venerdì 14 ottobre 2011

L’ULTIMO ATTO DI UN TRADITORE DELLA PATRIA




L’ULTIMO ATTO DI UN TRADITORE DELLA PATRIA

Eccolo li! Guardatelo! Il Nano Maximo, con l’eterna mandibola in tensione, il mento proteso verso fuori, immaginando così, di assicurarsi l’aria del duro: uno senza se e senza ma. Una imitazione deprimente, farlocca e poco rispettosa del Duce, Benito Mussolini. La sbiadita fotocopia di un personaggio grottesco da suburra, più verosimilmente attinente con la figura di un facoltoso transessuale al tramonto, che perde i pezzi di quel lavoro di sistematica contraffazione del corpo che ha mortificato ogni suo residuo barlume di dignità e decoro – un uomo lacerato da un narcisismo paranoide e frustrante e da una serie di complessi di inferiorità, mai risolti e sempre elusi. Un autentico traditore della patria che non ha mai affrontato le proprie responsabilità e la realtà dei fatti, trincerandosi dietro privilegi, impunità e il laido servilismo di un’orda di figuri (prossimi traditori) dei quali, presto, non se ne avrà più traccia.

Lui, il Capo di governo più incompetente e cialtrone di tutta la storia repubblicana, che le vuole basse, con poco tacco e tante tette, come se stesse ordinando dal macellaio, il filetto di una giovenca argentina, tagliato a fette non troppo alte ma, con quell’indispensabile venatura di grasso, per insaporirne la cottura.
Un Premier che personalizza a suo interesse e vantaggio, le nomine al Ministero della Giustizia, e ripeto – MI-NI-STE-RO-DEL-LA-GIU-STI-ZIA!!! – assoldando i peggiori mercenari del panorama socio/politico, al fine di garantirsi l’incolumità, dal barbaro accanimento di un’orda di giudici comunisti!

Cosa resterà ai posteri di un tale esemplare umano? Un monumento al centro di una piazza, un busto bronzeo a Palazzo Madama, il nome in calce ad una via del centro, o cos’altro? No! Niente di tutto questo! Solo l’imbarazzante insegna di un bordello di lusso, nella città di Rosario patria natia di Ernesto Che Guevara, a memoria del fallimento umano, morale e politico di un uomo che si è perso dentro il vaneggiamento vanesio di un potere rubato. Un uomo triste, solo, che nella luce soffusa della sua alcova, si appresta a calare il sipario sull’ultimo atto di una commedia, tragica e grottesca, fra i glutei in affitto di una giovincella depravata, nella spasmodica ricerca, di quell’orgasmo tradito che sancirà, per sempre, la sua sconfitta umana e morale.
Gianni Tirelli

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