martedì 30 agosto 2011

L'ULTIMO SAGGIO DI PAOLO BARNARD "IL PIU' GRANDE CRIMINE". Per capire, conoscere , sapere, dove vogliamo arrivare. (il lavoro di P.Barnard sta scomparendo dalla rete, mi permetto di pubblicare quest'opera per chi interessato , salvarla e diffonderla).



IL PIU’ GRANDE CRIMINE

Di Paolo Barnard Settembre 2010 dpbarnard@libero.it


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Sommario
IL PIU’ GRANDE CRIMINE (presentazione essenziale). IL METODO DI QUESTO LAVORO. COME LEGGERE QUESTO SAGGIO. UNA DISTINZIONE ASSOLUTAMENTE DA RICORDARE. Parte Tecnica:
CHIARIRE UN MALINTESO: IL ‘COMPLOTTO DEL SIGNORAGGIO’. COS’E’ LA MONETA. COS’E’ IL CONTANTE (CASH). COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA.
COME SPENDE UN GOV. A MONETA NON SOVRANA: LA UE OGGI. LE BANCHE CENTRALI. COME FUNZIONA IL DENARO NELLE BANCHE COMMERCIALI. UN DEBITO CHE NON E’ UN PROBLEMA, ANZI.
UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME. COSA SONO LE TASSE? CHI LO SA ALZI LA MANO. LA PIENA OCCUPAZIONE ERA POSSIBILE.
IL PIU’ GRANDE CRIMINE, LA STORIA NEI DETTAGLI.
Gli economisti consulenti di questo saggio Bibliografia e fonti
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pag. 6 pag. 12 pag. 17 pag. 17 pag. 21 pag. 22 pag. 25 pag. 28 pag. 31 pag. 34 pag. 36
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IL PIU’ GRANDE CRIMINE.
Questo saggio vi parla del più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Milioni di esseri umani e per generazioni furono fatti soffrire e ancora soffriranno per nulla. I dettagli e l’ampiezza della loro sofferenza sono impossibili da rendere in parole. Soffrirono e soffriranno per una decisione che fu presa a tavolino da pochi spregiudicati criminali, assistiti dai loro sicari intellettuali e politici. Essi sono all’opera ora, mentre leggete, e il piano di spoliazione delle nostre vite va intensificandosi giorno dopo giorno, anno dopo anno.
La decisione di cui parlo si è materializzata in un progetto di proporzioni storiche come pochi prima, architettato con un dispiegamento di mezzi impressionante, quasi impossibile da concepire per una mente comune, e una finalità che toglie il respiro solo a considerarla: la distruzione degli Stati sovrani, delle leggi, delle classi lavoratrici, e di ogni virgulto rimasto di democrazia partecipativa in tutto l’Occidente, per profitto. Fu letteralmente deciso a tavolino, e ci sono riusciti: nomi e cognomi, date e fatti, nelle righe che seguono.
Quella decisione piagò, e tutt’ora sta piagando, l’esistenza di milioni di famiglie e di milioni di singole vite tormentate dalla disoccupazione, con le infinite agonie sociali e personali che causa; costrette a penuria e malattia dai tagli al Welfare e alla Sanità, con i suoi eserciti di morti anzi tempo; e poi mettete in conto i morti sul lavoro nella perenne rincorsa al taglio dei costi; l’attacco frontale alle pensioni, che immiserisce fino all’oltraggio gli ultimi preziosi anni di tantissime persone degne; i centesimi spesi per l’istruzione, cioè la condanna all’arretratezza sociale per schiere di giovani vite oggi ormai irrecuperabili; il precariato, che è stata ed è la più oscena negazione del diritto al proprio futuro, portatore di drammi personali come gli aborti decisi per carenza di reddito o i danni irreparabili alla dignità della persona, e strumento di resa in neo-schiavitù della forza lavoro; sto parlando degli impieghi nelle fabbriche con stipendi sempre al limite dell’indecenza per milioni di operai, impiegate, manovali; della svendita dei beni pubblici edificati col sacrificio di generazioni, ma alienati per “far cassa” a seguito di un subdolo inganno; delle economie nazionali sempre minacciate dalla crisi, e noi sempre con l’acqua alla gola per una vita intera, la nostra vita e quella di tantissimi che ci hanno preceduti, intimiditi dall’incessante incubo del debito degli Stati e della perenne carenza di ricchezza. Insomma, milioni di persone, milioni di destini troncati, vite schiacciate per sempre. Era ed è tutto un inganno.
Tutto fu deciso a tavolino e non era necessario accadesse. Mai stato necessario. Mai esistita una reale ragione economica per quelle sofferenze e non esiste oggi. Ci hanno mentito e continuano a mentirci i ministri, gli economisti, i docenti, i giornalisti. E si pensi solo al patetico contrattare dei sindacati su delle briciole di benessere in busta paga, quando nel frattempo quella decisione stava sventrando il mondo del lavoro senza rimedio. I sindacati non hanno mai saputo né capito nulla, poveracci loro, ancor più miseri i lavoratori.
In realtà fu tutto voluto a tavolino perché dovevamo vivere nel bisogno, nella carenza istituzionalizzata, dovevamo lavorare come schiavi, avvelenarci il vivere e consumarci nell’invidia dei privilegiati. Poi morire. Così ci avrebbero neutralizzati. Infatti avevano paura di noi, persino terrore, perché sapevano che le cittadinanze partecipative, in alleanza col potere legislativo degli Stati sovrani e della democrazia, erano sul punto di finirli per sempre all’apice di duecento cinquant’anni di lotte dal basso. Dunque distruggere noi, gli Stati, le leggi e la democrazia. E ci sono riusciti. I loro fini erano e rimangono il lucro e l’accumulo in cima alla piramide sociale di un immenso potere. Questo ci hanno fatto, ci stanno facendo, oggi con sempre maggiore perfidia.
E’ senza dubbio il più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Gli ingredienti usati per architettare questo abominio sono stati la manipolazione di massa e del consenso politico, la castrazione della spesa a deficit dello Stato, l’uso della moneta, la deflazione dei mercati, e in particolare i falsi dogmi sul debito e sull’inflazione. E non è il ‘complotto del signoraggio’. C’è ben altro, qualcosa di immensamente più grave.

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Ma affinché voi possiate comprendere appieno l’entità del crimine di cui sopra, devo prima raccontarvi cos’è il denaro, come lo Stato lo impiega, perché lo impiega in tal modo, devo chiarire tanti malintesi che circondano la questione monetaria. Devo soprattutto ricostruire i passaggi storici del Vero Potere che hanno preceduto lo scempio finale. Solo dopo tutto ciò ha senso giungere al Più Grande Crimine, e alle sue odiose propaggini odierne.
IL METODO DI QUESTO LAVORO.
Ero partito per affrontare il presunto ‘complotto del signoraggio bancario’, dove si afferma che i debiti pubblici delle nazioni sviluppate sarebbero il frutto della truffa delle Banche Centrali che cedono la moneta circolante ai governi in cambio di titoli di Stato, cioè se la farebbero pagare euro su euro (o dollaro su dollaro ecc.) con debito pubblico, anche se a loro costa nulla stamparla o emetterla. Questo all’insaputa dei cittadini che affonderebbero così nel debito perenne. Le Banche Centrali, poi, occulterebbero i profitti ciclopici che ne traggono, con la complicità delle banche commerciali, le quali partecipano alla trama a piene mani attraverso un loro particolare signoraggio. Vi sarebbe infine una congiura del silenzio intorno a questo tema, tale da rendere pressoché impossibile ottenere opinioni autorevoli da chiunque, eccetto naturalmente alcuni signoraggisti noti, e qualche sparso personaggio del mondo degli affari. Addirittura è stato affermato che alcuni eccellenti furono assassinati mentre tentavano di ostacolare quella rapina monetaria (Lincoln, Kennedy). Dunque un complotto colossale e in piena regola, apparentemente.
Nell’intento di capirci qualcosa, ero a un bivio: i signoraggisti non mi offrivano garanzie di autorevolezza, essendo un gruppo assortito di avvocati, medici, traders, giuristi, internettiani non meglio qualificati e/o imprecisati affaristi, insomma, tutto meno che economisti e monetaristi. Eccezion fatta per un paio di nomi accreditati, come ad esempio il prof. Willem Buiter, della London School of Economics, che ne avrebbe parlato apertamente, il quale però interrogato da me replicò: “Chiunque veda nel signoraggio bancario un complotto, è un orso decerebrato”. Che fare allora? A chi chiedere di analizzare il presunto ‘complotto del signoraggio’ con la dovuta competenza ma anche libertà di pensiero? Scartai l’ipotesi di rivolgermi a un accademico italiano, semplicemente perché avrei speso più tempo a capire da quale corrente politica e/o massonica era appoggiato che a intervistarlo. La mente corse allora a Michael Moore, e al suo ultimo Capitalism a Love Story. In quel film, che com’è noto attacca frontalmente proprio le più micidiali e potenti banche del mondo, appare un economista americano di tutto rispetto, William Black. Autorevole docente di giurisprudenza ed economia, più volte testimone eccellente al Congresso degli Stati Uniti contro i recenti scandali bancari, persino minacciato di morte per le sue denunce contro i banchieri e gli affaristi, Black era il mio uomo. Lo contatto, gli spiego la mia intenzione, e Black fa due cose: primo, mi fa capire fin da subito che nel complotto del signoraggio vi è ben poco di vero, e tanto di confuso, poi mi suggerisce di rivolgermi a colui che ritiene essere il più grande esperto vivente della materia, un economista dell’Università del Missouri-Kansas City, un uomo sicuramente senza paura, mi dice Black. E’ il Prof. Randall Wray, che coordina un’unità di economisti e monetaristi di diversi Paesi che da 20 anni scavano nel mondo bancario, nelle Banche Centrali, e nella politica monetaria. Nel frattempo avevo però scritto a un altro combattente accademico e nemico giurato dei banchieri, Dean Baker. E’ co-direttore del Center for Economic and Policy Research a Washington, col celebre Mark Weisbrot. Sono due economisti che hanno preso di petto praticamente ogni potere forte sul pianeta, inclusa la Federal Reserve americana (di seguito FED), un pedigree impeccabile. Baker legge il materiale che gli mando sul complotto del signoraggio (incluso Zeitgeist) e risponde lapidario: “Paolo, questa roba è un tocco fuori di testa”. Torno al prof. Randall Wray, e al suo team di esperti internazionali.
Nei primi contatti con l’accademico americano lavoro per stanare le sue eventuali indecisioni, spio le sue parole in risposta alle mie accuse al sistema bancario, misuro il coraggio delle sue affermazioni. Poi voglio una bibliografia dei suoi lavori pubblicati, che mi soddisfa appieno: quest’uomo e il suo team hanno bastonato i banchieri senza pietà, per due decadi almeno, non sembrano facili da intimidire, né 
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da pilotare, e di certo sono molto autorevoli. Mi sento nel posto giusto. Decido di stare con Wray e i suoi economisti, e ci lavorerò per otto mesi.
Il risultato finale andrà molto oltre le considerazioni sul signoraggio e, come detto all’inizio, sarà una scoperta tanto devastante nei contenuti quanto oltraggiosa per la coscienza, cioè il più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Che però non mi giunge interamente nuovo, poiché è a tutti gli effetti il complemento dei miei precedenti studi sul Potere e come ci fu imposto. Ma andiamo con ordine.
COME LEGGERE QUESTO SAGGIO.
Data la lunghezza e complessità di questa storia, ho deciso di strutturare il saggio in modo che possa leggerlo sia chi non ha tempo, sia chi ne ha molto. Troverete infatti all’inizio di ogni capitolo, sotto ai titoli, la sintesi semplificata del contenuto, e sotto l’approfondimento.
Attenzione: chi è solo interessato al ‘Più grande crimine’ che questo saggio rivela, può saltare anche le sintesi fino alle righe in merito ad esso. Ma sappiate che troverete difficile capire come fu perpetrato.
Infine sulle note, fonti e bibliografia. Ogni dato e fatto citato in queste pagine è rigorosamente controllato, ma ho deciso di non appesantire i paragrafi con decine di numerini e note a piè di pagina. Alla fine del saggio troverete tutte le fonti e la bibliografia.
UNA DISTINZIONE ASSOLUTAMENTE DA RICORDARE.
Attenzione: è imperativo per il lettore memorizzare uno spartiacque fondamentale da qui in poi, che riguarda la sovranità della moneta. Esistono monete sovrane e non. Le monete sovrane hanno sempre tre caratteristiche, sono cioè:
1) di proprietà dello Stato che le emette.
2) non convertibili, cioè Stato e Banche non promettono più di convertirle in oro o altri beni concreti su richiesta del cittadino (ma rimangono cambiabili in altre valute per andare in ferie ad es.).
3) floating, che significa che le autorità non promettono più di cambiarle a un tasso fisso con altre monete forti.
Il dollaro è moneta sovrana, poiché di proprietà degli Stati Uniti d’America, così la sterlina, di proprietà della Gran Bretagna, così lo yen giapponese, e altre. Tutta Europa, fino al gennaio 2002, ancora possedeva monete sovrane (marco, franco, lira ecc.), che sono poi scomparse con l’avvento (sciagurato) dell’euro, che... non è di proprietà di nessuno Stato. Questo fatto ha cambiato in modo radicale tutte le regole classiche della funzione monetaria ed economica nell’Europa dei 16 Paesi aderenti alla moneta unica. Al punto che purtroppo lungo tutta questa trattazione dovremo sempre pensare con due menti, una che considera gli Stati con moneta sovrana, e una che considera quelli dell’euro. Capirete meglio dopo.

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CHIARIRE UN MALINTESO: IL ‘COMPLOTTO DEL SIGNORAGGIO’.
I signoraggisti sostengono un’equazione semplicistica e del tutto sbagliata che recita: la moneta viene emessa dalle Banche Centrali (di seguito BC) a debito, cioè gli Stati se vogliono spendere, e quindi avere moneta, devono letteralmente comprarla dalle BC pagandola dollaro su dollaro, euro su euro, yen su yen ecc. con debito pubblico, cioè con titoli di Stato. Il film Zeitgeist addirittura fa vedere un cartone animato dove la manina dello Stato consegna i titoli alla BC americana (la FED) e la FED gli consegna i soldini. I signoraggisti ci dicono che se, ad esempio, lo Stato ha bisogno di 1 miliardo di moneta, deve indebitarsi di 1 miliardo esatto con la BC che crea quella moneta dal nulla. Quindi, dicono, il debito pubblico va alle stelle anno dopo anno, e le Banche Centrali incassano cifre inimmaginabili per aver fatto sostanzialmente niente di che, cioè stampato pezzi di carta (banconote) o premuto tasti sui computer (moneta elettronica). Sarebbe questo l’affare del millennio, anzi, la truffa del millennio, che loro chiamano signoraggio. E noi poveri cittadini alla fine dovremo ripianare quell’insensato debito- truffa con le nostre tasse, in eterno. Veniamo tenuti all’oscuro di tutto ciò, sostengono i signoraggisti, da un complotto ferocemente ordito da parte di banchieri e politici, con la complicità di giornalisti e accademici, al punto che parlarne significa rischiare la vita.
Questa storia è tutta, ma proprio tutta sbagliata. Nulla di quanto detto sopra accade, e molto di ciò che circola in rete come il ‘complotto del signoraggio’ è, come vedrete ampiamente di seguito, frutto di una catastrofica incomprensione di come funziona la moneta moderna. Ma c’è di peggio: è frutto anche di altri due elementi inquietanti, che sono, in ordine, l’esplosione mondiale del genere Fantasy di Rete, e il subdolo dilagare dell’ideologia Libertaria di matrice austriaca. In breve: la prodigiosa forza della Rete ha però permesso a milioni di persone delle generazioni anni ’70-’80 di replicare in essa gli affetti fantastici della propria infanzia, che erano le epiche di Tolkien o di Guerre Stellari, di Harry Potter e soci, fatte cioè di mondi fantasiosi popolati da imperi del male e cattivi onnipotenti, dove ogni sortilegio e congiura è possibile, dove i buoni lottano contro il maligno ecc., ma soprattutto dove la ragione cede sempre il posto all’emozione della fantasia. Ed ecco che anche nell’affrontare la politica o l’economia, migliaia di persone in Rete si lasciano andare a congiure scalcinate, a credenze che non hanno alcun appiglio nella realtà, la quale, purtroppo per loro, è sempre un po’ più banale e meno emozionante dei mondi fatati che immaginano. I signoraggisti sostengono l’esistenza di una cabala di perfidi banchieri padroni del mondo che tutto possono e tutto fanno, di masse di denaro immani che spariscono nel nulla, di sicari pronti a uccidere, e chi più ne ha più ne metta. A ciò si aggiunge l’influenza della scuola economica austriaca estrema dei Libertari, il cui nome più noto fu Ludwig Von Mises, che sono dei perniciosi lobbisti che mirano in sostanza a un mondo di estremismo nel Libero Mercato caratterizzato dalla sostanziale scomparsa di tutto ciò che è regola dello Stato, e soprattutto delle tasse. Essi soffiano sul fuoco di paglia del signoraggio proprio per arrivare a questo fine, e infatti i signoraggisti finiscono invariabilmente con lo sbraitare la storia (falsa, si veda in seguito) che noi cittadini dobbiamo ripianare l’enorme debito del signoraggio con le nostre tasse. Questo mi preoccupa molto.
Non varrebbe la pena fermarsi troppo sul ‘complotto del signoraggio’, ma poiché, come ho scritto sopra, esso rischia di coprire un crimine economico immensamente peggiore che va fermato, e che è il reale oggetto della mia inchiesta, diventa essenziale chiarire il capitolo ‘complotto del signoraggio’.
A dir la verità, tutto il teorema signoraggio potrebbe essere smontato semplicemente dicendovi questo: la spesa a debito degli Stati a moneta sovrana (com’era l’Italia fino al 2002), e che finisce indirettamente nelle casse delle Banche Centrali sotto forma di buoni del Tesoro, non è mai il debito dei cittadini, ma al contrario è la loro ricchezza. I cittadini degli Stati a moneta sovrana non sono mai chiamati a ripagare alcun debito pubblico, e le tasse non sono mai servite a ciò. Gli Stati a moneta sovrana, poi, non devono mai onorare quel debito, neppure quando è detenuto dalle Banche Centrali, nulla li costringe a farlo, anzi, proprio non lo fanno, per cui s’infrange il teorema secondo cui essi sarebbero oggi schiavi delle Banche Centrali, e noi assieme ad essi. Incredibile? No, tutto vero.
(ogni punto elencato sarà approfondito nel corso del saggio)

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1) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che la moneta sovrana non è più di proprietà degli Stati, ma delle BC che la emettono/stampano. Falso. La moneta sovrana è sempre emessa PRIMA dagli Stati nell’ambito delle loro attività di SPESA. Lo Stato a moneta sovrana se la inventa dal nulla, e spende per PRIMO, è cioè l’unico soggetto esistente che ‘monetizza’ per primo i beni e i servizi acquistandoli con la sua moneta; dopo possono farlo anche i cittadini, ma solo una volta che lo Stato ha speso per primo originando la moneta che essi usano. La BC assiste lo Stato nel processo di spesa o fornisce liquidità al pubblico (su sua richiesta) attraverso il sistema bancario commerciale. Anche la BC può originare la moneta dello Stato, inventandola dal nulla, e ciò accade quando presta denaro alle riserve bancarie o quando assiste lo Stato nella sua spesa, ma solo dopo che lo Stato l’abbia imposta spendendo per primo ed essendone proprietario esclusivo. Gli Stati a moneta sovrana non devono affatto bussare alle BC per avere la moneta, meno che meno pagare queste ultime. I signoraggisti credono che le monete sovrane siano oggi monopolio delle BC unicamente perché non comprendono i meccanismi di spesa degli Stati, come dire, li osservano a distanza e ne sono ingannati. Non comprendono neppure il significato delle tasse, e da qui generano una gran confusione.
2) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che lo Stato si indebita all’infinito con le BC perché esse gli vendono il denaro a prezzo pieno in cambio di titoli di Stato. Ciò non accade, oltre che per il motivo al punto 1), anche perché di fatto ciò viene proibito dai meccanismi legali di spesa dello Stato, sia negli USA che in Europa. Semplicemente non può succedere che un governo venda direttamente i suoi titoli alla BC, punto. Chi ha seguito la cronaca dell’attuale crisi greca in Europa, ha potuto verificare l’ostinato rifiuto che la Banca Centrale Europea opponeva alla richiesta di Francia e Germania di monetizzare i titoli di Stato greci. La BCE vi è stata infine costretta recalcitrante.
3) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che il debito pubblico e il deficit di bilancio degli Stati a moneta sovrana è causato dall’indebitamento con le BC, e che rappresenta un giogo che schiaccia i cittadini che lo devono poi ripagare. Secondo questo teorema, le BC e le banche commerciali acquisirebbero i titoli di Stato, che poi venderebbero ai privati incassando denaro, o che terrebbero fino a maturazione. In entrambi i casi, tutti quei titoli di Stato rappresenterebbero un immane debito che il pubblico dovrà poi ripianare. Sbagliato, è esattamente il contrario: cioè, la spesa a debito dello Stato a moneta sovrana attraverso l’emissione di titoli di Stato è sempre l’attivo dei cittadini, cioè il loro risparmio. Nel caso dei titoli di Stato, ciò che accade è che essi trasferiscono di fatto il denaro del cittadino che li compra dal suo conto corrente a bassissimo interesse a un ‘libretto di risparmio’ a interessi superiori (il titolo), cioè un suo attivo, non un debito. Inoltre, il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai un problema economico rilevante, infatti esso non viene mai ripagato, cioè i titoli di Stato a livello generale (aggregato) non giungono mai a maturazione. Infine, come si vedrà più avanti, il debito dello Stato a moneta sovrana arricchisce al netto la società per cui automaticamente quel debito si auto-riduce e l’inflazione si limita. I signoraggisti commettono l’errore di credere che gli Stati spendano e s’indebitino come i cittadini, come i negozi o come le aziende, che poi devono ripagare i propri debiti, ma questo è del tutto sbagliato. Sono due meccanismi di spesa/debito completamente diversi.
4) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che i cittadini saranno tassati per ripianare il deficit di bilancio dello Stato e il debito pubblico causati dalla BC che gli vende il denaro. Sbagliato, gli Stati a moneta sovrana non tassano mai per ripagare alcunché. In altre parole, le tasse non servono mai, né mai sono servite, a pagare alcunché nei bilanci degli Stati a moneta sovrana (più avanti delucidazioni). Per cui, anche se esistesse un ‘complotto del signoraggio’, esso non inciderebbe sui cittadini affatto. I cittadini degli Stati a moneta sovrana non devono ripagare i titoli di Stato emessi dallo Stato, che rimangono sempre un loro attivo.
5) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che anche le banche commerciali operano il signoraggio inventandosi la moneta col meccanismo della riserva frazionaria. Le banche si inventano soldi e tu devi lavorare per restituirglieli. Non accade in questi termini semplicistici. E’ vero che le banche commerciali s’inventano il denaro in alcune loro operazioni di cassa (prestiti o mutui), ma esso si auto cancella, interessi esclusi: infatti, quando il Sig. Bianchi spende il prestito ottenuto dalla Banca A e compra un’auto da Rossi, questi versa l’assegno 
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nella Banca B, che lo deve accettare come buono anche se sono soldi inventati dal nulla dalla Banca A. Banca B iscrive quell’assegno come proprio debito verso Rossi (glielo deve), e chiederà alla Banca A di onorarlo. Alla fine del gioco, a livello di sistema bancario, abbiamo un credito e un debito che si annullano a vicenda: il prestito della Banca A è un credito del sistema bancario verso un cittadino che li deve restituire, e il deposito di quegli stessi soldi nella Banca B sono un debito del sistema bancario verso un altro cittadino che li deve avere. Il saldo va a zero. Si obietterà che quel credito va poi ripagato, e i signoraggisti dicono che viene ripagato con “denaro vero”, mentre la banca se l’era inventato. Sbagliato di nuovo e ciò appare evidente quando si considera cosa sia il pagamento di una rata di un prestito/mutuo: Bianchi ripaga alla fine del mese 100 euro del suo prestito. Cosa accade? Semplice, 100 euro spariscono dal suo conto corrente, che è il suo attivo, ma spariscono contemporaneamente dal suo debito verso la banca, che è il suo passivo. Pari. Va assolutamente capito questo: la banca si era inventata numeri su un computer (il prestito a Bianchi) e si riprende indietro gli stessi numeri di computer (la rata di Bianchi), Bianchi però ha in mano il bene concreto che ha acquistato (l’auto) e che sta pagando col suo lavoro, cioè il lavoro di Bianchi non dà affatto “denaro vero” alla banca, lo dà alla sua auto. La banca ha solo creato e cancellato numeri elettronici dai suoi conti e ha in mano, di extra, solo gli interessi. Punto.
Ne consegue, e va ripetuto, che il Sig. Bianchi non lavorerà un anno per pagare la banca, lo farà per pagare l’auto che gli rimane come bene tangibile. Non paga la banca che se ne sta lì a lucrare, paga l’auto. La banca gli dà solo un ‘codice’ (denaro) per pagarla, da cui entrambi ricavano interessi (si legga su questo il capitolo COS’E’ LA MONETA.). Infine, se fosse un privato a prestare a Bianchi i soldi che ha guadagnato col lavoro reale, e non una banca che se li è inventati, nulla cambierebbe per Bianchi: dovrebbe comunque lavorare un anno per ripagarlo e dargli gli interessi. E’ anche scontato che l’immagine signoraggista della banca che non fa nulla e inventa denaro con cui si arricchisce è fantasiosa. Sarebbe vera se i banchieri se ne stessero in spiaggia alle Maldive e pigiassero bottoni con cui creano denaro per pagarsi lo yacht; ma nella realtà chi lavora in banca sgobba esattamente come tutti noi, ogni giorno. Il loro stipendio si chiama interessi, il nostro paga mensile, nessuna differenza, se non nella quantità, ma questo vale anche per il dentista e per l’operaio, ed è un altro discorso.
Talvolta poi, il denaro bancario è denaro nuovo che viene creato dalla BC se la richiesta dei cittadini (contante + prestiti) supera le riserve disponibili delle banche commerciali. Dunque, per concludere, le banche non possono mai direttamente creare denaro nuovo, e fra l’altro la riserva frazionaria in sé non esiste. Essa fu un errore di teoria economica della fine degli anni ’60, che è rimasto per inerzia su qualche libro di testo, ma che oggi è saldamente riconosciuto come pratica bancaria inesistente.
6) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che le BC, quando producono moneta di carta o elettronica, segnano quelle enormi cifre come proprio passivo, mentre, dicono i signoraggisti, esse non lo sono, poiché quel denaro è costato quasi nulla alle BC. In questo modo ci trufferebbero. Inoltre, dicono, il denaro prodotto dalle BC non sarà mai una passività come lo è per il cittadino quando usa il denaro (cioè spende), poiché il cittadino deve sudare lavoro per emetterlo, mentre le BC pigiano solo tasti. Sbagliato. Il denaro prodotto dalle BC è a tutti gli effetti un passivo, perché le stesse banche si impegnano poi a riconoscerlo come valido ogni volta che gli torna indietro dai cittadini (ad esempio il contante). Quindi per ogni centesimo che producono, devono riconoscerci lo stesso valore nel momento in cui noi usiamo quel denaro per saldare i nostri bisogni. Cioè: ci danno carta straccia e numeri elettronici, ma noi li ripaghiamo con la stessa carta straccia e numeri elettronici, e loro l’accettano indietro. Sarebbe truffa vera se le BC producessero moneta e però pretendessero da noi il saldo delle nostre spese non più con quella stessa moneta, ma in beni reali come case, bistecche, abiti, metalli preziosi ecc. Infine, anche la seconda argomentazione è fasulla, perché, in virtù di quanto già spiegato al punto 5), il cittadino non suda lavoro per emettere il suo denaro né per guadagnarlo, ma solo per acquisire beni concreti. Il denaro è solo un ‘codice’ neutro che facilità quella acquisizione.
7) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che esiste una truffa delle BC che si inventano false passività emettendo denaro (si legga sopra), che poi trasferiscono a cascata (le passività) alle banche private che talvolta posseggono le BC. Questo per celare i profitti. Sbagliato. Non è possibile per le BC trasferire passività così come si trasferisce una cariola

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di sabbia da casa mia a casa tua. Le banche private che partecipano nella BC vi hanno investito pacchetti azionari, che non possono risentire per definizione degli eventuali debiti dell’istituto a cui partecipano. E’ come il signor Bianchi che possiede azioni in Fiat: se la Fiat ha passività, il signor Bianchi non può reclamarne un pezzetto. Inoltre i signoraggisti dimostrano di non aver capito nulla del funzionamento delle riserve bancarie. In realtà quando la BC emette contante o moneta elettronica (propria passività), essa trasferisce quel contante/m. elettronica nelle riserve delle banche, e tale trasferimento sarà sia un attivo delle banche che un loro passivo, ma non accade un trasferimento di sola passività a pioggia. Nel caso del contante, accade che quando la BC dà alla banca ad es. 1000 in banconote, gli sottrae 1000 dalle sue riserve, conto pari; la banca poi dà i 1000 al cittadino che li ha richiesti e glieli sottrae dal suo conto corrente. Ancora conto pari per la banca.
Sulla questione della proprietà privata delle BC, che è una realtà per molte di esse, Banca d’Italia inclusa, è certamente giusto osservare che ciò contrasta col dettato costituzionale sia italiano che di altri Paesi, ma il cosiddetto conflitto d’interessi che ne deriverebbe secondo i signoraggisti è immaginario, perché è immaginario tutto il ‘complotto del signoraggio’. Ribadisco che le banche private che partecipano alla proprietà di una BC vi investono pacchetti di azioni, o meglio quote, sulle quali ricevono utili pari a una percentuale (6% o 10% ecc.) del valore di quel pacchetto originario, e non sul valore degli utili netti della BC che variano di anno in anno e spesso crescono. Infine una percentuale molto alta (in media dal 60% in su) degli utili netti della BC torna ogni anno nella casse dei ministeri del Tesoro per legge. Si pensi che negli USA, meno dell ’1% degli utili lordi della FED viene pagato annualmente in profitti alle banche private che la posseggono. In realtà il conflitto d’interessi esiste, ma non nel reame immaginario del signoraggio, bensì nel trattamento di favore che poi le banche private avranno da parte della BC in caso di crisi finanziaria, come si è visto scandalosamente nel corso della crisi 2008-2010, e in decisioni di politica monetaria che favoriscono direttamente i banchieri.
8) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che la moneta emessa dalle BC è carta straccia o impulsi elettronici di nessun valore, a fronte dei quali lo Stato emette titoli di debito che equivalgono a denaro reale. Sbagliato. I titoli di Stato nello Stato a moneta sovrana sono altrettanto pezzi di carta di nessun valore, che il Tesoro si inventa a costo zero esattamente come fa la BC con banconote e moneta elettronica, e che non deve ripagare praticamente mai, né li devono ripagare i cittadini (come si è visto quei titoli di Stato saranno il risparmio dei cittadini). Per cui il bratto è carta straccia per carta altrettanto straccia, e non, come immaginano i signoraggisti fantasiosamente, carta straccia per denaro vero.
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Le teorie dei signoraggisti, inoltre, propongono altre tesi che vanno confutate in breve.
Dicono: “Le BC trafugano gli immensi profitti da signoraggio verso i paradisi fiscali, con un sistema complicato di clearing.” Impossibile, poiché tutto quel denaro (che dovrebbe essere una somma colossale dato che è il debito aggregato di quasi tutti gli Stati, immaginate le cifre) sarà prima o poi speso dai Paperon d’ Paperoni, e questo oceano di liquidità che allaga il mondo causerebbe inflazione a cifre inaudite; inoltre una immissione di capitale così immane nelle società porterebbe alla piena occupazione, perché sarebbe speso in beni e servizi gonfiandone la produzione alle stelle. Infine, per funzionare, un trucco così dovrebbe coinvolgere solo il contante, perché solo il contante si può spendere senza passare per le banche e quindi essere beccati (la prassi delle mafie). Non esiste in tutto il mondo, e neppure sulla Luna, abbastanza contante che copra l’immaginario signoraggio dei debiti pubblici degli Stati messi assieme.
Quando parlano di riserva frazionaria, i signoraggisti citano spesso queste esemplificazioni: “Consideriamo il sistema bancario come fosse una banca. Il Sig. A prende in prestito 1.000 $ dalla Banca X e usa quei soldi per comprare dei beni dal Sig. B. La Banca X segnerà quei 1.000 $ sia come passivo (soldi dati ad A) che come attivo (A glieli deve). B depositerà gli stessi soldi nella stessa Banca X, che accrediterà a B 1.000 $, ma segnerà quel denaro come attivo extra senza cancellare l’attivo che iscrisse quando prestò i soldi ad A.” Sbagliato: primo, si dimenticano che quando A spende i soldi, la Banca X perde la sua passività con A, che recupera

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quando B deposita i soldi. Cioè, era rimasto un attivo alla Banca X (il debito di A), che però è subito pareggiato da un nuovo passivo che è il deposito dei 1000 $ da parte di B nella stessa Banca X. La Banca X non può in alcun modo segnare il deposito di B come attivo, perché ogni deposito è sempre solo un passivo che la banca deve a chi lo effettua (è un conto corrente). Risultato finale: nel sistema bancario ci sono 1 passivo e 1 attivo, pari.
Un’altra è questa: “Il processo della riserva frazionaria inizia quando un primo deposito di 100$ di denaro della BC viene fatto nella Banca A. La Banca A quindi ne mette da parte il 20% (20 $) nelle sue riserve e poi presta a interesse il rimanente 80% (80 $). A questo punto ci sono un totale di 180 $ nel sistema bancario, cioè i 100 depositati e gli 80 prestati. Questi 80 prestati vengono depositati nella Banca B, che si trova nella stesse condizioni della Banca A, cioè ha un deposito di 80$ di denaro della BC, ne mette da parte il 20% (16$) e presta a interesse il resto (64$). E la catena continua fino a creare artificiosamente una somma prestata a interesse dalle banche che è di molto superiore all’iniziale deposito di 100$. Tutto denaro inventato e che frutta interessi artificiosi alle banche commerciali”. Prima cosa, è raro che qualcuno depositi denaro della BC in una banca, perché il 99,9% dei depositi fatti dai cittadini sono denaro già circolante all’interno del sistema bancario che solamente si sposta da una banca a un’altra. Nella realtà accade che un cittadino va alla Banca A e chiede un prestito; la Banca A non gli presta i soldi di nessuno, semplicemente crea dal nulla la cifra richiesta e gliela accredita in conto corrente. Il cittadino poi fa un assegno con quei soldi e compra qualcosa (es, un’auto). Chi gliela vende deposita il denaro nella Banca B e quella banca glieli accredita in conto corrente. Banca B chiede alla Banca A di onorare quell’assegno, e ciò accade con uno spostamento di denaro dalle riserve della Banca A verso quelle della Banca B. Va compreso che le banche non possono moltiplicare all’infinito i depositi di denaro fatti dai cittadini, perché, ripeto, quei depositi sono denaro che già esisteva nel sistema bancario e che solamente si sposta da una banca all’altra. E non hanno bisogno di moltiplicare nulla quando prestano, poiché s’inventano il denaro da zero. Si è poi già detto che la riserva frazionaria fu un errore teorico che oggi non avviene.
Sulla massa monetaria che circola in un Paese, i signoraggisti ci propongono la seguente esemplificazione, per convincerci che esiste il potere arbitrario delle BC di creare denaro dal nulla, con cui poi s’impossessano di ricchezze e sottraggono a noi potere d’acquisto: “Immaginate un’isola dove ci sono 100 abitanti. Ciascuno di questi abitanti possiede 1.000 $. Questo significa che la massa monetaria è di 100.000 $, e ciascun abitante ha un potere d’acquisto dei beni esistenti sull’isola pari a 1/100. Il Re dell’isola ha il potere di stampare denaro, e così stampa 10.000 $ e se li intasca. La massa monetaria è ora cresciuta del 10% ed è divenuta di 110.000 $. Il Re non ha creato nessun vero bene materiale, il valore complessivo dei beni sull’isola è immutato, ma ora il Re ne può acquistare l’11%. Gli abitanti posseggono ancora i loro 1.000 $ ciascuno, ma ora quella somma non è più l’1% della massa monetaria, ma solo lo 0.9%, con cui ogni persona può ora solo compare lo 0,9% dei beni e non più l’1%. Ogni persona ha perciò perduto il 10% del suo potere d’acquisto, che è stato rubato dal Re attraverso una tassazione truffaldina.” Prima cosa, i calcoli sono sbagliati. Il valore dei beni che il Re ora può comprarsi non è l’11%, ma il 10% (ha 11.000 $ su 110.000 presenti sull’Isola). Poi, non si comprende perché sia illegittimo che il Re si porti via una percentuale di beni e servizi emettendo moneta, poiché è quello che accade negli Stati a moneta sovrana che spendono con moneta inventata, ma ciò, come si è già detto più sopra, produce risparmio nei cittadini, non penalizzazione. Soprattutto, la storiella citata non è rilevante per il mondo reale perché presume che quando il Re spende i suoi soldi inventati, nulla accada all’economia dell’isola, cioè che l’economia non produca nulla di conseguenza. Invece nella realtà la spesa del Re finirebbe quasi certamente per stimolare la produzione di altri beni e servizi che non solo beneficerebbero l’economia, ma manterrebbero l’inflazione stabile essendo aumentata sia la massa monetaria che i beni circolanti. Conclusione: attenti alle storielle di questo stampo, tipiche della retorica della scuola austriaca dei Libertari, pericolosi estremisti di destra del liberismo economico che mirano all’abbattimento dello Stato-moneta.
Altra storia dei signoraggisti: “Il potere di emettere denaro a piacimento delle BC è tale da aver immesso in circolazione masse monetarie enormi, che creano inflazione. Infatti se notate, il potere d’acquisto delle monete si è eroso enormemente e costantemente per decenni. Un dollaro del 1960 comprava 10 volte quello che lo stesso dollaro compra oggi (mille lire del 1960 e mille lire del 1990 stessa cosa). E infatti la curva della creazione di denaro segue pari pari la curva

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dell’inflazione che aumenta.” Non vero. Il motivo per cui in effetti il potere d’acquisto di 1 dollaro oggi è molto minore rispetto agli anni ’60 va ricercato nella storia dell’economia, non nella fantomatica azione delle BC. Prima dell’abolizione dello standard aureo nel 1944 e 1971 (il cittadino poteva pretendere dalla BC un pezzetto d’oro di pari valore in cambio delle sue banconote, oggi non più), le economie avanzate piombavano di regola in terribili depressioni circa ogni 20 anni, e quelle depressioni facevano sì che i prezzi crollassero (nessuno comprava quasi più nulla). La moneta quindi riprendeva valore periodicamente, e si cancellava così buona parte dell’inflazione accumulata. Ma dopo l’abolizione dello standard aureo, le grandi depressioni sono scomparse e questo ha eliminato quella sorta di purga che abbassava i prezzi di tanto in tanto, per cui da anni abbiamo inflazioni che tendono a crescere costanti. Inoltre, non è affatto vero che la curva della creazione monetaria è pari alla curva crescente dell’inflazione; chi affermava questo era Milton Friedman, un economista della destra neoliberale estrema, che è stato da allora smentito ampiamente. Conclusione: è vero che 1 dollaro oggi compra molto di meno di ieri, ma il signoraggio qui di nuovo non c’entra.
Infine, nei meandri del ‘complotto del signoraggio’, si legge: “Alcuni eminenti politici che tentarono di fermare la truffa del signoraggio e di sottrarre la moneta dalle grinfie delle BC furono assassinati. J.F. Kennedy e Abramo Lincoln fra i più celebri.” In realtà Lincoln non fece altro che quello che tutti i governi con moneta sovrana fanno oggi, cioè emettere moneta per spendere. Lincoln lo fece per finanziare la guerra, e lo fece in assenza di una BC che allora non esisteva. Oggi la stessa cosa viene fatta dal Tesoro USA con la FED, la banca centrale americana, per capire si legga più avanti il capitolo su come lo Stato a moneta sovrana spende. Su Kennedy, le cose stanno in questo modo: siccome in tempi a lui precedenti il Tesoro americano usava emettere banconote supportate dall’argento, Kennedy cercò di ripristinare quel sistema. Nulla di che, accade anche oggi: infatti quando il Tesoro USA acquisisce oro, la FED accredita il conto corrente del Tesoro per una somma equivalente con banconote. In altre parole, anche oggi il Tesoro USA monetizza il metallo pregiato emettendo banconote. Perché mai JFK avrebbe dovuto essere ucciso per questo? Inoltre, i signoraggisti declamano che Kennedy con quel sistema avrebbe sottratto ben 4,3 miliardi di dollari alla ‘infame’ FED, alleggerendo il debito americano della stessa cifra e però infuriando i banchieri. Ma dovete capire che 4,3 miliardi di dollari sono spiccioli in un Paese come l’America, anche per gli standard di spesa dello Stato del 1963. Erano spiccioli che mai avrebbero impensierito gli eventuali ‘cattivi’, e non avrebbero per nulla alleggerito il debito pubblico. Conclusione: nessun motivo qui per assassinare qualcuno.
Torniamo ora agli otto punti principali sul ‘complotto del signoraggio’. Si faccia attenzione. Tutto quanto sopraccitato è certamente vero nei Paesi che posseggono moneta sovrana, quindi era vero anche in Italia e in Europa fino all’avvento dell’euro nel gennaio 2002, che come si è detto ha distrutto la sovranità delle nostre monete e ha introdotto questa divisa ibrida che non è di nessuno. Ma oggi, alcuni dei punti elencati non valgono più nell’Europa dei 16 Paesi euro, anche se questo non cambia il fatto che il ‘complotto del singnoraggio’ non sussiste neppure nell’Eurozona, dove i punti elencati cambiano come segue:
1) Gli Stati dell’euro non sono più i proprietari della loro moneta, non possono più emettere moneta per PRIMI spendendo, e per spendere devono andarsi a cercare gli euro sui mercati di capitali, contrattando i tassi d’interesse esattamente come un cittadino che, necessitando denaro, deve andarselo a trovare contrattando un prestito e tassi relativi. Questo è disastroso, e causa della recente crisi di fiducia dei mercati nei Paesi euro.
2) Rimane identico.
3) Il debito pubblico e il deficit di bilancio degli Stati euro è oggi causato sempre più dal punto uno, e in effetti oggi rappresenta un giogo che schiaccia i cittadini che lo devono poi ripagare. Questo da oggi, non da sempre. Infatti si tratta di un debito contratto con privati che non può più essere ripagato semplicemente emettendo nuova moneta inventata dal nulla, come possono fare gli Stati a moneta

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sovrana senza gravare sulle tasse dei cittadini, cioè come poteva fare l’Italia della lira (più dettagli di seguito). E dunque i governi euro per ripianare quei debiti devono tassare i cittadini, far tagli alla spesa pubblica e racimolare euro da altri privati. Inoltre, e di conseguenza, la spesa a debito dello Stato non è più l’attivo dei cittadini. Infine nell’Eurozona ciò che sostenevano erroneamente i signoraggisti in generale, e cioè che gli Stati spendono indebitandosi come i cittadini/negozi/aziende, diviene vero, ma dal 2002, non da sempre. Questo non è in ogni caso il ‘complotto del signoraggio’, è un complotto ben più grave architettato a tavolino, come racconto nella seconda parte del saggio.
4) Le tasse nei 16 Paesi euro diventano per la prima volta un modo di raccogliere fondi per pagare il debito pubblico o le spese per i cittadini, poiché, di nuovo, i governi non possono più provvedere a tali incombenze semplicemente inventandosi la moneta necessaria come facevano prima.
5) Rimane identico.
6) Rimane sostanzialmente identico.
7) Rimane identico.
8) Cambia nel fatto che quei pezzi di carta di nessun valore, cioè i titoli di Stato, sono oggi nell’Eurozona un vero debito che va ripagato per i motivi detti nel punto 3).
Come si vede, le differenze fra Stati a moneta sovrana e Stati euro è drammatica e portatrice di problemi veramente catastrofici di cui tratterò nei dettagli più avanti.
E’ importantissimo capire e dunque ribadire, alla fine di queste righe che trattano di ‘complotto del signoraggio’, il contenuto dei punti 1) & 3) & 5), perché in essi sta l’errore capitale dei signoraggisti.
Nella realtà se un signoraggio esiste, esso è a favore dello Stato a moneta sovrana, che è l’unica entità esistente sulla Terra che può emettere denaro a costo zero e con esso appropriarsi di beni concreti. Ma questa si chiama Sovranità, non signoraggio.
COS’E’ LA MONETA.
Sintesi.
La moneta moderna è in minima parte banconote e in maggioranza cifre elettroniche che passano da un conto all’altro. Non è più convertibile in oro, cioè le banche non garantiscono più di scambiare le tue banconote in oro su tua richiesta. Se lo Stato ha moneta sovrana, come USA, Giappone o Gran Bretagna, esso la emette dal nulla inventandosela. Non più nei Paesi dell’euro, che non possono emettere gli euro autonomamente perché esso non è moneta sovrana, cioè non appartiene a nessuna nazione, e ciò è fonte di una catastrofe. Dunque lo Stato con moneta sovrana genera la propria moneta e i cittadini possono solo usarla, andandosela a cercare col lavoro o coi prestiti. Nel sistema euro, gli Stati sono incredibilmente ridotti come i cittadini, cioè non potendo più generare la moneta possono solo usarla andandosela a cercare con prestiti. E’ essenziale capire che la moneta sovrana è sempre originata dallo Stato che se la crea dal nulla ‘monetizzando’ i beni in circolazione per primo. Quello Stato può darla o sottrarla a piacimento (spende o tassa) e non ne rimarrà mai senza. Non può esaurire la propria moneta, dunque il suo debito è un falso problema (dettagli più avanti).
La moneta dello Stato è una promessa dello Stato medesimo di corrispondere ai cittadini qualcosa in cambio delle banconote o monetine o cifre elettroniche, essa è un IO VI DEVO dello Stato. Nella realtà va capito, anche se appare incredibile, che il denaro in sé non ha alcun valore, essendo pezzi di carta o impulsi elettronici. Esso è solo un codice, che permette al

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cittadino e allo Stato di funzionare. Il valore della moneta dello Stato deriva infatti unicamente da due cose:
1) Il fatto che lo Stato accetta solamente la sua stessa moneta come pagamento valido delle tasse e delle obbligazioni che i cittadini gli devono corrispondere. Per cui tutti dobbiamo ottenere quella moneta. In assenza delle tasse di Stato, la moneta di Stato sarebbe sostanzialmente ignorata.
2) Il fatto che le Banche Centrali e le banche commerciali che hanno emesso la moneta di Stato creata dal nulla, sempre la riconoscono come valida quando gli torna indietro sotto forma di pagamenti dei cittadini. Infatti quando paghiamo un acquisto, il pagamento viene considerato valido solo nel momento in cui banche e Banca Centrale riconoscono quel denaro che gli ritorna indietro come valido.
E qui spiego cosa è esattamente che lo Stato deve ai cittadini in cambio di quella moneta (cioè quando i cittadini gliela restituiscono). La risposta è conseguente a quanto detto sopra: lo Stato, in cambio della sua moneta, ci deve il nostro diritto di saldare tutto ciò che gli dobbiamo usando quella stessa moneta. Solo questo.
Oggi la moneta che circola è un IO VI DEVO emesso dallo Stato per i cittadini. Letteralmente, ogni monetina, ogni banconota, ogni titolo di Stato e ogni saldo di conto corrente che teniamo in mano è una promessa dello Stato fatta al cittadino (IO VI DEVO) di corrispondergli un qualcosa in cambio di quel metallo o di quei pezzi di carta o della cifra scritta in quel conto corrente. Che cosa lo Stato si impegni a dovere al cittadino è materia di cui tratto fra qualche riga.
Poi: la moneta sovrana è sempre di proprietà dello Stato che la emette, perché lo Stato crea la moneta sovrana circolante spendendo PER PRIMO, cioè è l’unico soggetto esistente che ‘monetizza’ PER PRIMO i beni/servizi circolanti acquistandoli, dopo possono farlo anche i cittadini, ma solo una volta che lo Stato ha speso per primo originando la moneta. Nel processo di monetizzazione dei beni/servizi, lo Stato è assistito dalle BC, che appunto monetizzano l’atto originario di spesa dello Stato (dettagli nel capitolo COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA).
Conosciamo tutti la storiella (falsa) degli antichi che per smettere di scambiarsi pecore con legna o arance con stoffa o mattoni con ferro, e quindi vivere scariolando masse di beni in giro, decisero di inventarsi la moneta di metallo, che rappresentava il valore dei beni ed era molto più agile da usare. Poi sappiamo che a un certo punto furono inventate le banconote, ancora più efficienti, e che si decise che il denaro in circolazione doveva essere sempre ‘convertibile’ in qualcosa di prezioso e concreto che gli desse un valore: oro, o altre monete importanti. Fino al 1944 e poi fino al 1971 il cittadino poteva teoricamente portare le sue banconote in banca, o alla BC, e pretendere che in cambio gli dessero un pezzetto d’oro di valore equivalente. Questo era un solido sistema per mantenere sia la quantità di moneta circolante che l’attività delle banche sotto controllo. Infatti tutte le banche dovevano in teoria garantire di emettere tanto denaro quanto oro possedevano nei forzieri, e non di più. Ma questo sistema aveva degli svantaggi enormi. C’era il perenne rischio del famoso colpo in banca e di veder sparire l’oro. Ma soprattutto in caso di crisi economica, se i cittadini si fossero precipitati in massa in banca per esigere oro al posto delle banconote divenute di poco valore (es. inflazione galoppante), le banche non avrebbero in realtà mai potuto onorare quelle richieste, perché l’oro non era di fatto mai pari alla moneta emessa. Ciò procurava automaticamente il fallimento delle banche e anche degli Stati, cioè quello che oggi si chiama Default. Una catastrofe. Fu così che nel 1944 prima (accordi di Bretton Woods) e definitivamente nel 1971 (decisione di Nixon) la convertibilità della moneta in oro (il Gold Standard) fu cancellata.

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Oggi le monete più in uso, dollari, sterline, euro, yen ecc. non sono più ‘convertibli’ in alcunché. Attenzione, si badi bene che ‘convertibili’ non significa che non si possano cambiare in altre monete per andare in vacanza (es. cambio euro in dollari per andare a New York); significa che il cittadino non può più ottenere da banche e BC né oro né alcun altro bene concreto in cambio delle sue banconote.
Come già accennato in precedenza, le monete degli Stati oggi si distinguono in sovrane e non sovrane. Le sovrane devono essere 1) di proprietà dello Stato che le emette; 2) non convertibili, come spiegato sopra; 3) floating, che significa che le autorità non promettono più di cambiarle a un tasso fisso con altre monete forti (es. anni fa il pesos argentino era convertibile col dollaro in un rapporto fisso di 1 pesos contro 1 dollaro), e lasciano quelle monete ‘fluttuare’ (floating) sui mercati che ne decidono i tassi di cambio di volta in volta. Il dollaro ad esempio è sovrano perché (a dispetto delle credenze dei signoraggisti) rispetta i tre criteri di cui sopra
La moneta sovrana come dollaro o sterlina è sempre emessa, quindi inventata dal nulla, dallo Stato che la possiede: quello Stato origina la moneta, e i suoi cittadini possono solo usarla, guadagnandola o prendendola in prestito. L’euro invece non è moneta sovrana perché nessuno Stato europeo ne è il proprietario, ed è invece emesso da un sistema di banche centrali, sempre inventandolo dal nulla. Esso non è originato da nessuno degli Stati dell’Unione Europea, quindi l’euro non è né degli Stati né dei cittadini, e sia gli Stati che i cittadini possono solo usarlo prendendolo in prestito o guadagnandoselo. Questa cruciale differenza è anche all’origine della catastrofe finanziaria europea, un crimine architettato a tavolino anch’esso. Capirete poi.
Tuttavia, in entrambi i casi, la moneta non è mai dei cittadini privati; ribadisco che i privati possono solo usarla, prendendola in prestito o guadagnandola. Va compresa questa cosa perché il pensiero contrario, e cioè che i cittadini o le banche posseggano il denaro, è fonte di innumerevoli incomprensioni ed errori (da parte dei signoraggisti in particolare).
Annotate anche quanto segue, che spiegherò meglio dopo: poiché la moneta sovrana è sempre originata dallo Stato, che se la inventa di sana pianta, quello Stato può darla o sottrarla a piacimento e non ne rimarrà mai senza. Non può esaurire la propria moneta, dunque il suo debito è un falso problema (approfondimento più avanti).
Oggi le maggiori monete non sono convertibili in oro. Ok, ma allora che valore hanno in realtà? Nessuno, è la risposta. E questo anche per altri motivi. La moneta moderna è emessa in varie forme, chiamate dai tecnici M1...M2...3...4 ecc., ma tutte queste forme sono o pezzi di carta stampata che valgono solo il prezzo della carta, o monetine che valgono il misero metallo con cui sono fatte, oppure altri pezzi di carta da nulla (es. titoli di Stato) o ancora impulsi elettronici emessi da banche e BC, cioè aria fritta. Sappiate che oggi oltre l’80%-90% in media di tutto il denaro circolante al mondo è solo impulsi elettronici che compaiono sui computer, basta, è nulla di concreto.
Dobbiamo fare un salto di coscienza contro natura per capire cosa sia veramente il denaro, perché non esiste idea al mondo più cementata nella mente delle persone del fatto che i soldi siano un valore*. Non lo sono mai in sé. I soldi, la moneta, sono solo un mezzo, che, in rigoroso ordine di tempo, lo Stato s’inventa per primo, poi se lo inventano le banche e infine tutti lo usano. Il denaro è come un codice di apertura di serrature, che permette di avere accesso a cose e sevizi, proprio come il codice del telecomando del vostro cancello automatico. Il denaro, come quel codice, non esiste nella realtà materiale, esso è impulsi elettronici che viaggiano per banche e computer, oppure è scritto come codice su dei pezzi di carta (banconote e titoli di Stato), e ha valore solo se ad esso si associa qualcos’altro, come chiarisco fra un attimo. Ma si badi bene che quanto ho appena affermato non è un giochetto filosofico sui termini, è immensamente rilevante per capire poi come lo Stato spende, cosa sono veramente le banche, come gira l’economia.
Vi faccio un paio di esempi per rendere evidente ciò che avete appena letto, e cioè che il denaro di per sé è solo un codice astratto. Voi andate in banca, e chiedete un prestito di 10.000 euro. La banca vi dice

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ok, e vi apre un conto corrente (di seguito c/c) con 10.000 euro. Cosa ha fatto la banca? Ha premuto un tasto e ha creato un numero elettronico, 10.000, cioè nulla di valore, solo un numero – la banca si inventa letteralmente quel prestito. Voi a quel punto decidete di prendere quei 10.000 euro e di restituirli il giorno stesso alla banca. La banca cancellerà con un altro tasto il vostro debito. Nulla ha guadagnato, nulla avete perso, nulla è mai esistito, anche se c’erano ben 10.000 euro in un c/c a un certo punto, che a chiunque sembrano una notevole ricchezza. Era aria fritta, in sé, nulla di materiale e nulla di proprietà della banca, né del cittadino, come invece potrebbe essere una casa o un gioiello che non si annullano scambiandoseli.
Secondo esempio: immaginate le banche come un sistema unico, che in effetti è ciò che le banche sono. Il Sig. A va in banca e ottiene un prestito di 10.000 euro. La banca si inventa dal nulla quella cifra, e apre un c/c per il Sig. A. Il c/c rappresenta il debito della banca verso A (gli dovrà mettere a disposizione quei soldi). La banca riceve da A una carta con su scritto “devo restituirvi questi soldi”, che rappresenta il bene che la banca ha in mano in cambio del c/c di A. Situazione: la banca ha dato al Sig. A dei numeri elettronici creati dal nulla = zero valore, e lui le ha dato un pezzo di carta = zero valore. Poi A spende quel denaro per comprare un’auto, che invece è un valore concreto, che lui possiede non la banca. Il concessionario verserà i 10.000 euro del Sig. A creati dal nulla, cioè aria fritta, nella sua banca, ed essa è costretta ad accettare come validi quei soldi aria fritta inventati da un’altra banca. Situazione a livello di banche come sistema unico: c’è una banca, quella del Sig. A che è a credito di 10.000 euro (A glieli deve ridare), e ce n’è un’altra che è a debito di 10.000 euro (li deve al concessionario che li ha versati). Esiste quindi a livello di sistema bancario un credito che è annullato da un debito. Pari, nessun profitto per le banche finora, infatti quei 10.000 euro per le banche non sono nulla, solo impulsi elettronici inventati da una banca e accettati come buoni da un’altra banca. A dovrà lavorare per restituire quei soldi, ma non lavorerà per pagare la banca, bensì per pagare la sua auto. Alla banca, attraverso le rate pagate da A, ritorneranno indietro gli impulsi elettronici aria fritta che si è inventata. Ovviamente, col meccanismo degli interessi si generano altri codici sia per la banca che per i c/c di A e del concessionario, ma questo di nuovo non è una ricchezza reale, sono solo codici astratti che possono o non possono essere un bene al netto (se la banca è in passivo anche gli interessi scompaiono).
Ma allora cosa diavolo dà alla moneta di Stato il suo valore? Cosa la rende così necessaria al punto che (quasi) tutti lavoriamo come muli per ottenerla? Due sono le risposte:
1) Il fatto che lo Stato accetta solamente la sua stessa moneta come pagamento valido delle tasse e delle obbligazioni che i cittadini gli devono corrispondere.
2) Il fatto che le BC e le banche commerciali che hanno emesso la moneta di Stato creata dal nulla, sempre la riconoscono come valida quando gli torna indietro sotto forma di pagamenti dei cittadini.
Ecco cosa oggi dà valore al denaro degli Stati, che altrimenti sarebbe solo cartaccia o impulsi elettronici da nulla, facilmente sostituibile con altro.
Spiego il primo punto: chiedetevi perché mai così tanti cittadini lavorano sodo per guadagnare la moneta di Stato, piuttosto che altre monete che si potrebbero inventare. Chiunque potrebbe creare denaro, ad esempio immaginiamo gli ‘Itali’. Basterebbe stamparli e decidere che da oggi in poi ce li riconosciamo validi a vicenda nelle vendite e acquisti di beni e servizi. Ma potremmo poi con gli Itali pagare le tasse, le imposte e tutti gli altri balzelli pubblici e di Stato? No, lo Stato non ce li riconoscerebbe. E allora ci toccherebbe lavorare metà giornata per guadagnarci gli Itali e metà per intascare gli Euro che lo Stato riconosce. Un caos. Ecco che allora tutti noi siamo costretti a riconoscere la moneta di Stato come valido metodo di pagamento del nostro lavoro, e poi anche come valido metodo di pagamento delle cose che compriamo, poiché chi le vende dovrà anch’egli pagare le sue tasse/imposte con quella moneta, per cui la necessita. Insomma, la moneta di Stato la necessitiamo tutti quella dovremo guadagnarci.

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Il secondo punto è altrettanto chiaro: siete a cena e pagate con la carta Visa. La Visa riceverà un assegno dalla vostra banca. Ma quell’assegno è nulla, carta straccia, proprio perché come detto il denaro in sé non ha valore. Visa lo depositerà in un’altra banca, e ancora quella somma sarà nulla di valore, solo un numero teorico apparso su un computer. Poi accade che la BC verrà informata dell’esistenza di quell’assegno versato da Visa nella sua banca, e provvederà ad accreditare a quella banca l’importo dovuto coi soldi di Stato prelevati dalle riserve della vostra banca. Solo a quel punto il vostro pagamento sarà ritenuto da Visa valido: è accaduto infatti che il vostro denaro che fu emesso da Stato e poi da banche come aria fritta, è stato però riconosciuto come valido sia dalle medesime banche ma soprattutto dalla stessa BC, e questo e solo questo gli ha conferito il valore finale, perché anche in questo caso la BC non avrebbe riconosciuto come valida alcuna altra moneta. Visa è soddisfatta.
Ecco quali sono quegli ingredienti che se aggiunti all’inerte e nullo denaro gli danno finalmente valore.
E qui rispondo alla domanda posta all’inizio di questa parte: se è vero che la moneta (banconote, impulsi elettronici, monetine, titoli di Stato ecc.) altro non è che una serie di IO VI DEVO emessi dallo Stato ai cittadini, cosa è esattamente che lo Stato deve ai cittadini in cambio di quella moneta (cioè quando i cittadini gliela restituiscono)? La risposta è conseguente a quanto detto sopra nel punto 1: lo Stato, in cambio della sua moneta, ci deve il nostro diritto di saldare tutto ciò che gli dobbiamo usando quella stessa moneta. Solo questo. Si potrebbe obiettare che in ciò lo Stato è tiranno, perché in effetti si inventa una sua moneta, obbliga i cittadini a lavorare per ottenerla col solo scopo di potersi poi liberare delle imposte che lo stesso Stato gli impone. Cioè lo Stato appioppa a ogni singolo cittadino un ‘peccato originale’ (le tasse da pagare) e lo costringe a usare la sua moneta per liberarsi da quel ‘peccato’. Ma non è solo arbitrarietà. Pensateci bene: se non ci fosse questo sistema, chi mai lavorerebbe per il settore pubblico, cioè statale? Pochissimi. Perché i privati potrebbero inventarsi altre monete in concorrenza con quelle dello Stato, e in virtù dei maggiori profitti promettere poi maggiori vantaggi ai cittadini, per cui quasi nessuno finirebbe a lavorare per il settore pubblico e lo Stato medesimo cesserebbe di esistere. Sarebbe il trionfo dei signorotti locali in stile feudale, cioè nascerebbero veri e propri Stati privati con monete private entro lo Stato. Un caos. Ma si badi bene che in virtù degli stessi principi enunciati, anche le eventuali monete private perderebbero ogni valore se non fossero riconosciute come valide per pagare le inevitabili tasse all’interno di quei mini Stati privati.
* Cresciamo con un’idea conficcata in testa: il denaro ha valore in sé (sappiamo ora che non è vero), dunque le banche sono ricchissime. Sbagliato, le banche non sono affatto ricchissime, anzi, nel mondo degli affari non svettano per profittabilità. So che in questo preciso istante state pensando “follia pura”, ma non lo è. Il problema è invece l’habitus mentale che abbiamo cementato nella mente secondo cui il denaro ha valore in sé, ergo chi lo maneggia si arricchisce tanto, e che deriva da una profonda incomprensione di cosa esso sia. Vi offro una prova al volo: il motivo per cui siamo arrivati alla terribile crisi finanziaria del 2008-2010 è che tante banche commerciali hanno cercato di trasformarsi in banche d’investimento e hanno preteso poi di fare giochi speculativi azzardatissimi. Ma perché l’hanno fatto? Precisamente perché i banchieri si resero conto che il business della gestione dei conti correnti, prestiti/mutui e piccolo risparmio, cioè essere banche normali, era roba di poco conto rispetto ai profitti di chi giocava in serie A, ovvero gli istituti d’investimento speculativi. Essere banche commerciali significa infatti gestire il denaro per la vita ordinaria di cittadini e aziende, e siccome quel denaro non è una ricchezza in sé, pochi sono i grandi guadagni.

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COS’E’ IL CONTANTE (CASH).
Sintesi.
Il contante è solo una frazione del denaro che oggi circola, viene emesso dalle BC (monete escluse) che poi se lo riprendono indietro riconoscendoci lo stesso valore di quando lo emise. Il contante nasce solo quando i cittadini si recano in banca ritirano banconote allo sportello o al bancomat. La banca dovrà prendere il cash dai suoi conti alla BC per darvelo, e la BC garantisce che ci sia sempre. Il cash depositato in banca ad es. dal bottegaio viene spedito alla BC che lo distrugge perché gli costa di più mantenerlo che stamparlo nuovo al bisogno.
Nulla è più frainteso nella questione della moneta del contante. Ripeto innanzi tutto che esso rappresenta solo una piccola parte di tutto il denaro che circola; poi va detto che oggi il contante viene stampato dalle BC e non più dallo Stato, che stampa solo le monetine. Poi ancora dovete sapere che le banche moderne non sono più quelle dei film Western, che avevano il caveau stipato di bigliettoni. Infatti le banche moderne praticamente non hanno contante nelle loro casseforti, se non il minimo per il funzionamento quotidiano.
Il contante nasce solo quando i cittadini si recano in banca e chiedono di ritirare banconote allo sportello o al bancomat. Le banconote che le banche gli daranno provengono dalle loro riserve che sono depositate presso la BC (le riserve sono una specie di c/c che molte banche hanno alla BC). Cioè: la BC letteralmente spedisce alle banche la quantità di contante richiesto dai clienti allo sportello o al bancomat, e addebiterà le riserve delle banche per quelle cifre. Le banche addebiteranno a loro volta i c/c dei cittadini richiedenti quel cash. Questo significa che la BC sta proprio a garantire che vi sia sempre sufficiente contante disponibile per le richieste dei cittadini. Quando le banche accettano i versamenti in contanti (es. l’incasso del salumiere), esse spediranno quel contante alla BC che lo distruggerà e al contempo accrediterà per una cifra uguale le riserve di quelle banche. Perché lo distrugge? Semplice: perché visto che la BC può stampare denaro di carta a costo irrisorio, gli costa meno stamparlo al bisogno che tenerne tonnellate ammassate in caveau costosi e rischiosi. Ma ciò che conta è capire che il contante è sempre gestito alla fine dalle BC, che lo emettono e se lo riprendono indietro di continuo, nel primo caso addebitando i conti delle banche e nel secondo caso accreditandoli.
COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA.
Sintesi.
Gli Stati a moneta sovrana spendono inventandosi la moneta e accreditando con essa i conti correnti di coloro che gli vendono beni o servizi. Prendo come esempio gli Stati Uniti a esemplificazione generale di come viene usata una moneta sovrana.
Il governo USA deve comprare una nave. Se non ha denaro sul proprio c/c presso la FED (banca centrale USA) allora esso emette dei titoli di Stato per il valore della nave e li vende a banche private le quali mettono a disposizione del governo la somma voluta con denaro inventato dal nulla. Il governo trasferisce quei soldi alla FED, poi compra la nave. Il venditore deposita la cifra presso la sua banca.
Cosa è successo? Lo Stato ha speso e alla fine del processo ci troviamo con un bene nelle mani del governo (la nave) e un bene (i titoli di Stato) nelle mani delle banche. Il bene nelle mani delle banche non è bilanciato da alcuna passività nel sistema bancario, per cui la spesa dello Stato ha creato nella società un cosiddetto ‘bene finanziario al netto’ (si legga ulteriore spiegazione più sotto). Se il sistema bancario privato vende i titoli di Stato ai cittadini essi si arricchiranno, poiché il loro denaro si sposterà da un c/c bancario dove guadagna quasi zero interessi a una sorta di ‘libretto di risparmio’ (i titoli di Stato) dove guadagna molto di più.

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Va sottolineato che un governo con moneta sovrana potrebbe spendere anche direttamente accreditando i c/c di coloro che gli vendono beni o servizi, e il procedimento di cui sopra è solo una gimcana che il governo si auto impone. I governi a moneta sovrana non devono mai trovare il denaro PRIMA di spenderlo. Quei governi spendono PER PRIMI con denaro proprio.
La BC è coinvolta nella spesa del governo con moneta sovrana, e si “inventa denaro-aria fritta” lungo la via. La BC ha il compito di accreditare le riserve delle banche private dove è stato depositato il denaro speso dal governo. La BC ha facoltà di accreditare tutte le riserve bancarie che vuole perché si inventa il denaro, e questo di conseguenza permette al governo di spendere quanto vuole, creando ricchezza fra i cittadini e aziende. Infatti la spesa a debito dello Stato a moneta sovrana NON è il debito dei cittadini, bensì la loro ricchezza, i cittadini non devono ripagare il debito.
Il governo a moneta sovrana crea ricchezza al netto quando spende e la sottrae quando tassa. Nelle relazioni economiche private non viene mai creata ricchezza al netto, perché per ogni bene finanziario che appare da qualche parte vi sarà sempre un corrispondente debito. E di conseguenza se il governo in questione spende più di quanto tassa, questo arricchisce la società.
L’inflazione è in effetti l’unico limite possibile alla spesa a deficit del governo a moneta sovrana, ma se quella spesa aumenta la produttività nazionale, allora no inflazione.
Gli Stati a moneta sovrana spendono inventandosi la moneta e accreditando con essa i conti correnti di coloro che gli vendono beni o servizi. Questo procedimento è complesso, poiché le leggi in vigore l’hanno artificialmente allungato per evitare scorciatoie (percepite, ma che non erano reali) da parte di governi truffaldini. Prendo come esempio gli Stati Uniti, e illustro come spende il governo di Washington a esemplificazione generale di come viene usata una moneta sovrana, anche se da nazione a nazione le cose possono variare nei dettagli.
Il governo USA vuole acquistare una nave da guerra; la prima cosa che fa è controllare sul proprio c/c presso la FED (banca centrale USA) se vi sono sufficienti fondi. Se ci sono, il governo stacca un assegno e compra la nave. Se non ci sono,


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allora esso emette dei titoli di Stato per il valore della nave e li vende a banche private chiamate Special Depositories (parte del sistema bancario privato americano), le quali mettono a disposizione del governo un c/c con la somma voluta. Attenzione: i titoli di Stato vanno alle Special Depositories , e non alla FED come erroneamente detto dai signoraggisti.
Normalmente quando una banca privata acquista titoli di Stato, deve pagarli con denaro tenuto nelle sue riserve che stanno alla FED, ma in questo caso particolare la legge USA permette alle Special Depositories di prendersi i titoli di Stato senza addebitargli le riserve. Cioè, le Special Depositories acquistano i titoli di Stato e accreditano il c/c del governo presso di loro con denaro inventato dal nulla. Le Special Depositories hanno a questo punto un passivo che è il c/c del governo e un attivo che sono i titoli di Stato. (1 PASSIVO & 1 ATTIVO)
Il governo però non può staccare un assegno per comprare la nave nel nome delle Special Depositories, e deve prima far trasferire il suo c/c delle Special Depositories alla FED. Le Special Depositories lo fanno, e in questo modo perdono la loro passività col governo (il suo c/c), ma mantengono l’attivo che sono i titoli di Stato. (0 PASSIVO & 1 ATTIVO)
Nel trasferire la cifra di quel c/c alla FED, esse subiscono però un addebitamento nelle loro riserve da parte della FED. Quindi le Special Depositories recuperano di nuovo un passivo, che è l’addebitamento delle loro riserve, e rimangono con un attivo che sono i titoli di Stato. (1 PASSIVO & 1 ATTIVO)
Il governo ora può staccare l’assegno dal proprio c/c alla FED e comprare la nave. Il venditore deposita la cifra presso la sua banca, e siccome quella cifra è denaro dello Stato, la FED accrediterà le riserve della banca del venditore (che è parte del sistema bancario come le Special Depositories). In questo modo, la passività del sistema bancario con la FED scompare (quella contratta quando trasferirono il c/c del governo alla FED), per cui rimangono solo con l’attivo dei titoli di Stato. (0 PASSIVO & 1 ATTIVO)
Cosa è successo? Lo Stato ha speso e alla fine del processo ci troviamo con un bene nelle mani del governo (la nave) e un bene (i titoli di Stato) nelle mani delle banche. Il bene nelle mani delle banche non è bilanciato da alcuna passività nel sistema bancario (vedi ultimo punto sopra), per cui la spesa dello Stato ha creato nella società un cosiddetto ‘bene finanziario al netto’ (si legga ulteriore spiegazione più sotto). Infatti se il sistema bancario privato ha bisogno di rimpolpare le sue riserve, può vendere i titoli di Stato ai cittadini o alla FED. Se li vende ai cittadini, essi si arricchiranno, poiché il loro denaro si sposterà da un c/c bancario dove guadagna quasi zero interessi a una sorta di ‘libretto di risparmio’ (i titoli di Stato) dove guadagna molto di più. Se li vende alla FED, essa ne ricaverà solo gli interessi, poiché la FED per ciascun titolo di Stato che acquista dalle banche deve accreditargli la cifra corrispondente nelle loro riserve, che è una sua passività (il motivo per cui i denari inventati dal nulla delle BC, ma anche delle banche commerciali, sono una reale passività è spiegato ai punti 5 e 6 del capitolo ‘IL COMPLOTTO DEL SIGNORAGGIO’). Infine non accade affatto che la FED possa profittare dalla maturazione dei titoli di Stato o dalla loro vendita ai privati. Perché nel primo caso, anche se lo Stato a moneta sovrana deve pagare i titoli di Stato a maturazione (o gli interesssi), esso comunque non spende nulla (spiegazione nel capitolo UN DEBITO CHE NON E’ UN PROBLEMA, ANZI), e poi si noti che il denaro che la FED riceverà sarà lo stesso denaro-aria fritta che la FED ha emesso monetizzando la spesa dello Stato, e che ora si riprende indietro.* Nel secondo caso, idem. L’unico reale profitto della FED sui titoli di Stato sono gli interessi.
* Quando la BC compra un titolo di Stato, essa sposta il denaro-aria fritta che si inventa dai suoi c/c al ‘libretto di risparmio’ che è il titolo di Stato, ma quando lo vende essa si riprende indietro lo stesso deanro-aria fritta del ‘libretto di risparmio’- titolo di Stato, che ritorna così sui suoi c/c. Nulla di più. Unico profitto sono gli interessi.
Detto ciò, va sottolineato che un governo con moneta sovrana potrebbe spendere anche direttamente accreditando i c/c di coloro che gli vendono beni o servizi, e non necessita assolutamente di tasse o di emissione di titoli di Stato per poter spendere. Può sembrare assurdo dirlo, ma il procedimento di cui sopra è solo una gimcana – un dettaglio istituzionale - che il governo si auto impone, ma che di fatto equivale a che il governo si fosse semplicemente inventato i soldi che gli servivano e avesse così comprato la nave. Va compreso che i governi a moneta sovrana non spendono come i cittadini, cioè non devono mai, come invece i cittadini, trovare il denaro PRIMA di spenderlo (i cittadini lo trovano lavorando o facendo prestiti). Essi, ribadisco, se lo inventano di sana pianta e spendono PER PRIMI con denaro proprio. La cittadinanza, le aziende ecc. non possono in nessun modo ottenere quel denaro di Stato se prima il governo non l’ha emesso spendendo. Anche nel caso della vendita da parte del governo a moneta sovrana di titoli di Stato a banche o privati le cose non cambiano; chiedetevi: da dove proviene il denaro con cui banche o privati acquistano quei titoli? Risposta: sempre dal governo che spese per primo, sono cioè soldi del governo che tornano al governo, nessuno glieli presta.
Quanto appena detto sarà cruciale più avanti per capire il perché della crisi dell’Euro e molto altro ancora.

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E un chiarimento: avete appena letto che la BC (in USA la FED), è coinvolta nel processo di spesa del governo con moneta sovrana, e che si “inventa denaro-aria fritta” lungo la via. I signoraggisti gridano allo scandalo e s’immaginano malefatte che non accadono, ma è bene chiarire un po’ di più il ruolo della BC nella spesa dello Stato a moneta sovrana. Prima di tutto ribadisco che i titoli di Stato che finiscono nelle mani della BC sono solo quelli che le banche private vogliono vendergli per aumentare le proprie riserve, ma questo non accade a man bassa, poiché le banche preferiscono sempre tenersi i titoli di Stato che gli fruttano interessi piuttosto che venderli alla BC e perdere quegli interessi. Inoltre, ciò che è accaduto nel mondo della finanza negli ultimi 10 anni dimostra che va sfatata la leggenda secondo cui tutti questi titoli di Stato finirebbero nella mani di banche e BC, infatti le banche avevano preferito di gran lunga ‘giocare’ con strumenti finanziari assai più esotici e rischiosi (si sono visti i risultati), e avevano accantonato spesso i titoli di Stato, per cui a loro volta le BC ne ricevevano molti di meno.
Ma torniamo alla spesa dello Stato: la BC ha il compito di accreditare le riserve delle banche private quando vi è depositato il denaro speso dal governo (ad es. il denaro che il venditore della nave ha ricevuto e ha versato sul suo c/c). La BC, proprio in virtù del fatto che in questo caso può inventarsi il denaro, ha facoltà di accreditare tutte le riserve bancarie che vuole, e questo di conseguenza permette al governo di spendere quanto vuole, creando ricchezza fra i cittadini e aziende. Cosa significa “creando ricchezza fra i cittadini”? Ricordate che in precedenza avevo sostenuto che la spesa a debito dello Stato a moneta sovrana NON è il debito dei cittadini, bensì la loro ricchezza? Eccovi i dettagli.
Il governo a moneta sovrana è l’unica entità esistente che può creare ricchezza al netto nella società o sottrarla. La crea quando spende appunto, e la sottrae quando tassa. Consideriamo la prima opzione. Va compreso che nelle relazioni economiche private – cioè dove non c’entra il governo - non viene mai creata ricchezza al netto, perché per ogni bene finanziario (cioè non case o bistecche, ma denaro) che appare da qualche parte vi sarà sempre un corrispondente debito: un c/c bancario nuovo sarà infatti il bene del titolare ma contemporaneamente il debito della banca che lo detiene (che deve quei soldi al titolare), e sarà denaro che qualcuno ha ricevuto da un altro che se ne è privato; l’eredità della zia è un bene per chi la riceve ma è un debito della zia che gliela trasmette; i profitti di qualsiasi azienda sono il bene dell’azienda ma sono l’esborso di chi ha comprato quei prodotti/servizi ecc. Al contrario, un bene finanziario al netto, che cioè non trovi nessun corrispondente indebitamento in alcuna parte nella società, viene creato SOLO dalla spesa del governo a moneta sovrana. Perché? Perché solo il governo a moneta sovrana può inventarsi il denaro con la collaborazione della BC (che come detto sopra accredita le riserve della banche – e si badi: anche le banche inventano il denaro, ma non al netto). Ricordate il governo che compra la nave? Se usa i titoli di Stato, essi finiranno nelle banche o nelle BC e poi nella mani dei cittadini come bene finanziario al netto (i soldi degli acquirenti passano da un c/c, a un ‘libretto di risparmio’ che frutta di più); se il governo direttamente accredita il c/c del venditore della nave senza uso di titoli di Stato, quel denaro sarà un bene finanziario al netto nelle mani di quel venditore. Ripeto: sono beni cui non corrisponde alcun indebitamento in alcuno. E di conseguenza se il governo in questione spende acquistando più di quanto incassa, cioè se versa più denaro al netto fra i cittadini di quanto gliene tolga con le tasse (se spende a deficit), questo arricchisce la società. Cosa avete appena letto? Avete letto proprio che il governo a moneta sovrana che spende a deficit, cioè che spende a debito, crea ricchezza nella comunità. Ecco dimostrato che il debito cosiddetto pubblico non è affatto il debito dei cittadini, anzi, il contrario. Si può infatti affermare che esso è ciò che noi cittadini intaschiamo, non ciò che noi cittadini dobbiamo a qualcuno.Tenete questo a mente, più avanti vi spiegherà moltissime cose.
Inoltre, la conseguenza logica della sopraccitata equazione secondo cui P I U ’ I L G O V E R N O A MONETA SOVRANA SPENDE A DEFICIT, PIU’ ARRICCHISCE I CITTADINI sarà che se il governo decide di eliminare o pareggiare il deficit (o il debito), esso cesserà automaticamente l’arricchimento dei cittadini. Questo concetto è di importanza centrale per comprendere l’economia moderna.

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E’ importantissimo capire che il governo di cui sopra NON ha limiti in questo tipo di spesa a deficit con cui arricchisce la società. Si vedrà meglio più avanti, ma lo ripeto qui, che innanzi tutto il debito dello Stato a moneta sovrana non deve mai essere ripagato se non in minima parte, e anche in quella minima parte lo Stato non spenderà nulla per farlo; poi, ancora più importante, che la spesa a deficit dello Stato conterrà l’inflazione perché stimolando la ricchezza nazionale stimola anche la produttività (inflazione è troppo denaro in giro e pochi prodotti, nda). L’inflazione è in effetti l’unico limite possibile alla spesa a deficit del governo a moneta sovrana, e vi aggiungo due parole ancora per tranquillizzare. Essa va tenuta d’occhio di sicuro, ma i limiti odierni imposti agli Stati sono assurdi, e causa di sofferenze enormi per la popolazione. Codesti limiti furono imposti con la precisa intenzione di bloccare la libera mano dei governi nella gestione della ricchezza pubblica, e questo coi fini criminosi che spiegherò nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE. Di fatto, lo Stato a moneta sovrana che desidera spendere dovrà solo badare che la spesa complessiva nell’economia di casa non superi ciò che essa può produrre quando è a pieno regime. Se però lo supera, lo Stato dovrà o abbassare la spesa o tassare i cittadini. In parole povere, siccome l’inflazione nasce dalla presenza di troppo denaro a fronte di troppi pochi prodotti, se chi li sforna è al massimo della produzione e di più non può, allora è meglio che lo Stato smetta di sfornare soldi, oppure che ne tolga dalla circolazione tassandoci, così da mantenere un giusto equilibrio fra la masse del denaro in giro e i prodotti che circolano.
Ma tranquillizzerà ancora di più sapere che la spesa del governo di cui si è trattato aumentando il PIL del Paese, finisce per aumentare anche le entrate fiscali senza aumentare le tasse (perché un’aliquota del 30% su un PIL di 2 trilioni di euro è una cifra, mentre la stessa aliquota su un PIL di 2,5 trilioni è ben altra, nda), che a loro volta diminuiscono il debito, in un circolo virtuoso.
COME SPENDE UN GOVERNO A MONETA NON SOVRANA: LA UE OGGI.
Sintesi.
Gli Stati dell’Eurozona sono il tipico esempio di nazioni prive di monete sovrane. I sedici Paesi possono solo usare l’euro, non crearlo. Dunque, tutto quanto detto sopra, e soprattutto la parte che riguarda la creazione con la spesa a deficit di ricchezza fra i cittadini, non si applica più nell’Unione Monetarie Europea (EMU). Sono privi di sovranità monetaria anche quegli Stati che hanno agganciato la propria moneta a un’altra a un tasso di cambio fisso come fece l’Argentina col dollaro.
Oggi per spendere, i 16 dell’euro devono letteralmente andarsi a trovare i denari come deve fare il comune cittadino e lo fanno in due modi: o tassano i cittadini, oppure chiedono finanziamenti ai mercati privati dei capitali che detteranno i tassi d’interesse, e ciò i 16 lo devono fare PRIMA di spendere. A questo punto purtroppo i nostri debiti sono divenuti veramente un problema, perché li dobbiamo ripagare ai privati. E soprattutto non potendo più noi emettere moneta a piacimento con cui tranquillamente onorare quei debiti (si legga il capitolo UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME), veniamo considerati a rischio di insolvenza dai grandi mercati di capitali, che ci bocciano. Ecco le reali ragioni della corrente crisi europea, che riguarda tutti i 16.
Prendo ad esempio gli Stati dell’Eurozona come tipico esempio di nazioni prive di monete sovrane. Ho già più volte accennato al fatto che l’euro non è una moneta sovrana e vi ricordo che infatti esso non fa capo ad alcuno Stato che lo possiede. I sedici Paesi dell’Eurozona lo possono solo usare, non creare. Dunque, tutto quanto detto sopra, e soprattutto la parte che riguarda la creazione da parte del governo che spende a deficit di ricchezza fra i cittadini, non si applica più a noi membri dell’Unione Monetarie Europea (di seguito EMU). Aggiungo che vanno considerati come privi di sovranità monetaria anche

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quegli Stati che hanno agganciato la propria moneta a un’altra a un tasso di cambio fisso (es. una loro moneta viene sempre cambiata per un dollaro USA). Perché? Semplice: quei governi potranno emettere la propria moneta solo nella misura in cui hanno nelle proprie riserve altrettanti dollari. Se ne emettono di più, sono soggetti ad attacchi speculativi che li possono costringere ad abbandonare quel tasso di cambio fisso, e così falliscono (default). Questo ovviamente limita tantissimo la capacità di quei governi di spendere liberamente, come invece possono fare (anche a deficit) i Paesi a moneta sovrana. L’Argentina e la Russia delle drammatiche crisi finanziarie passate erano due casi tipici.
Torno alla UE. Oggi per spendere, Francia, Italia, Grecia, Germania ecc. devono letteralmente andarsi a trovare i denari come deve fare il comune cittadino. Ricordate che avevo scritto poco fa che “i governi a moneta sovrana non spendono come i cittadini, cioè non devono mai, come invece i cittadini, trovare il denaro PRIMA di spenderlo (i cittadini lo trovano lavorando o facendo prestiti). Essi, ribadisco, se lo inventano di sana pianta.” ? Bene, i sedici Paesi dell’Eurozona sono incredibilmente costretti a cercarsi i denari per la spesa pubblica in due modi: o tassando i cittadini, oppure chiedendo finanziamenti ai mercati privati dei capitali che detteranno i tassi d’interesse mettendoci in gara gli uni con gli altri, e ciò PRIMA di spendere. A questo punto purtroppo i nostri debiti come nazioni sono divenuti veramente un problema, perché li dobbiamo ripagare ai privati da cui abbiamo preso in prestito gli euro, mentre uno Stato a moneta sovrana è indebitato unicamente con se stesso ( e NON deve tassare i cittadini per poter spendere). E soprattutto è evidente che non potendo più noi emettere moneta a piacimento con cui tranquillamente onorare quei debiti (si legga il capitolo UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME), veniamo considerati a rischio di insolvenza dai grandi mercati di capitali, che perdono la fiducia in noi, ci declassano e ci spediscono dritti in un tunnel soffocante da cui noi nazioni dell’euro non usciremo più. Ecco le reali ragioni della corrente crisi europea, che non riguarda solo Grecia e Italia o Portogallo e Spagna, ma assolutamente tutti, Francia e Germania inclusi. Anche questa infelice condizione, che porta dritta alla distruzione del bene pubblico pur di racimolare denari per pagare i nostri debiti, fu pianificata a tavolino con l’intenzione di distruggerci come Stati e come democrazie. Ma questo più avanti ne IL PIU’ GRANDE CRIMINE.
LE BANCHE CENTRALI.
Sintesi.
La BC sono in parte ‘controllori’ e in parte ‘collaboratrici’ nella gestione monetaria degli Stati. E’ vero che le BC di alcuni Paesi, Italia inclusa, sono partecipate da privati, ma ciò non riveste grande importanza. Le vere storture delle BC oggi riguardano ciò che fanno a favore di chi e l’assenza di controllo democratico di cui alcune di esse godono, ma questo non ci riguarda ora. Sull’assetto proprietario delle BC si faccia riferimento a quanto ho scritto nel punto 7) del capitolo sul signoraggio.
Le BC producono il denaro solo DOPO che lo Stato lo ha emesso attraverso la sua spesa Dunque le BC non sono le proprietarie delle monete sovrane. Né lo sono dell’euro. I percorsi di spesa da parte degli Stati attraverso le BC furono una scelta politica, non una necessità di bilancio, perché lo Stato a moneta sovrana potrebbe spendere accreditando direttamente i c/c dei cittadini.
La BC interviene nella gestione delle riserve bancarie che la maggioranza delle banche detiene presso la BC del loro Paese. Esse sono le riserve di denaro che le banche sono obbligate a tenere in contropartita di ciò che prestano; quelle che le banche usano per pareggiare i conti fra di loro; sono i salvadanai dove le banche attingono per farsi dare dalla BC il contante richiesto dai cittadini; permettono alle banche di far business con gli Stati. Gli ordinari pagamenti che avvengono fra i c/c dei cittadini non scalfiscono le riserve, ma sono solo denaro elettronico-aria fritta che gira fra banche.

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Quando le BC stampano moneta di carta o emettono moneta elettronica, esse sostengono una vera passività (si legga il punto 6) sul signoraggio), perché esse sono tenute a validare quel denaro ogni volta che gli torna indietro. Un guadagno della BC sta negli interessi, non nel denaro in sé.
Le BC terranno in mano solo i titoli di Stato che le banche commerciali gli vogliono vendere per rimpolpare le loro riserve; le BC non possono acquistare i titoli di Stato direttamente dai governi.
La BC sono uno strumento molto strano nel funzionamento economico degli Stati. Esse devono essere sempre in parte ‘controllori’ e in parte ‘collaboratrici’ nella gestione monetaria degli Stati. Le funzioni ufficiali della Banca D’Italia, che ci riguarda da vicino, sono elencate nel suo sito, sono anche specificate dalla Costituzione e non è necessario che le ricopi. Poi è vero che vi sono apparentemente delle anomalie statutarie nell’esistenza delle BC di alcuni Paesi, Italia inclusa, ma esse non rivestono l’importanza che i signoraggisti gli attribuiscono e lo spiego in breve più avanti. Le vere storture delle BC non riguardano ciò che tecnicamente fanno, ma come lo fanno e a favore di chi, ovvero l’assenza di un effettivo potere di controllo democratico da parte dei cittadini attraverso i governi. L’esempio della FED americana è plateale. Ancora oggi, dopo lo scandaloso salvataggio a suon di trilioni di dollari delle banche truffatrici, la FED si rifiuta di rivelare persino al Congresso USA a chi ha dato che cosa. Ma questo non ci riguarda ora.
Come si è visto nel capitolo precedente, nei sistemi moderni lo Stato a moneta sovrana (come USA, GB, Svezia, ecc.) spende usando sempre in qualche modo la BC, che è deputata alla produzione fisica del denaro sia cartaceo che elettronico; cioè essa ‘monetizza’ la spesa dello Stato. Ma attenzione: le BC maneggiano il denaro solo DOPO che lo Stato lo ha emesso/inventato attraverso la sua spesa (emissione di titoli di Stato o accreditando dei c/c dei cittadini). Cioè, le BC è come se vestissero il denaro emesso dallo Stato con un abito formale che può essere di carta, o elettronico. Tutto qui.
Dunque le BC non sono le proprietarie delle monete sovrane. Né lo sono dell’euro, che come si è detto è letteralmente di nessuno, anche se tecnicamente emesso su ordine della Banca Centrale Europea (di seguito BCE).*
* La BCE è parte di un sistema europeo di BC assai decentralizzato. Infatti la BCE non può emettere l’euro, né può comprare il debito degli Stati favorendone la spesa. Il potere reale è detenuto dal Consiglio Direttivo, cioè i 16 governatori delle Banche centrali nazionali dell’Eurozona più i sei membri del Comitato esecutivo. Sono loro che decidono quanti euro creare e a con che costo del denaro. La decisione di non comprare debito pubblico è demandata alle singole BC.
Abbiamo detto che la BC è deputata alla produzione fisica del denaro sia cartaceo che elettronico. Il motivo per cui le viene affidato tale compito invece che allo Stato (che può solo stampare le monetine) sta nel fatto che si voleva impedire agli Stati di farsi finanziare la spesa andando a bussare a piacimento presso le BC facendosi produrre denaro cartaceo o elettronico a casaccio. Per cui si decise che dovevano esistere dei percorsi di spesa da parte degli Stati piuttosto complessi e che necessitavano della presenza della BC. Ma questa, si badi bene, fu una scelta politica, non una necessità di bilancio, infatti abbiamo già detto (e spiegherò più avanti) che lo Stato a moneta sovrana potrebbe tranquillamente spendere semplicemente inventandosi il denaro e accreditando c/c dei cittadini senza quasi limiti.
Sempre nel capitolo precedente è stato spiegato come la BC interviene nella gestione delle riserve bancarie prima di tutto quando lo Stato spende, ma anche in altre istanze. Ora approfondiamo un poco cosa siano esattamente queste riserve.
La maggioranza delle grandi banche ha riserve tenute in c/c presso la BC del Paese di appartenenza. Queste riserve hanno alcune funzioni: primo, ogni Stato obbliga per legge le banche a tenere delle riserve di denaro come contropartita di tutto ciò che prestano (dal 2% al 6% in media); secondo

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quando le banche devono pareggiare i conti fra di loro, lo fanno attingendo alle proprie riserve presso la BC (se banca A stacca un assegno a banca B, pagherà con le sue riserve); terzo, servono come salvadanai dove le banche attingono per farsi dare dalla BC il contante richiesto dai cittadini (si veda sopra COS’E’ IL CONTANTE ); quarto, permettono alle banche di far business con gli Stati. Infatti le riserve bancarie aumentano solo se: il governo spende e accredita i c/c dei privati (più di quanto li tassi); se le banche vendono i titoli di Stato alla BC in cambio di moneta; se i clienti portano contanti alle banche; se la BC presta riserve alle banche (quando quelle riserve sono calate troppo). E diminuiscono solo se: le banche devono pareggiare i conti fra di loro; se comprano i titoli di Stato; se i correntisti pagano tasse allo Stato; e se essi ritirano contante. Da ciò si capisce che gli ordinari pagamenti che avvengono fra i c/c dei cittadini non scalfiscono le riserve, ma sono solo denaro elettronico-aria fritta che gira fra banche su se stesso.
Ho già spiegato nella parte sul ‘complotto del signoraggio’ che le BC, quando stampano moneta di carta a costo irrisorio o se emettono moneta elettronica che viaggia per c/c bancari (cioè moneta-aria fritta), sostengono una vera passività. Lo ribadisco qui: la BC accetta indietro come validi i contanti/moneta elettronica che ha emesso, e accredita il c/c della banca che glieli ha mandati, cioè è tenuta validare quel denaro ogni volta, ed è questo che essa deve ai cittadini, è questa la sua passività. Non ci guadagna alcunché in questo processo, oltre tutto, poiché emette aria fritta e si riprende indietro la stessa aria fritta. Il guadagno della BC sta solo nella sua abilità di comprare col suo denaro dei beni che fruttino interessi (titoli di Stato), non in quel denaro in sé.
Ho altresì già scritto che le BC terranno in mano solo i titoli di Stato che le banche commerciali gli vogliono vendere per rimpolpare le loro riserve; e sottolineo anche che la BC non possono acquistare i titoli di Stato direttamente dai governi, ma solo sul mercato secondario, cioè comprano titoli già emessi in precedenza. Certe BC possono acquistare i titoli di Stato direttamente dai cittadini, e in questo modo forniscono di liquidità le banche dove quei cittadini hanno il loro c/c. Ricordo infine che le BC non promettono più di convertire il denaro posseduto dai cittadini in oro o altre monete forti.
Sull’assetto proprietario delle BC si faccia riferimento a quanto ho scritto nel punto 7) del capitolo sul ‘complotto del signoraggio’. Ma è utile dire che i proventi principali delle BC sono in genere gli interessi che guadagnano sui titoli di Stato che acquisiscono in modo indiretto (cioè titoli già in circolazione e non acquistati direttamente dal governo) e gli interessi che gli derivano dai prestiti che fanno alle riserve delle banche commerciali.

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COME FUNZIONA IL DENARO NELLE BANCHE COMMERCIALI.
Sintesi.
Le banche commerciali non sono ricche. I ‘grassi banchieri padroni del mondo’ sono oggi fra gli imprenditori più fallimentari del mondo. Coloro che si sono arricchiti oltre ogni limite non sono i banchieri, sono i loro managers, ma spesso i due gruppi vengono confusi.
Il denaro commerciale è solo un codice, non un valore in sé. Come tale, esso viene inventato dal nulla dalla banca. Il lavoro di una banca è in essenza questo: crea degli attivi sempre bilanciati da passivi - il denaro che la banca presta è l’attivo della banca ma è il passivo del cliente, e i c/c dei clienti sono l’attivo di questi ultimi ma sono i passivi della banca che glieli deve. Si pareggiano sempre e gli unici profitti per la banca sono i tassi d’interesse. Per capire come funziona in pratica, si leggano i due esempi citati nel capitolo COS’E’ LA MONETA: “Voi andate in banca, e chiedete un prestito di 10.000 euro... “, e “Immaginate le banche come un sistema unico...”.
Si possono discutere gli interessi richiesti dalle banche, di certo in talune istanze essi sono scandalosi, ma da qui a immaginare un mondo retto da grassi emuli di Goldfinger che posseggono la Terra ce ne passa.
Vi è un ulteriore passaggio che ostacola l’arricchimento delle banche che s’inventano denaro dal nulla, ed è il pareggiamento/clearing: le banche sono tutte collegate e lavorano come sistema unico, e quando un assegno di una banca finisce in un’altra, la seconda chiederà alla prima di pareggiare i conti, il clearing. Per farlo la prima attingerà dalle sue riserve alla BC e dovrà dare denaro di Stato alla seconda, non più denaro-aria fritta. Ma attingere alle riserve è un passivo per la banca.
Le banche non usano il denaro dei cittadini per lucrare con altri cittadini. La maggioranza dei depositi bancari da parte dei cittadini comportano spostamenti di quote delle riserve delle banche da una banca all’altra, ma le riserve delle banche non possono mai essere usate come prestiti a ordinari cittadini. Infine, noi cittadini non portiamo in banca il nostro denaro come fosse qualcosa che ci è cresciuto nell’orto. Quasi tutto il denaro che normalmente movimentiamo non è altro che denaro già esistente all’interno del sistema bancario e che gira in tondo.
Nella mitologia del lucro bancario si dice che le banche prima ci strangolino coi mutui, e poi se questi non vengono onorati arrivano ad impossessarsi di beni immobili a costi bassissimi. Non è così, poiché esse per riscattare una casa dovranno sostenere spese infinite; le banche fanno denaro, se lo fanno, con la finanza speculativa, gestire mattoni e condomini è solo una rogna.
Le banche commerciali acquistano titoli di Stato solo se devono investire le loro riserve in qualcosa che gli renda un interesse. Ma in tempi recenti ne hanno acquistati veramente pochi, poiché preferivano investire in quei famigerati prodotti finanziari che hanno poi causato la crisi 2008-2010. Ovviamente questi chiarimenti non le assolve da critiche sui loro mille comportamenti truffaldini.
Toglietevi dalla testa che le banche commerciali siano ricche. Non è vero. Come già accennato in precedenza, se essere banche che prestano, erogano mutui, gestiscono prodotti finanziari di risparmio e tengono c/c fosse così remunerativo, non avremmo avuto la corsa folle di tutte le grandi banche a scommettere con la finanza speculativa internazionale (da cui la crisi attuale). Il motivo per cui lo hanno fatto era proprio che nel business locale non c’erano profitti miliardari, anzi. E poi, come si è visto,

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quelli che i signoraggisti credono essere i ‘grassi banchieri padroni del mondo’ sono oggi fra gli imprenditori più fallimentari del mondo, e sopravvivono solo grazie ai salvataggi dei governi. I dati non mentono: in Italia i debiti delle banche hanno raggiunto nel 2009 i 718 miliardi di euro, contro i 277 miliardi che è il loro valore complessivo, e si consideri che il nostro sistema bancario è fra i meno indebitati del mondo. L’economista americano Nouriel Roubini ha dichiarato l’anno scorso che “praticamente tutto il sistema bancario USA è già fallito”. Nella lista degli uomini più ricchi d’America stilata da Forbes, non compaiono banchieri nelle posizioni top, e il sempre menzionato David Rockefeller Sr. (Goldfinger per i signoraggisti) lo troviamo laggiù al 147esimo posto e solo grazie all’attività petrolifera, non certo quella bancaria. Coloro che si sono arricchiti oltre ogni limite non sono i banchieri, sono i loro managers, ma spesso i due gruppi vengono confusi. Insomma, le banche commerciali manovrano denaro senza navigare nell’oro di altri settori (petrolio o finanza speculativa o IT), ed è bene capire meglio come gestiscono il denaro.
Per comprenderlo bisogna ritornare con la mente a quel concetto quasi impossibile per noi da recepire, e che ci dice che il denaro commerciale è solo un codice, non un valore in sé. Come tale, esso viene inventato dal nulla per permettere all’economia di funzionare. Il lavoro di una banca è in essenza questo: crea degli attivi sempre bilanciati da passivi - il denaro che la banca presta è l’attivo della banca ma è il passivo del cliente, e i c/c dei clienti sono l’attivo di questi ultimi ma sono i passivi della banca che glieli deve. Si pareggiano sempre e infatti gli unici profitti per la banca sono le differenze nei tassi d’interesse che vengono applicati: cioè, i tassi che la banca offre al tuo c/c saranno sempre inferiori ai tassi che la banca richiede sul denaro che ti presta. Ma il denaro che la banca maneggia sono solo impulsi elettronici senza valore che come detto sempre si pareggiano. Vediamo come funziona in pratica, e replico qui i due esempi citati nel capitolo COS’E’ LA MONETA:
Voi andate in banca, e chiedete un prestito di 10.000 euro. La banca vi dice ok, e vi apre un c/c con 10.000 euro. Cosa ha fatto la banca? Ha premuto un tasto e ha creato un numero elettronico, 10.000, cioè nulla di valore, solo un numero – la banca si inventa letteralmente quel prestito. Voi a quel punto decidete di prendere quei 10.000 euro e di restituirli il giorno stesso alla banca. La banca cancellerà con un altro tasto il vostro debito. Nulla ha guadagnato, nulla avete perso, nulla è mai esistito, anche se c’erano ben 10.000 euro in un c/c a un certo punto, che a chiunque sembrano una notevole ricchezza. Era aria fritta, in sé, nulla di materiale e nulla di proprietà della banca, né del cittadino, come invece potrebbe essere una casa o un gioiello che non si annullano scambiandoseli.
Secondo esempio: immaginate le banche come un sistema unico, che in effetti è ciò che le banche sono. Il Sig. A va in banca e ottiene un prestito di 10.000 euro. La banca si inventa dal nulla quella cifra, e apre un c/c per il Sig. A. Il c/c rappresenta il passivo della banca verso A (gli dovrà mettere a disposizione quei soldi). La banca riceve da A una carta con su scritto “devo restituirvi questi soldi”, che rappresenta l’attivo che la banca ha in mano in cambio del c/c di A. Situazione: la banca ha dato al Sig. A dei numeri elettronici creati dal nulla = zero valore, e lui le ha dato un pezzo di carta = zero valore. Poi A spende quel denaro per comprare un’auto, che invece è un valore concreto, che lui possiede non la banca. Il concessionario verserà i 10.000 euro del Sig. A creati dal nulla, cioè aria fritta, nella sua banca, ed essa è costretta ad accettare come validi quei soldi aria fritta inventati da un’altra banca. Situazione a livello di banche come sistema unico: c’è una banca, quella del Sig. A che è a credito di 10.000 euro (A glieli deve ridare), e ce n’è un’altra che è debito di 10.000 euro (li deve al concessionario che li ha versati). Esiste quindi a livello di sistema bancario un credito che è annullato da un debito. Pari, nessun profitto per le banche finora, infatti quei 10.000 euro per le banche non sono nulla, solo impulsi elettronici inventati da una banca e accettati come buoni da un’altra banca. A dovrà lavorare per restituire quei soldi, ma non lavorerà per pagare la banca, bensì per pagare la sua auto. Alla banca, attraverso le rate pagate da A, ritorneranno indietro gli impulsi elettronici aria fritta che si è inventata. Ovviamente, col meccanismo degli interessi si generano altri codici sia per la banca che per i c/c di A e del concessionario, ma questo di nuovo non è sempre una ricchezza reale, sono solo codici astratti che possono o non possono essere un bene al netto (se la banca è in passivo anche gli interessi scompaiono).

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Possiamo di certo aprire un dibattito sugli interessi richiesti dalle banche, di certo in talune istanze essi sono scandalosi, e nulla ci impedisce di auspicare legislazioni che ne riducano gli eccessi. Ma da qui a immaginare un mondo retto da grassi emuli di Goldfinger che posseggono la Terra ce ne passa.
Nel meccanismo sopra descritto vi è un ulteriore passaggio che ostacola l’arricchimento delle banche che s’inventano denaro dal nulla, ed è il pareggiamento/clearing. Spiego: si era visto che la banca del Sig. A gli aveva dato 10.000 euro di denaro aria fritta, che però A spese dandolo a un concessionario, e questi l’aveva versato nella sua banca. Ora, le banche sono tutte collegate e lavorano come sistema unico, sono cioè come banchetti di un mercato circolare tutti collegati gli uni agli altri. Cosa era accaduto? Un assegno della banca del Sig. A, o un suo bonifico, erano finiti nella banca del concessionario. Quest’ultima allora essa busserà alle porte della banca del Sig. A e dirà: dammi il denaro, pareggiamo. La banca di A dovrà quindi attingere dalle sue riserve presso la BC e dare moneta di Stato alla collega, poiché le riserve sono sempre obbligatoriamente moneta di Stato e il pareggiamento/clearing fra banche deve sempre avvenire tramite essa. Ma per una banca questo attingere alle sue riserve è un passivo. Per cui alla fine le banche devono realmente onorare il denaro aria fritta che s’inventano, sia riconoscendolo come buono quando lo ricevono da una consorella, sia facendo poi il clearing quando necessario.
Un altro mito assai comune riguardo al funzionamento delle banche è che esse usino il denaro dei cittadini per lucrare con altri cittadini, quelli che vanno a prestito o che chiedono mutui. Non accade, non può accadere. Va compreso che la maggioranza dei depositi bancari da parte dei cittadini comportano spostamenti di quote delle riserve delle banche da una banca all’altra, come appena spiegato sopra; ma le riserve delle banche, detenute presso le BC, non possono mai essere usate come prestiti a ordinari cittadini, e possono solo essere prestate ad altre banche. Quindi non è col denaro depositato da noi che le banche ‘lucrano’, ma come già detto con denaro inventato dal nulla su richiesta dei clienti. Infine, togliamoci dalla testa che noi cittadini portiamo in banca il nostro denaro, come fosse qualcosa di nuovo che ci è cresciuto nell’orto e che noi depositiamo nelle banche. In realtà quasi tutto il denaro che normalmente movimentiamo (stipendi, rendite, vendite...) non è altro che denaro già esistente all’interno del sistema bancario e che semplicemente si sposta da un conto all’altro; non è ‘nostro’, sono codici creati dalle banche che ci passano per le mani e che ci servono a svolgere le funzioni economiche ordinarie.
Sempre nella mitologia del lucro bancario, vi è la convinzione che le banche prima ci strangolino coi mutui, e poi se questi non vengono onorati arrivino ad impossessarsi di beni immobili a costi bassissimi. Cioè, vien detto, le banche da una parte lucrano sugli interessi del mutuo, e nel caso in cui il poveretto non ce la faccia più a ripagarlo, si impossessano della casa a fronte di denaro prestato che si inventarono dal nulla. I complottisti sostengono che in questo modo le banche stanno acquisendo beni immobili a man bassa. Non è così, anzi. Prima di tutto abbiamo visto che il denaro inventato dalle banche finisce poi per essere una reale passività per esse, inoltre possiamo discutere del regime dei tassi d’interesse, forse sono troppo alti, non sempre (come nel periodo attuale), ma che vi sia un ulteriore lucro delle banche nel caso in cui si impossessino delle nostre case è del tutto falso. Prima di tutto esse per riscattare una casa di un proprietario moroso dovranno sostenere spese legali notevoli, poi spese amministrative, poi pagare le tasse, poi pagare la manutenzione o la ristrutturazione se è stata danneggiata, poi perder tempo e denaro a gestire il condominio, poi sostenere i costi per rivenderla... infine il valore ne soffre molto; insomma, per le banche avere a mano immobili così ottenuti sono solo spese e rogne. Dovete comprendere che le banche fanno denaro, se lo fanno, con la finanza speculativa, non gestendo mattoni e condomini, non gli interessa. Fra l’altro ogni cifra in perdita che una banca deve soffrire nell’impossessarsi di un immobile moroso, va a incidere sul valore al netto di quella banca, col rischio di grossi guai. Non per nulla, pensateci, le banche prima di dare mutui ci passano alla graticola per essere certe che potremo ripagarli. Se ci fosse questo facile lucro a impossessarsi degli immobili morosi, le banche darebbero mutui a cani e gatti tutto il giorno. *

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* Questo è accaduto negli USA con la storia dei mutui sub-prime, ma in quel caso il piano delle banche non era di ingozzarsi di case, ma di speculare sulla bolla immobiliare e sul re-impacchettamento di quei mutui da vendere come prodotti finanziari a milioni di gonzi in tutto il mondo.
Ultimo appunto per chiarezza, cui ho già accennato in precedenza. Le banche commerciali acquistano titoli di Stato solo se devono investire le loro riserve in qualcosa che gli renda un interesse discreto, altrimenti le riserve se ne starebbero lì a render nulla. Ma in tempi recenti ne hanno acquistati veramente pochi, poiché preferivano investire in quei famigerati prodotti finanziari fantasiosi che hanno poi causato la crisi 2008-2010. Per cui di nuove decade l’ipotesi signoraggista di un debito di Stato tenuto per la gola da banche e BC.
Ovviamente questi chiarimenti su come funziona il denaro nelle banche commerciali non le assolve da critiche sui loro mille comportamenti truffaldini. Ci serve solo a capire che cosa sia il denaro veramente e come viene usato, senza fantasticare di mondi inesistenti.
UN DEBITO CHE NON E’ UN PROBLEMA, ANZI.
Sintesi.
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico, perché la spesa a deficit produce ricchezza fra i cittadini. Il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai il debito dei cittadini: questa è una menzogna creata ad arte dalle elites finanziarie per distruggere gli Stati (si legga Il Più Grande Crimine).
I principali debiti dello Stato sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero. Il Deficit è la differenza fra la spesa dello Stato e i suoi incassi: se alla fine dell’anno esso ha incassato meno di quanto abbia speso, allora si dice che c’è un deficit. Il cumulo dei deficit dei trascorsi 70 o100 anni a seconda dei Paesi forma il Debito Pubblico. Il Debito Estero è la parte del Debito Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri.
Il debito di uno Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 - non è mai un vero debito. Questo per alcuni motivi: se emette titoli di Stato significa che i suoi soldi gli rientrano nelle casse. Se li onora, gli stessi soldi rientrano nelle banche. Rimangono fuori solo gli interessi; se invece lo Stato spende emettendo da subito titoli di Stato, tutto come sopra. Lo Stato a moneta sovrana spende e onora titoli inventandosi il denaro dal nulla.
Quando un cittadino o una banca acquistano un titolo di Stato a moneta sovrana il loro denaro passa da un c/c (del cittadino) o da una riserva (della banca) che fruttano praticamente zero, a una sorta di ‘libretto di risparmio’ (il titolo) che gli frutta assai di più. Se poi la spesa a deficit dello Stato è ben diretta, essa alzerà il PIL, che a sua volta aumenterà le entrate fiscali senza aumentare le tasse. L’indebitamento a deficit dello Stato conterrà anche l’inflazione perché stimola la produttività.
Il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai ripagato in realtà. Quando è stato fatto ci si è accorti che i danni erano di gran lunga superiori ai vantaggi. Ma com’è possibile non ripagare? Quello Stato o lo rinnoverà sempre, oppure per pagare i titoli in scadenza ne venderà altri ai risparmiatori e con il ricavato salderà i primi. Nessuno deve pagare alcunché, meno che meno il cittadino. E gli interessi non pesano alle casse dello Stato? No, neppure quelli. Lo Stato a moneta sovrana li onora inventando denaro dal nulla. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle BC, esse sono tenute per legge a restituire un’alta percentuale dei profitti al Tesoro.
Se uno Stato vuole ridurre il debito o addirittura di eliminarlo, il risparmio dei cittadini crolla, perché saranno tassati più di quanto lo Stato li arricchisce spendendo

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Il Debito Estero denominato nella moneta sovrana non è un problema. Lo Stato lo ripagherà come al solito pigiando un bottone e creando moneta. Se purtroppo il debito estero è denominato non nella moneta sovrana è un grave problema, poiché assoggetta quei Paesi al ricatto degli istituti finanziari occidentali, come il Fondo Monetario Internazionale. Ma ci sono scappatoie.
Le prove di quanto detto stanno in ciò che accadde mezzo secolo fa negli USA e cosa è accaduto più di recente in Giappone.
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico. Abbiamo già visto, e qui ne riparliamo, come la spesa a deficit produca ricchezza fra i cittadini, e come non sia affatto vero che il debito dello Stato a moneta sovrana sia anche il debito dei cittadini: questa è una menzogna. Nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE dimostrerò che la sopraccitata menzogna fu creata ad arte dalle elites finanziarie per distruggere gli Stati, con essi noi persone e le democrazie partecipative. Ma ora parliamo di questo debito.
Innanzi tutto cosa significa. Uno Stato può avere diversi debiti, a seconda del settore economico che si prende in analisi. Ma i principali sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero. Il Deficit è la differenza fra la spesa dello Stato e i suoi incassi: se alla fine dell’anno esso ha incassato meno di quanto abbia speso, allora si dice che c’è un deficit. Il cumulo dei deficit dei trascorsi 70 o100 anni (o più a seconda dei Paesi) forma il Debito Pubblico. Il Debito Estero è la parte del Debito Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri per svariati motivi, cioè scambi commerciali, prestiti ecc. Non si confondano questi debiti statali con l’indebitamento privato di aziende e cittadini all’interno del Paese o con l’estero.
Il debito di uno Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 - non è mai un vero debito, ovvero non lo è come invece lo sarebbe per chiunque di noi nel caso dovessimo restituire denaro ad altri. Questo per alcuni motivi, di cui affronto subito il più tecnico. Cosa accade quando uno Stato a moneta sovrana spende a debito? Esso può accreditare direttamente i c/c di coloro che gli vendono beni o servizi, e questo fa sì che le riserve delle banche che detengono quei c/c aumentino di pari valore. Le banche cosa faranno con quei nuovi soldi? Non li lasciano lì a far nulla, compreranno anche titoli di Stato che fruttano interessi. Ma se comprano titoli di Stato che accade? Accade che i soldi dello Stato rientrano dritti nelle casse dello Stato. E cosa accade se lo Stato deve poi onorare quei titoli? Accade che gli stessi soldi ritornano alle banche e lo Stato si riprende indietro i suoi Titoli. Rimangono fuori gli interessi pagati nel frattempo, ma anche questi sono solamente soldi che escono dallo Stato a costo zero, per poi rientrare in altro modo se necessario, ad es. con le tasse.
Se invece lo Stato spende emettendo da subito titoli di Stato, nulla cambia: il denaro originariamente emesso dallo Stato torna dalle banche allo Stato e le banche si prendono i titoli; quando lo Stato onora i titoli, il denaro torna alle banche e i titoli tornano allo Stato. Ricordatevi che lo Stato a moneta sovrana spende e onora titoli semplicemente inventandosi il denaro dal nulla, preme pulsanti su computer, e NON ha bisogno di cercare denaro da chicchessia. Infatti il motivo per cui esso emette titoli di Stato NON E’ MAI per poter spendere, bensì per arricchire i cittadini e aumentare la produttività, come già spiegato in precedenza.
Sappiamo infatti cosa accade quando un cittadino o una banca acquistano un titolo di Stato a moneta sovrana: semplicemente che il loro denaro passa da un c/c (del cittadino) o da una riserva (della banca) che fruttano praticamente zero, a una sorta di ‘libretto di risparmio’ (il titolo) che gli frutta assai di più. Dovete capire che l’emissione di titoli di debito dello Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 – è un’operazione volontaria del Tesoro, NON una manovra imposta da necessità.

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Ma l’apporto di ricchezza che lo Stato a moneta sovrana contribuisce alla comunità va oltre a tutto questo, ed è necessario che qui mi ripeta per chiarezza. Infatti se la spesa a deficit dello Stato è ben diretta, essa produrrà una crescita economica nella collettività (diventerà più ricca e spenderà di più); questa crescita alzerà il Prodotto Interno Lordo (PIL), che a sua volta aumenterà le entrate fiscali senza aumentare le tasse, poiché è ovvio che un’aliquota dell’x% su un PIL di 2 trilioni di euro è una cifra, mentre su un PIL di 2,5 trilioni è ben altra cifra. Questo fin da subito arginerà automaticamente il deficit in un circolo virtuoso. Ancora più importante, l’indebitamento a deficit dello Stato conterrà
anche l’inflazione perché stimolando la ricchezza nazionale stimola anche la produttività (inflazione è troppo denaro in giro e pochi prodotti, nda – altri dettagli sul pericolo inflazione nel capitolo COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA).
Il secondo motivo per cui il debito dello Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 - non è mai un vero debito, sta nel fatto che esso non è mai ripagato in realtà. Nessun governo che sia sano di mente lo fa, perché quando è stato fatto ci si è accorti che i danni erano di gran lunga superiori ai vantaggi. Chiederete: ma com’è possibile ciò? Come fa lo Stato che ha i titoli in scadenza (qualcuno reclama i soldi) e non pagare mai? Semplice. Chiediamoci cosa significa onorare un titolo di Stato. Significa che il possessore si prende gli interessi e alla scadenza anche i soldi che ha investito in quel titolo. Oppure significa che decide di rinnovare il titolo per altri 10 anni. In quest’ultimo caso, il governo semplicemente scriverà su un pezzo di carta da nulla ‘Titolo di Stato per 10 anni’, e lo darà al cittadino. Nulla ha speso, il debito rimane. A livello cosiddetto aggregato, il debito dello Stato viene sempre rinnovato in questo modo, infatti il debito statale non si riduce mai, lo Stato non lo ripaga mai. Ma supponiamo che il cittadino invece voglia proprio incassare i suoi soldi. Lo Stato allora semplicemente scriverà su un altro pezzo di carta da nulla ‘Titolo di Stato per 10 anni’, troverà un altro acquirente, da esso prenderà il denaro e pagherà l’altro cittadino all’incasso. E così via ogni volta che qualcuno vuole incassare. Come si vede il debito non si ripaga veramente mai. Riassumendo, lo Stato in un caso lo rinnova scrivendo pezzi di carta da nulla, nell’altro caso semplicemente passa il denaro di un tizio/ente a un altro tizio. Nessuno deve pagare alcunché, meno che meno il cittadino per il quale si tratta, ripeto, di vedere i propri soldi transitare da un c/c a un ‘libretto di risparmio’ (il titolo di St.) che frutta, oppure ritornare nel proprio c/c dopo aver incassato degli interessi. E gli interessi non pesano alle casse dello Stato? No, neppure quelli. Lo Stato a moneta sovrana li onora pigiando i soliti tasti che inventano denaro dal nulla, creando un po’ più di debito che tuttavia crea ricchezza nei cittadini, la quale ricchezza aumenta il PIL, che aumenta le entrate, che riducono il deficit ecc. ecc. in un circolo virtuoso. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle BC, esse certamente ne trarranno un certo profitto, ma sono tenute per legge a restituirne un’alta percentuale al Tesoro ogni anno.
Un breve accenno a cosa accade quando, al contrario, uno Stato si mette in testa malauguratamente di ridurre il debito o addirittura di eliminarlo.*
* Il risanamento del debito pubblico è un mantra ossessivamente ripetuto dai media che deriva, ripeto, da un piano ordito a tavolino per distruggere gli Stati e i cittadini a vantaggio delle elites del capitale internazionale, come proverò con fatti e nomi nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE.
Accade ciò che fu visto negli USA del presidente Clinton, che tentò di pareggiare i conti pubblici. L’America di quegli anni riuscì a fermare l’espansione del debito pubblico, ma il risparmio dei cittadini crollò - secondo la sopraccitata equazione per cui più c’è debito di Stato e più c’è risparmio dei cittadini, dando origine a una crisi di indebitamento privato senza precedenti e che porterà poi al collasso dei mutui e delle carte di credito americani pochi anni dopo. Detta semplicemente, se un governo a moneta sovrana vuole bilanciare i conti o addirittura azzerare il debito, dovrà tassare i cittadini più di quanto li arricchisce spendendo; cioè dovrà sottrarre dai c/c dei cittadini più di quanto vi immette spendendo. Mai una buona idea.
Veniamo all’indebitamento esterno di uno Stato a moneta sovrana. Abbiamo detto che il Debito Estero è la parte del Debito Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri per svariati motivi, cioè scambi commerciali, prestiti ecc. A patto che il debito estero sia denominato nella moneta sovrana (in dollari

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per gli USA, in lire per l’ex Italia, in sterline per la Gran Bretagna ecc.), non esiste problema neppure qui. Lo Stato lo ripagherà come al solito pigiando un bottone e creando moneta. E’ ciò che accade fra Stati Uniti e Cina, per esempio. La Cina compra molti titoli di Stato USA perché preferisce investire le sue riserve in dollari che tiene presso la FED in quei famosi ‘libretti di risparmio’ che fruttano interessi, piuttosto che averle stagnanti sempre alla FED. Il governo di Washington onora interessi e titoli di quel debito estero pigiando bottoni al Tesoro. Tutto qui.
Purtroppo però accade che per molti Paesi il debito estero sarà denominato non nella loro moneta sovrana. Ad esempio la Tanzania avrà debiti esterni in dollari, di sicuro. Questo è un grave problema, poiché assoggetta quei Paesi al ricatto degli istituti finanziari occidentali, come il Fondo Monetario Internazionale (che è in pratica una costola del Tesoro USA), portatore di devastazioni indicibili che meritano approfondimenti seri. In questi casi, una nazione indebitata in moneta straniera ha sempre l’opzione di emergenza: dichiararsi insolvente e proporre ai creditori di riconvertire il proprio debito da dollari alla moneta locale. In tal modo potrà poi pigiare i soliti tasti e inventarsi il denaro necessario a ripagare il debito. Vero è che i creditori faranno di tutto per impedirglielo, e generalmente ci riescono con l’arma delle minacce diplomatiche e dello spettro della svalutazione, ma si tratta di bluff in cui i governi debitori cascano. Perché è solo un bluff? Ve lo spiego con detto molto popolare a Wall Street: “Se tu devi 100.000 dollari a qualcuno, costui ti possiede. Se devi un miliardo di dollari a qualcuno, sei tu che possiedi lui”. Capito?
Gli increduli che sono arrivati fin qui storcendo il naso nonostante le spiegazioni, osservino cosa accadde mezzo secolo fa negli USA e cosa è accaduto più di recente in Giappone. Durante e dopo la seconda guerra mondiale, i presidenti americani Roosevelt e Truman fecero esattamente quanto ho descritto qui sopra, cioè usarono il debito e il deficit per creare una ricchezza senza precedenti fra gli americani (beni finanziari al netto) e di conseguenza nel resto del mondo. L’America ha moneta sovrana. Fu il periodo più prospero che le economie moderne ricordino, e Washington viaggiava con un deficit di bilancio del... 25% del PIL (sic). Pensate che oggi la Grecia è svergognata per un ‘misero’ 13%. Il Giappone negli anni ’90 era messo male, in piena deflazione (pochi soldi in giro e troppi prodotti invenduti), interessi sul debito al rialzo, e stagnazione. Ha il Giappone mai mancato un pagamento dei suoi debiti? No. Neppure quando le agenzie di rating l’avevano declassato. Perché non ha fatto bancarotta? Perché ha moneta sovrana e i mercati sanno che può pagare sempre senza limiti di spesa pigiando i fatidici bottoni al Tesoro che inventano Yen. Oggi il Giappone ha un debito pubblico che è del... 200% del Pil, non sto scherzando, cioè il doppio di Grecia e Italia, ma nonostante questo nessuno sta strillando “oddio!” e nessuno sta strangolando Tokyo con tassi d’interesse alti sui prestiti, come invece oggi fanno con la Grecia che se vuole denaro deve pagare interessi folli.
UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME.
Sintesi.
Noi della Zona Euro siamo nei guai fino al collo perché non possiamo più inventarci la moneta come usavamo fare prima con la lira, il marco, i franchi ecc. Non abbiamo più moneta sovrana. Oggi per ogni centesimo che spendiamo dobbiamo far prestiti coi mercati dei capitali, cioè con istituti finanziari, fondi pensione, assicurazioni, banche, fondi sovrani stranieri, governi stranieri, persino individui, i quali però decideranno i tassi d’interesse a loro vantaggio strangolandoci. Questo distrugge la spesa dello Stato come ricchezza dei cittadini. In secondo luogo, oggi il debito nazionale dei 16 Paesi dell’euro è veramente un debito, perché lo devono ai privati e non a se stessi come nel caso del debito a moneta sovrana. Quindi va ripagato veramente coi soldi dei cittadini, con le tasse, coi tagli allo Stato sociale ecc., cioè con mezzi inaffidabili. I mercati finanziari lo sanno e hanno perduto ogni fiducia nel fatto che i 16 possano sempre saldare i debiti nei tempi stabiliti. Così ci impongono il cosiddetto risanamento dei conti. Risanamento dei conti = la corsa degli Stati a tagliare tutto ciò che è

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assistenza pubblica, settore pubblico e previdenza sociale, con conseguenze catastrofiche per tutti noi, ma... anche e soprattutto col vantaggio per i medesimi capitalisti privati di poter poi comprare a prezzi stracciati ogni sorta di nostro bene pubblico. L’attuale crisi dell’euro è tutta qui. Studi autorevoli ci dicono che l’euro non sopravvivrà questo stato di cose.
Fin qui, ho spiegato cosa sia il debito pubblico per uno Stato a moneta sovrana. Ma noi della Zona Euro? Noi sedici Paesi dell’eurozona non abbiamo moneta sovrana, come ho già scritto, e allora? Allora noi siamo nei guai fino al collo. Preciso che questi guai sono poi drammi finanziari per le vite di milioni di europei, per i loro figli, e di conseguenza per i relativi governi. Questi drammi, come spiegherò nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE, furono pianificati a tavolino col proposito di distruggerci come Stati. Ma ora torniamo a noi.
I sedici Paesi dell’eurozona non possono più inventarsi la moneta come usavano fare prima con la lira, il marco, i franchi ecc. Abbiamo già detto che oggi per ogni centesimo che spendono devono andarselo a cercare dai privati (i mercati dei capitali), esattamente come il signor Bianchi che deve comprarsi l’auto nuova. Chi sono questi mercati dei capitali privati? Sono istituti finanziari, fondi pensione, assicurazioni, banche, fondi sovrani stranieri, governi stranieri, persino individui, i quali però decideranno i tassi d’interesse a loro vantaggio strangolandoci. Questo prima di tutto distrugge totalmente la virtuosa equazione della spesa dello Stato come ricchezza dei cittadini, essendo un deterrente fortissimo alla capacità dello Stato di spendere a deficit. Perché ricordate che si è detto che solo un bene finanziario al netto emesso dallo Stato che spende a deficit, cui cioè non corrisponde alcuna passività in alcun luogo della società, figura come arricchimento dei cittadini (si rilegga la spiegazione di bene finanziario al netto nel capitolo COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA). E’ ovvio che se oggi noi Stati dell’eurozona spendiamo sempre creando un corrispondente creditore nella società (i privati che ci prestano i soldi), nulla di netto finisce nelle tasche dei cittadini. In secondo luogo, se il Tesoro o la BC nazionale non possono più inventarsi il denaro, e se appunto lo devono prendere in prestito dai privati, allora il debito nazionale diventa veramente un debito, e va ripagato veramente coi soldi dei cittadini, con le tasse, coi tagli allo Stato sociale ecc. Capite il dramma? Se volete i dettagli tecnici, eccoli:
Primo, diversamente da una BC di uno Stato a moneta sovrana, la Banca Centrale Europea (BCE) non può ‘monetizzare’ la spesa degli Stati dell’eurozona (lo proibiscono i Trattati di Maastricht e di Lisbona), che devono appunto rivolgersi ai mercati di capitali privati. Neppure le singole BC nazionali (come la Banca d’Italia) possono ‘monetizzare’ adeguatamente la spesa degli Stati, non possono, in parole povere, creare denaro mentre gli Stati spendono per primi tutte le volte che sarebbe auspicabile. Infatti, se ricordate gli esempi citati nei capitoli precedenti, quando uno Stato a moneta sovrana spende, accredita c/c di cittadini privati, cioè mette denaro nelle riserve delle banche commerciali che detengono quei c/c. Ed è la BC che fornisce il denaro in quei casi, ogni volta che lo Stato desidera. Ma, ad esempio, la Banca d’Italia oggi non può più versare denaro nelle riserve delle banche italiane ogni volta che il governo lo richiede, cioè non può farlo illimitatamente come accade negli USA o in Giappone o in GB. Ha dei forti limiti, che stanno nel fatto che essa non sta in cima alla piramide della creazione del denaro in Italia; sopra di lei c’è la BCE, alle cui porte anche la Banca d’Italia deve bussare per avere riserve in euro, e quelle riserve possono esaurirsi.
Secondo, come già detto, oggi i 16 Stati dell’eurozona devono pagare gli interessi sul loro debito a dei privati, e non potendo più pigiare i fatidici bottoni al Tesoro e inventarsi il denaro necessario, dovranno anche tassare i cittadini. Questo significa che i creditori di fatto influenzano la politica fiscale di tutti i sedici, e credo che vi rendiate conto di quale drammatica perdita di sovranità questo comporti. Inoltre, è notorio quanto volubli siano le entrate da prelievo fiscale, che non offrono garanzie di costanza e affidabilità tali da poter onorare debiti importanti.

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I mercati finanziari sanno tutto questo e infatti hanno perduto ogni fiducia nel fatto che i 16 Paesi dell’euro possano sempre saldare i debiti nei tempi stabiliti. Di nuovo: hanno compreso che noi dell’eurozona non saldiamo il nostro dovuto con moneta propria, ma con moneta presa in prestito da altri, e se uno deve sempre contare su altri per pagare diviene inaffidabile. Ecco perché le agenzie di rating ci stanno declassando. E questo cosa significa? Significa che dicono ai mercati dei capitali che noi siamo debitori a rischio di bancarotta, per cui di conseguenza quei mercati che ci prestano i soldi ci chiederanno tassi d’interesse altissimi, o addirittura ci porranno come condizione il cosiddetto risanamento dei conti. Risanamento dei conti = la corsa degli Stati a tagliare tutto ciò che è assistenza pubblica, settore pubblico e previdenza sociale, con conseguenze catastrofiche per tutti noi, ma... anche e soprattutto col vantaggio per i medesimi capitalisti di poter poi comprare a prezzi stracciati ogni sorta di impresa pubblica, servizio pubblico, bene pubblico. Avete compreso bene: la privatizzazione selvaggia.
L’attuale crisi dell’euro è tutta qui, sta in ciò che avete appena letto, con alcuni addentellati che vale la pena conoscere per capire il cinismo di coloro che hanno manovrato per farci arrivare a codesto sfacelo, fonte di lucro immenso per i grandi capitali e di cui parlerò diffusamente nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE. Prendiamo la povera Grecia. Cosa ci hanno raccontato di essa? Che è un Paese spendaccione, dove la mano statale dei clientelismi e delle prebende pubbliche è fuori controllo, e che ha talmente esagerato nella previdenza da trovarsi in bancarotta. I quotidiani e telegiornali hanno martellato questo mantra incessantemente, siamo tutti convinti che quell’esempio sia vergognoso, e gli Stati più sciuponi come Italia, Portogallo, Irlanda e Spagna (assieme a Grecia soprannominati PIIGS, e in inglese PIG è maiale...) sudano oggi ghiaccio per il timore di finire come Atene. Ma Atene era veramente questa pecora nera? No, per nulla. Uno studio degli economisti americani Dimitri B. Papadimitriou, L. Randall Wray e Yeva Nersisyan, pubblicato dal Levy Economics Institute of Bard College, ha dimostrato che: il debito greco è dovuto in maggioranza alla recessione economica mondiale, cioè calo PIL, calo tasse, e aumento conseguente di aiuti statali ai lavoratori in difficoltà di cui la Grecia non ha colpa– non è vero che il reddito pro capite greco è alto, ed è invece uno dei più bassi d’Europa – lo Stato Sociale greco spende pro capite in media 3.530 euro contro i 6.251 della media europea – i costi amministrativi greci sono inferiori a quelli tedeschi o francesi – la spesa dello Stato fino al 2005 era sotto la media OECD – la spesa pensionistica era in linea con quella tedesca e francese, nonostante si favoleggi di pensioni baby elargite come caramelle. Dunque? La realtà è che in Europa esiste una potenza economica, la Germania, che ha tutto l’interesse a scardinare gli altri Stati per crearvi poi sacche di povertà e di conseguenza manodopera a basso costo (i dettagli in IL PIU’ GRANDE CRIMINE). Ecco perché Berlino strilla contro la Grecia ‘spendacciona’ soffiando sul fuoco del suo debito/deficit. Ma in ciò la Germania è anche disgustosamente ipocrita, perché il motivo per cui essa oggi gode di un’eccedenza di conti correnti (è in attivo) sta proprio nel fatto che vi sono Paesi in Europa che le comprano le merci a tutto spiano spendendo troppo, fra cui la Grecia.
Questi sono solo alcuni accenni al disastro (creato di proposito) dell’invenzione dell’euro e conseguente riduzione in sostanziale schiavitù da debito e da mercati di capitali di 16 nazioni europee. Lo studio di Dimitri B. Papadimitriou, L. Randall Wray e Yeva Nersisyan si chiude come queste parole: “Nonostante gli sforzi disperati del governatore della BCE Jean-Claude Trichet per mantenere lo show a luci accese, la disintegrazione dell’euro è solo una questione di tempo. Non dobbiamo consolarci per nulla con il salvataggio della Grecia, poiché la tragedia generata dalla crisi attuale è solo all’inizio, e segnerà la morte non solo di una moneta, ma di una visione unitaria dell’Europa”.
In chiusura di questa parte, una precisazione che serve a chiarire un malinteso comune. Si è detto che uno Stato a moneta sovrana non ha limiti di spesa e non sarà mai strangolato dei mercati dei capitali privati. Alcuni a questo punto obiettano che “anche l’Argentina e la Russia avevano moneta sovrana, eppure sono fallite entrambe. Perché?”, e pensano così di aver smontato il costrutto enunciato finora. No, non smontano nulla e la spiegazione sta in un passaggio già scritto in precedenza che ricopio: “Vanno considerati come privi di sovranità monetaria anche quegli Stati che hanno agganciato la propria moneta a un’altra a un tasso di cambio fisso (es. una loro moneta viene sempre cambiata per un dollaro USA). Perché? Semplice: quei governi

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potranno emettere la propria moneta solo nella misura in cui hanno nelle proprie riserve altrettanti dollari. Se ne emettono di più, sono soggetti ad attacchi speculativi che li possono costringere ad abbandonare quel tasso di cambio fisso, e così falliscono (default). Questo ovviamente limita tantissimo la capacità di quei governi di spendere liberamente, come invece possono fare (anche a deficit) i Paesi a moneta sovrana. L’Argentina e la Russia delle drammatiche crisi finanziarie passate erano due casi tipici”.
COSA SONO LE TASSE? CHI LO SA ALZI LA MANO.
Sintesi.
Le tasse di uno Stato a moneta sovrana non servono a dare denaro allo Stato da spendere per il bene pubblico, e così è sempre stato in Italia prima del 2002. Nei 16 Paesi dell’eurozona invece, purtroppo le tasse servono oggi a dar denaro allo Stato per spendere, per il solito motivo che quei Paesi non possono più spendere inventandosi la propria moneta. E’ impossibile che le tasse con moneta sovrana possano pagare alcunché, visto che sono soldi che il governo ha immesso nella collettività e che poi si riprende indietro in percentuale minore. Cioè, se un negoziante investe 100 e incassa 30, come fa ad avere alcunché da spendere? Inoltre, poiché il governo a moneta sovrana s’inventa il denaro da spendere, che senso ha che si complichi la vita per riprenderselo indietro e rispenderlo? Fa prima a inventarsene dell’altro.
Immaginate la spesa dello Stato come un contatore elettronico: quando lo Stato spende, i numerini corrono aumentando, quando lo Stato ci tassa gli stessi numerini scendono, e le cifre spariscono nel nulla. La tassazione distrugge il denaro, tutto qui.
Ma allora, perché gli Stati a moneta sovrana tassano? Tassano per:
1) 2) 3)
tenere a freno il potere economico dei ricchi (non quello della gente comune). limitare l’inflazione. scoraggiare o incoraggiare taluni comportamenti.
4) imporre ai cittadini l’uso della sua moneta sovrana. Infatti, se non esistesse l’obbligo per tutti i cittadini di pagare le tasse con la moneta sovrana di Stato, lo Stato sostanzialmente cesserebbe di esistere.
Chiedete a chiunque la seguente cosa: “A cosa servono le tasse?”. La risposta sarà invariabilmente “A dare denaro allo Stato per il suo funzionamento”. Non è forse vero che è dalle tasse che lo Stato ricava la spesa per la sanità, scuole, infrastrutture o pensioni? L’allungamento dell’età pensionabile non è forse giustificato dalla necessità di raccogliere maggior fondi per la previdenza sociale?
La risposta è no, un secco e chiaro no se lo Stato è a moneta sovrana, come gli USA, la Svezia o il Giappone e l’Italia prima del 2002. Un secco sì per i 16 Paesi dell’eurozona, purtroppo, ma solo da poco. Milioni di adulti italiani non hanno mai saputo che le loro tasse non sono mai servite allo Stato per spendere. E così non lo sanno centinaia di milioni di altri occidentali e non. E’ impossibile che le tasse possano pagare alcunché, visto che sono soldi che il governo a moneta sovrana ha immesso nella collettività e che poi si riprende indietro in percentuale minore. Non dimenticate mai che le tasse vanno obbligatoriamente pagate nella moneta dello Stato, che solo lo Stato ha creato, per cui si tratta proprio di soldi da lui elargiti e che poi gli tornano indietro in parte. Non può in alcun modo poi rispenderli, la matematica non glielo permette. Cioè, se un negoziante investe 100 e incassa 30, come fa ad avere alcunché da spendere? Inoltre, poiché il governo a moneta sovrana s’inventa il denaro da spendere, che senso ha che si complichi la vita per riprenderselo indietro e rispenderlo? Fa prima a inventarsene

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dell’altro. Ciò che in realtà accade è questo: lo Stato a moneta sovrana inventa denaro spendendo, che poi si riprende (in parte) con le tasse distruggendolo, perché si tratta proprio dei soliti impulsi elettronici che viaggiano avanti o indietro. Immaginate la spesa dello Stato come un contatore elettronico: quando lo Stato spende, i numerini corrono aumentando, es. da 234.000 a 234.400 (i c/c di cittadini si gonfiano); quando lo Stato ci tassa gli stessi numerini scendono ad es. da 234.400 a 234.100 (i c/c dei cittadini si sgonfiano). Semplicemente 300 cifre elettroniche sono sparite nel nulla, non possono essere spese. Anche nel caso remoto in cui un cittadino pagasse le sue tasse in contanti, accade la stessa cosa: i contanti finiscono alla BC che li distrugge. Ecco cosa sono le tasse veramente, denaro che sparisce, null’altro, e certamente non un mezzo per racimolare soldi per la spesa dello Stato a moneta sovrana.
Ma allora, perché diavolo uno Stato come gli USA o la GB tassano? Perché Roma tassava prima del 2002? Le ragioni erano e rimangono quattro, di cui una merita un approfondimento, ma vediamole. Lo Stato a moneta sovrana tassa per:
1) tenere a freno il potere economico dei ricchi (non quello della gente comune). Infatti uno dei pochi mezzi che lo Stato ha per impedire alle oligarchie private di divenire immensamente ricche e quindi di spodestare lo Stato stesso è di tassarle. Lo fa troppo poco? Dipende dalle opinioni, ma questo è.
2) limitarel’inflazione.Sièdettoche:inflazione=troppodenaroingiroetroppipochiprodotti. Se ciò accade, lo Stato tassa, si riprende i suoi soldi elargiti spendendo, e drena così l’allagamento di denaro per contenere l’inflazione.
3) scoraggiareoincoraggiaretalunicomportamenti.Sitassal’alcool,ilfumo,ol’inquinamento,esi detassano le beneficienze o le ristrutturazioni, ecc.
4) imporre ai cittadini l’uso della sua moneta sovrana. E’ l’unico modo.
Quest’ultimo va spiegato (in parte già trattato in preced., nda), poiché veramente centrale nella comprensione della moneta moderna. Per fare ciò, sfodero una vecchia storiella tanto cara anche ai signoraggisti, quella del Re che emette moneta:
Il Re stampa la sua moneta (carta, metallo o altro). Con essa si compra ciò che gli pare, e c’è chi dice che questo è ingiusto, poiché il monarca guadagna dalla sua moneta senza dare nulla in cambio. Se questo Re ha un esercito che terrorizza i cittadini ridotti a schiavi, allora l’accusa regge, e il tiranno imporrà la sua valuta a tutti senza nulla concedere in contropartita, lui se la gode gratis, tutti gli altri devono sgobbare per averla. Ma se il Re governa una democrazia dove schiavizzare con le armi non è più possibile, come fa a imporre la sua moneta a tutti? Semplice, lo fa con le leggi, ed esse sanciscono che quella moneta è la valuta nazionale. Ok, ma anche questo stratagemma non è sufficiente a garantire che tutti in quel Paese usino sempre la moneta del Re; infatti chiunque potrebbe inventarsi altre monete locali e sopravvivere senza quasi mai usare quella del monarca. Ma allora perché nei fatti tutti la usano? Perché il Re, sempre attraverso le leggi, impone a tutti i cittadini le tasse da pagare, ed esse vanno obbligatoriamente pagate con la moneta emessa dal Re. Il gioco è fatto, e in effetti se così non fosse, se cioè lo Stato non avesse il potere di tassare con la sua valuta, lo Stato stesso cesserebbe praticamente di esistere. Siccome tutti abbiamo questo obbligo di legge, conviene a tutti lavorare per guadagnare e usare la valuta del Re e non quella di altri feudi locali. E cosa ci dà il Re in cambio? Ci dà il diritto di sbarazzarci dei nostri obblighi finanziari verso di lui con la stessa carta straccia o metallo povero che ha emesso per primo. Dunque le tasse servono a imporre alla cittadinanza nazionale una valuta unica.
Sostituite Re con governo/Stato, e capite tutto. Non esiste altro motivo per cui i cittadini debbano accettare la moneta di Stato, se non le tasse.
Ricapitolando, le tasse dello Stato a moneta sovrana non servono mai a permettere allo Stato di spendere. Ma come al solito, e di nuovo, la musica cambia del tutto per i governi che non hanno 
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moneta sovrana... e qui torniamo ai soliti poveri 16 dell’eurozona. Si è già visto che i sedici non possono spendere emettendo moneta a deficit senza limiti, proprio perché non posseggono alcuna moneta (l’euro non è di nessuno letteralmente). Non possono cioè pigiare tasti al Tesoro o alla BC ed emettere denaro. Per spendere, devono prenderlo in prestito dai privati (si legga il capitolo COME SPENDE UN GOVERNO A MONETA NON SOVRANA: LA UE OGGI), oppure devono tassarci. Decade perciò nella Zona Euro il principio per cui non ha senso che uno Stato tassi per riprendersi indietro lo stesso suo denaro da spendere e che può molto più facilmente inventarsi. Oltre tutto, poiché il debito/deficit dei 16 Paesi dell’euro ora è veramente un debito (si legga il capitolo UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA: ECCOME), e va ripagato sempre, diventa ancor più impellente per questi Stati trovare il denaro per farlo, e il prelievo fiscale serve anche a questo, purtroppo. In sintesi: il governo a moneta sovrana non tassa per poter spendere, perché spende inventandosi il suo denaro; chi invece non ha moneta sovrana non può spendere inventandosi il denaro e deve trovarlo con le tasse o indebitandosi, ma più si indebita più deve tassare per pagare i debiti.
LA PIENA OCCUPAZIONE ERA POSSIBILE.
Sintesi.
La piena occupazione - cioè quel sogno dove non sarebbero esistiti uomini o donne privati della dignità del lavoro o precarizzati - era possibile nelle economie di tutti i Paesi, ma fu stroncata scientemente proprio per schiavizzare milioni e controllarli con la sofferenza.
Il lavoro scientifico in materia economica che offre le basi alla piena occupazione è il merito soprattutto del Prof. L. Randall Wray, docente di economia e direttore della ricerca del CFEPS all’Università del Missouri Kansas City (USA), che ebbe il sostegno del Nobel Paul Samuelson.
Perché allora la piena occupazione non fu mai attuata? Perché ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, ma soprattutto se i cittadini si rendessero conto che i governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa per i gusti del grande capitale privato.
Dagli anni ’20 dello scorso secolo a oggi il grande capitale ha ordito un piano di dimensioni eccezionali proprio per stroncare sul nascere all’interno ogni accenno a quella possibilità. I fatti, nomi, date, e prove nel prossimo capitolo.
Un governo può acquistare tutto ciò che esiste in vendita entro le proprie frontiere, ma anche all’estero, a patto che sia prezzato nella sua moneta sovrana. L’unico limite alla sua capacità d’acquisto è ciò che esiste in vendita prezzato in quella moneta, e NON un limite di spesa. Possono comprare ciò che vogliono, e questo include anche la forza lavoro. Tecnicamente la piena occupazione pagata dallo Stato a moneta sovrana funziona così: il governo stabilisce uno stipendio base decoroso. Saranno creati posti di lavoro e percorsi di formazione al lavoro pagati con quel livello salariale, in particolare impieghi ad alta necessità di presenza umana.
Il settore privato non potrà più spingere i salari a livelli indecenti come oggi sta accadendo, e potrà assumere i lavoratori già formati dallo Stato. I vantaggi per entrambi sono numerosi. Da anni molti privati hanno capito che se chi lavora sta bene anche chi investe ci guadagna, e che la condizione opposta non premia gli investimenti.
Vi sono molte obiezioni che gli economisti delle destre finanziarie sollevano a questo impianto teorico per la piena occupazione, ma sono state tutte smentite. L’opposizione a questo tipo di intervento dello Stato a favore dei disoccupati è, e fu, soprattutto ideologica ed elitaria, e non

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giustificata da reali danni economici che quell’intervento abbia mai portato. Fu un grande crimine di cui più avanti la storia.
Ci stiamo avvicinando al clou di questo saggio, ma occorre comprendere ancora una realtà economica di importanza capitale. La piena occupazione - cioè quell’inimmaginabile sogno dove non sarebbero esistiti uomini o donne privati della dignità del lavoro e del sostentamento dei proprio figli, dove non sarebbe esista l’umiliazione del lavoro sottopagato, dove i precari/flessibili/a chiamata sarebbero stati solo un incubo su cui scherzare, dove violenza domestica e alcolismo o droga e delinquenza non avrebbero mai incancrenito le mura domestiche di un licenziato, dove non sarebbero esistiti bambini col futuro spezzato da una busta paga scomparsa – beh, quel sogno era possibile, pienamente possibile nelle economie di tutti i Paesi, ma fu stroncato scientemente proprio per schiavizzare milioni e controllarli con la sofferenza, col fine di accumulare potere e profitti per pochissimi. Nel prossimo capitolo su IL PIU’ GRANDE CRIMINE darò conto di cosa ci hanno incredibilmente fatto, ora la spiegazione dell’assioma di cui sopra.
Il lavoro scientifico in materia economica che offre le basi alla possibilità della piena occupazione è il merito soprattutto del Prof. L. Randall Wray, docente di economia e direttore della ricerca del CFEPS all’Università del Missouri Kansas City (USA). Con lui oggi lavorano decine di altri colleghi titolati di almeno quattro nazioni. Permettetemi di introdurre il tema con le sue parole:
Se capiamo come funzionano i sistemi monetari, se comprendiamo che il denaro è solo impulsi elettronici o carte straccia inventati dal Tesoro e dalla BC, allora possiamo dire: il governo a moneta sovrana può inventasi tutti gli impulsi elettronici che vuole, con essi può pagare tutti gli stipendi che vuole, comprare tutto ciò che vuole. Possiamo avere la piena occupazione, il business può vendergli tutto ciò che deve vendere se il governo vuole comprarglielo. Può il governo permettersi queste spese? Certo, perché il governo non esaurirà mai gli impulsi elettronici, dunque non farà mai bancarotta; preme un bottone e gli stipendi appaiono sui computer delle banche. L’unico limite è l’inflazione, ma se il governo spende per aumentare la produttività nel settore privato, allora l’inflazione non è più un problema”.
Queste parole, oltre a lasciare increduli tutti voi, suscitano disapprovazione negli economisti classici per motivi che vi saranno chiari nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE e che hanno a che fare con le carriere e il potere. Ma capita che fra i grandi dell’economia qualcuno dotato di libero pensiero riesca a primeggiare, e fu questo il caso del Nobel Paul Samuelson, che appose il suo marchio di approvazione alle idee di Randall Wray con questa dichiarazione:
C’è un elemento di verità nel fatto che il budget di Stato va sempre bilanciato (cioè che lo Stato non spenda come invece teorizzato da Wray, nda). Ma una volta che ci siamo sbarazzati di questa credenza, avremo eliminato la muraglia che ogni società erige contro la spesa fuori controllo. E’ una credenza simile alla religione di una volta, la cui funzione era di spaventare la gente con dei miti affinché si comportassero nel modo voluto dalle usanze accettate. Noi (gli economisti della piena occupazione, nda) abbiamo eliminato la credenza nella necessità che il governo spenda entro dei limiti”.
La prima domanda che chiunque si pone dopo aver letto queste cose è: “Ma se fosse vero che un governo a moneta sovrana (come era anche l’Italia fino al 2002, nda) può spendere come e quanto gli pare, e non solo non creare disastri ma addirittura creare piena occupazione e ricchezza, allora perché non l’hanno mai fatto?”. La risposta è d’obbligo, e di nuovo la formulo con le parole di Wray:
Non è successo perché innanzi tutto ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, cioè non sanno capire che il denaro è solo impulsi elettronici e carta straccia. Poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, cioè: vogliono la disoccupazione, gli piace, gli dà schiere di lavoratori a stipendi sempre più ridotti, e possono competere sui mercati esteri sempre meglio. Ma soprattutto questo, si faccia attenzione: se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i governi, si rendessero conto che i governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa”. (grassetto mio, nda)

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Ed è appunto successo che dagli anni ’20 dello scorso secolo a oggi il grande capitale abbia ordito un piano di dimensioni eccezionali proprio per stroncare sul nascere all’interno delle classi politiche, delle università, nei sindacati e nella popolazione ogni accenno a quella consapevolezza. I fatti, nomi, date, e prove nel prossimo capitolo. Stiamo sulla piena occupazione ora.
I lettori dovranno a questo punto farsi forza delle nozioni apprese finora, in particolare quelle dei capitoli sulla spesa dello Stato a moneta sovrana, su cosa sia la moneta e come funzioni il debito pubblico/deficit di bilancio. Ora spiego come la piena occupazione poteva e può essere una realtà.
Allora: un governo può acquistare tutto ciò che esiste in vendita entro le proprie frontiere, ma anche all’estero, a patto che sia prezzato nella sua moneta sovrana. L’unico limite alla sua capacità d’acquisto è ciò che esiste in vendita prezzato in quella moneta, e NON un limite di spesa. Il governo svedese può acquistare tutto ciò che esiste in vendita in Corone, quello angolano tutto ciò che è in vendita in Kwanza, quello nicaraguense tutto ciò che è in vendita Cordoba, quello cinese tutto ciò che è in vendita in Yuan, ecc. Possono emettere la loro moneta sovrana senza limiti e comprare qualsiasi cosa vogliano se qualcuno gliela vende in cambio di quella moneta, perché come si è già visto il loro debito sovrano potrà essere sempre ripagato pigiando bottoni al Tesoro o alla BC, e in secondo luogo perché si è già detto anche che i governi a moneta sovrana possono spendere per primi senza indebitarsi con alcuno. Possono comprare ciò che vogliono, e questo include anche la forza lavoro. Possono cioè permettersi di impiegare tutti, ma proprio tutti, i disoccupati; essi infatti saranno più che felici di vendere a quei governi il proprio lavoro prezzato nelle relative monete nazionali. Basta che i governi “premano un tasto e gli stipendi appariranno nei computer delle banche”. Ciò significa che nazioni che variano in ricchezza come gli Stati Uniti e il Marocco potevano e possono entrambi eliminare del tutto la disoccupazione, e contemporaneamente arricchire il Paese, senza sforare in eccesso i parametri economici principali. L’Italia dal 1948 al 2002 poteva farlo tranquillamente... pensate solo alle sofferenze indicibili che stanno scorrendo fra queste parole, vissute da milioni di esseri umani, dalle loro famiglie, dei loro bambini.
Tecnicamente, e in sintesi, la piena occupazione pagata dallo Stato a moneta sovrana funziona così: il governo stabilisce uno stipendio cosiddetto di sopravvivenza – esso consente alla persona di soddisfare pienamente le esigenze di un vivere decoroso in quella data economia. Saranno creati posti di lavoro e percorsi di formazione al lavoro pagati con quel livello salariale, nei settori che realisticamente necessitano di presenza umana*, dove lo Stato non risparmierà il meglio del training e dove vi saranno verifiche severe sulle capacità effettive sviluppate dal lavoratore.
*Vi sono settori dove il destino della presenza umana è segnato, inutile dimenarsi. Uno di questi è proprio la produzione di auto, e so di toccare un tasto dolente in Italia. Ma pensate che oggi nella Corea del Sud tutti i nuovi impianti di assemblaggio auto lavorano al buio, cioè proprio le lampadine sono spente, perché non esistono esseri umani al lavoro all’interno di quegli stabilimenti, solo robot. Il futuro della metalmeccanica è questo, inarrestabile, e allora i governi dovranno ricavare dei nuovi settori d’impiego ad alta utilità umana per sopperire a quelle perdite, come per esempio i lavori di utilità sociale sulla popolazione anziana che oggi quasi non esistono, o altri simili, per esempio sulla tutela dell’ambiente ecc.
Il settore privato sarà stretto in una morsa: da una parte gli converrà assumere personale proveniente dall’impiego/formazione dello Stato perché si tratterà di lavoratori già esperti in quelle mansioni e ‘certificati’, invece che, come oggi accade di frequente, gente assunta quasi alla cieca con curricula spesso vaghi o deficitari. Dall’altra non potrà più spingere i salari a livelli indecenti come oggi sta accadendo, poiché perderebbe frotte di lavoratori che emigrerebbero verso l’impiego/formazione dello Stato. I vantaggi aggiuntivi sono: la fine della disoccupazione con la sua mole devastante di danni sociali e umani che non dobbiamo neppure menzionare; la rete di sicurezza dell’impiego/formazione statale in cui i licenziati dal settore privato potranno ricadere con la sopravvivenza garantita, e non essere considerati quindi ‘parassiti’ di elemosine salariali senza lavorare; una collaborazione fra Stato e settore privato per permettere a quest’ultimo di rimanere competitivo sui mercati senza creare disastri sociali, mentre la cittadinanza gioverà della nascita di una serie d’impieghi ad alta utilità sociale/ambientale che

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oggi si stanno rendendo sempre più urgenti. Infine un elemento cruciale che necessita di una spiegazione.
Ogni anno il World Economic Forum stila una graduatoria delle nazioni più appetibili per gli investimenti e più competitive nel business; le pagelle sono pubblicate nei suoi Global Competitiveness Reports. La sorpresa per il lettore è quella di scoprire che per anni, e cioè fino alla catastrofe del crollo dell’euro, la nazione considerata come il paradiso assoluto degli investitori è stata la Finlandia, cioè forse il Paese dove le reti di protezione statali sono le più forti del mondo. E nelle 10 posizioni di testa troviamo ancora oggi 5 nazioni scandinave, sempre quelle dello Stato protettore dei cittadini. Ciò sorprende, poiché al contrario siamo abituati a sapere che il business corre a investire là dove i salari sono selvaggiamente bassi, dove lo Stato non interviene a proteggere i lavoratori, dove le regolamentazioni governative sono inesistenti. Il motivo per cui un covo di falchi finanziari privati come il World Economic Forum ha premiato un Paese dove la mano dello Stato è onnipresente è proprio che essa fornisce un ambiente di sicurezza sociale, di stabilità della forza lavoro, e di benessere generali da garantire agli investimenti di fruttare al massimo. In parole povere: hanno capito che se chi lavora sta bene anche chi investe ci guadagna, e che la condizione opposta non premia gli investimenti. Non per nulla la famigerata Cina del lavoro da schiavi figurava l’anno scorso al ventinovesimo posto. Tutto ciò ci serve a capire che fra i vantaggi della piena occupazione a spese dello Stato, vi sarà anche un flusso positivo di investimenti, che di nuovo apporteranno ricchezza al Paese.
Le obiezioni che gli economisti delle destre finanziarie sollevano a questo impianto teorico per la piena occupazione sono le seguenti, e gli diamo un’occhiata solo per dovere di completezza. Primo, dicono che un governo non può permettersi un simile esborso; non vero, infatti si è dimostrato in precedenza che lo Stato a moneta sovrana non ha praticamente limiti di spesa. Secondo, gridano al pericolo inflazione, poiché le migliori condizioni economiche dei lavoratori li porteranno a spendere di più, immettendo molto denaro in giro; come già spiegato più volte in precedenza, l’inflazione è l’unico limite vero alla spesa a deficit ma si controlla agevolmente con la nuova ricchezza prodotta dalla quella spesa, o tassando. Terzo, affermano che i Paesi meno ricchi dovranno indebitarsi in dollari poiché i lavoratori meglio pagati vorranno acquistare molti più prodotti stranieri (cellulari, pc, auto ecc.); può accadere, ma in quel caso il Paese povero avrà l’opzione di vendere sui mercati la propria moneta sovrana – che emette a costo zero - in cambio di dollari. Troverà così i dollari necessari a finanziare l’aumento di spesa, indebitandosi solo con se stesso. Tenete conto che non di rado i mercati di capitali sono interessati ad acquistare valute di nazioni meno ricche pagandole in dollari, al fine di diversificare gli investimenti o perché sono importatori di beni da quel Paese, oppure perché credono in un apprezzamento di quella moneta a breve. Il rischio della vendita della propria moneta per acquisire dollari è quello della svalutazione, cioè essa crolla di valore, ma di sicuro quel rischio è preferibile alla classica trappola micidiale del prestito di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale, che come è noto finirà per divenire di fatto il creditore/padrone di quello Stato, infliggendo sofferenza inaudite (il terribile capitolo del Debito del Terzo Mondo). Infine, non si comprende comunque la logica anti-umanitaria di chi dice che è meglio per uno Stato avere una massa di disperati senza lavoro piuttosto che rischiare un indebitamento estero o una svalutazione della moneta. Quarto argomento contro la piena occupazione è che i tassi di cambio della moneta andranno al ribasso, cioè la moneta sarà più debole contro le altre sui mercati di cambi. Questo accade per via del solito aumento di redditi e conseguente aumento di importazioni. Chi importa molto ed esporta poco ‘allaga’ i mercati con la propria moneta più di quanto incassi con altre monete, e così questa perde di valore. Risposta: prima di tutto domandiamoci se vale la pena avere la disoccupazione con le sue nefaste conseguenza sociali ed economiche pur di mantenere una valuta forte, che avvantaggia solo i ricchi che possono così acquistare all’estero a prezzi di vantaggio, mandare i propri figli a studiare in Svizzera per meno, o speculare sui mercati, mentre l’export di tutto il Paese collassa. Ma si può rispondere che con la piena occupazione aumenta anche la produzione domestica che diminuirà non solo l’inflazione ma anche il bisogno di importare da fuori alcuni beni, per cui meno ‘allagamento’ di propria moneta sia all’interno che all’estero; poi, una forza lavoro più contenta e meglio formata attirerà gli investimenti in monete forti, che di nuovo

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diminuiranno il bisogno di usare la valuta di Stato per l’import. Tutto ciò manterrà una buona stibilità dei prezzi. Quinta e ultima obiezione: il governo centrale non riuscirà mai a gestire un controllo efficace delle risorse su tutto il territorio nazionale. La soluzione in questo caso è di de localizzare alle regioni la gestione dei programmi di piena occupazione, ma solo la parte per così dire anagrafica, non quella dei soldi, che rimarranno elargiti solo dal governo.
E’ importante capire - anche con la finalità di comprendere meglio uno dei criminosi disegni che descrivo nel prossimo capitolo - che l’opposizione a questo tipo d’intervento dello Stato a favore dei disoccupati è, e fu, soprattutto ideologica ed elitaria, e non giustificata da reali danni economici che quell’intervento abbia mai portato. L’ideologo sciagurato del principio secondo cui meglio avere
lavoratori pagati da fame o addirittura disoccupati piuttosto che avere inflazione (meno stipendi = meno spesa dei cittadini; meno spesa dei cittadini = meno denaro che ‘allaga’ i mercati e più prodotti invenduti, quindi meno inflazione, nda) fu l’economista Milton Freedman negli anni ’60. In realtà la disoccupazione faceva il gioco di ben altri interessi, che volutamente ignorarono le evidenze economiche e sociali più lampanti, come il fatto che le masse dei disoccupati in primo luogo abbassano il PIL del Paese, perché tutta quella gente se stesse lavorando produrrebbe ricchezza in più che così non c’è, e in secondo luogo portano alle piaghe dell’alcolismo, crimine, violenze di ogni tipo, danni alla salute, che poi costano alla collettività miliardi; infine, è ormai chiaro da decenni che le crescite economiche forti secondo i modelli privatistici non hanno mai ridotto la disoccupazione, visto che la forza lavoro è sempre meno impiegata a causa dell’aumentata produttività dei singoli dipendenti e a causa dell’automazione del lavoro. In parole povere: disoccupati e disperati dovevano esistere perché faceva comodo a pochi, e non perché non se ne poteva fare a meno.

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IL PIU’ GRANDE CRIMINE, LA STORIA NEI DETTAGLI.
(Si ricorda ai lettori che alcuni punti chiave di questo racconto saranno incomprensibili se non si è prima visto quanto spiegato nei capitoli precedenti, nda)
Conobbi Antonio in un corridoio del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano nel 2000. Abruzzese, settantadue anni, assisteva la moglie morente che aveva accettato un’ultima chemioterapia azzardatissima. Antonio parlava con voce afona ma non monocorde, anzi, ti portava con lui nel racconto, noi stavamo seduti su una panca, i suoi gomiti appoggiati sulle ginocchia, la testa bassa che solo di rado si girava per guardarmi. Era stato un bell’uomo, io non vidi mai la sua sposa. Ricordo bene tre momenti di quello scambio. Lui aveva mille volte pregato la moglie di non andare a lavorare, per i figli soprattutto, ma a pensarci oggi, diceva, era una premonizione la sua. La donna infatti accettò un posto da operaia in un capannone che assemblava, tagliandoli, dei lastroni pensanti. Amianto. Ma era il 1971, chi lo sapeva? Se solo lei l’avesse ascoltato, mi disse Antonio, ma lei sognava il boom economico, non avevano la lavatrice in casa, i bambini non vestivano come gli altri a scuola, ci voleva quello stipendio in più, era quel sogno, capite? La seconda cosa che mi è rimasta fu la descrizione di come lui, operaio a Torino, affittava un posto letto assieme ad altri due, un unico posto letto, perché uno ci dormiva la mattina, l’altro il pomeriggio, e l’ultimo la notte, a seconda dei turni. Spesso uno dei tre doveva stare sveglio per forza. La terza cosa: è un grido sordo ma tremendo che sentivo dentro, che mi scuoteva la testa, perché non è giusto, perché è ignobile che un sogno così modesto e legittimo si debba pagare con la vita e con così tanta sofferenza. Non solo quella di oggi, ma anche quella di allora, cioè tutti quei giorni unici e irripetibili in cui quei due innamorati furono costretti a sentirsi da una cabina telefonica se andava bene, e dove ciascuno la notte dormiva solo, mai un bacio, mai far l’amore, mai quella voce lì accanto pronta a sorreggerti quando c’era bisogno. E quei bambini senza padre, che dovevano fare i conti persino con le merende. Quei bimbi che futuro hanno avuto in quelle condizioni?
Sono milioni, furono milioni. In Italia, in Francia, in Belgio, in Gran Bretagna, ovunque, anche nel mondo ricco. La donna di Cockfosters, a Londra, che raccolsi in mezzo alla strada lungo la Mount Pleasant perché stava collassando dal pianto, metà volto tumefatto dai pugni di qualcuno. L’accompagnai in banca, e dovetti assistere alla scena forse più straziante che ricordi in tempo di pace. Lei che supplicava un semplice cassiere di estenderle lo scoperto del conto. Lui in imbarazzo sotto i singhiozzi di lei sempre più insopportabili da udire. La fecero scortare fuori. Il marito disoccupato da tre anni e alcolizzato la picchiava. Lei ora doveva tornare da lui. Balbettai di rivolgersi ai servizi sociali... stolto, erano gli anni di Margaret Thatcher, i servizi languivano dalla fame essi stessi. Immaginare cosa sarebbe stato per lei rientrare in casa mi era disgustoso; offrii di accompagnarla, mi disse che era inutile, tanto poche ore dopo sarebbe comunque accaduto. “Abito qui al 119, se hai bisogno vieni a bussare”, aggiunsi io a quel punto, il suo appartamento nelle Council Houses pubbliche era a pochi passi, ma nell’anima sperai con tutto me stesso che non accadesse mai. Chi attende con animo disinvolto la visione dell’orrore? Non so che fine abbia fatto.
Sono milioni, furono milioni. Vissero così e vivono oggi così non per destino di natura, ma per una decisione presa a tavolino da coloro che fra poco conoscerete. Dovevano soffrire, devono soffrire, a milioni, perché dovevano vivere nel bisogno, nella carenza istituzionalizzata, dovevano lavorare come schiavi, avvelenarsi il vivere e consumarsi nell’invidia dei privilegiati. Poi morire. Così li avrebbero neutralizzati. Fosse anche per le poche vite citate qui sopra, i mandanti di un simile crimine, nella realtà esteso a tutto il mondo occidentale, dovrebbero essere processati in una nuova Norimberga. Ma ciò che hanno ordito è persino peggiore di quanto vi ho appena accennato. E’ di sicuro il Più Grande Crimine dal dopoguerra a oggi in Occidente. Eccolo.

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Il Tridente che aveva cambiato la Storia.
Se un adolescente mi chiedesse qual è la differenza più marcata fra il mondo antico e quello moderno, gli risponderei ben lontano dalle ovvietà come la tecnologia. Gli direi che la differenza cruciale, quella che ha maggiori conseguenze oggi, è che nel mondo antico il Vero Potere non doveva nascondersi. Oggi invece il Vero Potere è occulto, quasi nessuno lo conosce, deve nascondersi. Luigi XIV, Richelieu, il Metternich o la Regina Vittoria erano alla luce del sole, i loro imperi e posizioni erano conosciuti, le loro decisioni venivano enunciate a gran voce. Ti opponevi? Bastavano truppe e baionette, camere di tortura e corde saponate, la Cayenna, o le colonie penali negli oceani, e via, sparivi, sparivano in cento, mille alla volta. Ma non v’era neppure così tanto bisogno di usare la violenza, semplicemente perché il popolo manco osava immaginare di poter scalfire il Vero Potere. Esso era alla luce del sole.
Nell’epoca contemporanea, invece, il Vero Potere sta nascosto, e ciò che tutti noi abbiamo memorizzato come il potere - cioè la politica nazionale, gli amministratori, i magistrati, le caste professionali e persino le mafie – sono solo il ‘Cortiletto del potere’, vale a dire una rappresentazione fittizia del potere che il Vero Potere ci mette davanti agli occhi affinché tutti noi guardiamo ossessivamente da quella parte e non dalla sua. Lui, il Vero Potere, deve operare indisturbato nel silenzio. In metafora, ciò che siamo abituati a riconoscere come il potere non sono altro che i fuochi fatui, la massa putrescente sta sotto terra, occulta. Ma attenzione, perché quanto appena detto ha anche implicazioni cruciali per tutta la sfera della lotta civica, in particolare per l’annosa domanda che tutti ci poniamo dopo essere venuti a conoscenza di uno scandalo o di un misfatto: “E cosa possiamo farci?”. Perché risulta lampante che se tutti voi nell’intento di combattere il Sistema venite da decenni dirottati contro un falso potere, contro un potere da quattro soldi che nasconde dietro di sé il Vero Potere, cosa mai otterrete? Vanno conosciute le Vere fonti del Potere innanzi tutto, e questo scritto serve anche a ciò.
Ma veniamo al motivo per cui il Vero Potere oggi si nasconde.
Si parlava dei potentati assolutistici dell’era antica. Sappiamo tutti che a un certo punto della Storia le idee di un nugolo di uomini ‘illuminati’ scalfirono quello stato di fatto millenario, lentamente, ma accadde. Non tante idee, solo tre fondamentali: vi sarebbe dovuto essere uno Stato, un popolo che lo legittimava con libera scelta, e dalle leggi che esso promulgava nel nome del medesimo popolo. Tutto qui. Tre idee. Stato, leggi e popolo coordinati. Un Tridente, proprio un’arma con cui ricacciare nel dimenticatoio della Storia migliaia di anni di dominio assoluto di poche elites su popoli marginalizzati senza speranza. E quell’arma era potentissima, la più potente arma mai ideata dell’essere umano, perché si badi bene che non v’è nulla al mondo che uno Stato con le sue regole legittimate da una maggioranza non possa cambiare, distruggere, fermare, contenere. Nulla in assoluto. Sto parlando della nascita delle democrazie partecipative, quelle in cui i cittadini partecipavano in numeri variabili, ma talvolta consistenti, alla vita pubblica.
E accadde così che per almeno duecento cinquant’anni il Vero Potere arretrò di fronte a quelle idee, lento ma inesorabilmente, con pause anche devastanti come le grandi guerre, ma furono solo pause. Si arrivò in tal modo all’alba del XX secolo, il centennio che vedrà il potere del Tridente arrivare al suo culmine intorno agli anni ’70. A quel punto il trionfo di Stati, leggi e popoli partecipativi aveva ormai costretto il Vero Potere a nascondersi del tutto. Non era infatti immaginabile che nella modernità una voce oligarchica con fini di egemonia, di distruzione del bene comune e della cittadinanza potesse ancora solcare la vita pubblica e reclamare arrogante ricchezza e privilegi.
Ma già all’inizio di quel secolo, qualcuno aveva iniziato a tramare un cambiamento di proporzioni epocali: niente meno che la rivincita delle elites di potere per ricacciare a loro volta Stati, leggi e popoli nel dimenticatoio della Storia. Cioè, distruggerli. E ci sono riusciti, seminando lungo il percorso il Più Grande Crimine.

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Quei cinque uomini.
Si chiamavano Walter Lippmann, Edward Berneys, intellettuali americani; Robert Schuman, Jean Monnet, Francois Perroux, politici ed economisti francesi. Negli anni compresi fra il 1920 e il 1945 essi, indipendentemente gli uni dagli altri, partorirono le idee per il ribaltamento di 250 anni di Storia. Ripeto: si doveva annientare il Tridente, esso era il pericolo assoluto per le moderne oligarchie assolutiste, cioè annientare Stati, leggi e cittadini. Questi ultimi erano la massa pachidermica che sedeva nel mezzo del percorso di riscatto, e alla sua neutralizzazione pensarono Lippmann e Berneys. Considerati nel loro tempo come intellettuali ‘progressisti’, le cui idee arrivarono contigue persino all’amministrazione Kennedy, essi sapevano bene che i tempi delle baionette e della Cayenna erano finiti, ahimè, e altro bisognava inventarsi per riportare il popolo alla sua ‘giusta’ posizione ai margini. Lippmann si espresse senza mezzi termini nel definire chi siamo noi cittadini: “meddlesome outsiders” ci definì, ovvero degli outsider rompicoglioni. Mica nulla di meno: noi persone e famiglie eravamo ai suoi occhi un’appendice fastidiosa fra i ‘cosiddetti’ del Potere. Già nel 1914 questo uomo aveva lasciato scritto nelle pagine del suo Drift and Mastery come il crescente potere del popolo minacciasse l’ordine capitalistico. Fra l’altro, sarà proprio in occasione di una conferenza europea nel 1938 in cui Lippman era ospite d’onore che il termine neoliberismo fu coniato per definire il gran riscatto dei liberisti economici messi in ombra dal Tridente fin dagli albori del XX secolo.
In Europa, Schuman e Monnet ricalcavano alla perfezione quei concetti quando sostenevano che il sistema futuro avrebbe dovuto essere una gerarchia di ordini con supremazia assoluta delle elites sulla “massa ignorante”. Ma furono le idee dei due americani a fare il grosso del lavoro. Essi s’inventarono l’arma letale, quella che in pochi anni avrebbe realmente disabilitato la partecipazione democratica dei cittadini, intontendoli, drogandoli, eliminandoli dalla scena. Eccovi sfornate l’Esistenza Commerciale e la Cultura della Visibilità massmediatica, che erano le due ammiraglie dell’industria della fabbricazione del consenso per cui i due statunitensi sono passati alla Storia. Come si vedrà più avanti, questi concetti furono poi ripresi e rilanciati con assoluto vigore da altri uomini, per approdare a ciò che chiunque di noi oggi ha davanti a sé: masse inerti di cittadini che a milioni e milioni agiscono come robot la cui unica aspirazione è acquistare oggetti e adorare i ricchi e i famosi, anche quando le loro condizioni di vita obiettive sono ormai al limite della schiavitù, incapaci di un guizzo di attivismo persino quando sono minacciati dalla malattia terminale o dalla distruzione delle sopravvivenza della specie. Dell’Esistenza Commerciale e della Cultura della Visibilità massmediatica sottolineo solo alcuni cardini, mettendo però in rilievo il micidiale coordinamento con cui agiscono: la prima porta gli individui a impiegare una fetta sempre crescente del loro tempo per acquisire mezzi per acquisire beni che gli acquisiscano autostima. Il motivo per cui vi è questo opprimente bisogno di confermare l’autostima sta nella seconda, che fin dalla più tenera età insegna ai cittadini che per Essere si deve essere Visibili, cioè contare, cioè essere ‘qualcuno’. I Visibili possono, ottengono, sono amati da molti e rispettati, hanno personalità riconosciute, sono vincenti, gli è permesso tanto. I non visibili non sono, proprio non esistono, non contano, non hanno potere, di amore ne vedono pochissimo, sono indistinguibili, sono la ripugnante massa, essi pagano sempre tutto, non gli sono concesse scappatoie. E chi si sente la massa non si piace, poiché viene perennemente sospinto al paragone coi Visibili dal martellamento massmediatico. Questo gli distrugge l’autostima. Ma senza autostima un essere umano non respira, soffoca, farà di tutto per ottenerla, si sente cioè una nullità. Ed ecco che di nuovo torna in gioco l’Esistenza Commerciale, che sussurrerà all’orecchio degli invisibili che se si vestiranno in un certo modo, che con quell’auto, che frequentando quel locale o acquisendo oggetti a ripetizione, ma ancor più se riusciranno a far parlare di sé, essi si avvicineranno ai Vip, ai Visibili, e la loro autostima sarà risollevata dalla polvere della massa. Non è necessario qui elencare i conseguenti comportamenti di milioni di esseri umani, che si perderanno nello sfoggio di un certo paio di occhiali o nella corsa al denaro, persino nell’uso della violenza demenziale (uomini) e nell’umiliazione del proprio genere (le donne) pur di apparire o di esser citati una volta nella vita in Tv. Prede cioè senza speranza della trappola sopra descritta. Si aggiunga poi che, nello sforzo economico per accedere alle simulazioni di visibilità, gli individui s’impegneranno in ogni sorta di trappola finanziaria che in un circolo vizioso li incatenerà al sistema che li vuole annientare.

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In questo processo le persone smarriscono ogni indipendenza di pensiero e di comportamento terrorizzate di perdere quel fittizio treno dell’autostima, ma soprattutto la loro energia mentale e di vita sarà quasi o spesso interamente assorbita, cioè annullata, da quello sforzo. La fine dei cittadini partecipativi. Oggi infatti, l’Italia che con mezzi di comunicazione rudimentali e governata da un monoblocco di potere ecclesiastico metastatizzato ovunque riuscì a ribaltare il proprio destino con divorzio e aborto, cioè l’Italia che partecipava, è un sogno talmente remoto che non è raro trovare giovani nati anni dopo che stentano a crederci. Oggi, nell’era dell’apatia istupidita di lavoratori e sindacati a fronte della precarizzazione del lavoro – attenzione: hanno precarizzato una condizione essenziale alla sopravvivenza dell’essere umano, esattamente come se ci avessero precarizzato i globuli bianchi, hanno cioè “reso plausibile l’inimmaginabile” – il fermento delle classi lavoratrici che permisero a Giacomo Brodolini e Gino Giugni di emanare in Italia il più avanzato Statuto dei Lavoratori di tutto l’Occidente (02/05/1970) sembra una fantasia. Oggi, a fronte dell’erosione degli stipendi reali in tutte le nazioni del G8 (negli USA ristagnano dal 1973 ininterrottamente) con picchi di povertà in crescita fino a oltre l’11% della popolazione, ben 12.000 miliardi di dollari sono stati regalati a una cricca di criminali bancari che ci ha appena rovinati (sono 800 finanziarie italiane messe assieme); ciò è accaduto senza che un singolo scontro fra cittadini e polizia avvenisse a Roma, New York o Berlino. Questo siamo noi ora, noi “meddlesome outsiders”. In altre parole, il piano Lippmann e Berneys ha trionfato: siamo ai margini, inebetiti, ci hanno eliminati. Non so se i lettori si rendono conto della gravità di questo.
Mancavano le altre due punte del Tridente, gli Stati e le leggi. Qui fu il piano di Robert Schuman e Jean Monnet a portare un tocco assai più micidiale al progetto delle elites internazionali. Specificamente, i due economisti francesi curavano gli interessi di un conglomerato industriale franco-germanico (che si badi bene è ancora oggi il padrone di fatto dell’Europa, colui che ne guida i destini), il quale mirava a dominare le industrie europee imponendo il proprio volere in Italia, Portogallo, Spagna, nei Paesi scandinavi e nel Benelux. Costoro sognavano negli anni precedenti la seconda guerra mondiale una struttura continentale dove grandi masse di lavoratori sottopagati, fluttuanti in vari Stati i cui governi lasciavano briglia sciolta al business senza troppo interferire, garantissero costi di produzione bassi rendendo quel blocco economico una potenza mondiale delle esportazioni. Naturalmente, al fine di rendere in stato di quasi schivitù quei lavoratori occorreva mettere in pratica una serie di misure economiche atte a mantenere bassa l’inflazione (cioè impedire agli Stati sovrani di spendere a deficit a favore del popolo, nda), a soffocare i consumi dei cittadini e creare quindi deflazione (cioè pochi spendono e i prodotti rimangono invenduti sui mercati, nda), e a tenere tutti in un perenne stato d’incertezza economica attraverso finzioni e falsi allarmi. Infine, la cosa più importante era di arrivare a esautorare i governi stessi, renderli più piccoli e ricattabili. Ma per fare cose di questa posta, particolarmente nel pieno dell’epoca del trionfo delle democrazie partecipative, si rendeva necessario un piano epocale di una intelligenza al limite del diabolico. Lo ottennero. Esso porterà il nome di Unione Europea, Unione Monetaria Europea, Il Fantasma del Debito Pubblico, le Istituzioni Sovranazionali, e Il Tribunale Internazionale degli Speculatori e Investitori. Non per nulla fu proprio dal cosiddetto ‘piano Schuman’ che nascerà nel 1951 la prima forma larvale di unione europea, cioè la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio). Ma andiamo con ordine.
Avete un’idea di quando furono pensati l’euro e la Banca Centrale Europea (BCE)? Sapete con quale finalità esatta? Sappiamo che il trattato fondamentale della moderna Unione Europea è quello di Maastricht del 1993. Esso mise le basi anche per la futura moneta unica. Possiamo allora immaginare che furono gli anni ’80 a partorire l’euro e la BCE? No. Euro e BCE furono il parto della pianificazione del quinto uomo, l’economista francese Francois Perroux nel 1943. La motivazione? Quella che ci hanno venduto solo pochi anni fa politici e giornalisti è stata l’ovvia menzogna della creazione di una moneta forte come sfida all’egemonia del dollaro. Nella realtà lo scopo era diametralmente opposto: Perroux, e altri che vedremo fra poco, volevano togliere agli Stati il potere di gestire la propria moneta sovrana come condizione essenziale per distruggerli, perché senza la capacità di emettere moneta “lo Stato perde interamente la sua ragion d’essere”. Se poi a questa esautorazione drammatica, del tutto avveratasi

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l’1 gennaio 2002 nei 16 Stati più ricchi d’Europa, si aggiunge anche l’idea dei pianificatori di creare corpi sovranazionali col potere di imporre leggi, regole e ricatti di ogni sorta e tipo agli Stati e ai loro parlamenti e/o sistemi giudiziari, col potere persino di scavalcare le Costituzioni degli Stati – divenuta realtà con l’Unione Europa, Trattato di Lisbona, Organizzazione Mondiale del Commercio, Mercati dei Capitali d’Investimento et al. – allora diviene chiaro come essi furono in grado di portare a compimento un disegno egemonico che appariva grottescamente impossibile anche solo 40 anni fa. Appare chiaro come riuscirono a distruggere le rimanenti due punte del Tridente, cioè gli Stati e le leggi. (per un approfondimento di come avviene l’esautorazione dei parlamenti/Stati/Costituzioni nella UE si legga http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139)
Va ricordato ai lettori che in quelle decadi fatidiche che vanno dagli anni ’20 del XX secolo agli anni ’50, mentre i sopraccitati ordivano ciò che sappiamo, il mondo occidentale viveva al contrario proprio lo sbocciare d’idee e di sistemi economici perfettamente conseguenti al progressivo trionfo del Tridente per 250 anni consecutivi. Furono gli anni delle nascite degli Stati sociali, il welfare, dell’organizzazione in massa del sindacalismo, dell’intervento dello Stato nelle economie per creare ricchezza, ed è superfluo citare il New Deal di Roosevelt negli USA o le grandi nazionalizzazioni in Europa. Ma si ricordi anche il tentativo di riscossa dei Paesi del Terzo Mondo che passò dagli esordi della conferenza dei Paesi non allineati a Bandung nel 1955, alla nascita in sede ONU del New International Economic Order nel 1974, cioè lo scatto di dignità del Sud del mondo per difendere i diritti fondamentali dei poveri e riacquisire le loro ricchezze naturali depredate in secoli di colonialismo. A fornire un impianto scientifico economico a questo fermento eccezionale erano le idee in particolare di un economista inglese di nome John Maynard Keynes. Keynes aveva partorito veramente un altro mondo possibile, aveva pensato a tutto con una competenza e con un rigore accademico encomiabili, ed ebbe giustamente un grande successo per qualche anno in buona parte del mondo, influenzando schiere di economisti e relativi governi. Per esempio, Keynes aveva immaginato la creazione di un’organizzazione mondiale per regolamentare i commerci chiamata International Trade Organization (ITO), una banca centrale mondiale chiamata International Clearing Union (ICU), e una valuta per i commerci da estendere a tutti i Paesi chiamata Bancor. In breve: l’ITO metteva al centro dei suoi principi la piena occupazione e lo sviluppo sociale, non solo i profitti, riconoscendo la Carta dell’ONU; gli standard lavorativi migliori erano da rispettare ovunque; gli investimenti esteri venivano disgiunti dal ricatto politico; le nazioni povere potevano usare il protezionismo per difendere le proprie economie fragili, mentre i ricchi non potevano più truccare i prezzi dei propri prodotti agricoli con i sussidi di Stato che tagliano le gambe ai produttori del Sud che non li possono avere. Ma ancor più geniale era il funzionamento dell’ICU e del Bancor. Come sapete, una delle più gravi storture delle economie viene soprattutto dal fatto che ci sono Paesi che vendono tanto ma importano poco, e quelli che vendono poco ma devono importare tanto. I primi incassano troppi risparmi, i secondi s’indebitano fino alla rovina in certe condizioni. Keynes aveva la soluzione per questo problema: il Bancor diveniva la moneta obbligata per gli scambi commerciali, e tutte le nazioni alla fine dell’anno avrebbero portato i propri conti alla ICU; quelle che avevano venduto troppo e comprato troppo poco erano multate, e così quelle che avevano fatto il contrario; ma la novità era che venissero punite anche le prime, e aveva senso, perché esse non comprando finivano per impoverire altri Paesi che di conseguenza non vendevano. La soluzione per i multati era virtuosa: chi comprava troppo poco correva a comprare da chi vendeva troppo poco, e viceversa. Pareggio. Come si può capire, il modello Keynesiano era basato sul principio sacrosanto che l’interesse della collettività viene sempre per primo, conviene a tutti. In particolare poi, egli sposava appieno la teoria della spesa a deficit dello Stato a moneta sovrana come arricchimento dei cittadini.
Ma la sconfitta del nuovo mondo possibile di Keynes era segnata. Essa trovò il suo inizio in un evento di grande rilevanza economica mondiale, cioè la conferenza per gli assetti monetari internazionali di Bretton Woods del 1944. Senza dilungarsi nei dettagli, basti sapere che essa decreterà la fine del gold standard (sistema aureo) per diverse monete nel mondo eccetto che per il dollaro che rimase

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convertibile in oro, mentre le altre monete venivano agganciate ad esso (il gold standard è in vigore quando una moneta può essere convertita in oro su richiesta del cittadino in qualsiasi momento, letteralm. uno può recarsi in banca ed esigere un pezzetto di oro per le banconote che ha in tasca – essere agganciati al dollaro significa che una data unità della propria moneta viene cambiata sempre per lo stesso valore in dollari, nda). Seduti al tavolo negoziale uno di fronte
all’altro vi erano John Maynard Keynes e l’economista americano Harry Dexter White, ovvero due mondi inconciliabili, due visioni dell’umanità all’opposto, due destini per tutti noi totalmente diversi. Keynes ne uscì sconfitto, con l’innesco di un effetto domino che ne emarginerà le idee progressivamente nei successivi trent’anni fino alla loro sparizione, lasciando la strada libera al devastante progetto di Lippmann, Berneys, Schuman, Monnet e Perroux.
Il piano accelera esponenzialmente.
Non a caso le idee atte a distruggere Stati, leggi e cittadini fecero presa ben presto su altre elites del potere finanziario ben oltre l’originario blocco franco-germanico, quindi oltre il progetto Unione Europea ed Euro. Quelle elites miravano anche a sottomettere gli USA, la Gran Bretagna, e altre vaste zone emergenti come il sud est asiatico. Dunque gli oligarchi delle corporate rooms del mondo capirono che esse andavano finanziate a tutto spiano, il che significava far sì che potessero infiltrarsi nei luoghi chiave della creazione del consenso, cioè nelle scuole di formazione degli economisti e dei dirigenti, nonché nei governi stessi. La macchina degli sponsor partì a pieno regime proprio nei primi anni del dopoguerra e nelle due decadi successive in particolare. Negli Stati Uniti alcune fondazioni note, la Rockefeller, la Olin, la Volcker, la Atlas Research Foundation, il Freedom Network, la Coors Foundation ecc. sborsarono fondi a profusione, seguite in anni successivi dalla Sara Scaife, la Carthage, la Earhart e altre, mentre in Europa i primi sommovimenti in questo senso avvennero attorno a una fondazione oscura di cui quasi nessuno conosce il nome: la Mont Pèlerin Society. Fondata nel 1947 dall’economista austriaco Friedrich Hayek, essa raccolse le idee che avrebbero poi guidato le successive fasi del piano di distruzione di Stati, leggi e cittadini e incoraggiato la nascita di altre Think Tanks (centri di studio) raccoglitrici sia di fondi che di cervelli, fra cui svettano ancora oggi l’Institute for Economic Affairs e l’Adam Smith Institute di Londra. Già allora Hayek immaginava il suo lavoro come quello di chi deve colonizzare capillarmente con le proprie idee il mondo universitario, i media, i governi e il settore privato. In Italia non si perse tempo, e nacquero le fondazioni emuli delle sorelle estere attorno alla seconda metà degli anni ’50. Per esempio la CUOA (1957), dalle cui stanze sono usciti nomi come Mario Draghi, Marchionne, la Marcegaglia, Montezemolo, Profumo, Doris e altri. Seguiranno molte altre, come la Prometeia di Andreatta nel 1974, l’Arel nel ’76, e poi la Adam Smith Society, il CMSS, l’ICER, l’Istituto Bruno Leoni, l’Acton.
Ma se negli anni che abbiamo esaminato, cioè un arco che va dal 1920 circa agli anni ’50, furono messe le basi per il ritorno al potere delle elites sconfitte dal Tridente, e per il Più Grande Crimine di cui fra poco, saranno i successivi vent’anni che, in metafora, vedranno le eliche del progetto sparire per essere sostituite dal jet supersonico. Ed ecco che la nostra narrazione - che come si è visto partì dagli USA di Lippmann e Berneys per approdare in Europa con Schuman, Monnet e Perroux, per poi tornare oltreoceano e di nuovo qui – si sposta di nuovo negli Stati Uniti, dove due economisti stavano rapidamente scalando posizioni per arrivare poi a portare la bordata forse definitiva a tutto ciò che il mondo aveva conosciuto come bene comune e coesione sociale: Karl Brunner e Milton Friedman. Erano entrambi soprattutto monetaristi, e questo è importantissimo da sottolineare perché i lettori devono capire che la gestione della moneta è di fatto il cervello di tutta l’economia, e chi ne decide i destini decide le sorti del mondo. Brunner, di origine svizzera, ebbe un ruolo decisivo nel colonizzare l’Europa, che ancora viveva sotto l’influenza di Keynes, con le idee diametralmente opposte per il nuovo dominio nelle elites, cioè le idee del neoliberismo. Quando vi chiedete “ma come hanno fatto a convincere politici e ministri, giornalisti e docenti a obbedire?”, una delle risposte è Brunner. L’evento chiave della strategia fu la sua conferenza di Konstanz (1970), che mirò proprio a indottrinare i leader europei contro Keynes, e a “migliorare” la qualità dell’insegnamento di economia nelle università europee, specialmente quelle tedesche e svizzere. Milton Friedman, insignito del Nobel per l’economia, fondò

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una scuola di pensiero neoliberale passata alla Storia come “The Chicago Boys”, dall’università dove la sua fucina lavorava. Era un uomo particolare, direi diviso in due: da una parte stava quello che era capace di abbracciare idee sociali avanzate come la depenalizzazione delle droghe, dall’altra lavorò come nessun altro per infliggere al mondo gli orrori del Libero Mercato, e cioè le deregolamentazioni selvagge, le privatizzazioni selvagge e una impietosità selvaggia per le sofferenze di milioni di esseri umani. Lo troveremo consigliere di Augusto Pinochet in Cile mentre le camere di tortura lavoravano a turni di 24 ore, e nome di punta del Progetto Omega dell’Adam Smith Institute di Londra, che teorizzò proprio la distruzione dei governi (il loro “rimpicciolimento”). Ma va compreso che per costoro impossessarsi dell’obbedienza dei livelli alti di politica e amministrazioni fu facilitato anche dall’ignoranza di quei livelli in materia monetaria ed economica. Questo può sembrarvi assurdo, ma non lo è. Cito l’economista francese Alain Parguez, professore Emerito di economia all’università di Besancon, un insider della European Investment Bank del Lussemburgo, profondo conoscitore ed ex consulente dei protagonisti di cui si parla, che mi ha detto: “Pochissimi politici comprendono come funziona il sistema monetario, e la vera natura della Banca Centrale Europea, per cui cascano facilmente nella trappola ideologica delle elites finanziarie. Ad esempio Jean-Claude Trichet (oggi governatore della BCE, nda) quando era direttore del Tesoro francese ignorava del tutto le regole del sistema bancario moderno e dell’economia”.
La macchina da guerra per annientare il Tridente partorì nel 1973 una fondazione che non si può non citare: la Heritage, americana. Fu un giovane sconosciuto attivista di destra a porre la prima pietra, Ed Feulner a Washington. Feulner è uno degli uomini chiave che, come ho scritto prima, sostituirà le eliche del progetto di distruzione di Stati, leggi e cittadini per dotarlo di turbine a jet. Considerava Friedrich Hayek e la sue influente Mont Pèlerin due lumache, e si inventò il marketing moderno delle idee da sparare in primo luogo attraverso i massmedia, da giornalisti prescelti (da noi i vari Furio Colombo, Piero Ostellino o Gianni Riotta...), e poi comprese che se si volevano manipolare i politici bisognava imboccarli. Sì, proprio così, cioè preparargli dei bocconcini ideologici sulle questioni chiave dell’economia facili da mandar giù, rapidi da assimilare, quelli che lui stesso difinì “concetti politici sintetici per legislatori che van di fretta”. Da qui al diventare forse la più influente fondazione del mondo passò poco e la Heritage partorì alla fine degli anni ’70 il percorso stampato per le politiche economiche di Ronald Reagan, cioè per tutti noi, col nome di Mandate for Leadership. E’ difficile riuscire a rendere per i lettori l’idea di quanto potenti e infiltranti furono quelle idee, fin sulle soglie delle case italiane anche delle più lontane province.
Ma un evento storico era nel frattempo accaduto, esso viaggiava parallelo agli sviluppi fin qui descritti, e non molto più tardi i rispettivi binari si sarebbero incrociati saldandosi. Era infatti successo che una mattina dell’estate del 1971 Eugene Sydnor Jr. della Camera di Commercio degli Stati Uniti aveva sollevato la cornetta del telefono e aveva fatto un numero. All’uomo che rispose fu semplicemente detto di stilare il Decalogo della riscossa finale, la riscossa di chi già ben sappiamo. L’impazienza si era impadronita di loro, bisognava correre, perché sia negli USA che in Europa, in particolare in Francia e in Italia, le sinistre radicali stavano debordando fuori controllo. L’avvocato Lewis Powell era l’uomo che aveva risposto a quella chiamata. Egli fu un altro e importantissimo acceleratore del piano per annullarci e sottoporci a sofferenze di vita indescrivibili e volute a tavolino, mentre Stati sempre più intimiditi stavano a guardare obbedienti. Scrisse il suo Memorandum, dove in sole 11 pagine egli dettò quanto segue:
La diagnosi: “(Noi delle destre economiche) non ci troviamo di fronte ad attacchi sporadici. Piuttosto, l’attacco al Sistema delle corporations è sistematico e condiviso”. C’è una “guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società occidentale”. Le regole di guerra sono: primo, tornare a controllare i governi perché “pochi elementi della società americana di oggi hanno così poca influenza sul governo come il business, le corporazioni, e gli azionisti... Non è esagerato affermare che... siamo i dimenticati”. Per sovvertire Stati, leggi e cittadini, le destre

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dovranno avere la forza di “organizzarsi, pianificare nel lungo termine, essere disciplinate per un periodo illimitato, essere finanziate con uno sforzo unificato”. Ovvero, trasformarsi in un esercito di attivisti di micidiale efficacia. La conseguenza di questi semplici concetti sarà enorme: nacque così il mondo delle lobby moderne del potere economico, quelle che oggi eleggono i deputati prima che li eleggiamo noi cittadini pagandogli le campagne elettorali, perché “il business deve imparare che il potere politico è indispensabile, che deve essere coltivato con assiduità, e usato in modo aggressivo se necessario, senza imbarazzo”. E poi: “Chi ci rappresenta deve diventare molto più aggressivo... deve far pressione con forza su tutta la politica perché ci sostenga, e non dovremo esitare a penalizzare chi a noi si oppone”.
Lewis Powell intuì che il futuro decisionale delle società moderne si sarebbe spostato dall’attivismo popolare tipico del dopoguerra ai colletti bianchi sfornati in numeri sempre maggiori dalle università occidentali. Dunque, la forza delle lobby di destra doveva colpire a tutto spiano le università. Le Scienze Politiche erano il primo bunker da espugnare, e le destre economiche dovevano creare un esercito di “docenti che credono fermamente nel sistema delle imprese”. Una volta raggiunta tale meta, “i nostri docenti dovranno valutare i libri di testo, soprattutto quelli di economia, scienze politiche e sociologia”. Nel 1971, all’epoca degli sforzi di Powell, i media erano già centrali ai giochi del Potere, ma non come il Potere avrebbe voluto. E l’avvocato neppure qui si perse in giri di parole: “Le televisioni dovranno essere monitorate costantemente nello stesso modo indicato per i libri di testo universitari. Questo va applicato agli approfondimenti Tv, che spesso contengono le critiche più insidiose al sistema del business”. La stampa e la radio non sfuggono: “Ogni possibile mezzo va impiegato... per promuoverci attraverso questi media”; né le riviste popolari, dove “vi dovrà essere un costante afflusso di nostri articoli”; né le edicole, dove “esiste un’opportunità di educare il pubblico e dove però oggi non si trovano pubblicazioni attraenti fatte da noi”. Powell prescrisse qui il boom, realmente poi avvenuto, dell’editoria popolare straripante di rappresentazioni positive dell’Esistenza Commerciale e della Cultura della Visibilità. E poi, naturalmente, gli sponsor: chi lavorava al progetto di fermare la Storia doveva essere “pagato allo stesso livello dei più noti businessmen e professori universitari”, perché “le nostre presenze nei media, nei convegni, nell’editoria, nella pubblicità, nelle aule dei tribunali, e nelle commissioni legislative, dovranno essere superbamente precise e di eccezionale livello”.
Quattro anni dopo, altri tre uomini scattarono sulla pista della gara per il ritorno del Vero Potere, e presero il testimone che fu di Lippmann, Berneys, Schuman, Monnet, Perroux, Hayek, Brunner, Friedman e Powell, per consegnarlo nella mani di coloro cui fu dato l’incarico di portare il Cavallo di Troia del Più Grande Crimine dentro i parlamenti delle maggiori democrazie del mondo: Margaret Thatcher, Ronald Reagan, Helmut Kohl e Francois Mitterrand. I tre di cui si parla rispondono al nome di Samuel P. Huntington, Michel J. Crozier e Joji Watanuki, un americano, un francese e un giapponese. L’incarico lo ricevettero dalla Commissione Trilaterale, nata nel 1973 come club esclusivo di potenti personaggi decisi a tutelare i propri interessi. Stilarono un rapporto con ancora idee, strategie e dettami, ma questa volta la sofisticatezza delle 227 pagine del loro The Crisis of Democracy dà i brividi. Vi si legge letteralmente tutto ciò che ci hanno fatto accadere per disabilitarci e per distruggere la democrazia partecipativa. Essi infatti proclamarono che “la storia del successo della democrazia... sta nell’assimilazione di grosse fette della popolazione all’interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo della classe media”. Cosa vuol dire? Significa che se si vuole uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini mantenendo in vita l’involucro della democrazia funzionale alle elites, bisogna farci diventare tutti consumatori, spettatori, piccoli investitori. Ricordate Lippmann? L’involucro della democrazia fu salvato, il suo contenuto, cioè noi cittadini, fu annientato. I tre autori scrissero le istruzioni in termini chiarissimi: “Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato (prima degli anni ’60, nda) ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene”.
Ora attenzione a quanto segue: ogni idea di Stato Sociale che “avrebbe dato ai lavoratori garanzie e avrebbe alleviato la disoccupazione” veniva tacciata dai tre autori di essere “una deriva disastrosa... poiché avrebbe dato origine a un periodo di caos sociale”. Che il lettore s’imprima nella memoria queste parole, poiché esse

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detteranno una delle più criminose decisioni politiche della Storia occidentale moderna volute dal Vero Potere, quella di creare artificiosamente grandi sacche di disoccupati, sottoccupati, e precari – con le immense sofferenze che ne conseguivano – solo per poterci controllare meglio, e sfruttare meglio. Non per cause di forza maggiore economiche. Sapevano che gli Stati a moneta sovrana avrebbero potuto creare la piena occupazione senza problemi in tutto il mondo, ma ciò gli avrebbe sottratto il potere. Dovevamo soffrire.
The Crisis of Democracy proclama il diritto dei pochi di dominare i tanti: “La democrazia è solo una delle fonti dell’autorità e non è neppure sempre applicabile. In diverse istanze”, scrivono gli autori, “chi è più esperto, o più anziano nella gerarchia, o più bravo, può mettere da parte la legittimazione democratica nel reclamare per sé l’autorità”. Parole che si congiungono in modo perfetto al piano di Schuman, Monnet e Perroux, e che hanno dato vita all’Europa unita dell’euro già ora governata da una elite di burocrati super specializzati che nessuno di noi elegge, e soggiogata a una moneta che nessuno di noi possiede con le conseguenze catastrofiche spiegate nei capitoli precedenti. Ma ci si ricordi che nell’antico progetto degli anni ’20-’50 era previsto un attacco progressivo ai salari dei lavoratori e alle loro protezioni sociali, al fine di creare bacini di disperati disposti poi ad accettare ciò che oggi siamo disposti ad accettare come normale, e cioè ad esempio un lavoro a turni spezzati per il Mercatone Uno nella ricca Emilia Romagna a 900 euro al mese e con contratti di 30 giorni rinnovabili a capriccio, e questo a una madre di famiglia – l’inimmaginabile reso plausibile.
Per arrivare a ciò bisognava fare due cose, scrisse in particolare Samuel P. Huntington: primo evirare i sindacati, secondo uccidere il radicalismo. Gli strumenti? Ecco una delle trovate più insidiose della storia politica moderna: la cooptazione dei sindacati attraverso la concertazione. Egli prescrisse di dare inizio a una delle epoche più infami dei rapporti fra Vero Potere e mondo dei lavoratori/cittadini, quella che nel giro di pochi decenni porterà i sindacati dalla loro storica tradizione di lotta per ottenere sempre maggiori diritti, alla miserevole condizione odierna, dove essi ormai possono solo contrattate sul grado di abolizione dei diritti. E allora bisognava soffocare l’ideologia radicale, poiché “quando essa perde forza, diminuisce il potere dei sindacati di ottenere risultati”, e inaugurare l’epoca della concertazione, perché: “... produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in quel processo burocratico e tendono a distanziarsene, e questo significa che più i sindacati accettano la concertazione più diventano deboli e meno capaci di mobilitare i lavoratori, e di metter pressione sui governi”.
La lucidità preconizzante di quelle parole non necessita del commento del redattore, soprattutto alla luce di ciò che vediamo oggi. Ma non si perda di vista mai che nel fiume di queste parole sta scritta la storia vera di milioni di italiani, e altri, con le loro vite quotidiane di estenuanti lotte spesso infruttuose per arrivare a fine mese, per curarsi, per avere un alloggio, oppressi dal lavoro fino alla fine della vita. Tutto questo poteva essere alleviato, decisero che non lo fosse.
E si è arrivati così agli albori degli anni ’80, in tutto il mondo che conta trionfano i leaders acquistati, lustrati e indottrinati dal Vero Potere. Quei leaders sono: Thatcher, Reagan, Kohl, Mitterrand. A tal punto della Storia, già da oltre 30 anni il Più Grande Crimine stava soffocando i destini di milioni di esseri umani e delle loro famiglie in Occidente, con la fittizia disoccupazione, con la penuria di spesa dello Stato in ogni settore sociale. Ma altri colpi micidiali sono sul punto di essere inferti alle democrazie partecipative. Vale la pena citare qui le parole del Prof. Parguez:
Neppure Marx avrebbe mai osato immaginare quello che i soldi poterono ottenere: comprarsi il sostegno elettorale a un sistema di oppressione dei cittadini e di resa in schiavitù di intere nazioni”.
Di seguito, ecco come.

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L’incredibile potere di un fantasma.
Gli anni della speranza – quelli per i quali diede la vita la moglie di Antonio e così tanti altri che avevano visto il miraggio di uno Stato capace di tutelare i propri cittadini, dove il sogno di salire quel gradino in più sia nel benessere che nel civismo sembrava sul punto di avverarsi – erano finiti. Il piano di distruzione del Tridente era già avviato in piena forza, infermabile in realtà, ma alle elites non bastava. Il timore che un imprevisto sconvolgimento interrompesse proprio negli ultimi 20 anni la loro cavalcata vincente – ed esso poteva prendere la forma anche solo di un coraggioso intellettuale che avesse capito cosa stava accadendo e che fosse riuscito a renderlo noto ai lavoratori di allora, ben altra razza – li spinse a escogitare una tutela in più, qualcosa che proprio sterilizzasse alla radice ogni microscopica possibilità di reazione. E s’inventarono un fantasma.
Il passaggio dagli anni ’70 agli anni ’80 è senza dubbio uno spartiacque della Storia, come lo fu ad esempio la sconfitta di Napoleone, o la scoperta della dinamite, uno di quei passaggi che semplicemente ci dice che nulla sarà mai più come prima. Il mondo intero cambiò, e la nuova era rampante dello sfruttamento high tech s’impadronì del Pianeta. L’industria metalmeccanica e manifatturiera che da quasi due secoli guidava la ricchezza delle nazioni veniva sospinta ai margini dall’esplosione di un’altra micidiale macchina per far denaro: il settore dei servizi e delle speculazioni finanziarie, cioè Wall Street e la City di Londra, le Borse e le assicurazioni, le previdenze private, le banche d’investimento e gli Hedge Funds, che pensionavano il grande cuore dell’acciaio americano, il motore industriale tedesco e ovviamente la strepitosa intraprendenza delle piccole medie aziende in Italia. Ciò che un trader degli anni ’80 poteva guadagnare con una scommessa finanziaria di pochi mesi, era la somma dei profitti di un’azienda come la Fiat in cinque anni, e di più. E all’opposto, ciò che poteva bruciare se la scommessa falliva, era in grado di minacciare le economie di tutto il mondo. Si comprenda bene: non accadde ovviamente che si smise di produrre auto, scarpe, ponti, treni ecc., ma che si sottraesse da queste produzioni investimenti enormi, e che si ‘delocalizzasse’ le produzioni in Cina, Corea o Messico ecc. Gli investimenti sottratti e i risparmi della delocalizzazione fluivano verso la speculazione finanziaria, e l’industria faceva due cose, tagliava posti di lavoro e correva a scommettere i profitti sui mercati della speculazione invece che reinvestirli in modernizzazione e produttività. La triste storia di gran parte dei licenziamenti degli ultimi 20 anni. Anche perché, in un meccanismo diabolico, le bolle speculative dettavano alle grandi aziende quotate in Borsa la seguente legge: se licenziate, le vostre quotazioni saliranno, e voi managers intascherete dei bonus di fine anno favolosi. A fine anno però, migliaia di famiglie festeggiavano Natali assai grami. Questo escamotage si chiama in termini finanziari lo “slimming down”, il dimagrimento delle aziende... e l’ingrasso dei managers, altro capo d’imputazione per una futura Norimberga.
Ma ciò non accadeva per caso. Era sempre parte del piano di distruzione dei cittadini di cui si è trattato fin qui. I volti di questo attacco frontale all’economia dei beni concreti erano, come ho detto, quelli di Margaret Thatcher, Ronald Reagan, Francois Mitterrand e Helmut Kohl, dal 1979 al 1982 divenuti protagonisti politici. Posso dirvi in pochissime parole ciò che ho testimoniato di persona sia nel nord dell’Inghilterra che nella cosiddetta Rust Belt americana (la cinture della ruggine, proprio per via delle immense distese di impianti industriali abbandonati, nda). Intere comunità afflitte da una rovina senza precedenti, ho visto cittadine abbandonate con il compensato che chiudeva gli usci della abitazioni e dei negozi, dove cresceva l’erbaccia in mezzo alle strade che una volta erano state ricche di vita, i sindacati allo sbando, addirittura la nascita negli USA dell’organizzazione The Living Wage che reclama lo stipendio di sopravvivenza nel Paese più ricco del mondo, che infatti oggi conta oltre 40 milioni di esseri umani che possono mangiare una sola volta al giorno (sic). La povertà in termini reali doveva crescere, questo era il progetto, l’ho spiegato in precedenza, e i dati sull’Italia che snocciolerò fra poco vi lasceranno scioccati.
E allora rieccoci al punto: c’era sempre il pericolo di un’improvvisa ribellione che costringesse i governi a intervenire. Potevano farlo, certo, perché come ho già detto nei dettagli, ogni governo a moneta sovrana può creare la piena occupazione spendendo a deficit senza problemi, e salvare così generazioni

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di esseri umani. Ma ciò avrebbe interrotto il Più Grande Crimine, avrebbe interrotto la sofferenza di uomini, donne e dei loro figli, cioè di questi “outsiders rompicoglioni”, e avrebbe soffocato la rapacità di un nugolo di uomini del Vero Potere. Essi si misero all’opera neutralizzando proprio il mezzo principe del riscatto degli Stati, che è appunto la spesa a deficit. Convinsero le classi dirigenti in politica, nelle università e nei media che il Debito pubblico è un fantasma terrorizzante, che è la personificazione del Male negli Stati. Sappiamo che ciò è falso in tutti i Paesi a moneta sovrana, anzi, sappiamo che il Debito pubblico è la ricchezza dei cittadini. Ma questo fantasma del Debito, creato a tavolino dagli uomini che vedremo, riuscì nell’incredibile impresa di congelare ogni capacità di reazione dei governi e di lasciare a sofferenze irraccontabili generazioni di persone, per decenni.
Le parole dell’economista americano L. Randall Wray, docente e Research Director del CFEPS alla University of Missouri Kansas City, sono perfette qui: “Se fosse stato compreso che il governo non ha limiti finanziari, allora poteva spendere come gli pareva acquisendo una fetta troppo grande delle risorse nazionali”. Il Vero Potere l’avrebbe mai permesso? No, perché, nelle parole Joseph Halevi, docente italiano di economia all’università di Sydney, “Quello che è in gioco è la totale privatizzazione della finanza pubblica e dunque la distruzione degli Stati”. In altre parole: il piano era ed è di sottoporre gli Stati a regole di finanza assai più restrittive (es. i parametri di Maastricht) di quanto viene fatto per il settore privato, così da imporgli i tagli al settore pubblico e, come era ossessivamente voluto sia da Mitterrand che oggi dai burocrati della UE, le privatizzazioni.
Per apprezzare la perfidia dell’inganno inflittoci con il fantasma del Debito pubblico, i lettori ricordino l’incalcolabile quantità di volte in cui hanno udito le parole Debito e pubblico associate ad allarmanti proclami politici e bollettini finanziari sui Tg, nei giornali, o in conversazione. Era tutto un inganno mirato solo a impedire a qualche milione di persone di avere una vita piena e decorosa, per il profitto e il potere di pochi uomini.
Ma facciamo nomi e cognomi. Naturalmente i teorici del neoliberismo, che già dalla fine degli anni ’60 bombardavano il mondo economico internazionale con la falsa idea che gli Stati a moneta sovrana spendono come i cittadini, cioè che s’indebitano come i cittadini, che è del tutto falsa come ho spiegato nei capitoli precedenti. Da qui il terrore del Debito pubblico come problema di Stato. Ma furono Milton Friedman e i suoi Chicago Boys a mettere il sigillo dell’autorevolezza a questo assurdo concetto, quando sostennero che la Phillip’s Curve era sbagliata. Spiego: essa è una teoria monetaria che sostiene che se la disoccupazione cala, aumenta anche l’inflazione, perché più persone ricevono uno stipendio, spendono di più e questo aumenta la quantità di denaro circolante. Se il denaro aumenta e non aumentano parallelamente anche i prodotti sul mercato, allora si ha inflazione (il mercato offre troppi soldi per troppi pochi prodotti, nda). Questo può succedere, ma è dimostrato che non fa danni, poiché anche se i prezzi salgono un poco, il beneficio per la collettività di avere meno disoccupati è assai superiore. Friedman dichiarò invece che nella Phillip’s Curve il calo della disoccupazione non avrebbe solo portato a un aumento proporzionale dell’inflazione, ma avrebbe proprio scatenato una spirale d’inflazione esponenziale fuori controllo. Un disastro, terrificante, figlio del ‘terribile’ Debito pubblico anch’esso (perché appunto il calo disoccupazione o la piena occupazione si ottengono se lo Stato spende a deficit, nda).
Questo fantasma fittizio, poi ampiamente smentito, come si diceva fece presa nell’immaginario dell’ortodossia economica del mondo che conta, politici asserviti inclusi naturalmente. Insomma, il dogma divenne che abbassare la disoccupazione ci faceva male, quando nella realtà avrebbe fatto male solo alle elites rapaci del Vero Potere, e salvato invece milioni di cittadini degni.
In Europa chi più di tutti si adoperò per alimentare la corsa alla distruzione degli Stati, includendo ovviamente la trappola dell’Unione Europea ed Unione Monetaria, fu la Francia, e in Francia furono Francois Mitterrand e i suoi uomini, dal 1981. Cito quelli chiave: Jaques Delors, Jaques Attali, e Jean Claude Trichet... sì, proprio lui, guarda caso l’attuale governatore delle Banca Centrale Europea. Il presidente francese, nelle parole di Joseph Halevi , “... sosteneva che la gente si dovesse togliere di mezzo, che la

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piena occupazione avrebbe dato troppo potere al popolo, mentre la deflazione, la disoccupazione e i lavori precari gliel’avrebbero sottratto. Queste idee furono una costante in Francia, a partire da De Gaulle, poi Giscard D’Estaing e infine Mitterrand, che le volle espandere a tutta l’Europa. Questo è il reale significato della nascita dell’euro”. Ricordate il piano di Perroux? Come si vede, ogni tassello del progetto di distruzione del Tridente (Stati, leggi, e cittadini) è interconnesso. Alla fine, gli stessi uomini che pianificarono una parte del progetto – ad es. le strutture sovranazionali come la UE per evirare i parlamenti/Stati – sono coloro che poi soffiarono sul fantasma del Debito sempre per paralizzare i governi e per mantenere la disoccupazione alta e controllarci. In questo ruolo vanno citati soprattutto Attali e Delors. Ma un particolare interessante non si può omettere: il Vaticano, secondo le indiscrezioni ricevute a Bruxelles dal Prof. Parguez, collaborò a questo piano attraverso proprio Jaques Delors. L’interesse della Santa Sede era la soppressione delle idee socialiste veicolate dagli Stati di sinistra in tutta Europa. Di fatto essa sponsorizzò l’Unione europea con entusiasmo fin dall’inizio. E per chi obbietti che Mitterrand rappresentava il socialismo in Francia, è bene ricordare che quella formazione era quanto di più reazionario si possa immaginare, di socialista non aveva nulla, e infatti nel passato del presidente francese il fascismo aveva avuto una forte parte.
Mitterrand esaurirà il suo mandato presidenziale nel 1995, quando per tutti noi europei sarà già troppo tardi: le fondamenta dell’Unione Europea con poteri sovranazionali, e della moneta unica, erano già state poste col trattato di Maastricht del 1993. Il piano era consolidato, e la nuova fase della spoliazione di Stati, leggi e cittadini con altre sofferenze per milioni di persone - dopo quella attuata dal lavoro dei Lippmann, Berneys, Schuman, Monnet, Perroux, Hayek, Powell, Huntington, Feulner, Brunner, Friedman, Thatcher, Reagan, Kohl, Mitterrand, Attali, Delors, Trichet e altri – ha inizio. Siamo dunque nel 1993, e le date qui assumono contorni veramente inquietanti.
La Signora si faccia la messa in piega.
Era il 17 febbraio del 1992, Mario Chiesa viene arrestato a Milano per dare il via alla celeberrima stagione di Tangentopoli. Da quei giorni, e in pochi mesi, un’intera classe politica italiana viene spazzata via dalle inchieste di Di Pietro e soci. Come mi disse personalmente l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, in realtà l’impeto che mosse quella rivoluzione veniva dagli imprenditori che si autodenunciavano ai magistrati pur di smettere di pagare tangenti ai socialisti e democristiani. Due partiti che, come d'altronde tutto l’apparato politico italiano, avevano una caratteristica in comune: erano intrisi di statalismo fino al collo, cioè erano nati e cresciuti nella pratica di usare prebende ed elargizioni di Stato per comprarsi il consenso degli elettori. Qualcosa che goffamente e truffaldinamente assomigliava però troppo al modello di Stato a moneta sovrana che spende a deficit per creare ricchezza fra i cittadini. Infatti l’Italia degli anni ’80 era sì un Paese ad alta inflazione e debito, ma era uno dei luoghi più ricchi della Terra, la cui ricchezza ancora oggi nutre una fetta enorme di società civile. Appena dieci giorni prima di quel fatidico 17 febbraio a Milano, e cioè il 7 febbraio, veniva firmato il Trattato di Maastricht, che entrerà in vigore l’anno successivo, nel 1993. Il ’93 è l’anno in cui il governo Ciampi istituisce il Comitato Permanente di Consulenza Globale e di Garanzia per le Privatizzazioni; sempre in quell’anno gli accordi del ministro dell’industria Paolo Savona con il Commissario europeo alla concorrenza Karel Van Miert e quelli del ministro degli Esteri Beniamino Andreatta con Van Miert, impegnano l’Italia a fare la messa in piega alle aziende di Stato perché divengano appetibili per gli investitori privati. Riassumendo: gli anni ’90 vedono divenire realtà l’Unione Europea sovranazionale, l’Unione Monetaria – cioè l’Anti Stato per eccellenza sognato dal Vero Potere; contemporaneamente in Italia lo Stato di allora viene spazzato via da Tangentopoli – dove alcuni magistrati acquisiscono di colpo un potere inaudito nel nostro Paese che ancora rimane inspiegato; nell’arco di pochi mesi una classe politica italiana, oggi riconducibile al centrosinistra, si getta nelle privatizzazioni, cioè nella svendita ai privati di capitali immensi edificati con decenni di lavoro per il bene comune dei cittadini italiani.

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Ora, lungi da questa narrazione ogni accenno al complottismo, poiché qui sono i dati a parlare, ma un osservatore di queste realtà sarebbe sciocco se perlomeno non si facesse qualche domanda. Per esempio: perché quegli imprenditori accettarono di entrare nel tunnel delle inchiesta giudiziarie dopo anni di tranquillo e profittevole status quo? Era poi così vero che il gioco era divenuto troppo esoso? O forse qualche altra contropartita gli fu offerta per scardinare l’Italia di allora? E chi gliela offrì? In un Paese come l’Italia dove ogni singola inchiesta che scotta fu di regola trasferita da procure ostili a quelle amiche, e ancora oggi accade, cosa impedì ai colossi politici DC e PSI di strozzare Tangentopoli? Chi gli levò il tappeto da sotto i piedi proprio in quel momento? Chi permise a un nugolo di razzisti della Padania di espandersi a macchia d’olio in pochi mesi, per creare poi il consenso popolare della parte ricca d’Italia alle inchieste di Di Pietro e compagni? E’ solo un caso che la Germania sia di fatto il punto di riferimento, cioè il partner commerciale privilegiato, del separatismo di Bossi? E’ solo un caso che così pochi imprenditori strozzati dalle tangenti del PCI (e chi come l’autore è nato a Bologna sa di cosa si parla) si fecero avanti? Oppure questo è spiegabile dal fatto che quel partito era già stato prescelto dalla finanza internazionale per divenire, con il lifting del centrosinistra, il suo interlocutore privilegiato in Italia? E’ un caso che quanto appena detto sia accaduto davvero? Fine delle speculazioni, torniamo al rigore scientifico.
Pochi fronzoli: il piano per distruggere gli Stati europei e i loro cittadini sottraendogli la sovranità sia delle leggi che della moneta, imponendogli il fantasma del Debito pubblico e l’odiosa sofferenza della disoccupazione/precarizzazione, e svendendo il bene comune ai privati dei capitali, è provato. Il Vero Potere lo ha ordito a partire dagli anni ’20-’40 del XX secolo. In Italia i portabandiera alla luce del sole di quel piano furono in primis Romano Prodi, allievo di Andreatta, Giuliano Amato, Visco, Dini, Bassanini, Padoa Schioppa, Ciampi, Draghi, e non ultimo Massimo D’Alema, tutti uomini del centrosinistra*, gli entusiastici sostenitori della modernità europea, dell’euro, quelli che però qui a casa nostra si presentano con il volto buono dell’antipotere berlusconiano. Dietro le quinte, le loro menti economiche sono state una moltitudine di volti noti e meno, come Chicco Testa, Salvatore Biasco, Riccardo Realfonzo, Ferdinando Targetti, Michele Salvati, Luigi Spaventa e altri , tutti ‘compagni’ divenuti ex, tutti solidamente centrosinistra.
A partire dal governo Ciampi del ‘93, come si è detto, le tappe furono serrate: i già citati accordi Italia- Van Miert, che stipulavano la ricapitalizzazione della siderurgia italiana a patto che la si privatizzasse, e l’azzeramento del debito delle aziende di Stato per lo stesso fine. E chi è Van Miert se non uno dei falchi del Vero Potere di cui si tratta? Un uomo con le mani sia nella politica che decide, quella della UE dei burocrati non eletti, sia nelle grandi aziende, come la Vivendi, Agfa Gevaert, Anglo American Plc, Royal Philips, Solvay e altre – 1997-2000, il grande salto nella svendita dei beni pubblici col centrosinistra, che stabilisce record europei delle privatizzazioni (ENI, S. Paolo Torino, Banco di Napoli, SEAT, Telecom, INA, IMI, IRI con SME, Alitalia, ENEL, Comit, Autostrade ecc.) – il centrosinistra canta le lodi di questo processo (che non porterà alcun beneficio reale né miglioramenti di produttività) nel Libro Bianco delle privatizzazioni di Vincenzo Visco. Di fatto, dati alla mano, la capacità di crescita della produzione industriale crolla con le privatizzazioni, in particolare con il rigore di spesa del 2007 di Prodi – l’attacco alla gestione pubblica dei servizi degli enti locali, che si concretizza con la legge 267 del 2000 figlia del lavoro di Bassanini negli anni precendenti – poi arrivano “i tagli selvaggi ai bilanci pubblici del 1996-2000 e 2006-2008” (Joseph Halevi) – infine il sostegno entusiasta del PD, di Di Pietro e De Magistris al trattato di Lisbona, cioè alla mannaia finale del grande piano di Francois Perroux nel 1943. Aprite gli occhi: Berlusconi sarà sicuramente il volto della menzogna e del malaffare istituzionalizzato, ma in Italia i volto del Più Grande Crimine proiettato al futuro è il centrosinistra. Il primo è il pericolo biodegradabile della democrazia, i secondi sono la contaminazione radioattiva della democrazia. Non per nulla pochi sanno che fu invece Berlusconi a tentare in sede UE una mossa che non solo aveva senso, ma che era ‘di sinistra’, quando fra il 2001 e il 2006 cercò l’adozione di una misura che escludesse dal calcolo del deficit pubblico le spese per strade, infrastrutture, computer per le scuole ecc. Come dire a Bruxelles “penalizzateci se spendiamo troppo per il superfluo, ma non per l’essenziale”. E chi fu che insorse come lupi contro questa idea? Il centrosinistra (per

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conto della Germania). La stessa formazione nelle cui fila primeggiano i portabandiera italiani sia della UE, che dell’Unione Monetaria. Il cerchio si chiude.
* Parguez mi ha detto: “I nomi di spicco del centrosinistra italiano venivano tutti invitati regolarmente a Parigi, a colloquio con i falchi della deflazione europea, certo... Romano Prodi gravitava nelle vicinanze di Jaques Attali”.
L’Italia doveva farsi la messa in piega, svendersi cioè ai capitali privati, pena l’esclusione dall’euro, che è come dire pena l’esclusione dalla ghigliottina, ma tant’è. E vale la pena informarvi qui di un ulteriore guizzo indecente di questa saga che ci ha tutti consegnati a un futuro gramo: nelle parole dell’economista australiano Bill Mitchell, docente al Centre for Full Employment and Equity alla University of Newcastle, NSW Australia: “La Germania insistette nell’inclusione delle sprecone Italia e Spagna nei 16 Paesi dell’eurozona per impedirgli di mantenere lira e pesetas, che Roma e Madrid avrebbero potuto svalutare competitivamente fregando il mercato metalmeccanico tedesco”. Significa che se noi avessimo mantenuto la lira, l’avremmo potuta rendere più economica per i clienti esteri e quindi vendere auto e altro molto meglio dei tedeschi incatenati a un euro super costoso. Berlino sapeva questo e ci hanno fregati. Quindi oltre la beffa criminosa dell’Unione Monetaria, anche l’inganno. Andatelo a raccontare agli operai e ai licenziati del signor Marchionne.
E ricordo qui in estrema sintesi quanto spiegato in altri capitoli sul danno immenso che l’Unione Monetaria ci ha inflitto e sulle sofferenze che essa aggiungerà a milioni di destini di esseri umani innocenti. Oggi l’euro non è moneta di nessuno, letteralmente, e questo significa che tutti i 16 Stati che lo usano, quando spendono per i cittadini, non possono più emetterlo inventandoselo senza limiti come accade nei Paesi a moneta sovrana (USA, Giappone ecc.). I sedici devono sempre prenderlo in prestito da qualcuno, dai mercati privati dei capitali, devono cioè comportarsi come un banale cittadino che per spendere deve sgobbare o andare a prestiti. Di conseguenza, oggi il nostro debito pubblico è veramente un problema, perché lo Stato non lo deve più a se stesso, ma a figure private precise, e quei privati non solo esigono pagamenti senza storie, ma decidono anche i tassi d’interesse con cui il nostro Tesoro prenderà in prestito i prossimi euro. Messi in questo modo, cioè governi impiccati ai capricci dei privati, abbiamo perso ogni garanzia di autorevolezza monetaria e finanziaria, per cui i mercati stessi ci stanno bocciando a man bassa. Significa perdita d’investimenti immensi, che significa perdita di posti di lavoro, tagli a tutto ciò che è pubblico, e dunque miserie infinite per infiniti cittadini. E questo, si badi bene, vale per tutti i 16, senza scampo, perché tutti siamo in questa trappola; la Grecia è la prima mattonella del Domino a cadere.
Le sfumature micidiali della strategia finale. Sacche di Cina nel cuore dell’Europa.
Ho appena sintetizzato l’ultima tranche del Più Grande Crimine, dopo quelle inferte nei 40 anni passati e di cui ho detto. Ogni singolo passaggio fu pianificato a tavolino dal Vero Potere sulla nostra testa, mai stato veramente necessario.
Ma c’è un aspetto della strategia finora descritta che deve assolutamente essere compreso, anche se risulterà ostico ai più. Esso da una parte ci spiega il paradosso di come il Vero Potere stia impoverendo i cittadini europei da cui poi trarre immensi profitti – il paradosso è: come faranno a cavar soldi dai poveracci? – e dall’altra ci fa capire l’orrendo scenario futuro che ci aspetta, cioè la fase finale della distruzione di Stati, leggi e cittadini, del Tridente.
Dovete comprendere che gli ideologi neoliberisti di questo piano sciagurato sono i figli delle teorie economiche cosiddette Ricardiane di inizio ottocento (David Ricardo, 1772-1823). Essi ancora immaginano le società europee come fossero le strutture agrarie di allora, dove era essenziale accumulare (risparmiare) beni per poterli poi investire. Le economie agrarie di due secoli fa sono definite in gergo accademico “economie del granoturco”, perché appunto se un contadino voleva piantare

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granoturco l’anno successivo (investire), egli ne doveva accumulare (risparmiare) un poco e non consumarlo/venderlo tutto. Essi ancora oggi sono convinti che se si vuole investire, bisogna prima risparmiare, ma proprio risparmiare beni concreti, come ai tempi di Ricardo, e per questo motivo vedono come allarmante che lo Stato acquisti quei beni spendendo a deficit. Per loro quegli acquisti sottraggono ai privati cittadini i beni risparmiati, impedendogli quindi di investire in futuro; senza investimenti, sostengono, non ci saranno profitti e l’economia crollerà. Ecco che la loro ricetta ancora oggi è quella di impedire allo Stato di spendere a deficit, col potere della persuasione e col ricatto del fantasma del debito pubblico. Poi cercano di convincere anche i cittadini a non spendere, sempre per non sottrarre quei beni di risparmio agli investimenti, ma siccome convincere i cittadini è arduo, per stare sul sicuro ci stanno tagliando gli stipendi (precarizzazione, licenziamenti, taglio pensioni ecc.) così che noi alla fine siamo costretti a non spendere.
Ora, tutto ciò sarebbe forse giusto se fossimo ancora in un’economia del granoturco di due secoli fa. Ma nell’economia monetaria moderna il risparmio che sarà investito non è più in termini di beni, ma di denaro. E come si è spiegato nei dettagli in questo saggio, per creare il risparmio che i cittadini investiranno il governo a moneta sovrana deve per primo spendere a deficit. Se lo fa, i cittadini si arricchiranno (aumento salari ecc.) e potranno poi investire spendendo il loro risparmio. Ma si arricchiranno anche le aziende che vendono allo Stato, perché si è già detto che la spesa dello Stato crea beni finanziari al netto nel settore privato, e quindi anche le aziende potranno investire i maggiori profitti.
Oggi sappiamo che la ricetta neoliberale del risparmio di privati e Stato affinché non si acquistino i beni che per quei teorici vanno risparmiati per poi investire, non ha senso, perché porta a cali di vendite, quindi meno profitti delle aziende, quindi calo dei redditi dei lavoratori, e quindi meno investimenti da parte di tutti. Ma quella ricetta ancora impera nelle elites di Potere e fra i burocrati che di fatto gestiscono l’Unione Europea sulla nostra testa. Parguez: “Costoro pensano: più tagliamo gli stipendi, e dunque impediamo il consumo dei beni, più ci sarà da investire e avremo profitti”. Ma c’è di più. Essi sanno che se si risparmia e non si consuma, cioè se i mercati vengono deflazionati (deflazione = poco denaro in giro e molti prodotti invenduti, nda), i tassi d’interesse sul denaro calano. Questo crea il clima ideale per gli investitori per muovere masse di denaro a basso costo e specularvi sopra. Non gli interessa un accidenti se in conseguenza di ciò, della deflazione, i consumatori non comprano, le aziende non vendono, i lavoratori soffrono. Secondo questa loro teoria, anche se si perdono frotte di posti di lavoro a causa del crollo dei consumi, se ne guadagneranno nel settore dei servizi finanziari speculativi, che sono il paradiso dei soldi facili per pochi. Randall Wray: “La loro logica è che più si impone deflazione e povertà in Europa, più il Vecchio Continente diviene il paradiso delle speculazioni finanziarie, dell’export a manodopera sottopagata, e delle privatizzazioni”.
Delle speculazioni abbiamo già detto, ora vediamo come incasseranno con l’export e con le privatizzazioni. Se gli stipendi europei calano, è ovvio che una parte degli industriali ci guadagnano, perché potranno continuare a produrre qui a prezzi competitivi contro quelli esteri, cioè esportare a go go con ottimi profitti. Se poi la deflazione colpisce i mercati, questi perdono di valore, e tutti ci impoveriamo; sugli Stati soffia poi il fantasma del debito pubblico (oggi non più fantasma nell’Eurozona, si legga UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME.,nda); la combinazione di questi due fattori – povertà e paura del debito – impone con urgenza tagli e svendita dei beni comuni ai privati per far cassa. Ed ecco che il capitale privato degli speculatori acquisirà beni pubblici a prezzi stracciati, ma quali beni? Qui sta uno svincolo centrale, e per noi cittadini micidiale. Gli speculatori del Vero Potere stanno spingendo in sede di accordi commerciali internazionali (GATS, WTO) per le privatizzazioni dei servizi essenziali, come acqua, telecomunicazioni, energia, Sanità, assistenza sociale, carceri, anagrafi ecc. Quelli cioè di cui nessuno può fare a meno, e per cui saremo costretti a pagare, volenti o nolenti, le loro tariffe. Cioè: profitti garantiti a tavolino per i privati, indipendentemente dagli andamenti di mercato (in gergo finanziario di chiama captive demand, nda). Anche perché poi, come si è già visto con le Telecom e altre utenze, i privati fingeranno di farsi concorrenza mentre faranno ‘cartelli’ fra di loro per il rialzo continuo delle tariffe.

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Ma, vi chiederete, come ci costringeranno a pagare se già ci stiamo impoverendo? Randall Wray: “l cittadini, anche se impoveriti, sono costretti a pagare le bollette per mantenere uno standard minimo di sopravvivenza. Come faranno? Guarda chi è oggi il più ricco uomo del mondo; è colui che ha il monopolio privato dei telefoni in Messico, Carlos Slim, e i messicani non navigano certo nell’oro”.
Lavoro sottopagato per masse crescenti di lavoratori europei. Privatizzazioni selvagge. Speculazione finanziaria. Arrivare cioè a ‘sacche di Cina’ in Europa.
Questo sta accadendo qui da noi, nel continente di cui facciamo parte, e fu proprio Jaques Attali a dire di persona all’economista Alain Parguez quanto segue: “Non è colpa nostra se la plebaglia europea era convinta che l’Unione Monetaria fosse fatta per la loro felicità”.
Alla fine, tocca a noi.
“Nel tempo della menzogna universale, dire la verità diventa un atto rivoluzionario”. George Orwell
Non so chi sia tu lettore o lettrice che hai intrapreso la lettura di questo saggio. Non ho un’idea della tua origine, non so se in questo momento stai ripercorrendo con la memoria le immagini dei tuoi genitori, o dei nonni, o di te stesso, te stessa, e se ti sta montando dentro una rabbia cieca. Sei per caso un membro della Casta dei ‘Stai senza’? Sei di coloro che crebbero con quattro asciugamani in bagno che dovevano bastare a tutta la famiglia? Coi vestiti riciclati della sorella maggiore o del cugino, che detestavi? A 12 anni eri quello che s’inventava di avere la febbre il giorno della gita scolastica perché non avevi mai i soldi per farla? O fosti costretto alla compagnia dei poco di buono del quartiere perché a stare con gli altri ci volevano i quattrini da spendere, ed è lì che hai iniziato con le sostanze? Vedesti tua madre invecchiare senza mai concedersi la cura del corpo, della pelle, senza mai quel momento dove regalarsi il lusso di apparire femmina, perché in casa non ce n’era per questo tipo di spese? Hai avuto un fratello che a 15 anni finì in officina perché se no non si pagavano le bollette, e addio ai suoi sogni di diventare medico? Lavori anche tu oggi per 900 euro al mese, magari hai 39 anni, e fra 15 giorni non sai se sarai al lavoro o di nuovo in quelle orribili agenzie dal nome americano? O peggio? Sei la storia di Antonio? Sei la storia di quella famiglia inglese? Vedesti la disperazione di papà quel giorno che te lo ritrovasti in casa alla mattina con la faccia buia, la mamma in cucina che non parlava? Crescesti anche tu coi nonni perché i genitori stavano a Torino, a Monaco di Baviera, o in un posto assurdo con un nome impronunciabile, e alla tua prima comunione non c’erano? Hai visto tuo marito o tua moglie morire in una camera d’ospedale a sei letti, distrutti dal dolore, tu e la zia a fare le notti per due mesi perché anche qui non ce n’era per questo tipo di spesa? Chi sei tu? Forse mi stai leggendo da un bell’appartamento donato da papà, magari hai fatto le vacanze tutti gli anni in posti diversi e all’estero. Può essere che per quella TAC urgente voi di famiglia conosciate l’amico primario, o che tu non sappia che significa andare all’asilo senza i giochi come gli altri, o non poter fare la festa del compleanno a casa tua perché ti vergognavi a invitare lì gli altri bambini. Forse tu non hai mai preso ceffoni dalla mamma cui scappavano le mani per disperazione, ma Dio sa come avrebbe voluto non averlo mai fatto. Tu forse non hai mai dovuto tacere di fronte all’arroganza di un padrone per il terrore di smettere di nutrire i tuoi figli. Forse tu non sai cosa ti fa dentro prendere le mani del capo fra le gambe e dover stare zitta per lo stesso motivo. O quando sei rimasta incinta, non ti ha mai sfiorata l’idea di abortire perché... “ma come facciamo?”.
Non so chi sei tu. Ma ascoltami bene: chiunque tu sia, riesci almeno a immaginare cosa deve essere stato per milioni di esseri umani vivere così? E cosa è oggi? Ce la fai? Se la risposta è sì, allora immagina che sofferenze del genere volute a tavolino da individui che sapevano, e che tuttora sanno perfettamente cosa andavano e cosa vanno a infliggere, meriterebbero lo scoppio di una guerra civile e un processo di Norimberga.

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Immagino che tanti di voi in questo preciso momento si stiano guardando intorno increduli. Dopotutto appena fuori dalla finestra, o dentro a quello schermo Tv, pulsa l’Esistenza Commerciale che vende, vende e vende; ad agosto le autostrade erano stipate di villeggianti; tutti abbiamo il pc e i telefonini, l’auto, facciamo la spesa senza problema. Insomma, passi la distruzione degli Stati e delle leggi, la marginalizzazione dei cittadini istupiditi, se ne può discutere, ma di sicuro vi state chiedendo: “Forse 30 anni fa, sì, ma dov’è questo disastro d’impoverimento che il Vero Potere ha pianificato da 70 anni e che ci starebbe piombando addosso?”. Eccolo dov’è, di seguito vi elenco solo pochi dati, freddi ma agghiaccianti, di cosa ci sta succedendo proprio ora a causa dell’ultima tranche del Più Grande Crimine.
Il Tribunale Internazionale degli Speculatori e degli Investitori – leggi il Vero Potere, coloro cioè che con il ricatto del portare o sottrarre investimenti colossali tengono in ostaggio oggi qualsiasi Paese (è la pratica del capital flight, nda) – movimenta nel mondo qualcosa come 525.000 miliardi di dollari di scommesse finanziarie: è 38 volte il PIL degli Stati Uniti d’America. Costoro hanno fatto sparire dall’Italia nel 2008 ventiquattro miliardi di euro (24), che sono due finanziarie. Gli stessi personaggi hanno causato in buona parte la crisi finanziaria del 2007-2010, che ha sottratto all’Italia 433 miliardi di euro di ricchezza. Seguite? Tenete a mente queste cifre. Bene, ecco l’Italia:
la disoccupazione nel nostro Paese è oggi oltre il 12%, con punte del 23% nel Sud i fallimenti delle aziende italiane sono aumentati nel 2009 del 40% il 30% degli italiani è costretto a ricorrere al prestito il 38% è in seria difficoltà economica
il 76% è costretto alla flessibilità sul lavoro, con limiti invalicabili per l’acquisto di una casa o persino per la pianificazione di una famiglia.
Il lavoro a chiamata, anche detto ‘intermittente’, è aumentato del 75% dal 2007. Chi lavora a queste miserabili condizioni sono soprattutto operai, e lavorano un settimo degli altri dipendenti.
un milione e 650 mila italiani se perdessero il lavoro non avrebbe alcuna copertura o sussidio.
il 50% delle pensioni italiane non raggiunge i 1000 euro, il 27% delle pensionate arriva a meno di 500 euro. Siamo sotto al livello ufficiale di minima sussistenza per la metà di tutti i pensionati italiani.
il 10% più ricco degli italiani ha il 44% di tutta la ricchezza, mentre il 50% più povero ha il 10%
1 italiano su 5 rimanda le visite specialistiche urgenti per mancanza di mezzi
l’11,2% non ha neppure il denaro per le spese mediche ordinarie
il 31% non potrebbe trovare 750 euro per una spesa d’emergenza in famiglia, 3 italiani su 10 che vedi in strada se gli si spacca un ponte stanno senza denti.
l’11% degli italiani non si riscalda d’inverno, è un cittadino su 10 che vedi in strada
Questa catastrofe è fra noi, già ora, e dietro ai numeri ci sono persone vere, che abitano con te, se sei sfortunato/a, o vicino a te. Ma come al solito dovremo arrivare alle code in strada con i bollini per un pasto caldo al giorno, come accade già oggi in USA, per credere a quanto avete finora letto.
Il Vero Potere ha sottratto all’Italia fra il 2008 e il 2009 quattrocentocinquantasette (457) miliardi di euro, sono circa trentadue (32) finanziarie scomparse dalla vita dei lavoratori italiani e dal futuro dei

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loro figli, da quelli cui viene detto che ci vogliono i tagli alla spesa pubblica, ai comuni ecc. Il ‘cortiletto del potere’, che oggi è Silvio Berlusconi con la Casta e le mafie, difendono interessi rispettivamente di sei (6) miliardi di euro, quattro miliardi (4) e di novantuno (91) miliardi. Contro 457. Non voglio qui sminuire l’importanza delle lotte alle mafie, alla P2-P3, delle indagini sulla strategia della tensione o sulla corruttela italica, ma si deve comprendere che queste manifestazioni sono sempre state solo una funzione al servizio del Vero Potere, non il potere in sé. I dati citati sopra sono ciò che esso ci ha sottratto negli ultimi pochi mesi. Quanto ha sottratto all’Italia negli scorsi 40 anni è incalcolabile, indicibile, sia in termini di cifre che di speranze e destini umani, senza dubbio immensamente di più del danno arrecatoci dalle trame di questo Paese, mafie incluse. Ma oggi in Italia un incessante – e forse sospetto – coro di personaggi pubblici sta maniacalmente dicendovi che la minaccia che incombe sulle famiglie e sulla democrazia sono alcune leggi ad personam, le zuffe del CSM o gli inceneritori, e di fatto tutto l’attivismo dei cittadini corre a guardare di là. In altre parole: siamo sotto attacco nucleare, ma ci danniamo tutti per la rissa al bar di quartiere.
Il piano di distruzione del Tridente continua. Agli attori del Vero Potere già citati si sono aggiunti altri, potentissimi, ma che qui ometto per non affaticarvi (su di essi si legga http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=154, nda). Ripeto che l’ultima fase di quel piano (approfondimento poco più sopra, nda) oggi prevede per l’Europa, per noi tutti, la creazione di sacche di lavoro sottopagato in percentuali alte nella popolazione, per fare incassare nell’immediato al Vero Potere i profitti dell’export europeo; poi le privatizzazioni dei servizi essenziali come Sanità, acqua e utilities, previdenza e trasporti, per una seconda tranche di profitti; l’acquisizione dei mercati nazionali a prezzi stracciati a causa della crisi che loro stessi hanno causato, terza tranche di profitti; la speculazione finanziaria, che l’economista Alain Parguez ha descritto con queste parole: “E’, per costoro, il mondo perfetto, dove la speculazione gli garantisce immensi profitti senza dover pagare i lavoratori”, ancora ricchezze nelle loro mani. E quando questo progetto poterà inevitabilmente al collasso delle economie europee, il Vero Potere incasserà di nuovo, poiché è noto che mentre essi agiscono per distruggerci incassandone i profitti, scommettono coi prodotti derivati sulla nostra rovina, da cui incasseranno altre montagne di profitti. Sono scommesse che non possono perdere, perché è come il vetraio che prima incassa vendendoti i vetri, poi incassa di nuovo perché è colui che di notte gira per la città a spaccarli. Non è fantascienza, è ciò che sta accadendo alla Grecia, già rovinata da gente come Goldman Sachs che oggi attraverso gli Hedge Funds sta scommettendo sulla sua rovina con le polizze denominate Credit Default Swaps.
Nel mezzo noi, i nostri figli, il loro futuro e oceani di sofferenze private. Nel mondo povero del Sud, che già ha sofferto come non si può descrivere, la distruzione del Tridente ha sancito la fine del loro futuro prima ancora che se lo potessero immaginare.
Dovrebbe, se tutta questa storia fosse sufficientemente divulgata, scoppiare una guerra civile. I nostri antenati, che con mezzi rudimentali e con pericoli orrendi riuscirono a sconfiggere 4.000 anni di assolutismi brutali, sarebbero già in strada. Noi no. Il Vero Potere sapeva bene di questa possibilità e ci ha annullati proprio per disattivarla.
Vi lascio con queste parole: ritroviamo il coraggio di salvarci la vita. Insegniamo ai nostri bambini la prima materia in ordine d’importanza al mondo: il coraggio. Il dramma è che non sappiamo più reagire, e siamo i primi nella Storia a essere così pavidi. Divulgate quello che avete letto, la gente deve innanzi tutto sapere chi è il Vero Potere, cosa ha fatto, per poterlo combattere. Alla fine, tocca a noi.
Paolo Barnard

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Gli economisti consulenti di questo saggio: L. Randall Wray, Professor of Economics, Research Director of CFEPS at the University of Missouri
– Kansas City, and Senior Scholar at The Levy Economics Institute of Bard College
Stephanie Kelton, Associate Professor of Macroeconomics, Finance, and Money and Banking, Senior Scholar at The Center for Full Employment and Price Stability (CFEPS), University of Missouri – Kansas City
Bill Mitchell, Research Professor in Economics and Director of the Centre of Full Employment and Equity (CofFEE), at the University of Newcastle, NSW Australia.
Alain Parguez, Professore Emerito di economia all’Università di Besancon, Francia, consulente della European Investment Bank del Lussemburgo e associato al Jerome Levy Economics Institute, USA.

Warren Mosler, International Consulting Economist and blogger at The Center of the Universe, Associate Fellow, University of Newcastle, Australia
John F. Henry, Department of Economics University of Missouri-Kansas City. Mario Seccareccia, Professore di Economia, Department of Economics, University of Ottawa Joseph Halevi, Professore di Economia all’Università di Sydney, Australia.
William K. Black, J.D., Ph.D. Associate Professor of Law and Economics at the University of Missouri-Kansas City. Testimone presso il Senate Agricultural Committee on the regulation of financial derivatives e la House Governance Committee on the regulation of executive compensation, USA.
Olivier Giovannoni, Visiting Lecturer at the Department of Economics at the University of Texas at Austin. Ph.D. in economics from the University of Nice, France.
Pavlina Tcherneva, Assistant Professor of Economics at Franklin and Marshall College, Senior Research Associate at CFEPS and Research Associate at The Levy Economics Institute of Bard College

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Bibliografia e fonti:
Prima fonte: ventisette ore di consulenze registrate in otto mesi con i sopraccitati economisti. P.B. Poi:
Understanding Modern Money: The Key to Full Employment and Price Stability, Wray, L. R. 1998. Edward Elgar Money and Credit in Capitalist Economies: The Endogenous Money Approach, Aldershot, Wray, L.R. 1990.
Edward Elgar
Endgame for the Euro? Public Policy Brief, N. 113, 2010, Levy Economics Institute of Bard College, Dimitri Papadimitriou, L. Randall Wray, Yeva Nersisyan
The Road from Mont Pèlerin, The Making of the Neoliberal Collective, by Philip Mirowski, Dieter Plehwe, Harvard Univerity Press, Cambridge Massachussets, London 2009
The tragic and hidden history of the European Monetary Union, © Alain Parguez, November 2009, presentazione al Centre for European studies (University of Massachusetts, Boston, Harbour campus)
The Historic Roots of the Neoliberal Program, John F. Henry, Journal of Economic Issues, N.2 Giugno 2010 The Ideology of Laissez Faire Program, John F. Henry, Journal of Economic Issues, N.1 Marzo 2008
Does Excessive Sovereign Debt Really Hurt Growth? A Critique of This Time is Different, by Reinhart and Rogoff, Levy Working Paper, Yeva Nersisyan and L. Randall Wray 2010
Public Sector Employment, Foreign Exchange and Trade, Achieving Full Employment, edited by Ellen Carlson and William F. Mitchell, pp. 62-71, vol. 12, ELRR: Sydney, 2001.
Unemployment and Fiscal Policy, Unemployment: The Tip of the Iceberg, William Mitchell and Ellen Carlson (eds.), pp. 219-231, CAER: Sydney, 2001.
Seigniorage or Sovereignty?, in Modern theories of money, edited by Louis-Phillip Rochon and Sergio Rossi, Edward Elgar publishing, 2003.
The Post Keynesian Approach to Money (in Francese), in Theories Monetaires post Keynesiennes, Pierre Piégay and Louis-Philippe Rochon (eds), Paris: Economica, 2003.
Alternative Finances, Susan George, Le Monde Diplomatique, 01 febbraio 2007
Il Tesoro della Casta, Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, L'Espresso 16/03/09
Il Potere Opaco che Governa l’Italia, Roberto Mania, La Repubblica 02/03/09
Financial Lobbies - A Guided Tour of the Brussels EU Quarter, Corporate Europe Observatory, 23 September 2009
Free Market Think Tank Links, Atlas Economic Research Foundation ~ 1201 L St. NW Washington, DC
The Omega Project, The Adam Smith Institute, by Norman Chapman et al. from research conducted for the Adam Smith Institute.

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Crollano gli investimenti esteri, In Italia -57 per cento - Sole 24 Ore, 17 settembre 2009 World Investment Prospects Survey, UNCTAD, 2009-2011 Gli italiani e il risparmio, Indagine Ipsos, 06/12/2007
Mille euro in più in un anno, i debiti delle famiglie italiane, La Repubblica 14/8/2010 Relazione Generale sulla situazione economica del Paese, Ministero Economia , 17/8/2010
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Privatizzare è bello, Cinzia Arruzza, ATTAC Italia, Forum Sociale Europeo, 8/11/2002 Acqua, rifiuti, trasporti: tutti i servizi pubblici locali ai privati, Marco Bersani, ATTAC Italia, 11/9/2009 XXIV Indagine, Osservatorio Demos-Cop sul Capitale Sociale, 23/12/2009 Rapporto di giugno, Osservatorio CIG Dipartimento Settori Produttivi CIGL, Repubblica 17/7/2010 Indagine annuale Istat su reddito e condizioni di vita, ultimo trimestre 2008 Rapporto fra gli italiani e il SSN, Censis, 22/12/2009 Supplemento Bollettino Statistico Banca d’Italia, 16/12/2009 Lectio Magistralis facoltà di statistica Università di Padova, Mario Draghi, 18/12/2009 Rapporto Plus, Isfol, anticipazione del 2/12/2007 Gli italiani e il risparmio, ACRI e Ipsos nella Giornata Mondiale del Risparmio, 6/12/20007 Osservatorio trimestrale sulla crisi d’impresa, Cerved Group, 7/12/2009 Italy: State Aid to Italian Banking system, rapporto della Commissione Europea 2/9/2009 Government Bailout of Banks as a Percentage of GDP, The Wall Street Journal, 20/10/2009
Istat, boom del lavoro intermittente, Repubblica, 26/8/2010 4 Banks Face Trial in Italy Over Interest-Rate Swaps, The New York Times, 17 marzo 2010
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http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=61, http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=116, http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=122, http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139, http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=151, http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=154, http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=157, http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=182,

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