L’ULTIMO ATTO DI UN TRADITORE DELLA PATRIA
Eccolo li! Guardatelo! Il Nano Maximo, con l’eterna
mandibola in tensione, il mento proteso verso fuori, immaginando così, di
assicurarsi l’aria del duro: uno senza se e senza ma. Una imitazione
deprimente, farlocca e poco rispettosa del Duce, Benito Mussolini. La sbiadita
fotocopia di un personaggio grottesco da suburra, più verosimilmente attinente
con la figura di un facoltoso transessuale al tramonto, che perde i pezzi di
quel lavoro di sistematica contraffazione del corpo che ha mortificato ogni suo
residuo barlume di dignità e decoro – un uomo lacerato da un narcisismo
paranoide e frustrante e da una serie di complessi di inferiorità, mai risolti
e sempre elusi. Un autentico traditore della patria che non ha mai affrontato
le proprie responsabilità e la realtà dei fatti, trincerandosi dietro
privilegi, impunità e il laido servilismo di un’orda di figuri (prossimi
traditori) dei quali, presto, non se ne avrà più traccia.
Lui, il Capo di governo più incompetente e cialtrone
di tutta la storia repubblicana, che le vuole basse, con poco tacco e tante
tette, come se stesse ordinando dal macellaio, il filetto di una giovenca
argentina, tagliato a fette non troppo alte ma, con quell’indispensabile
venatura di grasso, per insaporirne la cottura.
Un Premier che personalizza a suo interesse e
vantaggio, le nomine al Ministero della Giustizia, e ripeto –
MI-NI-STE-RO-DEL-LA-GIU-STI-ZIA!!! – assoldando i peggiori mercenari del
panorama socio/politico, al fine di garantirsi l’incolumità, dal barbaro
accanimento di un’orda di giudici comunisti!
Cosa resterà ai posteri di un tale esemplare umano? Un
monumento al centro di una piazza, un busto bronzeo a Palazzo Madama, il nome
in calce ad una via del centro, o cos’altro? No! Niente di tutto questo! Solo
l’imbarazzante insegna di un bordello di lusso, nella città di Rosario patria
natia di Ernesto Che Guevara, a memoria del fallimento umano, morale e politico
di un uomo che si è perso dentro il vaneggiamento vanesio di un potere rubato.
Un uomo triste, solo, che nella luce soffusa della sua alcova, si appresta a
calare il sipario sull’ultimo atto di una commedia, tragica e grottesca, fra i
glutei in affitto di una giovincella depravata, nella spasmodica ricerca, di
quell’orgasmo tradito che sancirà, per sempre, la sua sconfitta umana e morale.
Gianni
Tirelli
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