Il capo della Mobile di Napoli: controproducente la figura dell’eroe solitario

(di Vittorio Zincone da il Corriere del Mezzogiorno)

Vittorio Pisani, 42 anni, capo della Squadra Mobile di Napoli, mi accoglie nella sua stanza sommersa dai modellini di auto della polizia. (…) Nell’era di Roberto Saviano, scrittore anti camorra, star dei teatri, sotto scorta, osannato dalle piazze e dai lettori, appena cito Gomorra, Pisani sbuffa: «Già… questo Gomorra». Lui non ce l’ha con Saviano, ma brechtianamente col savianismo. Ricordate la riga arcinota di Brecht nella Vita di Galileo? «Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi».

Partiamo da qui. Pisani, che cosa c’è che non va con Gomorra?

«Il libro ha avuto un peso mediatico eccessi vo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori».

Saviano ha permesso ai non addetti ai lavo ri di conoscere una realtà criminale mostruo sa.

«E questo è un merito. Ma nel libro ci sono inesattezze».

È un romanzo. E ora Saviano vive sotto scorta, in una caserma. È amatissimo, ma fa una vita infame.

«A noi della Mobile fu data la delega per ri scontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli ac certamenti demmo parere negativo sull’asse­gnazione della scorta».

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