ci lavorano.

E non mi venite a dire che anche questi alti manager sono dei proletari! Inoltre vorrei chiedere: in un mondo dove si può benissimo creare un sito al pc, e guadagnarci soldi comodamente seduti a casa, in un mondo dove basta comparire in pubblico ad una festa ed essere pagati centinaia di euro, in un mondo dove moltissime persone lavorano in aziende da quindici dipendenti ciascuna, che senso ha parlare di mezzi di produzione? Che cosa può essere classificato oggi come mezzo di produzione?

Che senso ha lottare per la conquista dei mezzi di produzione?

Ben diverso era quando gran parte della produzione era confinata in fabbrica, la quale era posseduta da poche famiglie ricche.

Diverso era quando migliaia di persone entravano in miniera la mattina e ne uscivano la sera, e dentro quella miniera ci vivevano tutta la giornata in migliaia. E quella miniera apparteneva ad uno solo.

Diverso era quando era il campo, tangibile, quantificabile, ad essere la fonte di tutta la ricchezza della zona.

Ora vi starete chiedendo: tutta questa analisi per smontare un’idea che già è passata di moda da almeno quaranta anni? Solo per dimostrare che il comunismo doc oggi non ha più senso?

In parte anche sì. Sia perché comunque essendo io giovane, e di sinistra, tendo ad essere un cugino prossimo di certe idee, e quindi analizzarle e discuterle fa sempre bene alle persone come me, e poi perché in momento di crisi economica e sociale è facile cadere in tentazione di riapplicare ciò che funzionò in passato, anche se è evidente che il mondo è diverso, e non rispecchia più ciò che quelle analisi proponevano.

Questo articolo l’ho scritto anche per esortare qualche anima pia a prendere le redini e fare quello che nessuno fa seriamente da molto, troppo tempo: riprendere un’analisi dettagliata degli umori della società, dei suoi problemi, delle sue potenzialità, e generare un modello sociale che sappia descrivere bene quello che sta accadendo e ci possa indirizzare verso un futuro più roseo. Magari indicando anche la via da percorrere.

Caneliberonline Risponde :

Bene, ti fai domande giuste e sacrosante pero' ti dai risposte sbagliate perche' e' palese il fatto che, non vivi fuori da quella sfera di persone che tu provi a descrivere come i contestatori fuori tempo.

Questo e' il guaio, tu non sai che esistono oltre al terzo mondo, persone che il termine proletario gli si adice ancora, dopo 160 anni.

Ti faccio un esempio per tutti....Berlusconi tempo fa disse : Esco per strada e vedo tante automobili in giro, tanti ragazzi con il cellulare in mano, che passeggiano, gente nei supermercati che fanno spesa....dov'e' la CRISI ?

I ricchi Signori del 1948, vedevano le stesse cose quando uscivano !!

Ognuno vede quel che vuole vedere, e tu, sei cosi' (magari non ricco), ma con un piglio borghese nel linguaggio, che pensa di essere il solo portato alla riflessione giusta ed equilibrata, perche' il tempo passa e le condizioni di vita cambiano (le tue) forse.

Non accenni un attimo a quelli che sono oggi gli obbiettivi di chi ha il potere e controlla un economia a senso unico e il male peggiore che questo sistema ha prodotto,...la mercificazione di tutto.

Tu che sei tanto riflessivo con quale termine nuovo indicheresti i Disoccupati, Precari, Cassaintegrati a termine, Senza lavoro che non rientrano in nessuna statistica, persone che a 40 anni sono fuori eta' per lavorare per il padrone e troppo giovani per una pensione, Malati che nonostante ci siano le cure, stanno male o muoiono, perche' con una serie di nefandezze non riescono ad arrivare a quelle cure di cui hanno diritto ?

Ma tu, queste cose non le vedi e a ragione non le vedi, perche' la tua situazione e' quella che tutto si risolve con riforme o con nuovi governi (e vecchie politiche), perche'? Perche', la base principale e che venga salvaguardato il "tuo" livello di vita,il tuo stato economico-sociale, cio' che vedi,cio' che ti fa comodo.

Tutto il resto......per te.....NOSTALGICI!.... SI NOSTALGICI! di un qualcosa che potrebbe riequilibrare lo stato economico-sociale delle persone che lavorano

(salariati), PROLETARI a cui la prole oggi e' ridotta a cio' che tu steso hai descritto di 160 anni fa.......ma tu non puoi vedere.... che, nonostante i diritti acquisiti, si fa in modo non vengano rispettati e il tutto senza nessuna conseguenza per chi vive agiatamente studiando e progettando che'occorre che cambi tutto,perchè non cambi niente-Caneliberonline

C’era una volta il 1848.
1 dicembre 2010, di Davide Cericola
Se accetti una visione dicotomica della realtà (borghesi contro proletari), e accetti di definire i proletari come coloro che non hanno nulla, allora io per forza mi devo collocare nella prima delle due categorie, visto che possiedo almeno il pc su cui sto scrivendo (per non parlare dei miei genitori, che di sicuro non sono proletari). Dici che sono supponente o che non vedo la realtà delle cose? Può darsi, ma questo non toglie che ai miei occhi si presenta una realtà piuttosto diversa da quella che mi hanno descritto del 1848. Poi magari sbaglio, sono solo uno studente universitario. Concludo dicendo che ti sei dimenticato, oltre alle critiche, di provare a rispondere alle domande che ho inserito nell’articolo.

Caneliberonline risponde:
Pensa davide, io non sono neanche uno studente.......
lo sono stato 30 anni fa, poi ho dovuto fare i conti con i padroni. Se hai l'umilta' di rileggere cio' che ho scritto,
ti renderai conto, spero, che non solo ho risposto alle domande, ma ti ho dato anche spunti di riflessione.
Aproffitane.

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