COME
RACCONTEREMO AI NOSTRI FIGLI DI TANTO STUPORE?
La
politica è morta ancora prima che assassinassero il presidente John F. Kennedy
e il fratello Bob, colpevoli di alto tradimento contro il potere del profitto
ad ogni costo e con ogni mezzo. Credere ancora che la politica sia in grado di
riconvertire il bene in male, non solo è utopistico, ma è indicativo di una
totale assenza di consapevolezza e del più remoto senso della realtà.
Il
nostro pianeta, oggi, pullula di “faccendieri e mercenari” (inquietanti
personaggi al soldo del potere), pronti a tutto pur di affermare e consolidare
l’originario, progetto di omologazione, di sfruttamento e di schiavitù messo a
punto dai vertici del Sistema Bestia.
Come
possiamo ingenuamente credere che, la nostra indignazione, il disprezzo e una
nuova classe politica, dunque, siano in grado di estirpare questo tumore le cui
metastasi hanno da tempo fagocitato i gangli vitali delle nostre società’? Come
possono i nostri ideali consunti, contrastare la portata di fuoco di un Sistema
perverso che può contare, in tutto e per tutto, sull’appoggio incondizionato
della parte più marcia, corrotta e potente del capitalismo liberticida?
Al
punto in cui siamo, è tecnicamente impensabile un qualsiasi cambiamento. Il
mondo andrebbe totalmente resettato.
Afferma
Predrag Matvejevic, emerito scrittore bosniaco: “Chi poteva immaginare, solo un
decina di anni addietro, che il cosiddetto capitalismo finanziario avrebbe
messo in pericolo l’esistenza del capitalismo stesso? Che avrebbe messo così a
nudo le sue contraddizioni?”
Io che
inverosimilmente sono accusato di avere delle certezze, fra i pochi, in questa
fetida palude di relativismo generalizzato, non solo me lo ero immaginato, ma
ne ero amaramente consapevole da decenni. Scrissi sulla questione un’opera Rock
teatrale che in seguito divenne un vinile (L’acqua purificatrice (Il compenso)
1975 – durium) e un paio di saggi che mi costarono la qualifica di “novello
catastrofista ante litteram”.
Tutti
questi geni della finanza, dell’economia, dell’ecologia, della sociologia,
dell’antropologia e della letteratura, piegati dal peso, di mille onorificenze
e narcotizzati da profitti stellari, arrivano alla vigilia della catastrofe,
chiedendosi, con la meraviglia di un bambino, “chi poteva immaginare!!”
Io, un
semplice compositore e contadino non solo lo avevo immaginato (confortato dalla
condivisione di pochi altri “catastrofisti” dileggiati e derisi dall’ottusità
generale e da un ipocrita qualunquismo), ma era per me un dato certo, risultato
della stringente logica del “due più due fa quattro”.
Trovo,
a dir poco singolare la meraviglia del prof. Predrag Matvejevic, definito una
delle voci più alte e più lucide della nostra Europa quando, già da oltre un
trentennio si avvertivano gli scricchiolii sempre più ricorrenti di un Sistema
che aveva edificato il suo progetto perverso sulle sabbie mobili del mero
consumismo, umiliando il risparmio del cittadino, demonizzato al pari di
un’eresia.
Il,
“chi poteva immaginare” di Predrag Matvejevic, è una grave lacuna socio
culturale e storica che non può essere liquidata (vista l’autorevolezza del
dicitore), come un pasticcio espositivo.
Quando
un progetto biologico naturale, che si è evoluto in milioni di anni in virtù di
logiche e regole connaturate e imperiture (che in realtà definiscono il
progetto stesso), ad un certo punto e a una velocità impressionante, sviluppa
una realtà ipertrofica diametralmente opposta - per modalità, finalità e
motivazioni - al progetto originario, possiamo dichiarare, senza ombra di
dubbio, che siamo in presenza di un tumore. Le moderne società occidentali,
rappresentano, per il nostro pianeta, questo tumore.
Le sue
metastasi hanno intaccato irreversibilmente gli organi vitali di un corpo (la
terra e la società), oramai in coma irreversibile.
Per
comprendere in maniera elementare e ovvia (senza essere per questo addentro a
qualche particolare specializzazione) il futuro del capitalismo, era
sufficiente, solo qualche decennio fa, dare un’occhiata sommaria alla qualità
delle nostre acque e annusare l’aria delle nostre civili metropoli. Era
evidente, anche ai più recalcitranti detrattori, il degrado ambientale
innescato dalla deriva etica e di valori del capitalismo liberticida, sulla
quale, lo stesso, aveva investito ogni sforzo e risorsa pur di attuare il suo
piano mefistofelico. Bastava guardare la sempre più becera televisione
commerciale di allora alla quale, in seguito, si sono poi (allineate per
concorrere al peggio), le tre reti nazionali; pubblicità ingannevole, mistificazione
della realtà, la contraffazione e la menzogna assurta a regola relazionale. Non
bastava forse tutto questo scempio, per innescare un moto di indignazione
generale e una autorevole alzata di scudi della cosiddetta “intellighentia”.
Tutto è scivolato via, sopra tutto e tutti e, le mie infinite lettere e oggi
mail di denuncia, miseramente cestinate fra i rifiuti pericolosi del
complottismo catastrofista.
L’implosione,
oramai imminente, del capitalismo non è relativa ad un fattore
economico-finanziario che, come sostiene il prof. Matvejevic, “mette in
pericolo la sua stessa esistenza”, ma è indotta dalla concatenazione e
l’interazione di fattori destabilizzanti e ipertrofici, endemici a quel
progetto degenerativo che, lo stesso capital-liberismo condivide nel suo DNA,
come eccellenze genetiche.
“Chi
avrebbe messo così a nudo le contraddizioni del capitalismo??”, continua
Matvejevic, sempre più attonito e “di meraviglia sconcertato”!!
Come
racconteremo ai nostri figli di tanto stupore?
Gianni
Tirelli
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