Si sono impadroniti delle nostre vite e non mentre dormivamo.
Ci hanno addomesticato come si fa con animali selvaggi.
Tengono le briglia, le tirano fino a farci male, per poi lasciarle libere, stando attenti a tenderle al momento opportuno.
Tutto studiato, programmato anche nei minimi dettagli.
Non gli e' servito neppure mettere la rete, tanto ne erano certi che, era solo questione di tempo.
Ora, siamo come pervasi da effetti allucinogeni, rincorriamo tutto cio' che si muove, nella speranza di trovare serenità e benessere "materiale," fino al punto di ammettere senza tanti complimenti, la nostra stupidità, il nostro cinismo, il nostro servilismo a questo sistema vincente sulle nostre povere e vuote
vite. A nulla serve il grido isolato di qualche ribelle nell'avamposto delle nostre coscienze, percepito come un febrile e incantato annuncio publicitario annuncio commerciale in cui tutto si fonde forgiando la piu'
aberrante delle materie, ridotta a mangime per polli.
Non sono mancati i riferimenti, come fari accesi in mezzo all'oceano in tempesta, dalle briglia tese.
Vite perdute per sempre, spazzate via e riposte nell'angolo piu' remoto del nostro cervello, tenuto in vita pulsante ma dominato, affinchè in pochi godano delle immense e superflue vie del piacere.
Tutta questa enormità complessa e allo stesso tempo semplice e visibile organizzazione, sono bastati 4 o5 cervelli messi in moto. Noi, miliardi di cervelli, pur pulsanti, travolti dall'istinto animale della sopravvivenza, diamo il meglio di noi stessi nello sfornare l'egoismo, punto debole ben definito nella specie che, per 4 masse cerebrali è stato naturale e semplice come far defluire un torrente dalla montagna al mare e quando necessario dirottarne il percorso ma, lasciando che scorra nel modo piu' naturale possibile, facilitando e semplificando lo scopo, il raggiungimento del fine.
Messi in marcia, in un viaggio senza ritorno, la filosofia dominante del "goditela finche' sei in tempo,"si e' stratificata a tutti i livelli tanto da accettare senza indugi la "Mors tua, vita mea,"
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