domenica 23 ottobre 2011

Erri De Luca: non illudetevi, i giovani chiedono giustizia


Erri De Luca: non illudetevi, i giovani chiedono giustizia


«Le devastazioni nel centro della capitale sono danni collaterali: c’è una ragione molto più forte di quei danni, una ragione che può oscurare i poteri costituiti». Il pericolo: «La lotta armata», il fantasma che si nasconde dietro alla legge Reale evocata da Di Pietro per ridurre, insieme a Maroni, la libertà di manifestare. «Quella legge ha incrementato la lotta armata: il rischio è sempre quello di costringere a reagire». Lo scrittore Erri De Luca, in visita al centro sociale studentesco “Bartleby” di Bologna, non ha dubbi su quello che potrebbe significare la reintroduzione di norme liberticide: per lui, che da membro di spicco di “Lotta Continua” non volle seguire le sirene del terrorismo quando il gruppo dell’extra-sinistra si sciolse, quella legge porterebbe solo a radicalizzare lo scontro, mettendo a tacere le piazze e rischiando di trasformare la guerriglia urbana in terrorismo.
Lo scrive il 20 ottobre “InfoAut”, newsmagazine dell’area “antagonista”: per De Luca, l’obiettivo di chi propone di reintrodurre il bavaglio alle Erri De Lucamanifestazioni «non può che essere quello di oscurare ciò che sta avvenendo». Il 15 ottobre nella capitale Erri De Luca c’era: per capire quello che è successo, dice, bisogna partire dalla violenza che tutti i giorni ci viene “spalmata sotto il naso” e che a un certo punto ci nausea e trabocca: «Ci invitano a credere che le nostre missioni all’estero siano interventi di pacificazione. Di questi interventi siamo talmente fieri che non ne sappiamo niente». Nella sua elencazione delle violenze, il dramma delle migrazioni ha un posto fondamentale: «Ricordo che noi italiani abbiamo affondato una nave albanese piena di migranti: 100 morti nel 1997. Nessuno ha pagato per quella impresa. Che cosa dire delle espulsioni in mare, dei traffici con Gheddafi? Nessuno ha pagato, neppure in danno di immagine, per i traffici con lui. E poi i Cie, i centri di identificazione ed espulsione, dove si viene reclusi con la sola accusa di viaggio, di essere viaggiatori».
De Luca non giustifica, cerca di dare una sua lettura di ciò che ha visto. «Spuntano forze non censite, non rappresentate, che sfuggono all’obbedienza. Quello che è successo sabato scorso a Roma è la nascita di un movimento di irresponsabili, di persone che non vogliono portare la responsabilità delle schifezze morali e politiche di questo Paese». Questa forma di violenza, a furia di essere ammessa e accumulata, a un certo punto crea dei cortocircuiti. «“Indignati” è una parola che presume una tensione nervosa. La tensione ha dei picchi, non presenta un elettroencefalogramma piatto; ha dei picchi, e quello che successo a Roma sabato scorso è che Roma, 15 ottobre 2011quella manifestazione enorme era formata da una tale carica nervosa che, per attrito inevitabile, è andata a sbattere contro il suolo di quella città».
A chi invoca la creazione di un servizio d’ordine per contenere le provocazioni, De Luca ha ricordato che, all’epoca della sua militanza, il servizio d’ordine di “Lotta Continua” «serviva contro le aggressioni della polizia e dei fascisti, non per arrestare le persone dentro al corteo». Quanto alle forze dell’ordine, lo scrittore considera positivo il comportamento della polizia antisommossa dispiegata il 15 ottobre nel centro della capitale: «È stata attenta a non aggredire il corteo». Del resto, aggiunge “InfoAut”, «dopo i fatti e le condanne di Genova sarebbe stato stupido ripetere quella repressione». Intanto gli studenti di “Bartleby” non abbassano la guardia e hanno deciso di coinvolgere la cittadinanza bolognese per un’analisi sul 15 ottobre: «A Roma qualcosa è cambiato: oltre agli scontri c’erano anche migliaia di persone scese a manifestare e non si può far finta di niente».
Nella sede bolognese di Bartleby, prosegue “InfoAut”, almeno 200 persone hanno seguito in rispettoso silenzio le parole dello scrittore sessantenne, che nella sua vita è stato migrante, operaio, operatore di pace nell’ex Jugoslavia (guidava i camion con il cibo per i civili) e infine scrittore, poeta e traduttore. A sentirlo, nella calca della sala, tanti suoi coetanei, colpiti dall’attenzione dei giovanissimi del centro sociale bolognese – che ha peraltro appena ricevuto avviso di sfratto dal rettore e ora cerca casa. Molti manifestanti e poliziagli studenti, reduci dalla manifestazione romana e curiosi di scoprire come la pensa lo scrittore ribelle. «La crisi di governo dell’economia del mondo ha trovato la sua risposta da una generazione-mondo».
Secondo Erri De Luca, «una generazione mondiale si muove», e ormai «questo fiume si muove insieme a migliaia altri fiumi del mondo e non è controllabile dalle dighe del potere costituito locale». Lo scrittore allarga l’orizzonte oltre i contestati episodi romani: «Le ragioni di questa nuova generazione sono al di là dei poteri di controllo dei singoli Stati», insiste, «anche se questi si mettono a fare i loro scongiuri, anche se dipingono questo movimento sotto le luci delle fiamme della piazza, dei danni collaterali». Così li chiama: “danni collaterali”. «Ed è osceno – aggiunge – che invece gli Stati chiamino “danni collaterali” la perdita di vite umane nei bombardamenti».

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