PDCI: CONGRESSO, NUOVO PARTITO COMUNISTA E UN OCCHIO A... PECHINO
(AGI) - Roma, 17 set. - "La rivoluzione comincia a ottobre", anzi il 28 ottobre quando a Rimini si aprira' il sesto congresso nazionale del Partito dei comunisti italiani. Scherza su Facebook il segretario Pdci, Oliviero Diliberto, che si ricandida alla guida del partito e spiega: "Il nostro prossimo congresso di fine ottobre non casualmente, forse lo chiameremo 'La rivoluzione comincia a ottobre' e dico forse, perche' la decisione va ancora collegialmente presa". L'obiettivo sembra cosi' quello di una Livorno del terzo millennio, di rinnovare la storica scelta di Gramsci e Bordiga nel 1921 di dare vita al Partito comunista italiano, sull'esempio dei bolscevichi e dell'Ottobre sovietico. Il documento politico approvato all'unanimita' dalla direzione nazionale del Pdci all'inizio dell'estate comunque precisa: "Non pensiamo certo illusoriamente di 'ricostruire il Pci'", tuttavia "quello che oggi e' non solo possibile, ma necessario e' l'avvio di un processo di ricostruzione di un partito di quadri e di militanti, che si ponga l'obbiettivo di una influenza di massa.
Un partito che, pur non essendo un gigante in termini di iscritti e di voti, sappia organizzare una presenza efficace dei suoi quadri nella societa', nel sindacato, nei piu' diversi organismi di massa". Diliberto precisa: "Perche' rifare oggi un partito comunista? Le ragioni sono tante e alcune le chiamerei 'prove provate': sono vent'anni - da quando il Pci non esiste piu' - che le condizioni materiali dei lavoratori peggiorano.
Se ci fosse ancora stato il Pci le cose sarebbero andate cosi'? La risposta e' chiaramente no. Dal Pci i lavoratori hanno sempre avuto maggiore benessere, maggiori diritti. Da qui la necessita' di ricostruire un Partito comunista. E per questo noi del Pdci vogliamo farlo". Un comunismo senza piu' modelli quello del XXI secolo, ma il Pdci guarda con attenzione a Pechino: "Si puo' ancora dire che il comunismo e' stato sconfitto dalla storia? In molti continuano a rispondere in modo affermativo a questa domanda e se non spetta a noi dare attestati di comunismo alla Cina, ne' dire ai cinesi come dovrebbero realizzare il socialismo in un Paese da un miliardo e trecento milioni di persone; spetta a noi, invece, riconoscere che la Cina sta dando un contributo decisivo a rimettere in moto la dialettica della storia contro chi la voleva finita". E allora: "La poderosa ascesa della Cina" non e' "dovuta a una presunta conversione al neoliberismo: la Cina e' un paese a orientamento socialista e con una economia mista in cui convivono piano e mercato, con un ruolo centrale del pubblico nelle scelte strategiche dello sviluppo. I comunisti cinesi sono - a differenza di quanto sta accadendo nel resto del globo, secondo il documento congressuale del Pdci - oggi impegnati nella riduzione delle enormi disuguaglianze che affliggono il paese, puntando sulla creazione di un solido sistema di stato sociale e su politiche di aumento del reddito e dei diritti per i lavoratori".(qui il Dilbert-show, ha dato il meglio di se stesso!!!) La proposta del Pdci si rivolge innanzitutto a Rifondazione comunista, con la quale il partito di Diliberto ha costituito - dopo il crollo elettorale della Sinistra arcobaleno e la decisione di Nichi Vendola di dare vita a Sinistra ecologia liberta'- la Federazione della Sinistra. "Dobbiamo rafforzare la Federazione della Sinistra - si legge nel documento congressuale - e metterla a disposizione di un'unita' della sinistra piu' ampia di quella che gia' abbiamo realizzato. Le divisioni nella direzione politica dei comunisti non fanno altro che indebolire le classi lavoratrici.
La questione di rafforzare il processo di unificazione tra Pdci e Prc rappresenta in questo senso un dato di necessita' politica e strategica. Mettiamo il nostro partito a disposizione di questo progetto e chiediamo esplicitamente al Prc di accogliere anch'esso questa proposta, auspicando l'avvio concreto e condiviso di un processo di unificazione". Ma come dovra' essere il nuovo partito? Innanzitutto "una presenza organizzata comunista nei luoghi di lavoro e' indispensabile, per iniziare a contrastare il diffuso fenomeno di voto operaio leghista nel nord del paese", percio' "le sezioni territoriali devono ritrovare la loro funzione storica". Quanto alla vita interna: "Sentiamo l'esigenza di attualizzare, ma non di liquidare il principio del centralismo democratico: cio' comporta la costruzione di una struttura democratica e partecipata in cui la piena liberta' di discussione nel partito si accompagni a un forte senso della disciplina e dell'autodisciplina". Infine, sul piano politico la parola d'ordine del Pdci e': "Sconfiggere Berlusconi e uscire dal berlusconismo" e lo strumento necessario "l'alleanza democratica", a condizione che ne resti fuori il Terzo polo. La sinistra percio' "deve incontrarsi sul terreno del programma" e il Pdci propone cinque punti a tutta la coalizione:"- riforma della legge elettorale e norme sul conflitto d'interessi; - riduzione del precariato, tutela dei diritti del lavoro, aumento del livello dei redditi, politiche per favorire lo sviluppo delle forze produttive; - recupero dell'evasione fiscale, tassazione delle rendite finanziarie, patrimoniale e politiche fiscali per favorire l'occupazione; - investimenti in ricerca, cultura, scuola, universita' pubbliche; - pubblicizzazione dei servizi e difesa dei beni comuni". (AGI) .
Un partito che, pur non essendo un gigante in termini di iscritti e di voti, sappia organizzare una presenza efficace dei suoi quadri nella societa', nel sindacato, nei piu' diversi organismi di massa". Diliberto precisa: "Perche' rifare oggi un partito comunista? Le ragioni sono tante e alcune le chiamerei 'prove provate': sono vent'anni - da quando il Pci non esiste piu' - che le condizioni materiali dei lavoratori peggiorano.
Se ci fosse ancora stato il Pci le cose sarebbero andate cosi'? La risposta e' chiaramente no. Dal Pci i lavoratori hanno sempre avuto maggiore benessere, maggiori diritti. Da qui la necessita' di ricostruire un Partito comunista. E per questo noi del Pdci vogliamo farlo". Un comunismo senza piu' modelli quello del XXI secolo, ma il Pdci guarda con attenzione a Pechino: "Si puo' ancora dire che il comunismo e' stato sconfitto dalla storia? In molti continuano a rispondere in modo affermativo a questa domanda e se non spetta a noi dare attestati di comunismo alla Cina, ne' dire ai cinesi come dovrebbero realizzare il socialismo in un Paese da un miliardo e trecento milioni di persone; spetta a noi, invece, riconoscere che la Cina sta dando un contributo decisivo a rimettere in moto la dialettica della storia contro chi la voleva finita". E allora: "La poderosa ascesa della Cina" non e' "dovuta a una presunta conversione al neoliberismo: la Cina e' un paese a orientamento socialista e con una economia mista in cui convivono piano e mercato, con un ruolo centrale del pubblico nelle scelte strategiche dello sviluppo. I comunisti cinesi sono - a differenza di quanto sta accadendo nel resto del globo, secondo il documento congressuale del Pdci - oggi impegnati nella riduzione delle enormi disuguaglianze che affliggono il paese, puntando sulla creazione di un solido sistema di stato sociale e su politiche di aumento del reddito e dei diritti per i lavoratori".(qui il Dilbert-show, ha dato il meglio di se stesso!!!) La proposta del Pdci si rivolge innanzitutto a Rifondazione comunista, con la quale il partito di Diliberto ha costituito - dopo il crollo elettorale della Sinistra arcobaleno e la decisione di Nichi Vendola di dare vita a Sinistra ecologia liberta'- la Federazione della Sinistra. "Dobbiamo rafforzare la Federazione della Sinistra - si legge nel documento congressuale - e metterla a disposizione di un'unita' della sinistra piu' ampia di quella che gia' abbiamo realizzato. Le divisioni nella direzione politica dei comunisti non fanno altro che indebolire le classi lavoratrici.
La questione di rafforzare il processo di unificazione tra Pdci e Prc rappresenta in questo senso un dato di necessita' politica e strategica. Mettiamo il nostro partito a disposizione di questo progetto e chiediamo esplicitamente al Prc di accogliere anch'esso questa proposta, auspicando l'avvio concreto e condiviso di un processo di unificazione". Ma come dovra' essere il nuovo partito? Innanzitutto "una presenza organizzata comunista nei luoghi di lavoro e' indispensabile, per iniziare a contrastare il diffuso fenomeno di voto operaio leghista nel nord del paese", percio' "le sezioni territoriali devono ritrovare la loro funzione storica". Quanto alla vita interna: "Sentiamo l'esigenza di attualizzare, ma non di liquidare il principio del centralismo democratico: cio' comporta la costruzione di una struttura democratica e partecipata in cui la piena liberta' di discussione nel partito si accompagni a un forte senso della disciplina e dell'autodisciplina". Infine, sul piano politico la parola d'ordine del Pdci e': "Sconfiggere Berlusconi e uscire dal berlusconismo" e lo strumento necessario "l'alleanza democratica", a condizione che ne resti fuori il Terzo polo. La sinistra percio' "deve incontrarsi sul terreno del programma" e il Pdci propone cinque punti a tutta la coalizione:"- riforma della legge elettorale e norme sul conflitto d'interessi; - riduzione del precariato, tutela dei diritti del lavoro, aumento del livello dei redditi, politiche per favorire lo sviluppo delle forze produttive; - recupero dell'evasione fiscale, tassazione delle rendite finanziarie, patrimoniale e politiche fiscali per favorire l'occupazione; - investimenti in ricerca, cultura, scuola, universita' pubbliche; - pubblicizzazione dei servizi e difesa dei beni comuni". (AGI) .
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