venerdì 24 giugno 2011

UNA VOCE FUORI DAL CORO ??...E A DIR POCO !!! TUTTO E DI PIU' !!


mercoledì 22 giugno 2011

ARIA DI FOGNA, PROFUMO DI ROSE


ARIA DI FOGNA (da Israele a Svendola, dall’Honduras al Quirinale) - PROFUMO DI ROSE (da Nando all’Islanda)


Apro questa compilation di interventi miei e testi altrui, che ritengo degni di vasta diffusione, con un commosso e affettuoso saluto a tutti coloro, a partire dal maestro del linguaggio Davide, che mi hanno espresso partecipazione, comprensione, calore per la perdita di Nando bassotto. Hanno invaso di luce i miei luoghi interni e quelli che Nando colmava della sua intelligente e amorosa presenza. Hanno confermato che questa conventicola informatica è frequentata da brave persone. E’ la prova che mai tutto è perduto e che basta la bellezza e il valore sociale di un cane per farci ritrovare uniti, concordi, coraggiosi, in marcia.
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VERMI
Da Marco Rizzo mi arrivano queste segnalazioni: 

CON QUESTA GENTE NON VOGLIAMO PIU’ AVERE NULLA A CHE FARE
Nichi Vendola (Sel) intervista all’Espresso del 23 giugno 2011, pag 48: “ Gli artefici della svolta? …l’impegno di due grandi cattedre: quella di papa Ratzinger e quella del papa laico, Mario Draghi.” Sì, aggiungiamo noi , nientepopodimeno che Ratzinger ed il capo in pectore della Banca Centrale Europea, il Vaticano ed il Capitalismo come esempi per la futura sinistra che verrà!!
Fosco Giannini (Pdci-Fds) articolo del 14 giugno 2011: “Dobbiamo voltare pagina…non vi sono alternativa ad un’alleanza tra il Pd e le forze della sinistra….anche se purtroppo le cose dette da Vendola.., non sembrano andare in questa direzione”. Della serie “vengo anch’io, no tu no! La fine di ogni dignità comunista a pietire due posticini.. Basta, con questa gente non vogliamo più avere nulla a che fare, costruire il Partito Comunista contro il capitale ed i suoi servi.

A proposito dello Svendola, sono ormai innumerevoli come branchi di squali (a cui chiedo perdono) le esternazioni reazionarie, entriste, opportuniste scaturite dalla fregola di potere dell’ipocrita soggetto. Il divario tra quello che, con il suo demagogico populismo ducista, vorrebbe raffigurare alle armate di boccaloni alla ricerca di un guru, e quello che in effetti è e fa, è pari alla Fossa delle Marianne. Prendere per riferimento un Draghi dimostra la disponibilità a farsi palo in Italia, oltreché dei genocidi nazisionisti, della criminalità organizzata finanziaria internazionale. Draghi, già vicepresidente di Goldman Sachs, tentacolo centrale della piovra capitalista, è stato il demolitore dello Stato italiano, regalato a mafiosi e cripto mafiosi, soprattutto esterni. Nel 1992, da direttore generale del Tesoro, si accordò con il bandito George Soros e con la massoneria inglese sullo yacht della regina “Britannia”, per la più micidiale svalutazione della lira di tutti i tempi e per la conseguente svendita dei beni della collettività. Deregolamentazione e privatizzazioni furono poi operate dal rettile craxista Giuliano Amato. 


Quanto a Fosco Giannini, leader della corrente pseudo-ortodossa e antimperialista del PRC “L’Ernesto”, nella quale ho militato per molti anni, la sua pattuglietta si era già rivelata bratta opportunista, piegata a 90° a disposizione della cupola sociocida e staticida, quando votò per le guerre in parlamento. Oggi si dispone, a braghe spiegate intorno alle caviglie, a leccare la “croce” della medaglia, coniata a Washington e Tel Aviv, sul cui lato “testa” troneggia Berlusconi. E c’è chi ancora difende partiti usciti dal calco di Togliatti e Berlinguer (vedi la polemica di un gentile mio interlocutore del blog, in nome del PARTITO che, astuto, tutto sa e tutto sa attendere, contro gli inconsulti ed effimeri che in Grecia da due anni offrono la propria pelle e intervengono su quella degli sgherri del potere a dimostrare che, prima di morire, ci si prova in tutte le maniere. E, intanto, caro mio, si coltivano coscienza, organizzazione e capacità d’azione.
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GENOCIDI E TIRAPIEDI 



Lunedì 20 giugno h. 18,00 spazio dibattiti - Festa SEL - Roma (Caracalla) 


“Due popoli per due Stati. Un milione di firme per lo stato di Palestina”
Partecipano Sergio Bassoli (responsabile Pace e cooperazione CGIL) Gennaro Migliore (SEL) Luisa Morgantini (Associazione per la Pace) Pasqualina Napoletano (Forum internazionale SEL), Youssef Salman (Coord. Nazionale campagna sul riconoscimento dello stato di Palestina.)


Firmate e fate firmare, per favore, le vostre amiche e i vostri amici sul sito: 
www.palfreedom.ps


Eccoci di nuovo sotto il tiro delle bombe di guano della compagnia di giro della nonviolenza. Quelli del disarmo unilaterale e del culo al caldo. In tutto il mondo emergono segni della consapevolezza che la formula “Due popoli per due Stati” rappresenta la soluzione B USraeliana, qualora quella A, della liquidazione totale dei palestinesi, non fosse resa possibile dalla residua resistenza palestinese, dal nuovo contesto arabo, dalle perplessità internazionali. Le migliori teste pensanti e i migliori corpi combattenti che si occupano di Palestina da tempo, sostengono che l’unica soluzione corretta, giusta, definitiva e, se vogliamo, democratica, sia lo Stato Unico Democratico Palestinese, con conseguente rientro di cinque milioni di espulsi e proporzionale emigrazione di coloni per i quali vivere accanto ad arabi e musulmani significa il tradimento dell’ideale razzista e confessionale dello “Stato degli ebrei”. Sarebbero probabilmente tutti coloro che, attraverso i loro vertici fascisti, oggi hanno tirato fuori l’accusa di assassino a Ben Gurion e Itzhak Rabin. Accadde nel 1948. La banda paramilitare terrorista Irgun, che contendeva all’esercito regolare del nuovo Stato coloniale e al partito di maggioranza laburista il controllo sul nascente obbrobrio, intendeva sbarcare miliziani ed armi per una vasta campagna di ammazzamenti. I laburisti che, per non esagerare volevano osservare la tregua stabilita dall’ONU, li affondarono, provocando 19 morti. Ebrei. Che oggi un trucido come Netaniahu possa dare dell’assassino a Ben Gurion, “padre della patria” (che a tutti gli effetti lo è, assassino), è il coronamento di un’evoluzione che, dagli anni’80, ha visto prendere il potere a squadristi tagliagole come Shamir, Begin, Sharon, tutti eroici protagonisti della mattanza terroristica di allora e seguenti. Immaginate che bello Stato palestinese nascerebbe accanto a simili vicini. Se va bene, sarà quello attuale, frantumato come un puzzle saltato per aria, senza ritorno dei profughi, senza sovranità, senza frontiere, senza esercito, senza politica estera, senza autosufficienza di alcun genere e con un cricca rinnegata di ladroni al “governo”. E, attorno, tutti contenti, Morgantini e Vendola in testa, poi ONU, FMI, Nato, Exxon, per la felice conclusione di questa rottura di palle.


Proseguiamo con la cronaca dalla fogna. “Il Fatto” si legge volentieri, seppure con circospezione, fin dove arrivano i vari Travaglio, Telese, Marco Presta, con le loro efficaci intemerate contro i malfattori di Stato. Si cade in depressione frizzante di collera al precipitare nelle pagine fetide della politica estera. Ma succede anche di peggio, quando si giunge alle lettere della “mail box”, dove, nella rubrica “A domanda risponde”, si scatena l’ultrà sionista Furio Colombo, universalmente acclamato “venerando maestro del giornalismo”. 




L’ex-ciambellano della Fiat a New York risponde a un imbecille che, a proposito della Siria invasa da mercenari Nato-Israele-Arabia Saudita-Turchia-Fratellanza Musulmana, blatera della “prima ribellione nonviolenta della storia” e s’indigna per come nessuno di quelli che stanno mettendo a posto la Libia se ne occupi. Il fischiperfiascarolo deve avere le orecchie foderate di Topolino per non aver udito lo tsunami di contumelie e falsità mediatiche abbattutesi sul governo siriano a partire dalla prima irruzione di tagliagole dalla Giordania mesi fa. Più comprensibile che non si sia avveduto, visto che andavano scovati in internet, dei cecchini che sparano su folla e forze dell’ordine, dei 120 poliziotti trucidati e decapitati a Jisr Al Shugour, al confine turco, delle fosse comuni con dentro altri agenti e militari e, naturalmente, dei ribelli che alla tv confessano di essere stati assoldati ed armati dalla destra libanese e dai sauditi, e anche dell’ennesima manifestazione pro-Assad con un milione e mezzo di persone. In soccorso all’idiozia e ignoranza dello sprovveduto – o provocatore? si precipita orgasmatico, in fila con i sanzionatori e aggressori universali Nato-Israele, questo squadrista della disinformazione che da anni impesta l’aria con bombe puzzolenti marca Mossad: “Una folla ostinata e disarmata che non spara… La colpa grave che tuttora è a carico di questa Italia, di tutta l’Europa, dell’America di Obama (lo so, è incredibile) e delle Nazioni Unite: voltare le spalle al primo grande evento nonviolento nella tragica storia del Medio Oriente. Lo so, è incredibile che ancora non si abbattano sui bambini siriani, alla moda della Libia, i missili all’Uranio dell’ONU. Tanto più che anche qui, come in Libia, i lanzichenecchi spediti da fuori le stanno prendendo alla grande. Ma forse è più incredibile che dall’orizzonte del grande giornalista spariscano, non solo i palestinesi da decenni in lotta, per lo più non violenta (e questa trascuratezza è imposta dalla consociatività etnico-confessionale con i promotori di pulizie etniche), ma le immense e longeve rivolte non violente di Egitto, Tunisia, Bahrein, Yemen e di altri paesi sotto il tallone di satrapi amici della sua entità, tutte represse nel sangue. Invece è credibile: sono detestabili, vanno rimosse, minacciano coloro che coprono i nostri – i suoi - genocidii. 


Mica come questi bravi guaglioni dell’opposizione siriana, venuti nella persona di tale pantegana Farid Ghadry, “uno dei capi della rivolta siriana, democratica (!), laica (!), non violenta (!). Dimostrandosi degno compare dei golpisti libici, che il primo lingua in bocca lo hanno chiesto agli antichi carnefici coloniali, questo cialtrone sapete chi ha incontrato? I radicali, appena rientrati nella mimetica indossata da Pannella al fianco del fascista croato Tudjman e… Fiamma Nirenstein (vuol dire “calcolo renale”), da anni appassionata candidata al ruolo di kapò del lager Gaza. A questa bella gente il criceto (chiedo scusa ai criceti) ha giurato “che la sua Siria, quella della rivolta non violenta (e dagli!) vivrà in pace con i vicini (Israele, Libano, Giordania), starà lontana dal padrone iraniano che adesso la comanda, perché il progetto è abbandonare il percorso di morte che per decenni ha insanguinato la regione”. 

Fuori onda pare che si sia poi scusato per alcun decine di migliala di suoi concittadini che, disturbando, ci hanno rimesso le penne nella difesa del Golan predato, sotto le bombe e gli attentati terroristici di Israele, nelle guerre che Israele gli ha scatenato contro, nel sostegno ai palestinesi. E che il Golan se lo tengano pure. E i profughi palestinesi li consegneremo tutti ai provetti carcerieri e torturatori del caro vicino. E il percorso di morte che per decenni ha insanguinato il paese l’ha fatto babbo Natale.
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NAPOLITANO
Il più amato degli italiani, quello vivo e vibrante sulla prua del paese di santi, eroi e navigatori, solitario supereroe a vergogna di una comunità internazionale che, per la guerra alla Libia, perde pezzi, finisce bombe e soldi, sprofonda nell’imbarazzo per lo sterminio Nato di civili e per la scoperta che i “giovani rivoluzionari” di Bengasi sono una banda di dementi jihadisti, pazzi di sangue, constata che la stragrande maggioranza dei libici preferisce “il pazzo criminale”. Davanti all’urlo “basta” della Lega, determinato dal razzismo anti-migranti, ma espressione di un senso comune di nausea, vergogna e orrore, diffuso nel 70% degli italiani, eccolo che urla più forte “Avanti tutta!” Mussolini non avrebbe potuto urlare niente di meglio al maresciallo Graziani. Ma che fa, è solo il custode di una costituzione anti-guerra e il rappresentante di tutti gli italiani. E la chiamano democrazia. 
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VENDUTI 
In Honduras, si compie l’operazione golpe di Obama. Con la mediazione di Chavez e Santos, Manuel Zelaya, il presidente rovesciato dai golpisti fascisti, può rientrare dall’esilio e l’Honduras dei post-golpisti di Pepe Lobo, scaturito da elezioni fraudolente alla statunitense o messicana o afghana o irachena, verrà riammesso nell’Organizzazione degli Stati Americani. Bananieri, latifondisti, compagnie minerarie e Pentagono ritornano alla greppia. Nel frattempo continua a imperversare la repressione della Resistenza, militanti vengono assassinati da squadroni della morte organizzati da israeliani e colombiani e i terratenientes delle monoculture ambite dalla globalizzazione fanno cacciare, spesso uccidendoli, contadini che con Zelaya avevano ripreso possesso delle loro terre. Le multinazionali tornano a saccheggiare il territorio nazionale. Zelaya e il Fronte nazionale della Resistenza Popolare invocano con voce sempre più flebile l’assemblea costituente, ma si preparano a rientrare nel gioco “democratico” attrezzandosi a partito tra i partiti per concorrere con gli altri alle elezioni generali del 2013. Che, sotto tutela Usa, le sinistre non vinceranno, anche se le vincono. Alla penosa parabola di una resistenza di massa, in piedi dal 2009, ma a cui i vertici hanno sempre inflitto il diktat della non violenza e del subire senza reagire, si oppongono organizzazioni anticapitaliste e antimperialiste come il Copinh. E’ a loro che è affidata la salvezza del Centroamerica, la lotta contro cannibali e opportunisti che, con la restaurazione , degradono la sovranità nazionale in repubblica delle banane e assicurano agli Usa il ruolo di hub per la distribuzione della cocaina colombiana. Di fronte a questo nazionicidio l’Honduras è solo come la Libia.

Giornata Continentale di Solidarietà con l’Honduras
http://www.copinh.org/
La Esperanza, Intibucá, 18 giugno 2011

Movimenti sociali 
Organizzazioni Popolari 
Reti, campagne, comitati di solidarietà 

Compagne e compagni di ogni dove: 
Da questo luogo denominato La Esperanza, territorio storico di lotta indigena, da questa terra dell’Honduras, uno dei cuori di resistenza in quest’ora latinoamericana di emancipazione popolare, vi scriviamo con coraggio, convinzione ed allegria per convocarvi alla lotta collettiva contro la militarizzazione e l'interventismo. 
Il 26, 27 e 28 giugno noi movimenti sociali, popolari ed indigeni abbiamo concordato di realizzare la Giornata Continentale di Solidarietà con l’Honduras, popolo che a partire dal colpo di stato dell'anno 2009, è diventato laboratorio di occupazione, militarizzazione, criminalizazzione e repressione contro tutta la popolazione, in particolare quella che lotta e si mantiene in ribellione contro il golpismo internazionale. 
La situazione dell’Honduras è aggravata dall’avvenuta legalizzazione del colpo di stato presso istanze internazionali, che ha dato ossigeno ai golpisti ed appoggiato un discorso di riconciliazione, mere bugiarde ed ipocrite parole per occultare la violenza sistematica con cui sono aggrediti uomini e donne honduregne quotidianamente. 

Gli assi portanti di questa giornata vertono su: 
• Esigere la chiusura delle basi militari straniere e denunciare che le basi militari nordamericane hanno appoggiato il golpe e hanno esteso l’occupazione del paese per perpetuare il saccheggio e la dominazione. 
• Fermare la militarizzazione e repressione contro il popolo honduregno da parte delle forze armate nazionali e paramilitari, per cui proponiamo l'eliminazione totale di tutto l'apparato e di tutta l'industria militare. 
• Porre fine alla criminalizzazione delle lotte sociali e alle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. 
• Chiedere il processo e la punizione per i golpisti, che fanno tuttora parte delle strutture di potere del paese, responsabili dell'assassinio e repressione brutale contro il popolo honduregno 
• Contribuire allo smantellamento della cultura della militarizzazione, come forma di dominazione patriarcale, razzista e neoliberista in ogni ambito della vita quotidiana per tutti quanti. 

V’invitiamo a realizzare azioni di fronte ad ambasciate e consolati honduregni e/o ambasciate straniere, organizzare dibattiti, tournée, attività culturali di strada, fare interventi attraverso i mezzi d’informazione e realizzare ogni tipo d’iniziative autonome e creative per far conoscere la grave situazione di violazione dei diritti umani in Honduras, denunciare l'assassinio e criminalizzazione della resistenza honduregna, l'occupazione imperialista del paese con velleità di controllo emisferico ed a riaffermare il rifiuto dei colpi di stato militari ovunque siano. 
Con la fermezza, speranza e convinzione che ci mantiene in quest’Honduras degno e ribelle, vi esortiamo ad organizzarvi, mobilitarvi e ad incontrarci nello spirito comune della lotta per la vita giusta, solidale e felice per tutte e tutti. 


COPINH, OFRANEH, Artisti in Resistenza, MUCA, Insurrezione Autonoma, ERIC, COFADEH 
Campagna America Latina e Caraibi, una Regione di Pace: Fuori le Basi Militari Straniere.

Per informazioni aggiornate sulla situazione dei diritti umani in Honduras v’invitiamo a consultare le pagine: 
http://www.cofadeh.org/
http://www.comisiondeverdadhonduras.org/ 
http://www.defensoresenlinea.com/cms/ 
http://www.cidh.oas.org/countryrep/Honduras09sp/Indice.htm
http://www.cidh.org/countryrep/Honduras10sp/Honduras10.Cap.I.htm


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QUANDO NON C’E’ TREMONTI
L’Islanda glia fa’

http://www.facebook.com/notes/contro-linformazione-manipolata/la-rivoluzione-islandese-nel-totale-silenzio-dei-media/10150214920379775...
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LA RIVOLUZIONE ISLANDESE NEL TOTALE SILENZIO DEI MEDIA …omissis….
Nel gennaio 2010 il presidente, Ólafur Ragnar Grímsson, rifiuta di ratificare la legge e indice la consultazione popolare: in marzo il referendum con il 93% di NO al pagamento del debito. La rivoluzione islandese vince. Il fondo monetario internazionale congela l'aiuto economico all'Islanda nella speranza di imporre in questo modo il pagamento dei debiti. A questo punto il governo apre un'inchiesta per individuare e perseguire penalmente i responsabili della crisi. Arrivano i primi mandati di cattura e gli arresti per banchieri e top-manager. L'Interpool spicca un ordine internazionale di arresto contro l'ex presidente della Kaupthing, Sigurdur Einarsson. Nel pieno della crisi, a novembre, si elegge un'assemblea costituente per preparare una nuova costituzione che, sulla base della lezione della crisi, sostituisce quella in vigore. Si decreta il potere popolare. Vengono eletti 25 cittadini, senza alcun collegamento politico, tra le 522 candidature popolari, per le quali era necessario soltanto la maggiore età e il supporto sottoscritto di 30 cittadini. L'assemblea costituzionale avvierà i suoi lavori nel febbraio del 2011 e presenterà a breve un progetto costituzionale sulla base delle raccomandazioni deliberate dalle diverse assemblee che si stanno svolgendo in tutto il paese. Tale progetto costituzionale dovrà poi essere approvato dall'attuale parlamento e da quello che sarà eletto alle prossime elezioni legislative. Inoltre, l'altro strumento "rivoluzionario" sul quale si stà lavorando è l' "Icelandic Modern Media Initiative", un progetto finalizzato alla costruzione di una cornice legale per la protezione della libertà di informazione e dell'espressione. L'obiettivo è fare del paese un rifugio sicuro per il giornalismo investigativo e la libertà di informazione, un "paradiso legale" per le fonti, i giornalisti e gli internet provider che divulgano informazioni giornalistiche: Un inferno per gli Stati Uniti ed un paradiso per …..W…. QUESTA IN BREVE LA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ISLANDESE: DIMISSIONI IN BLOCCO DEL GOVERNO, NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, REFERENDUM E CONSULTAZIONE POPOLARE, ARRESTO E PERSECUZIONE DEI RESPONSABILI DELLA CRISI, RISCRITURA DELLA COSTITUZIONE, ESALTAZIONE DELLA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE E DI ESPRESSIONE…omississ
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