domenica 23 ottobre 2011

COME RACCONTEREMO AI NOSTRI FIGLI DI TANTO STUPORE? Gianni Tirelli



COME RACCONTEREMO AI NOSTRI FIGLI DI TANTO STUPORE?

La politica è morta ancora prima che assassinassero il presidente John F. Kennedy e il fratello Bob, colpevoli di alto tradimento contro il potere del profitto ad ogni costo e con ogni mezzo. Credere ancora che la politica sia in grado di riconvertire il bene in male, non solo è utopistico, ma è indicativo di una totale assenza di consapevolezza e del più remoto senso della realtà.
Il nostro pianeta, oggi, pullula di “faccendieri e mercenari” (inquietanti personaggi al soldo del potere), pronti a tutto pur di affermare e consolidare l’originario, progetto di omologazione, di sfruttamento e di schiavitù messo a punto dai vertici del Sistema Bestia.
Come possiamo ingenuamente credere che, la nostra indignazione, il disprezzo e una nuova classe politica, dunque, siano in grado di estirpare questo tumore le cui metastasi hanno da tempo fagocitato i gangli vitali delle nostre società’? Come possono i nostri ideali consunti, contrastare la portata di fuoco di un Sistema perverso che può contare, in tutto e per tutto, sull’appoggio incondizionato della parte più marcia, corrotta e potente del capitalismo liberticida?
Al punto in cui siamo, è tecnicamente impensabile un qualsiasi cambiamento. Il mondo andrebbe totalmente resettato.

Afferma Predrag Matvejevic, emerito scrittore bosniaco: “Chi poteva immaginare, solo un decina di anni addietro, che il cosiddetto capitalismo finanziario avrebbe messo in pericolo l’esistenza del capitalismo stesso? Che avrebbe messo così a nudo le sue contraddizioni?”
Io che inverosimilmente sono accusato di avere delle certezze, fra i pochi, in questa fetida palude di relativismo generalizzato, non solo me lo ero immaginato, ma ne ero amaramente consapevole da decenni. Scrissi sulla questione un’opera Rock teatrale che in seguito divenne un vinile (L’acqua purificatrice (Il compenso) 1975 – durium) e un paio di saggi che mi costarono la qualifica di “novello catastrofista ante litteram”.  

Tutti questi geni della finanza, dell’economia, dell’ecologia, della sociologia, dell’antropologia e della letteratura, piegati dal peso, di mille onorificenze e narcotizzati da profitti stellari, arrivano alla vigilia della catastrofe, chiedendosi, con la meraviglia di un bambino, “chi poteva immaginare!!”
Io, un semplice compositore e contadino non solo lo avevo immaginato (confortato dalla condivisione di pochi altri “catastrofisti” dileggiati e derisi dall’ottusità generale e da un ipocrita qualunquismo), ma era per me un dato certo, risultato della stringente logica del “due più due fa quattro”.
Trovo, a dir poco singolare la meraviglia del prof. Predrag Matvejevic, definito una delle voci più alte e più lucide della nostra Europa quando, già da oltre un trentennio si avvertivano gli scricchiolii sempre più ricorrenti di un Sistema che aveva edificato il suo progetto perverso sulle sabbie mobili del mero consumismo, umiliando il risparmio del cittadino, demonizzato al pari di un’eresia.
Il, “chi poteva immaginare” di Predrag Matvejevic, è una grave lacuna socio culturale e storica che non può essere liquidata (vista l’autorevolezza del dicitore), come un pasticcio espositivo.
Quando un progetto biologico naturale, che si è evoluto in milioni di anni in virtù di logiche e regole connaturate e imperiture (che in realtà definiscono il progetto stesso), ad un certo punto e a una velocità impressionante, sviluppa una realtà ipertrofica diametralmente opposta - per modalità, finalità e motivazioni - al progetto originario, possiamo dichiarare, senza ombra di dubbio, che siamo in presenza di un tumore. Le moderne società occidentali, rappresentano, per il nostro pianeta, questo tumore.
Le sue metastasi hanno intaccato irreversibilmente gli organi vitali di un corpo (la terra e la società), oramai in coma irreversibile.

Per comprendere in maniera elementare e ovvia (senza essere per questo addentro a qualche particolare specializzazione) il futuro del capitalismo, era sufficiente, solo qualche decennio fa, dare un’occhiata sommaria alla qualità delle nostre acque e annusare l’aria delle nostre civili metropoli. Era evidente, anche ai più recalcitranti detrattori, il degrado ambientale innescato dalla deriva etica e di valori del capitalismo liberticida, sulla quale, lo stesso, aveva investito ogni sforzo e risorsa pur di attuare il suo piano mefistofelico. Bastava guardare la sempre più becera televisione commerciale di allora alla quale, in seguito, si sono poi (allineate per concorrere al peggio), le tre reti nazionali; pubblicità ingannevole, mistificazione della realtà, la contraffazione e la menzogna assurta a regola relazionale. Non bastava forse tutto questo scempio, per innescare un moto di indignazione generale e una autorevole alzata di scudi della cosiddetta “intellighentia”. Tutto è scivolato via, sopra tutto e tutti e, le mie infinite lettere e oggi mail di denuncia, miseramente cestinate fra i rifiuti pericolosi del complottismo catastrofista.
L’implosione, oramai imminente, del capitalismo non è relativa ad un fattore economico-finanziario che, come sostiene il prof. Matvejevic, “mette in pericolo la sua stessa esistenza”, ma è indotta dalla concatenazione e l’interazione di fattori destabilizzanti e ipertrofici, endemici a quel progetto degenerativo che, lo stesso capital-liberismo condivide nel suo DNA, come eccellenze genetiche.
“Chi avrebbe messo così a nudo le contraddizioni del capitalismo??”, continua Matvejevic, sempre più attonito e “di meraviglia sconcertato”!!
Come racconteremo ai nostri figli di tanto stupore?

Gianni Tirelli 

Nessun commento: